La battaglia di Severodonetsk: i russi avanzano nel Donbass
da ANALISI DIFESA (Redazione)
Nelle ultime ore le forze russe hanno attaccato le postazioni ucraine con raid aerei e bombardamenti d’artiglieria a est e sud, prendendo di mira centri di comando, truppe e depositi di munizioni. Lo ha affermato questa mattina il portavoce del ministero della Difesa di Mosca, maggiore generale Igor Konashenkov.
“I missili lanciati dall’aria hanno colpito 3 centri di comando e 4 depositi di munizioni nel Donbass. “Razzi e artiglieria hanno colpito 583 aree in cui si sono ammassate truppe e equipaggiamento militare ucraino, 41 punti di controllo, 76 unità di artiglieria e mortai in postazioni di tiro, comprese tre batterie Grad, nonché una stazione di guerra elettronica Ucraina Bukovel vicina all’insediamento di Hannivka, nella regione di Mykolaiv”.
“I missili Kalibr hanno distrutto un grosso lotto di armi ed equipaggiamenti dagli Stati Uniti e dall’Europa, consegnati a un gruppo di truppe ucraine nel Donbass”, riferisce il ministero della Difesa russo.
Il punto più caldo del fronte del Donbass resta l’area di Severodonetsk, sotto attacco russo da quattro diverse direzioni e dove nell’ospedale locale sono rimasti solo 3 dottori e 5 infermieri secondo quanto riferito da Serhiy Haidai, il governatore ucraino della provincia di Luhansk. Il numero di pazienti ricoverati reso noto ieri è di soli 20 ma nei giorni scorsi ne sarebbero stati evacuati circa altrettanti. L’ospedale sarebbe “quasi distrutto” mentre cibo e medicine sarebbero sufficienti per circa 10 giorni.
Le informazioni fornite da Haidai non sono verificabili da fonti neutrali e oggi il governatore ha fatto sapere che il bombardamento della città è in corso e che un ponte sul fiume Severskyi Donetsk verso la vicina città di Lysychansk è stato distrutto ieri dall’artiglieria(nella foto sopra).
Notizia confermata anche dalle milizie filo-russe della Repubblica Popolare di Luhansk che hanno fornito ulteriori dettagli: il ponte è stato colpito dai mortai semoventi da 240 mm 2S4 Tyulpan (nella foto sotto) che hanno un faggio d’azione esteso fino a 10 chilometri in dotazione alle forze militari delle repubbliche popolari di Donetsk (DPR) e Luhansk (LPR).
La sua distruzione complica notevolmente il rifornimento dell’esercito ucraino in tutta l’area di Severodonetsk dove si combatte furiosamente in periferia e almeno 2.000/2.500 militari ucraini si troverebbero quasi completamente circondati, come avrebbe riferito il comandante in capo delle forze armate ucraine, generale Valery Zaluzhny, in un colloquio col presidente Volodymyr Zelensky.
Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha detto il 20 maggio che la liberazione della Repubblica Popolare di Luhansk è in via di completamento e in effetti, dopo giorni di stallo, le truppe russe hanno ripreso a guadagnare terreno su tutto l’asse da Rubizhne a Popasna puntando a tagliare le linee di comunicazione tra Severodonetsk e la vicina Lysychansk.
Reduci dalla battaglia di Mariupol, i combattenti delle unità cecene hanno attaccato le posizioni dell’esercito ucraino nell’area del villaggio di Kamyshevakha, a sud di Severodonetsk, come ha reso noto ieri con un messaggio su Telegram il leader ceceno Ramzan Kadyrov ripreso dall’agenzia di stampa russa TASS.
“I combattenti delle forze speciali cecene – sottolinea Kadyrov – hanno già iniziato a distruggere le posizioni dei nazionalisti nell’area del villaggio di Kamyshevakha … In precedenza, guidati dal comandante del reggimento speciale di polizia del Ministero degli Affari Interni per la Repubblica cecena, Zamid Shalaev, dopo la riuscita liberazione di Mariupol, si erano trasferiti sul fronte di Luhansk”.
