Il Direttivo di Riconquistare l’Italia sull’esperienza di Italia Sovrana e Popolare
Il Comitato Direttivo di Riconquistare l’Italia si è espresso sull’esperienza di Italia Sovrana e Popolare e ha preso posizione sulla strada da percorrere.
ESTRATTO DELIBERA DEL COMITATO DIRETTIVO DI RICONQUISTARE L’ITALIA DEL
28 SETTEMBRE 2022
Dopo ampia discussione il Comitato Direttivo,
DELIBERA
1) sul primo punto all’ordine del giorno, all’unanimità, di approvare e rendere note ai soci e all’esterno le seguenti considerazioni circa l’esperienza elettorale appena conclusa e le prospettive di Riconquistare l’Italia e Italia Sovrana e Popolare.
STORIA DELL’ARS-FSI-RI E SCOPO DI FASE RAGGIUNTO
Con le elezioni del 25 settembre 2022 si è conclusa la terza fase della vita dell’associazione ARS-FSI-RI.
Nella prima fase, gli associati lavorarono per tentare di dar vita ad un piccolo partito politico, il quale fosse composto da un numero sufficiente di associati, rimasti a lungo nell’associazione, che avessero mostrato disciplina e rispetto dello statuto, che si fossero impegnati nella scrittura e nell’approvazione di documenti programmatici, che fossero omogenei non soltanto sotto i profili politico e culturale, bensì anche sotto quello umano e caratteriale e che condividessero il tentativo di restare assieme per l’intera vita, considerato che l’obiettivo ultimo era concorrere a dare agli italiani un grande partito popolare (un grande partito non era un partito grande ma un partito con uomini, statuto-organizzazione e idee di valore: un partito grande che non sia un grande partito non può svolgere alcuna funzione positiva per il popolo italiano).
Questa prima fase dell’associazione si concluse nel 2016 con una partecipata assemblea, la quale deliberò all’unanimità che l’obiettivo era stato raggiunto e che si poteva dar vita ad un piccolo partito.
Durante la seconda fase, la volontà di essere un piccolo partito impose ai militanti:
a) di imparare a dar vita a liste che si candidassero in elezioni comunali;
b) di imparare a dar vita a liste che si candidassero in elezioni regionali;
c) di apprendere i principi della legislazione relativa alle elezioni comunali e regionali;
d) di dimostrare di essere in grado di raccogliere, anche in pochi, un numero enorme di sottoscrizioni a sostegno delle liste;
e) di riuscire a trovare un numero ampio di autenticatori;
f) di imparare (in tanti, non i soli leader) a parlare in pubblico, nei comizi, in radio o in tv locali o regionali;
g) di riuscire ad affiggere i manifesti in tutto o quasi tutto il territorio interessato dalla tornata elettorale;
h) di dimostrare che si era disposti a candidarsi senza alcuna speranza di essere eletti ma per spirito di servizio;
i) di cercare e trovare altri militanti che fossero validi, ossia omogenei a quelli già iscritti, in applicazione del principio che la forza di una associazione risiede non nel numero degli aderenti ma nella coesione dei militanti.
La seconda fase, che doveva finire nel 2020, si è conclusa, a causa del covid, nel marzo 2021, quando l’assemblea deliberò che RI era un piccolo partito in grado di dare un significativo apporto all’alleanza elettorale e incaricò il Direttivo di promuovere la formazione dell’alleanza.
Lo scopo di fase, fissato nell’assemblea del 2021 era previsto nell’art. 6, comma 3, dello statuto: “Lo scopo sociale della fase è riuscire a partecipare, con alleanze nazionali o locali o da soli, alle elezioni politiche nazionali, uno scopo realizzabile se le elezioni si svolgeranno dopo diciotto mesi dall’assemblea del 2021.”.
Lo scopo è stato dunque raggiunto.
L’ESPERIENZA DI ISP DEVE CONTINUARE
Il Comitato Direttivo giudica molto positivamente l’esperienza di Italia Sovrana e Popolare.
In primo luogo, in moltissimi territori corrispondenti ai collegi plurinominali della Camera si sono creati rapporti di stima e talvolta persino di amicizia tra militanti di RI, di AI, del PC e, dove c’erano, di AC.
Al Comitato Direttivo risulta che incomprensioni e discussioni fra militanti di RI e gli altri militanti di ISP vi siano state in 4-5 collegi (sui circa 40 nei quali erano presenti militanti di RI). Questo è oggettivamente un grandissimo risultato, che testimonia l’alto valore umano dei militanti di RI e di ISP in generale, sebbene gli alleati debbano ammettere che i casi in cui si sono create situazioni di disaccordo tra militanti di AI, del PC o di AC siano più numerosi di quelli in cui i dissidi hanno riguardato anche i militanti di RI.
