Crimini di guerra: in un video choc prigionieri russi gambizzati da soldati ucraini
di BYOBLU (Davide G. Porro)
Un video choc (visibile al link a fondo pagina), una orribile testimonianza dove presunti soldati ucraini sparano alle gambe di soldati russi, fatti prigionieri e ammanettati. Il video nella versione estesa di oltre 2 minuti è molto cruento e mostra alcuni militari già riversi a terra, gambizzati, che si rotolano in un pozza di sangue mentre altri appena scaricati da dei mezzi subiscono lo stesso trattamento. Non possiamo mostrarvi le immagini in chiaro, ma vi garantiamo la crudezza delle stesse.
La “notizia nella notizia” è che per la prima volta un media europeo considerato “mainstream” come il quotidiano tedesco Bild pubblica delle informazioni che vanno in direzione opposta alla narrazione generale. Julian Röpke, esperto di questioni militari per il tabloid, ha commenta le immagini chiedendo al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di fornire spiegazioni riguardo a quanto si vede nelle immagini, chiarendo che in ogni caso si tratterebbe di crimini di guerra.
I crimini di guerra nel diritto internazionale
Un crimine di guerra è una violazione punibile, a norma delle leggi e dei trattati internazionali, relativa al diritto bellico da parte di una o più persone, militari o civili. Ogni singola violazione delle leggi di guerra costituisce un crimine di guerra.
Anche la guerra ha le sue regole e le sue leggi.
Sono esplicitate nel diritto bellico, ovvero quell’insieme di norme giuridiche internazionali che disciplinano la condotta delle parti in un conflitto.
Fondamentali sono al riguardo le Convenzioni dell’Aja del 1899 e del 1907, che peraltro costituiscono prevalentemente codificazione del preesistente Diritto consuetudinario.
Dopo la Seconda guerra mondiale l’attenzione del diritto internazionale si è spostata dal comportamento dei combattenti ai diritti delle cosiddette vittime di guerra. Si è formata dunque una nuova branca del diritto internazionale: il diritto internazionale umanitario, che enuncia i diritti di chi non è combattente: feriti, malati e naufraghi, prigionieri, popolazione civile.
Dalle Convenzioni di Ginevra allo Statuto di Roma
Particolare rilevanza assumono in questo senso le convenzioni di Ginevra.
Esiste poi lo Statuto di Roma istitutivo della Corte penale internazionale (CPI) nel 2002.
Le accuse di violazione delle Convenzioni di Ginevra da parte delle nazioni aderenti sono portate di fronte alla Corte internazionale di giustizia a L’Aia, in Olanda, la più alta giurisdizione tra Stati esistente nell’attuale sistema del diritto internazionale.
Per gli Stati firmatari dello Statuto di Roma, comunque, vi è anche la possibilità di perseguire gli autori materiali della violazione del diritto bellico, quando essa costituisce un crimine di guerra. La CPI è un tribunale internazionale indipendente per processare individui accusati di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Quindi è sempre utile fare una distinzione tra vittime civili e vittime militari, se non altro per comprendere meglio il contesto in cui si svolgono i presunti crimini e le leggi applicabili.
Russia, Ucraina e la Corte penale internazionale
L’Ucraina non è un paese membro della CPI, ma nel 2014 ha accettato la giurisdizione della corte.
Mosca invece ha ritirato la sua firma dallo Statuto di Roma, il trattato fondatore della CPI, che può raggiungere i russi solo se sono arrestati sul territorio di uno stato che rispetta la sua giurisdizione. La CPI è anche limitata dalla sua mancanza di una forza di polizia e dalla discrezione degli stati di arrestare i sospetti sul loro suolo.
Il 3 marzo scorso il procuratore capo della CPI, il britannico Karim Khan, ha aperto un’indagine sulla situazione in Ucraina per accertare crimini potenzialmente commessi sin dal 2013. In questo senso è positivo che la Corte attesti che il conflitto in quei territori sia in corso già da 9 anni, ma è scandaloso che si decida ad indagare solo ora con la Russia che sta partecipando all’escalation militare in corso.
Colpire intenzionalmente civili è un crimine. Colpire intenzionalmente edifici abitati da civili è un crimine di guerra, ma se quegli edifici civili sono stati usati per lanciare attacchi, diventano un bersaglio legittimo.
Come il caso del centro commerciale alle porte di Kiev, che era stato trasformato in un magazzino per rifornimenti militari e nascondiglio di mezzi militari ucraini.
Svolgere questo tipo di indagini non è mai semplice, perché lasciare trascorrere troppo tempo dai fatti rende complicata la raccolta delle prove mentre nel durante del conflitto la propaganda da entrambe le parti è sempre attivissima a divulgare episodi cosiddetti sotto falsa bandiera (false flag).
Dai crimini di guerra alle armi della propaganda
Un possibile esempio di operazione “false flag” potrebbe essere quella del teatro comunale di Mariupol che parrebbe essere stato distrutto dalle stesse forze ucraine che controllavano la città al fine di annunciare al mondo una gravissima strage di civili, ben 1200, operata dai russi. L’intento sarebbe stato quello di convincere la NATO a proclamare la chiusura dello spazio aereo sopra l’Ucraina. Fortunatamente dopo qualche giorno si è accertato che non vi era stato alcun morto ma solo un ferito grave e il dubbio di ‘false flag’ è cresciuto. Nel frattempo però, pur in assenza di un credibile supporto fotografico, la propaganda ucraina ha ottenuto la condanna sommaria della Russia.
Accompagnati dalla martellante onnipresenza del presidente Volodymyr Zelensky anche negli ultimi vertici a Bruxelles (NATO e Consiglio europeo) i Paesi membri hanno sostenuto che “La Russia sta dirigendo attacchi contro la popolazione civile e sta colpendo beni di carattere civile, tra cui ospedali, strutture mediche, scuole e rifugi. Tali crimini di guerra devono cessare immediatamente. I responsabili e i loro complici saranno chiamati a risponderne in conformità del diritto internazionale”.
“Credo profondamente che i russi in Ucraina abbiano commesso dei crimini di guerra” ha scritto il rieletto presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, su Twitter. Per fortuna che le intime convinzioni di un esponente al vertice di un’istituzione europea non bastano come prova presso la Corte Penale Internazionale, ma di certo segnalano il clima che si respira tra i leader europei.
In Ucraina le armi sono anche quelle della propaganda. Ricordiamo che il presidente Zelensky ha firmato un decreto in cui accorpa i canali televisivi nazionali in un’unica voce, giustificando il provvedimento con l’importanza di una “politica unificata dell’informazione” in tempi di legge marziale. Non proprio un ambiente ideale per il pluralismo dell’informazione.
Secondo i media ucraini, il video sarebbe un falso e Oleksiy Arestovych, consigliere del Presidente, ha annunciato un’ inchiesta immediata da parte del governo di Kiev per accertarsene.
- Chissà se le indagini del procuratore internazionale Karim Khan si occuperanno anche di quest’orribile episodio per accertarne le responsabilità.
La guerra porta con sé molte atrocità, dolore, distruzione e morte. Già questo basta per evitarla in ogni modo possibile, e far massimizzare ogni sforzo diplomatico per far si che finisca.
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