Mozione del Direttivo RI sull’alleanza denominata “Italia Sovrana e Popolare” (per l’Assemblea nazionale del 27 novembre 2022)
MOZIONE DEL COMITATO DIRETTIVO DI RI
SULL’ALLEANZA DENOMINATA “ITALIA SOVRANA E POPOLARE”
PREMESSE
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Che cosa è ISP.
Italia Sovrana e Popolare, di seguito anche solo ISP, è una associazione con soltanto tre soci, che sono soci promotori: Stefano D’Andrea, Marco Rizzo e Francesco Toscano. I tre soci sono anche membri del Consiglio Direttivo. Il Consiglio Direttivo dura in carica tre anni e delibera esclusivamente all’unanimità. È ammessa l’adesione di nuovi soci ma l’assemblea delibera pur sempre l’ammissione all’unanimità. Sicché nuovi soci entrano soltanto se tutti e tre i soci promotori sono d’accordo. E una volta entrati nuovi soci, l’assemblea, composta ormai da più di tre soci potrà deliberare esclusivamente all’unanimità (artt. 7, 9 e 10 dello Statuto).
Questa particolare struttura organizzativa, fondata sull’unanimità dei tre soci, ha delle ragioni evidenti, profonde e utilissime: impone ai tre soci l’accordo; evita la lotta, ossia l’alleanza di due contro uno; rende necessario il dialogo; suggerisce che ognuno dei membri del Consiglio Direttivo, prima di fare una proposta, chieda agli altri cosa ne pensino, anzi, più precisamente, chieda agli altri cosa pensino prima ancora di formulare una proposta; e comunque implica che si avanzino soltanto proposte giuste, corrette ed equilibrate e non prepotenti, perché proposte giuste, corrette ed equilibrate sono le uniche che possano astrattamente essere accettate.
È una struttura che può funzionare benissimo soltanto a due condizioni, entrambe rispettate dallo Statuto: che vi sia un numero estremamente piccolo di soci – già con 4-5 soci il funzionamento sarebbe ben presto a rischio, sicché l’entrata di nuovi soci va ponderata attentamente -; che, prima ancora, i soci abbiano pochissimo potere e debbano prendere essenzialmente decisioni di tipo amministrativo: non sarebbe tollerabile un potere eccessivo, ma anche soltanto grande, di tre o (poche più) persone. Anche questa condizione è rispettata dallo Statuto.
Infatti, lo scopo sociale di ISP è esattamente delimitato dallo Statuto ed è molto ristretto: nell’ambito di uno scopo sociale generico, che è quello “di promuovere la realizzazione di un programma politico che costituisca fedele attuazione del modello economico e sociale delineato nella Costituzione della Repubblica Italiana del 1948”, ISP ha il preciso, limitato ed esclusivo scopo specifico di “promuovere, organizzare e coordinare la presentazione di liste di candidati per il rinnovo della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, sotto il contrassegno “ITALIA SOVRANA E POPOLARE”, a partire dalle prossime elezioni politiche indette per il 25 settembre 2022, nonché per le successive tornate elettorali di qualsiasi tipo, anche locali ed europee, curando tutti gli adempimenti tecnico-burocratici necessari. A tali fine ISP potrà collaborare con altre organizzazioni, enti, soggetti con fini simili o analoghi ai nostri…” (art. 6 dello Statuto).
Dunque, la scelta è stata di dare pochissimo potere ai tre membri del Consiglio Direttivo. Essi possono, ma più correttamente dovrebbe dirsi, devono, di comune accordo, “promuovere, organizzare e coordinare la presentazione di liste di candidati… per le successive tornate elettorali di qualsiasi tipo, anche locali”. Questo e niente altro deve fare ISP.
Non vi è, perciò, alcuna urgenza di far entrare altri soci, rappresentativi di significative associazioni politiche, visto che le “liste di candidati” vanno favorite “anche promuovendo o accettando collaborazioni con altre organizzazioni, enti e soggetti”. Le associazioni politiche che intendano collaborare con i tre partiti in una o altra competizione elettorale comunale o regionale, possono farlo in condizione di parità, senza alcuna necessità di avere un rappresentante in ISP. Quando la collaborazione sarà durata nel tempo e quindi si sarà consolidata, quando avremo verificato la quantità e la qualità dell’apporto che altre organizzazioni possono dare, quando sarà accertata la sufficiente omogeneità di altre organizzazioni con ISP, ben potrà accadere, se le parti reputano che ve ne sia convenienza e che la regola dell’unanimità possa ancora funzionare, che entri un altro socio in ISP. E se si deciderà di trasformare ISP in un partito, come teoricamente, ad avviso del Direttivo, sarebbe auspicabile, sia pure nel lungo periodo, nell’ipotesi che, in un dato momento storico, ricorressero le condizioni di funzionalità ed efficacia, nella fase costituente del nuovo soggetto politico, ogni militante delle altre associazioni avrebbe una posizione esattamente identica a quelle dei soci di RI, di AI e del PC.