Sullo stesso fronte di Severodonetsk, ormai accerchiata da Nord, Est e Ovest sarebbe stato schierata la compagnia della 90a Divisione corazzata dotata di 10 cingolati da combattimento BMPT Terminator, la cui presenza nel Donbass era stata segnalata nei giorni scorsi: mezzi concepiti per offrire protezione ai carri armati soprattutto nei contesti di combattimento urbano. Il loro impiego permetterà all’esercito russo di effettuare test in combattimento utili a valutare l’eventuale produzione e adozione del mezzo corazzato su vasta scala.
Gli altri fronti
Secondo una fonte anonima del Pentagono, l’Esercito Russo sta rafforzando il suo controllo sul Donbass e sul Sud dell’Ucraina e questo significa che il conflitto durerà a lungo e che sarà difficile respingere i russi. “Siamo assolutamente determinati a fare tutto il possibile per aiutare gli ucraini a difendersi, anche formandoli per utilizzare il materiale che gli forniamo”, ha aggiunto la stessa fonte sottolineando tuttavia che “restiamo prudenti nelle nostre previsioni” sul conflitto. I russi hanno ancora a disposizione una parte importante delle capacità che avevano ammassato dall’autunno”.
Il 20 maggio un altro (o sempre lo stesso’) anonimo funzionario della difesa statunitense riferì che le forze russe hanno ancora 106 gruppi tattici a livello di battaglione che operano in Ucraina, ma hanno dovuto aggregarne alcuni per compensare le perdite.
Il vice capo delle operazioni dello Stato maggiore ucraino Oleksiy Gromov ha riferito a sua volta che le forze russe stanno aggregando reparti di fucilieri di Marina della 40a e 200a brigata delle flotte del Pacifico e del Nord per impiegarle in Ucraina.
Questa mattina il presidente ucraino ha ammesso che la situazione nel Donbass “è estremamente difficile” e da alcune fonti militari circolano voci di un possibile arretramento delle linee ucraine qualora la situazione in Donbass dovesse precipitare.
Sarebbero infatti in corso lavori di fortificazione lungo una linea più a ovest che si appoggi sulla riva orientale del fiume Dnepr e colleghi le città di Poltava, Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia, Kryvyi Rih e Nikolaiv coprendo così i fronti orientale e meridionale.
Per presidiarla l’Ucraina sembra poter contare su forze generate dalla coscrizione obbligatoria. Il presidente Zelensky ha affermato ieri all’emittente Ucraina 24 che “abbiamo 700 mila soldati attualmente, e potete vedere il risultato degli sforzi fatti” rilevando come prima della guerra l’Ucraina avesse meno di 300 mila soldati di cui 120 mila uomini pronti al combattimento.
Restano però dubbi circa le capacità operative e la tenuta in combattimento (specie in un conflitto ad alta intensità) dei coscritti ucraini. Si moltiplicano infatti le voci di proteste nell’Ucraina Occidentale per l’invio al fronte di reparti composti da giovani appena arruolati e privi di addestramento ed equipaggiamento adeguato così come i canali d’informazione russi e delle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk amplificano la diffusione di video in cui reparti ucraini (come la 115a brigata) annunciano la volontà di arrendersi per mancanza di ordini, munizioni, avvicendamento e rifornimenti.
Impossibile stabilire l’autenticità di questi video (che fanno da contraltare alle notizie di fonte ucraina di ammutinamenti in alcuni reparti russi che si rifiuterebbero di combattere) ma si tratta di una tendenza che i russi cercano di incoraggiare con il lancio di volantini che esortano gli ucraini ad arrendersi come i 4mila lanciati ieri dalla 100a brigata dell’esercito della Repubblica popolare di Donetsk (DPR) nell’area di Avdiivka.
Secondo il think-tank statunitense Institute for the Study of War è probabile che la Russia stia dispiegando uomini e mezzi in alcune aree degli oblast di Kherson e Zhaporizhzhia per avviare ulteriori offensive da sud. In realtà le valutazioni russe appaio diverse tra i due oblast. Nel settore tra Kherson e Nikolayv vengono segnalati lavori di realizzazione di postazioni difensive e fortificazioni da parte delle truppe russe.
