Zelo indiretto: combattere fino all’ultimo ucraino
da SAKER ITALIA (Binoy Kampmark)
Mentre il sanguinoso conflitto in Ucraina continua, la retorica degli armigeri imperiali a Washington e di alcuni alleati si sta fissando sempre più con un obiettivo: la vittoria contro la Russia. Queste parole dovrebbero essere usate con parsimonia, soprattutto date le loro tendenze vincolanti e accecanti. Quando il termine “resa incondizionata” [in inglese] fu usato per la prima volta dal Presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt alla Conferenza di Casablanca del gennaio 1943 nel contesto della sconfitta della Germania Nazista, non tutti esultarono. Significava lottare fino al traguardo, scalare la cima e dettare i termini da una vetta intrisa di sangue.
Con tale linguaggio a coronamento degli sforzi degli Alleati, le potenze dell’Asse – certamente Germania e Giappone – poterono continuare a combattere la guerra di sterminio, consapevoli che nessun termine che avrebbero potuto sottoporre sarebbe stato preso sul serio. Non ci sarebbero compromessi in questo confronto esistenziale. Fecero sì che l’avanzata Alleata in Europa occidentale fosse più lenta e che l’Unione Sovietica espellesse le forze tedesche e occupasse debitamente la maggior parte dell’Europa orientale. Resero quasi impossibili i negoziati circa la resa del Giappone o se il paese sarebbe riuscito a mantenere il suo imperatore, lasciando la strada aperta per l’uso delle armi atomiche contro Hiroshima e Nagasaki.
La fornitura di armi all’Ucraina nei suoi sforzi contro la Russia è diventata una missione zelante che presumibilmente porterà alla vittoria. Gli impulsi messianici formicolano e si muovono per tutto l’establishment di Washington e Londra, con qualche eco a Varsavia e nelle capitali degli Stati Baltici. Un’aria di irrealtà – anche in termini di negoziazione del futuro del territorio ucraino sotto l’occupazione russa – riempie questi corridoi del potere.
Il 1 maggio, dopo essersi recata a Kiev, la Speaker della Camera Nancy Pelosi ha issato lo stendardo. “L’America”, ha dichiarato [in inglese] con serietà, “sarà con l’Ucraina fino a quando la vittoria non sarà conquistata”. Ha fatto pochi sforzi per spiegare cosa ciò comporterebbe, che si tratti dell’espulsione delle forze russe da tutto il territorio ucraino, inclusa la Crimea, o la soluzione del “tritacarne”, lasciando Kiev e Mosca a sanguinare, indebolendo quest’ultima e rafforzando la sicurezza della NATO su una generazione morta.
Le sue osservazioni hanno fatto abbastanza per preoccupare [in inglese] Michael T. Klare, corrispondente della difesa di The Nation. “Da nessuna parte, nei suoi commenti o in quelli di altri alti funzionari, si parla di un accordo negoziato in Ucraina, solo di scenari che portano alla sconfitta della Russia, a qualunque costo in termini di vite umane”.
La vaghezza del termine ha portato a grandi e sanguinosi appelli per combattere la barbarie russa non illuminata, con i governi del Regno Unito e degli Stati Uniti che hanno ripetutamente definito questo un conflitto che coinvolge l’intero Occidente, persino il mondo. Osservando più da vicino la retorica, viene alla ribalta un altro sentimento: il desiderio di far sanguinare la Russia indirettamente mentre i produttori di armi si spartiscono i dividendi.
Per oltre un decennio, l’Ucraina è stata una sorta di giocattolo nelle filiali del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, e si può vedere il vicesegretario di stato americano Wendy Sherman dire [in inglese] a Newshour della BBC che la Russia deve “subire un fallimento strategico” in Ucraina.
La lista di controllo per fare questo, come delineato [in inglese] dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, è lunga. “Continueremo a fornire all’Ucraina armi avanzate, inclusi missili anticarro Javelin, missili antiaerei Stinger, artiglieria potente e sistemi missilistici di precisione, radar, veicoli aerei senza pilota, elicotteri Mi-17 e munizioni”.
Su questo punto, i falchi sono in ascesa. Chiunque abbia affermato che una vittoria ucraina difficilmente sarebbe totale, per non dire probabile, è stato insultato, come scrive [in inglese] lo storico militare e giornalista britannico Max Hastings. Vengono incatramati e ricoperti di piume come “ultra-realisti” o sostenitori dell’appeasement.
Di conseguenza, anche i colloqui di pace ostinati, per non parlare di qualsiasi cosa che si avvicini ai negoziati, sono diventati tabù. Il suggerimento [in inglese] di inizio giugno del presidente francese Emmanuel Macron secondo cui “Non dobbiamo umiliare la Russia, così che quando i combattimenti finiranno, possiamo costruire una via d’uscita attraverso i canali diplomatici” è stato accolto con disprezzo e furia a Kiev.
Il mese precedente, il più anziano e devoto machiavellico del mondo, l’ex segretario di stato americano Henry Kissinger, ha osato menzionare [in inglese] la necessità che le parti in conflitto inizino i colloqui. Probabile criminale di guerra non condannato, la sua opinione secondo cui “i negoziati devono iniziare nei prossimi due mesi prima che si creino sconvolgimenti e tensioni che non saranno facilmente superati” era difficilmente controversa. Ma il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha risposto cercando nella pattumiera della storia. “Sembra che il calendario del signor Kissinger non sia il 2022, ma il 1938”.
A Kiev, l’idea stessa di fare un accordo con Mosca sta incontrando repulsione. “Hanno ucciso troppe persone”, opina [in inglese] Oleksij Movčan del parlamento ucraino che rappresenta il partito Servitore del Popolo di Zelens’kyj. “Hanno distrutto troppe città. Hanno violentato troppe donne. Se la guerra si ferma ora e il mondo cerca di accogliere Putin, il diritto internazionale non avrà alcun significato”.
Per il momento, il sostegno degli Stati Uniti sta assumendo la forma di assistenza logistica e materiale in quella che è già stata definita [in inglese] dal ministro degli esteri russo Sergej Lavrov una guerra per procura contro Mosca. Con ogni macabro aggiornamento delle armi, possiamo leggere i tipi di dispositivi omicidi utilizzati e quanto sono efficaci. L’ultimo ha visto un attacco [in inglese] a Novaja Kachovka nella regione di Kherson da parte delle forze ucraine utilizzando missili HIMARS forniti dagli Stati Uniti. La linea di Kiev: l’attacco è stato un successo, distruggendo un deposito di munizioni russo, uccidendo decine di militari russi. La prospettiva russa: case e magazzini che immagazzinavano fertilizzanti sono stati polverizzati, uccidendo cinque persone e ferendone 80.
Gli ucraini sono diventati Democratici e combattenti per la libertà surrogati (questi termini non sono necessariamente identici) e Washington è disposta a garantire, almeno per il momento, che abbiano le armi. Altri paesi in Europa sono disposti a mantenere le frontiere aperte ai rifugiati ucraini. Ma quanto durerà? I cuori possono, col tempo, indurirsi, lasciando che prenda piede l’interesse nazionale. Ad un certo punto, le armi dovranno essere rimosse, e la guerra farà posto alle parole. Fino ad allora, sarà in voga la politica ufficiosa di combattere fino all’ultimo ucraino.
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Articolo di Binoy Kampmark pubblicato su Oriental Review il 13 luglio 2022.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
FONTE: http://sakeritalia.it/ucraina/zelo-indiretto-combattere-fino-allultimo-ucraino/
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