In secondo luogo, abbiamo dimostrato che i militanti di RI non sono meno numerosi dei militanti di AI o del PC, come erroneamente qualche alleato credeva. In moltissimi collegi i militanti di RI sono stati più numerosi di quelli degli alleati, che talvolta non erano presenti, in moltissimi altri sono stati numerosi come quelli degli alleati o di uno degli alleati, in altri meno numerosi e in alcuni non eravamo presenti. Con una prossima relazione relativa a quasi tutti i collegi daremo la prova di questa affermazione.
Nonostante ciò, pur di dar vita all’alleanza, in fase di formazione delle liste abbiamo accettato un ridimensionamento delle nostre candidature che, per numero e posizione, non rispecchiavano fedelmente il nostro potenziale apporto, convinti che fosse più importante guardare all’obiettivo comune e non creare intoppi nel delicato processo di presentazione delle liste, anche alla luce del poco tempo a disposizione.
In terzo luogo, la qualità dei militanti di RI è stata apprezzata da tutti gli alleati:
a) dirigenti e funzionari di RI hanno individuato per tempo numerosi potenziali vizi della documentazione preparatoria, e in particolare delle accettazioni di candidatura, consentendo di correre ai ripari;
b) l’ufficio elettorale di RI, con a capo il segretario Lorenzo D’Onofrio, è divenuto il punto di riferimento di tutti gli alleati, compresi i leader nazionali di ISP, per risolvere con tempestività ed esattezza, innumerevoli e quotidiani problemi tecnico-giuridici;
c) quasi i due terzi dei delegati a raccogliere sottoscrizioni, certificati, accettazioni di candidature e altra documentazione da consegnare agli Uffici Elettorali circoscrizionali sono stati militanti di RI, a testimonianza che tutti gli alleati hanno apprezzato l’affidabilità e la precisione dei nostri militanti;
d) infine, ma l’elenco è esemplificativo, salvo pochissimi casi di militanti di RI ingenuamente ottimisti, i militanti di RI sono stati coloro che si sono avvicinati di più a prevedere l’esito del voto, con la conseguenza che oggi essi non sono depressi o arrabbiati. Inoltre i pochi ingenui ottimisti sono stati educati dal partito a domandarsi: “cosa avevo valutato male? Quale capacità di analisi mi manca? Quali elementi non sono in grado di percepire?”.
Anche sotto questo profilo i militanti di RI possono essere d’esempio per gli alleati.
La verità è che i tre partiti, con i loro più piccoli alleati, hanno moltiplicato per 6 o per 5 o per 4 i loro precedenti risultati elettorali, in competizioni regionali o politiche, hanno creato un’area di sostenitori che si aggira certamente tra i duecentomila e i trecentomila cittadini italiani, e hanno dimostrato di avere basi territoriali in tutto il territorio nazionale. Si tratta di un ottimo risultato, rispetto alla realtà precedente, che può essere deludente soltanto per i poco capaci, abituati a paragonare i risultati elettorali con le speranze e illusioni create dalla loro fantasia.
Ma notevole è anche la nostra stima verso molti militanti del PC, di AI e di AC. Perciò il Comitato Direttivo di RI sostiene che l’esperienza di ISP debba continuare. L’importante è sviluppare il progetto con calma, con pazienza e con intelligenza, nonché con sincerità assoluta.
IL PARTITO UNICO
Il partito unico non è una necessità, ben potendo proseguire l’esperienza di ISP dando all’alleanza una buona o ottima organizzazione.
Tuttavia, deve essere chiaro che il partito unico, sebbene ancora piccolo per numero di militanti, dovrebbe avere le caratteristiche del grande partito, che per RI sono le seguenti.
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Al vertice si trova un organo collegiale, eletto dall’assemblea o dal congresso, non una persona, né tantomeno due, tre o quattro persone (i leader dei partiti fusi). Il numero deve essere il più vasto possibile, nei limiti consentiti dalla funzionalità delle riunioni (non può essere una piccola assemblea). RI crede che il numero sia di 15 persone. Queste quindici persone hanno tutte lo stesso potere. Il presidente non ha nessun potere più degli altri membri dell’organo direttivo. Ha solo più doveri. Egli deve avere la qualità di saper gestire al meglio la riunione dell’organo collegiale, in modo da spingere quest’ultimo a svolgere analisi molto profonde e a prendere decisioni dopo che siano stati individuati e ponderati tutti gli elementi e gli interessi in gioco.