Indizio che potrebbe indicare un imminente stop delle offensive in questo settore e quindi anche una minore pressione su Odessa, per concentrare in questa fase del conflitto lo sforzo offensivo nel Donbass.
Il 20 maggio il governatore della provincia di Kherson, nominato dai russi, Volodymyr Saldo, ha dichiarato che “presto la regione a nord della Crimea diventerà parte della Federazione Russa”. Lo ha riportato il sito ucraino Kyiv Independent. Dopo l’introduzione del rublo nella regione il governatore Saldo ha aggiunto: “Noi vediamo nella Federazione russa il nostro Paese”.
Più a est, appena oltre il Dnepr, a sud di Zaporizhzhia, il 18 maggio secondo fonti russe un contrattacco ucraino sarebbe stato respinto con la perdita di un intero battaglione meccanizzato di Kiev equipaggiato con mezzi forniti dagli alleati NATO dell’Europa Orientale.
Intanto nella regione di Kharkiv, a nord del Donbass, un contrattacco russo ha permesso di respingere gli ucraini dai confini con la Federazione verso la città che è tornata a essere bersagliata dall’artiglieria. Non è chiaro se in questo settore i russi intendano consolidare le nuove posizioni tenendo lontane le truppe ucraine dal confine o se invece puntino a riprendere l’offensiva verso Kharkiv che potrebbe venire supportata dalle batterie mobili di missili balistici Iskander schierate nell’area di Belgorod, in territorio russo.
Il 21 maggio la Russia ha affermato di aver distrutto nella regione di Zhytomyr, un altro “grande carico” di armi ed equipaggiamento militare, forniture “di Stati Uniti e Paesi europei” per Kiev dopo l’invasione russa del Paese. Secondo le notizie del ministero della Difesa russo riportate dell’agenzia Interfax sono stati usati missili da crociera Kalibr lanciati da una fregata della Flotta Russa del Mar Nero.
La resa del Reggimento Azov
Con la resa degli ultimi 531 militari ucraini barricati nelle acciaierie di Azovstal a Mariupol, il 20 maggio, salgono a oltre 1.900 i prigionieri finiti in mani russe tra fucilieri di Marina e membri del Reggimento Azov.
Tra loro anche il comandante del reggimento Denis Prokopenko, (nella foto sotto) il vice comandante Sviatoslav Palamar e diversi stranieri. Tutti trasferiti in centri di prigionia mentre i feriti sono stati portati nell’ospedale di Novoazovsk all’interno della Repubblica Popolare di Donetsk.
I canali d’informazione russi continuano a mostrare testimonianze di abitanti di Mariupol che de nunciano violenze e uccisioni compiuti dai militari ucraini e soprattutto dai membri dell’Azov. Un video mostra cimeli del Terzo Reich rinvenuti nello stabilimento e i prigionieri costretti a spogliarsi mostrando tatuaggi di chiara ispirazione nazista. A questi prigionieri si aggiungono altri 1.387 fanti di Marina arresisi il mese scorso a Mariupol.
Zelenski, la propaganda ucraina e buona parte dei media occidentali hanno evitato di usare la parola “resa” preferendo parlare di “evacuazione” o “ritiro” dei combattenti usciti dall’Azovstal gettando le armi con le mani alzate venendo catturati dal nemico.
Zelensky ha riferito che i leader di Francia, Turchia, Israele e Svizzera sono stati coinvolti nei negoziati a Mariupol. “Ho negoziato con la Turchia, la Svizzera, con Israele. In primo luogo con la Francia per via dei rapporti del presidente con la Federazione Russa”, ha detto Zelensky, evidenziando come alla mediazione abbiano partecipato anche le Nazioni Unite.
