di MARCO TROMBINO
La principale tesi di chi, in questi giorni di raccolta firme e campagna elettorale, invita a non votare, è che i parlamentari eletti si rimangeranno tutte le loro promesse il giorno dopo e tradiranno, ancora una volta, la fiducia dei loro elettori.
Tra gli anni ’50 e ’70 le percentuali di partecipazione al voto erano altissime e i partiti della tanto vituperata prima Repubblica mantenevano nella sostanza le proprie posizioni ideologiche: i democristiani restavano democristiani anche in parlamento, i comunisti restavano comunisti, i socialisti restavano socialisti, i missini restavano missini, i repubblicani restavano repubblicani, e così via. Qualche mastrusso [“imbroglio” in dialetto genovese, ndr] in parlamento lo si faceva, ma nella sostanza le ideologie e i programmi venivano rispettati. Il risultato: crescita industriale ed economica ad altissimi livelli, alta occupazione, crescita dei salari, miglioramento dei servizi al cittadino.
Poi, dopo la stagione degli anni ’70 – tragica sicuramente per i fatti legati al terrorismo, ma caratterizzata da una crescita economica a due cifre – vennero gli anni ’80, tipici del disimpegno politico, del disprezzo riguardo al sociale e al decadimento della qualità dei partiti, i quali persero militanti e “tessere” sull’ordine delle decine di migliaia.
Da quel momento si è innescato il meccanismo per cui i cittadini si sono impegnati sempre meno. Contestualmente, a partire dagli anni ’90 sono cominciate le prime grandi crisi economiche, in cui ci troviamo tuttora immersi.
I fatti dimostrano che non è il voto a peggiorare la politica, ma è il disinteresse per il sociale a peggiorarla. Come fare per essere sicuri che un parlamentare faccia quello che ha promesso in campagna elettorale? Semplice: farsi una tessera e partecipare. Quando un politico deve rendere il conto ad una base di migliaia di iscritti che partecipano alle riunioni di partito, allora ha qualche difficoltà in più a voltare gabbana con tanta facilità.
La verità è che i politici diventano tanto più bugiardi quanto meno i cittadini partecipano. Ci sarebbe anche da dire che tutto questo meccanismo diviene vero nel momento in cui un partito rifiuta il vincolo esterno (te ne fai poco di una tessera se poi il parlamentare ti contesta “non ci posso fare niente, ce lo chiede l’Europa”) ma questo è un ragionamento legato appunto all’indipendenza nazionale, da trattare a parte.
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