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Il Presidente perciò è eletto dai membri dell’organo direttivo, non dall’assemblea o dal congresso. Egli è semplicemente il presidente dell’organo collegiale, che a maggioranza lo sostituisce quando vuole, se dimostra di non essere la persona adatta a gestire le riunioni dell’organo direttivo, che è la funzione fondamentale che il Presidente svolge.
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Il partito è il partito dei soci militanti, non dei soci simpatizzanti o addirittura dei semplici iscritti. Il partito degli iscritti promuove l’emersione di signori nessuno, di vere nullità, modesti ambiziosi che “fanno cento o duecento tessere”. I tesserati poi sbucano al più quando servono ai signori nessuno, per votare le candidature, o addirittura sono totalmente falsi e servono soltanto a far vantare al signor nessuno un posto nell’organo direttivo. Persone di tal fatta è bene che stiano lontano non soltanto dagli organi direttivi, bensì dal partito. Quanto ai soci simpatizzanti, sono persone che non militano, non dedicano giornate al partito, non raccolgono sottoscrizioni, non cercano autenticatori, non raccolgono i certificati elettorali, non organizzano manifestazioni e convegni, non sbrigano in Comune o in altri uffici le pratiche amministrative, non stampano i volantini, non li distribuiscono, se non occasionalmente una tantum. Essi, però, compaiono puntualmente in assemblea e propongono mozioni o addirittura si candidano: sono i chiacchieroni. Un partito che lasci spazio ai chiacchieroni, è un partito con una struttura (statuto) ridicola e non potrà che svolgere una funzione ridicola, perché la funzione dipende dalla struttura.
Per i partiti che compongono ISP sarebbe agevole individuare i soci militanti dei diversi partiti che in questi due mesi si sono dati da fare, molto o almeno a sufficienza, nella raccolta delle sottoscrizioni, nel reperimento dei certificati e nell’adempimento di doveri amministrativi e poi nella campagna elettorale. Come sopra accennato il Direttivo di RI incaricherà almeno un socio per collegio plurinominale della Camera di fare una ricognizione, con nomi, cognomi e appartenenza.
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I militanti non discutono in pubblico e sui social di cosa il partito debba fare o non fare. Ne discutono soltanto in privato o nei luoghi e nei tempi deputati alla discussione dallo statuto del partito.
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Il simbolo, il nome, le pagine social e gli strumenti di comunicazione appartengono al partito e non a singole persone.
ORGANIZZARE L’ALLEANZA
Ferma l’astratta disponibilità di RI a discutere del partito unico con gli alleati che accettassero le cinque condizioni sopra indicate, è del tutto evidente che se non si vuol agire ingenuamente e infantilmente come fossimo appartenenti a un collettivo studentesco o a sgangherati collettivi universitari e politici, al partito unico si può arrivare soltanto attraverso un percorso, che passi per una fase, più o meno lunga, in cui si crea una organizzazione dell’Alleanza (ISP ora è un’alleanza).
ISP, infatti, è una alleanza organizzata in fretta, a causa della decisione di Mattarella (e Draghi) di andare al voto anticipato. L’alleanza è di fatto e non ha alcuna vera forma organizzativa. L’associazione ha tre soci: il presidente di RI, Stefano D’Andrea, il segretario generale del PC, Marco Rizzo, e il presidente di AI, Francesco Toscano.
Il suggerimento del Comitato Direttivo di RI è di iniziare a dare una organizzazione all’alleanza, creando un organo direttivo dell’alleanza, composto da 16 persone: 5 per ognuno dei tre partiti più grandi (PC, RI e AI) e uno di AC, che ha fornito un numero notevolmente inferiore di militanti rispetto ai primi tre partiti, ma che, rispetto ad altre associazioni, che al più hanno fornito soltanto un candidato, ha messo a disposizione più militanti e più candidati e ha versato il denaro nelle casse. I 5 rappresentanti di RI, PC e AI e il rappresentante di AC sarebbero scelti dai membri dell’organo competente dei quattro partiti, in base ai rispettivi statuti.
Italia, 01 ottobre 2022.
Il Comitato Direttivo di Riconquistare l’Italia: Stefano D’Andrea (Presidente), Lorenzo D’Onofrio (Segretario), Andrea Franceschelli, Davide Visigalli, Emilio Martines, Federico Monegaglia, Giampiero Marano, Gian Marco Onorati, Martina Carletti, Massimiliano Sist, Rossano Ferrazzano, Salvatore Scrascia, Simone Garilli, Stefano Rosati.
Ottimo.