Va da sé che nelle competizioni elettorali comunali i simpatizzanti dell’alleanza (di ISP) che non siano iscritti a uno dei tre partiti, né ad altre associazioni politiche che collaborano con i tre partiti, devono avere nelle assemblee cittadine identici poteri rispetto a quelli dei militanti o dei simpatizzanti dei tre partiti o di altre associazioni politiche che con essi collaborino. E nelle elezioni regionali bisogna candidare anche simpatizzanti di ISP estranei ai tre partiti.
Come dimostrano le vicende recenti, sia del PC, che è stato abbandonato da metà del partito al momento delle elezioni (i militanti del PC che hanno partecipato alla campagna elettorale non raggiungevano il numero di 300), di AI (che si è divisa e forse disintegrata) e dei rapporti tra Francesco Toscano, Marco Rizzo e Stefano D’Andrea (è un fatto che i primi due vadano per conto loro, si siano autoproclamati leader, e non attuino per il momento lo statuto), l’idea di alleare tutti i gruppi o di far entrare tutti i gruppi alleati in ISP o di fondere partiti è una idea priva di senso pratico, volontaristica, che la fa facile, da consumatori della politica e non da uomini d’azione e quindi di pensiero.
ISP dunque non è un partito. Se fosse un partito, il tipo di struttura organizzativa prescelto sarebbe assurdo. Ma non è minimamente un partito.
ISP non è nemmeno una organizzazione di organizzazioni, una specie di Unione Europea. Essa tenta di alleare tre partiti organizzati (questo è un fatto che non può essere rimosso); pertanto, se avessimo creato una organizzazione di organizzazioni avremmo generato continui conflitti tra delibere degli organi di vertice dell’organizzazione e delibere degli organi di vertice dei partiti. La formula dell’organizzazione di organizzazioni è demenziale.
Dunque ISP è un’associazione di tre persone le quali promuovono la partecipazione a competizioni elettorali a tutti i livelli e ha una organizzazione che è la migliore possibile per lo scopo che i promotori si sono dati.
Infine va aggiunto che “Il simbolo e la denominazione “ITALIA SOVRANA E POPOLARE”, unitamente alle sigle che saranno individuate e ai canali ufficiali di comunicazione (ad esempio profili internet, pagine e profili sociale, ecc.) che saranno scelti, sono di proprietà e titolarità esclusiva dei soci promotori, i quali li mettono a disposizione della costituita Associazione, esclusivamente per lo scopo di cui all’art. 6 del presente Statuto e non potranno essere utilizzati dai terzi né dai soci al di fuori delle attività, modalità e finalità statutarie, senza il consenso dei titolari” (art. 3 dello Statuto).
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Come, ad avviso del Direttivo di Riconquistare l’Italia, deve essere esercitato il minimo potere che per il momento lo Statuto di ISP attribuisce al Consiglio Direttivo di ISP, per l’attuazione dello scopo sociale (si tratta di proposte che il rappresentante di RI in ISP dovrà rivolgere agli altri due membri del Consiglio Direttivo di ISP).
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Le delibere del Consiglio Direttivo devono avere carattere pubblico. Decisioni e motivazioni dovranno essere verbalizzate in verbali analitici e i verbali dovranno essere pubblicati sul sito di ISP.
Questa scelta serve a far conoscere con continuità a militanti e simpatizzanti l’attività svolta dai tre soci di ISP. Non esiste alcuna ragione per evitare verbali analitici e la loro pubblicazione, mentre ve ne sono molte a favore dei verbali analitici e della pubblicità: far conoscere a militanti e simpatizzanti dei partiti o delle organizzazioni alleati e ai simpatizzanti di ISP le posizioni dei singoli membri del Consiglio Direttivo; le forme di mediazione; le motivazioni delle decisioni; la quantità del lavoro svolto.
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Sarebbe opportuno che i tre membri del Consiglio Direttivo siano affiancati nelle discussioni da un certo numero di militanti, iscritti ai partiti o indipendenti, fermo restando che la delibera, nel rispetto dello Statuto, andrà assunta dal Consiglio Direttivo e all’unanimità.
