L’uomo concreto libera la società
di La Croce quotidiano (Gianpaolo Centofanti)
De Andrè cantava che non esistono poteri buoni, oggi che vediamo usare ogni mirato mezzo per dirigere la storia dove vogliono gli interessi di pochi possiamo chiederci quanto ci sia di vero in quella icastica affermazione.
Se si aspetta che il potere favorisca la libera maturazione e partecipazione delle persone si rischia di cadere talora in un inganno. Il Magnificat è un limpido esempio di una società non costruita da mere strutture, dai dominatori, ma da Dio con la collaborazione di persone vive, i piccoli.
Certo le persone possono tendere a rinnovare, vivificare, le istituzioni ma è sempre la linfa dei cuori concreti che può tenere accese queste ultime. Anche per esempio ordini religiosi nati da profonde storie di conversione possono ripiegarsi su sé stessi, prendere pieghe che non lasciano adeguatamente sviluppare il carisma originario.
È un grande dono cercare le vie di una crescita a partire da ciascuno. Ecco che allora ci si può avvedere più chiaramente di certi problemi che ostacolano anche per esempio una più autentica democrazia. La cultura imperante fondata su un’astratta ragione lascia ai margini un’anima allora disincarnata, un resto emozionale-pratico dell’uomo e lo Spirito in cui esiste e cresce.
La spiritualità dunque si rinchiude in un cielo variamente staccato dalla terra. Pensiamo alla scuola, dove in fondo anche tante realtà cattoliche trasmettono lo stesso svuotante e omologante razionalismo solo con in più una patina dunque per alcuni versi poco incisiva di preghiera. Motivo per cui non si avverte tutto questo bisogno di lasciare libera la formazione alla luce dell’identità ricercata ed in momenti distinti e complementari del solo allora più autentico scambio.
Su queste scie la sinodalità può rischiare di diventare artefatta trasmissione di imput dall’alto. Anche se è via talmente decisiva da non condurre ad escludere che la potenza del seme possa qua e là travalicare le intenzioni di chi vorrebbe incanalarla.
Una cultura vivisezionata spegne la vita. Forse tra tante sofferenze anche drammatiche e tragiche nella cristianità possono via via germogliare e svilupparsi qua e là i semi di una spiritualità incarnata, a misura della specifica persona. Un venire l’uomo portato tutto intero, vivo, non astrattamente, in frammenti formali, nel mistero della realtà.
Tale maturazione orienta a rinnovare tutta l’esistenza e di qui anche la società. Pensiamo a genitori che dialogano con i figli sui loro studi scolastici. Evidenziando la svuotante e omologante formazione attuale e quella vivificante accennata sopra. Stimolando dunque nei giovani una viva ricerca a tutto campo e in momenti distinti e complementari un vivo scambio con gli altri ed anche un rinnovato incontro tra generazioni.
Pensiamo a parrocchie, santuari, e via discorrendo, che diventano sempre più vivi luoghi di cammino nella fede e incontro anche umano, attenti ai bisogni specifici delle persone, del territorio. Non è stato questo che ha fatto rinascere le popolazioni dalle ceneri dell’impero romano?
Pensiamo a tale maturazione gradualmente sempre più personalizzata che favorisce nuove consapevolezze dei laici, delle donne e dunque nuova partecipazione. Per esempio nuove loro responsabilità formative.
Pensiamo ad una rinnovata comprensione del dono fontale dei sacramenti. Come la grazia di una riconciliazione dove incontrare Gesù vivo che ti ascolta, gioisce e soffre insieme a te, ti aiuta a dipanare i nodi della tua vita reale, a scoprire vie nuove in ogni cosa. Non un astratto parlare di peccati, per certi aspetti alimentando discernimenti riduttivi e distorcenti che possono complicare, appesantire, la vita spirituale. Anche se la potenza del sacramento agisce.
L’uscita dalle sagrestie non è un mero fare. E nasce invece da un più profondo ritorno alla vita spirituale. Gesù risorto ha detto ai suoi discepoli di tornare in Galilea, “là mi vedranno”. Ripercorrere portati da lui il cammino dei vangeli fino a Gerusalemme significa lasciarsi condurre in un cammino tendenzialmente personale e comunitario di fede verso la verità tutta intera, una vita liberata, resuscitata, nel suo amore meraviglioso.
Ho citato solo alcuni tra i mille possibili esempi di una rinascita che certo spera sempre anche in un rinnovamento delle strutture ma intanto semina la vita vera, senza la quale nessun cambio istituzionale ha più autentiche possibilità di avvenire e di svilupparsi.
Fonte: https://www.lacrocequotidiano.it/articolo/2022/02/14/chiesa/luomo-concreto-libera-la-societa
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