Il presidente ucraino aveva in precedenza chiesto ai leader globali di fornire all’Ucraina le armi necessarie per sbloccare la situazione all’Azovstal con mezzi militari, ma che non è stato possibile. Ora verrà concordato uno scambio di prigionieri, ha rilevato Zelensky. “Li porteremo a casa. Questo è quello che dobbiamo fare insieme ai partner che si sono presi la responsabilità”, ha concluso il presidente ucraino.
La mediazione internazionale potrebbe aver consentito di indurre Mosca a considerare i combattenti del reggimento “nazista” Azov come prigionieri di guerra anche se questo non esclude che alcuni di loro e in particolare i comandanti possano essere processati per crimini di guerra dei quali questo reparti si è macchiato fin dal 2014 contro le popolazioni russofono del Donbass.
Più difficile credere che i mediatori turchi ed europei abbiano strappato impegni a Mosca per la riconsegna a Kiev degli uomini del Reggimento Azov.
L’Agenzia di stampa Interfax aveva inizialmente reso noto che la Russia stava valutando la possibilità di uno scambio di prigionieri con l’Ucraina tra combattenti del reggimento Azov e prigionieri russi incluso il politico Viktor Medvedchuk, leader di uno dei partiti messi fuori legge da Zelenski con l’accusa di essere filo russi. Ipotesi poi considerata improbabile da molti osservatori.
La caduta dell’ultimo baluardo ucraino a Mariupol accelera il trasferimento delle forze di combattimento russe verso i fronti più a nord dove sono già arrivati i reparti ceceni prima dislocati nella città portuale oggi presidiata per lo più dai reparti della DPR.
Il “fronte bielorusso”
Nella regione di Zhytomyr, nell’Ucraina settentrionale, le truppe di Kiev stanno rafforzando i presidi di confine con la Bielorussia per prevenire possibili tentativi di ingresso da parte delle truppe russe o bielorusse.
Lo ha annunciato il 20 maggio sindaco di Zhytomyr, Serhiy Sukhomlyn, in un videomessaggio, secondo quanto riferisce Ukrinform. “Abbiamo visitato le posizioni dei nostri battaglioni di difesa territoriale, che si trovano al confine con la Bielorussia…Il primo maggio abbiamo iniziato a posizionare blocchi di cemento lungo l’intera linea”, ha detto Sukhomlin. “Costruiremo una normale linea di difesa in modo che i difensori siano protetti dal cemento e quant’altro, e in modo che non ci siano tentativi di entrare dalla Bielorussia da parte dell’esercito bielorusso insieme alla Russia”, ha aggiunto il sindaco.
Secondo Kiev, la Bielorussia ha a sua volta schierato 7 battaglioni lungo il confine ucraino nelle regioni di Brest e Gomel ma non vi sarebbero segnali che possano anticipare un intervento armato anche se oggi il segretario di Stato del Consiglio di sicurezza della Bielorussia Alexander Volfovich, citato dalla TASS, ha affermato che i gruppi di sabotaggio e ricognizione ucraini stanno entrando nel territorio bielorusso. Secondo Volfovich, al momento il raggruppamento delle forze armate ucraine “in direzione Rivne sul territorio ucraino è di 10.500 militari di cui 4.500 nel settore di Chernihiv, e più di 5.500 a nord di Kiev”.
Il presidente Aleksandr Lukashenko ha reso noto che le forze armate hanno acquistato dalla Russia “la quantità necessaria” di sistemi missilistici Iskander (missili balistici a corto raggio) e di sistemi missilistici di difesa aerea a lungo raggio S-400.
I danni alle infrastrutture ucraine
Dopo tre mesi di guerra ammontano ad almeno 30-40 miliardi di dollari i danni alle infrastrutture dei trasporti in Ucraina dove le regioni del Dontesk, Kharkiv e Kiev sono quelle più colpite dai bombardamenti missilistici e d’artiglieria.
