Laporta: Che Cosa è la Guerra, Chi la Vuole, Chi ci Guadagna
di STILUM CURIAE, BLOG PAPI E DINTORNI (Marco Tosatti, gen. Piero Laporta)
Carissimi StilumCuriali, il generale Piero Laporta ci offre questa riflessione sulla guerra in corso. Buona lettura e meditazione.
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Che cos’è la guerra? Vi sono numerose definizioni. Michel Foucault, per esempio: «Guerra è potere», stabilendo l’equivalenza terribile quanto vera, oggi sotto gli occhi di tutti (Potere=Guerra) ma non tutti vogliono vederla. I generali, per esempio. Fra quanti appaiono in tv, solo il generale Marco Bertolini mostra rispetto per il nemico, Vladimir Putin, altrimenti dipinto dai rimanenti suoi colleghi come “pazzo”, “avventuriero”, “crudele”… lemmi adatti a un giornalista, a un parroco di campagna e, coi tempi che corrono, persino a un vescovo e più in alto ancora. Sedicenti professionisti della violenza, aggrappati a categorie morali, sociologiche e persino psichiatriche, sono grotteschi quando invece dovrebbero spiegarci che cos’è la guerra in atto. Occorrono realismo e distacco professionale, per un’attività umana, ben nota per essere seria, concreta e incessante, com’è appunto la guerra.
Seria e concreta, la guerra, lo è davvero: si vince o si perde. Pur tuttavia noi italiani sfumiamo. Fra Cassibile, piazza Venezia e piazzale Loreto, più recentemente fra Belgrado, Tripoli, Kabul e altrove; oggi non vediamo l’ora di filosofeggiare nella piazza di Kiev.
Chi manderemmo a dare lezioni? Queste colonne dettero un duplice esempio: un senatore e lo scriba da lui invocato per spiegare a noi la guerra, negata da ambedue, a meno che non sussista quale unica responsabilità d’una parte delle due in campo. Niente più d’un sofisma, neppure elegante (nemmeno lieve, come un tempo usava nelle curie); questo anzi svela i sederi d’ambedue, incipriati come i rispettivi volti. Ignoranti. “Guerra=Potere”, è un’equivalenza, leggibile da sinistra a destra e viceversa. La guerra intercorre fra due poteri pieni e legittimi. Come tali, le responsabilità non possono ascriversi solo a uno dei due poteri, i cui vertici perseguono strategie, legittime quanto gli stessi poteri, tuttavia contrastanti e inconciliabili, tanto da portare ambedue alla guerra.
Se la “vita è sacra”, se “la guerra è sempre un errore”, se “le armi non assicurano la pace”, se “Putin è un pazzo”, allora basterebbe che il sapiente attore approdato alla ricchezza e alla politica (toh, proprio come altri in Italia!) per amore della vita, per orrore della guerra, per amore della pace, avesse detto solo tre parole, tre piccole parole: «No alla NATO».
In fondo, per molto meno, John Fitzgerald Kennedy portò il mondo a un passo dalla guerra atomica. Perché quanto fu insopportabile per Kennedy, i missili vicino casa, dovrebbe essere gradito a quel “pazzo di Putin”?
A Cuba nel 1962 fu più semplice perché il potere di Kennedy fronteggiò un potere equivalente, quello di Nikita Kruscev. Il Potere che uccise Kennedy ha imparato la lezione e da tempo agisce attraverso un potere delegato, oggi a un ex attore approdato alla politica, affinché le parti si ribaltino e l’aggredito (la Russia, incessantemente dal 1991) appaia aggressore.
La guerra è incessante. Qui è il cuore nascosto del mostro. Dal 1945 oltre 50 conflitti innescati dagli USA, dei quali solo uno portò a una vera pacificazione: l’invasione di Grenada nel 1983. L’isola di Grenada è 200 chilometri quadri più vasta dell’isola d’Elba.
Gli USA spendono in armamenti più tutti i rimanenti paesi insieme, inclusi Russia e Cina. A ben vedere non è necessario che la guerra sia vinta. È piuttosto indispensabile che la guerra scoppi e rimanga incessante. Questo è il cuore e il cervello del mostro. Lo scandalo è l’avvicinarsi della guerra al cortile di casa nostra, mentre ci andava bene quando furono e sono macellate persone in tutti i rimanenti continenti.
