A proposito di vita liquida di riforme e di Università

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4 risposte

  1. Lorenzo ha detto:

     
    Un bell'intervento, e profondo. Credo tu abbia centrato il bersaglio quando scrivi che "Il miglior partito, nella vita liquida, è disinteressarsi di tutto".

     
    E' quello che fa la gente, disinteressandosi di tutto ciò che non tocca direttamente il suo privato, a meno che non ci sia da mettersi in tasca soldi (che servono a idolatrare l'unico dio rimasto, quello consumistico).
     
    Quali sono, a tuo avviso, i motivi di una smania riformistica così palesemente autolesionista? I vari ministri puntano al quattrino, o è semplicemente una moda che non si riesce più a controllare? Ovvero, come sospetto, c'è un programma di sfascio deliberato delle istituzioni pubbliche per poterle privatizzare meglio?

  2. stefano.dandrea ha detto:

    "Il miglior partito, nella vita liquida, è disinteressarsi di tutto" voleva significare che bisogna stare al di fuori dei falsi problemi e delle inutili soluzioni. Bisogna avere disinteresse per procedure che servono a distribuire pochi spiccioli. Non bisogna sapere quali riviste danno "più punti": pubblichi su quella che apprezzi. E così via.

    Dunque, non è una proposta di disimpegno. Anzi, l'impegno è necessario. Chiunque rifiuta di militare merita la schiavitù. Non sta scritto da nessuna parte che noi possiamo decidere di dedicarci al consumo, alla produzione, ad essere spettatori di osceni dibattiti televisivi, ad andare in palestra e al centro commerciale, mentre i politici, non controllati, non delegati, non conosciuti, che lasciamo scegliere ad altri, dovrebbero dedicarsi alla funzione pubblica e al servizio pubblico e farsi il mazzo nel nostro interesse. O militiamo o meritiamo di essere schiavi.

    L'autolesionismo ha molte cause: i) la colonizzazione dell'immaginario: i miei colleghi che vanno negli stati uniti tornano esaltati; ii) il riformismo come metodo alternativo alla rivoluzione, che spinge a continui e radicali cambiamenti; iii) l'assenza di una ideologia alternativa al liberismo e al globalismo; iv) il disinteresse per il passato e la storia; v) la convinzione che il miglioramento non può mai consistere nel tornare indietro: il disprezzo per la tradizione e il progressismo; vi) il feticcio della tecnologia, che impone, quasi fosse naturale, di utilizzare le possibilità tecnologiche; vii) la potenza del liberismo e del mercatismo.

    Non c'è nessun programma – anche se, ovviamente, il capitale e i corrotti approfittano naturalmente dello sfacelo. E' nichilismo (non me ne voglia Tonguessy, se continuo ad utilizzare questa parola in un senso diverso da quello che lui propone) allo stato puro.

  3. Tonguessy ha detto:

    Caro Stefano,

    ciò che tu descrivi è purtroppo la deriva dell'istruzione in Italia. Relativamente alle università le bizzarre manovre che denunci sono il frutto di due aspetti primari: 1-la perdita di potere della classe (casta?) universitaria (baronale compresa), vedi l'idea di fondazione universitaria. 2-la mancanza di qualsivoglia piano accademico atto a contrastare tale perdita di potere (pochissime le eccezioni).

    Sul punto 1 basta notare la diversa composizione del parlamento dal dopoguerra fino ad oggi. Chiaro che un parlamento composto al 98% di professori abbia a cuore il destino dell'università e dell'istruzione più in generale. Ed altrettanto chiaro che un parlamento composto da imprenditori ed avvocati invece abbia altre priorità.

    Sul punto 2 c'è da dire che le università non fanno molto di più rispetto a Squinzi (Confindustria) quando denunciano la "macelleria sociale" (ammesso lo facciano…). Va bene la denuncia, ma poi serve l'azione. Capitani d'industria e baroni universitari si trovano nella stessa situazione: tra incudine e martello. Continuano a perdere prestigio e privilegi perchè ormai non dettano più le regole, ma le subiscono. 

    Questo (la mancanza cioè di azioni  e piani ragionati) non può che creare situazioni caotiche e convulse, con deliri formativi che rasentano la schizofrenia pura.

    Aggiungiamoci che, differentemente da qualche decennio fa, gli studenti si sentono "parcheggiati" quindi demotivati e assenti, capaci solo di reazione zero, ed il quadro è completo.

    L'attacco che il capitalismo finanziario sta sferrando contro l'istruzione sta riuscendo in buona sostanza anche per ignavia o connivenza dell'apparato accademico, troppo preso a salvaguardare i propri interessi e con scarsa o nulla capacità di reazione al piano neoliberale che vuole privatizzare l'istruzione.

     

    il Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950).

    "Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.

     

    Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. 

     

    Correva l'anno 1950…..

  4. Lorenzo ha detto:

    Sì, a mio avviso un 'progetto'  di massima c'è ed è quello di lasciare andare allo sfascio l'istruzione pubblica per privatizzare. Così una delle migliori istituzioni del mondo viene fatta a pezzi, l'alta finanza vede aprirsi nuovi spazi di speculazione selvaggia, i politici vedono ridursi una spesa di bilancio e possono riempirsi le tasche con nuove tangenti e ruberie.
     
    Nel frattempo corpo docente e studentesco riflettono che il miglior partito, nella vita liquida, è disinteressarsi di tutto e pensano al telefonino, al trans e alla borsetta firmata prodotta in Cina a 5 euro e rivenduta da Armani a 500.
     
    Stefano, so benissimo che la tua non è una scelta di disimpegno, ma mi colpisce come le definizioni veramente azzeccate finiscano per attagliarsi un po' a tutti gli attori coinvolti, indipendentemente dalle scelte politiche. Il gregge si limita a generalizzare un po' più di quanto faccia tu l'imperativo categorico della vita liquida.
     
    Tornando al sistema educativo, credo che lo strumento principale attraverso cui tutto viene liquidizzato prima e liquefatto poi sia la ormai soffocante mancanza di fondi: qualsiasi politica di lungo respiro presuppone una base ecoomica stabile e questa ormai manca completamente. Spesso le apparenti riforme sono solo un modo per cambiare di nome i tagli ininterrotti con cui si falcidia la vita civile, mentre la ricchezza dei Paesi ex-sviluppati viene incanalata nei circuiti globali finanziando i boni miliardari dei banksters e creando posti di lavoro in Cina e in India.
     
    Parlando di sfascio del sistema  educativo pubblico, e quindi non solo di università ma anche di scuola, sarebbe obbligatorio un accenno alle catastrofi generate dall'inserimento dei figli degli extracomunitari, ma so che come tutti i siti di sinistra su questa metà del problema non gradite argomentare.

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