Questo il bilancio delle opere distrutte stilato dal ministro delle Infrastrutture ucraino, Olexandr Kubrakov, ai microfoni dell’agenzia Adnkronos:
- 300 ponti stradali
- 50 ponti ferroviari
- 23mila chilometri di strade
- 20 stazioni ferroviarie
- 6mila i km di strade ferrate
- Tutti gli aeroporti
- Tutti i porti colpiti, conquistati o bloccati
“Non esiste una infrastruttura sul suolo ucraino che non sia stata attaccata in qualche modo durante la guerra” ha detto Kubrakov che ha aggiunto che “la maggior parte degli aerei di linea delle compagnie aeree sono in luogo sicuro e li stiamo manutenendo in modo che siano in grado di volare”.
Drammatica invece la questione esportazioni: “prima della guerra il nostro volume di esportazioni si aggirava intorno ai 150 milioni di tonnellate di prodotti all’anno – riferisce – Il 70 per cento avveniva attraverso il Mar Nero. Ma i porti sono bloccati per la presenza di navi russe.
Trasporti su gomma, ferro, o tramite il fiume Dnepr nell’immediato futuro è impossibile possano supplire ai porti sul Mar Nero. Naturalmente sfruttiamo il fiume Dnepr ed i suoi canali, ma non ha la stessa capacità del Mar Nero. Pertanto sul breve termine stiamo lavorando con Polonia, Romania e Slovacchia al potenziamento dei punti di controllo delle dogane che lavorano con il nostro stesso ritmo 7 giorni su 7 in modo da facilitare il transito delle nostre merci.
“Siamo pronti per la liberalizzazione – annuncia – in modo che i nostri camion possano transitare verso i paesi Ue senza bisogno di permessi in questo periodo”.
“Nell’immediato con i nostri fondi di riserva abbiamo provveduto alla ricostruzione di 50 ponti temporanei, non dunque idonei talvolta al passaggio di mezzi pesanti come i camion. Lo abbiamo fatto in autonomia per il trasposto di cibo, acqua…ma attendiamo l’aiuto della Commissione europea per intervenire adeguatamente su questo fronte, come su quello edile e ferroviario”.
In soccorso all’Ucraina che soffre anche di una grave penuria di carburante, la Polonia trasferirà 25.000 tonnellate di benzina dalle sue riserve al mercato ucraino a partire dal 23 maggio. Lo ha detto alla radio polacca, il vice primo ministro ucraino Yulia Sviridenko, ricordando che prima della guerra l’Ucraina riceveva il 97% del carburante da Russia e Bielorussia, ma ora queste fonti di approvvigionamento non sono disponibili. Inoltre, secondo il vice primo ministro, la carenza di carburante risente della distruzione della raffineria di Kremenchug, colpita da missili russi la scorsa settimana.
Le perdite
Riportiamo i bilanci forniti giornalmente dai due belligeranti circa le perdite inflitte al nemico. Dati ben poco credibili e che in ogni caso è impossibile verificare.
Il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov ha reso noto oggi che dall’inizio delle ostilità, il 24 febbraio scorso, le forze armate russe hanno distrutto 174 aerei, 125 elicotteri, 977 velivoli senza pilota, 317 sistemi missilistici antiaerei, 3.198 carri armati e veicoli corazzati da combattimento, 408 sistemi di lancio multiplo di razzi, 1.622 cannoni e mortai di artiglieria e 3.077 veicoli militari speciali.
Come di consueto i russi forniscono solo con cadenza mensile i dati sulle perdite umane inflitte alle forze di Kiev, a differenza degli ucraini che aggiornano ogni 24 ore il numero di militari russi uccisi.
Oggi lo stato maggiore ucraino ha reso noto che i militari russi uccisi sono saliti a 29.500, di cui 200 caduti nelle ultime 24 ore.
Secondo questa fonte ufficiale le forze ucraine complessivamente hanno distrutto dal 24 febbraio sorso 204 aerei russi, 170 elicotteri, 1.285 carri armati, 3.141 veicoli corazzati e blindati, 599 pezzi d’artiglieria, 201 lanciarazzi campali e 93 sistemi missilistici di difesa aerea, 13 imbarcazioni, 470 droni e 2.194 veicoli militari.
FONTE: https://www.analisidifesa.it/2022/05/la-battaglia-di-severodonetsk-i-russi-avanzano-nel-donbass/
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