Non mi stancherò di ripeterlo infinite volte. Lo spodestamento della politica a vantaggio d’una élite di macellai fu profetizzato da un generale vero, Dwight D. Eisenhower, il cui discorso di addio alla Casa Bianca dovrebbe essere tenuto a mente in queste ore: «Nelle riunioni di governo, dobbiamo stare in guardia contro l’acquisizione di ingiustificata influenza, voluta o non richiesta, del complesso militare-industriale. Il potenziale per la disastrosa ascesa di potere mal assegnato esiste e persisterà. Noi non dobbiamo mai lasciare che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i nostri processi democratici. Non dovremmo dare nulla per scontato. Solo una popolazione in allerta e informata può costringere ad una corretta interazione la gigantesca macchina industriale e militare della difesa con i nostri metodi ed obiettivi di pace, in maniera tale che sicurezza e libertà possano prosperare insieme».
Da quel 17 gennaio 1961 la situazione è precipitata per una quantità di ragioni, convergendo sulla «disastrosa ascesa di potere mal assegnato». La finanza “ventoteniana” è una delle teste dell’Idra. A Ventotene si predicò la fine dello Stato-Nazione, attribuendogli tutte le colpe delle guerre precedenti. Indebolitosi lo Stato, a vantaggio di burocrazie autoreferenziali, i cittadini sono più che mai vessati da guerre, povertà e oggi malattie. Una cerchia politica trasversale e corrotta può orinare impunemente sulla Costituzione, sognando di fare altrettanto a Kiev e a Mosca.
Non di meno, dopo due anni di cosiddetta pandemia, dieci famiglie possiedono il 99 per cento della ricchezza mondiale. Un’altra catastrofe planetaria, che sia un’altra pandemia, una carestia o una guerra nucleare, per costoro è solo occasione ulteriore di concentrare ricchezza. Donald Trump aveva ben compreso dove si andava a parare e portò tutti verso uno stallo cooperativo, entro il quale il conflitto in atto fra NATO e Russia sarebbe stato impossibile, perché avrebbe sciolto la NATO, come si sarebbe dovuto fare all’indomani della fine dell’Unione sovietica.
Le dieci famiglie che hanno innescato questo conflitto sanno bene che, comunque vada, occorre pensare al dopo e come proporsi al vincitore. Chi sarà il vincitore? Comunque vada, la guerra è vinta da Pechino e Xi è il mediatore più autorevole per tenere i missili nucleari nei silos.
Il problema strategico è la fine dell’impero americano. Quello sovietico cadde senza sparare un colpo, anzi grazie ai tre colpi andati miracolosamente a vuoto il 13 maggio 1981. Joe Biden ha infettato a morte l’impero americano, prima seppelliscono impero e imperatore, tanto meglio è.
Nessuno può essere certo di quanto accadrà nel frattempo. Occorre seppellirlo, l’impero, insieme alla finanza denazionalizzata, ventoteniana, alla radice di questo cancro esplosivo, potenzialmente più esplosivo di mille Hiroshima.
Non di meno ho un timore molto più acuto di quello causatomi dai missili d’ambo le parti. Da viscerale filo ebreo quale sono, mi compiaccio dell’intermediazione di Israele – minuscola, accanto all’immensa Cina – essa è oggi una risposta nei fatti a quanti ne volevano e ne vogliono tuttora la distruzione.
Occorre tuttavia chiedersi e darsi una risposta convincente in ordine a chi e a che cosa Gerusalemme oggi rappresenti. Gerusalemme, la città di Dio, è vocata a rappresentare l’umanità intera, anche i quattro miliardi di povericristi che il ministro Roberto Cingolani trova esuberanti rispetto al progetto di Dio. Speriamo che egli ci dia presto un esempio di come alleggerire questo povero pianeta.
Nel frattempo se Israele fosse al banco per gli interessi di quanti si collocano d’ufficio fra i 4 miliardi titolati a sopravvivere e per difendere la finanza ventoteniana delle dieci ricchissime famiglie, Gerusalemme metterebbe in gioco la sua stessa esistenza.
Questa è la vera posta del conflitto in atto: non Kiev, non Mosca, bensì la vita di quattro miliardi di povericristi, già condannati da qualche latomia; quattro miliardi di povericristi, loro vita e la dignità di Gerusalemme. Amo troppo Gerusalemme perché possa insudiciarsi col fango di Norimberga.
Gen. D.G..(ris.) Piero Laporta
FONTE: https://www.marcotosatti.com/2022/03/08/laporta-che-cosa-e-la-guerra-chi-la-vuole-chi-ci-guadagna/
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