La presenza di altre persone consente sicuramente un ragionamento più profondo e completo e inoltre può agevolare la mediazione.
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I candidati sindaci e i consiglieri comunali non saranno scelti dal Consiglio Direttivo di ISP ma dalle assemblee cittadine, che comprenderanno, con egual titolo e uguali diritti, militanti e simpatizzanti di RI, militanti e simpatizzanti di AI, militanti e simpatizzanti del PC, militanti e simpatizzanti delle più piccole formazioni che hanno partecipato all’alleanza elettorale nelle recenti elezioni politiche, e indipendenti, chiamati “simpatizzanti di ISP”, sia che ci abbiano già aiutato nella campagna elettorale per le elezioni politiche, sia che si siano aggiunti in seguito. Il Consiglio Direttivo può, tuttavia, rifiutare di concedere il simbolo, motivando in forma estremamente analitica e verbalizzando la motivazione.
La funzione di questa scelta è ovvia e non necessita di spiegazioni.
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Il candidato sindaco deve però essere scelto tra le persone che hanno dato la disponibilità a candidarsi come consiglieri comunali.
La ratio di questa scelta è di evitare la candidatura di persone disponibili soltanto ad assumere visibilità e che si reputino più importanti degli altri candidati.
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Le alleanze con gruppi e associazioni della città devono tuttavia essere autorizzate dal Consiglio Direttivo.
La ragione di questa scelta è ovvia, visto che i membri del Consiglio Direttivo concedono l’uso del simbolo.
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I programmi per le elezioni comunali sono redatti dai candidati e dai loro sostenitori, sotto il coordinamento di un candidato da loro scelto, il quale media o decide in caso di controversia.
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Definito il numero delle candidature spettanti nelle elezioni Europee alle associazioni e ai partiti alleati nonché ai “simpatizzanti ISP”, i restanti candidati devono spettare per un terzo a ciascuno dei tre partiti.
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I candidati presidenti delle Regioni (e delle due province del Trentino Alto Adige) sono scelti dal Consiglio Direttivo di ISP, attribuendo a ciascuno dei tre partiti almeno 5 candidati (su 21 totali). Gli altri candidati presidente potranno essere affidati a simpatizzanti di ISP o a militanti di associazioni politiche alleate, oppure, mancando tali valide candidature, ancora a ciascuno dei tre partiti, sempre secondo principio paritario.
Per esempio, nel 2022 si svolgeranno 4 elezioni regionali e due elezioni provinciali in Trentino Alto Adige. La candidatura nel Molise potrebbe essere offerta al gruppo di Azione Civile (sono il gruppo più numeroso, anzi sono l’unico gruppo numeroso), quella nel Friuli Venezia Giulia al gruppo riunito attorno ad Andrea Zhok. E non essendo sicuro che potremo candidarci in Alto Adige, i candidati presidente di Lazio, Lombardia e Trentino andrebbero divisi tra i tre partiti.
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Il Consiglio Direttivo incarica una persona di fiducia, perché promuova le liste regionali, rispettando i seguenti criteri: a) i candidati, salvo esigenze dovute a quote di genere o necessità di riempi-lista o altre ragioni, devono promettere di sollecitare e apparire idonei a ricevere almeno 100-150 voti a titolo di stima, amicizia, parentela, colleganza, affetto: nelle elezioni regionali, infatti, bisogna candidare persone che portino voti personali, che facciano crescere la percentuale; b) alla luce del criterio a), non è necessario che i candidati dei tre partiti siano in numero identico.
ISP deve candidarsi in primo luogo per farsi conoscere (la candidatura in città e regioni è l’unico modo che abbiamo per farci conoscere e per dimostrare che il nostro è un progetto concreto, tenace, duraturo) ma in secondo luogo deve tentare di migliorare, sia pure di poco, i risultati ottenuti alle politiche. In Abruzzo, dove si candidano 24 persone, 150 voti personali di stima per candidato sono 3600 voti (più dello 0,6%, visto che nel 2019 hanno votato circa 630.000 cittadini). Nel Molise, dove si candidano 20 persone, 3000 voti sono l’1,7%, che andrebbero ad aggiungersi al voto ideologico. Nel Lazio, dove si candidano 50 persone, 7500 voti di stima che si aggiungano al voto ideologico sono lo 0,25%, tenuto conto che nella scorsa tornata hanno votato poco più di 3 milioni di persone.
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Il Consiglio Direttivo incarica una seconda persona di fiducia, incaricata di cercare validi militanti o simpatizzanti che redigano le varie parti del programma. In caso di contrasti e di mancanza di mediazione, la persona incaricata decide.
Come è evidente, si tratta di proposte di buon senso, corrette e che danno analogo peso ai tre partiti e alla realtà esterna. Esse non generano lotta ma concorde impegno di lavoro.
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Perché il Direttivo di Riconquistare l’Italia è contrario ad ogni modifica dell’atto costitutivo e dello Statuto di ISP.
In primo luogo è poco serio modificare uno statuto che è stato appena approvato.
In secondo luogo, se deve restare fermo lo scopo sociale, non si vede per quale ragione si debba abbandonare la regola dell’unanimità a favore della regola della maggioranza e consentire, anche solo potenzialmente, a due dei tre soci che si alleino, di decidere tutto e di mettere sistematicamente in minoranza il terzo. Quali risultati si otterrebbero, oltre alla certezza che uno dei partiti vada via dall’alleanza e non conceda l’uso del simbolo per successive candidature, con la conseguenza di porre fine all’alleanza e all’uso del simbolo?
In terzo luogo tra la regola dell’unanimità, che impone la mediazione e la regola della maggioranza, che promuove la lotta, non vi è mediazione. Può esservi mediazione tra una maggioranza semplice e una qualificata o tra due diverse maggioranze qualificate, perché si tratta di stabilire quale sia la percentuale che la maggioranza è tenuta a raggiungere. Ma tra la regola (unanimità) che impone la mediazione e la regola che non la impone ma la rende irrilevante, non può esservi alcuna mediazione. La mediazione è proprio la ragion d’essere della regola dell’unanimità.
In quarto luogo, il Segretario del PC e il Presidente di AI hanno già dimostrato di avere una volontà o un carattere che li spinge a trattare diversamente i partiti (per numero di capolista, per numero di candidati negli uninominali, per posizione nella presentazione dell’alleanza nella conferenza stampa, per decidere chi partecipa alle tribune politiche e agli spazi riservati all’alleanza dalle TV nazionali). Sicché esiste anche una ragione molto concreta, oltre a quelle astratte, per non rinunciare alla regola dell’unanimità.
In quinto luogo, non va modificato lo scopo sociale (oggi la modifica dello scopo sociale richiede il consenso di tutti e tre i soci). ISP non deve divenire una organizzazione di organizzazioni, per le disfunzionalità sopra segnalate.
Infine, per far emergere e valorizzare le nuove forze, individuali e associative, estranee ai tre partiti, senza “assoggettarle” a un potere centrale che sarebbe già costituito. Se un giorno ISP dovesse divenire più di una alleanza, ciò dovrà accadere quando le forze nuove, associazioni e persone estranee ai tre partiti, abbiano dimostrato impegno continuativo e capacità, si siano messe in mostra, abbiano espresso consiglieri comunali e sindaci, abbiano conquistato la stima di gruppi comunali, provinciali e regionali e quindi possano candidarsi anche a dirigere, in posizione di assoluta parità con i militanti dei tre partiti.
ISP, come alleanza elettorale, ha un futuro se in cinque anni riusciremo a candidarci in 50-100 città, e in 15-20 regioni sotto il simbolo ISP. Soltanto candidandoci è possibile far conoscere l’esistenza dell’alleanza a milioni di persone che ancora non ci conoscono. Questo è ciò che prevede lo statuto e la regola dell’unanimità e la presenza di tre soli soci è la struttura organizzativa perfetta, l’unica che garantisca qualche possibilità di avere successo.
TANTO PREMESSO
il Comitato Direttivo di Riconquistare l’Italia propone all’Assemblea di deliberare:
– che ISP resti un’alleanza tra tre partiti;
– che lo scopo sociale di ISP resti quello che è attualmente: promuovere alleanze per partecipare alle competizioni elettorali di ogni tipo;
– che ISP mostri massima apertura verso i simpatizzanti di ISP che non siano iscritti o simpatizzanti dei tre partiti nonché verso altre associazioni politiche che intendano collaborare con ISP, riservando ad essi amplissima possibilità di esprimere candidati in tutte le competizioni elettorali;
– che resti la regola dell’unanimità dei tre soci;
– che il presidente del partito proponga nelle riunioni del consiglio direttivo di ISP le proposte elencate nella seconda premessa di questa mozione, che si intendono approvate, assieme alla mozione, dall’Assemblea di Riconquistare l’Italia.
Una risposta
[…] Qui il futuro di Italia Sovrana e Popolare secondo il Comitato Direttivo di Riconquistare l’Italia. […]