A proposito dell’appello al popolo lavoratore: pubbliche scuse e una richiesta
di Stefano D'Andrea
1. Qualche settimana fa ho diffuso, assieme a Moreno Pasquinelli, Leonardo Mazzei e Massimo De Santi un appello al “popolo lavoratore”. L’appello faceva seguito a una riuscita assemblea svolta a Chianciano, tenuta il 22 e 23 ottobre. L’assemblea è riuscita sia per la partecipazione sia per la soddisfazione di tutti i partecipanti. Personalmente, ho appreso molto e ho fatto importanti amicizie, per esempio con l’economista Alberto Bagnai, che successivamente ha deciso di scendere nelle catacombe di internet.
2. Il testo dell’appello al popolo lavoratore voleva dare un seguito all’assemblea e, nella mia ottica, cominciare a costruire rapporti, collegamenti e una struttura associativa, che tentasse di promuovere quello che, a mio avviso, è il destino che attende gli Italiani: una lunga lotta di liberazione dai poteri che ormai ci hanno ridotto in schiavitù. Il testo era frutto di una mediazione e conteneva scelte lessicali che non mi convincevano. In particolare l’accenno alla “sollevazione”, un concetto, per i più, di contenuto indeterminato e che non veniva specificato; l’appello al “popolo lavoratore”, anziché al popolo italiano tout court; e la oscura “moratoria sul pagamento dei debiti esteri”, che costituiva una soluzione di compromesso, la quale tradiva un disaccordo tra gli autori sulla questione della sostenibilità del debito pubblico. Complessivamente, tuttavia, l’appello mi soddisfaceva. Nella mia prospettiva, l’assemblea che doveva seguire l'appello lo avrebbe discusso e limato; e soprattutto avrebbe affrontato i temi estranei all’appello: strategia; tempistica; modalità di diffusione delle idee; organizzazione di assemblee; e altro.
3. Successivamente, sono emersi contrasti sempre maggiori tra me, da un lato, e gli altri tre promotori, dall’altro. Dopo un po’ di delusioni e mediazioni abbiamo convenuto che avevamo idee diverse e progetti diversi. Se io avessi frainteso Moreno Pasquinelli (quello dei tre con il quale in questi ultimi tempi ho avuto frequenti rapporti) o se sia stato Moreno a fraintendere me, non è importante, anche perché, forse, io e Moreno sul punto abbiamo idee diverse. Ed è possibile anche che non vi sia stato alcun fraintendimento, perché uno dei due ha mutato, in buona fede, progetto. Non è importante. La cosa certa è che non vi è accordo. Quando non riesco a portare a termine un obiettivo sono solito attribuire soltanto a me stesso la responsabilità. Eventuali errori o incoerenze che ravviso nel comportamento altrui non sono rilevanti.
4. A parte altri profili secondari, io volevo, fin da principio, una semplice associazione che tentasse di promuovere un movimento politico, e che, come tutte le associazioni, ammettesse la doppia tessera e tendesse ad diffondere e aggregare il consenso patriottico – ero per la pazienza, in considerazione di diverse circostanze che, a mio avviso, militano per questa scelta. Gli altri, desideravano dar vita immediatamente al movimento.
Io, pur non volendo rinunciare a esternare le idee socialiste dei promotori, promuovevo un progetto inclusivo e aspiravo ad attrarre il consenso di tutti coloro che avvertono il bisogno di una “economia sociale e popolare” e che siano consapevoli che non potremo mai recuperarla se non riconquistiamo la sovranità, abbandonando l’Unione europea. Gli altri perseguivano un progetto meno inclusivo, destinato esclusivamente a coloro che senz’altro si dichiarano socialisti o comunisti.
Io volevo rivolgermi ai cittadini e segnatamente a coloro che vivono, sono vissuti (pensionati) o aspirano a vivere soprattutto in base a redditi da lavoro, indifferentemente autonomo o subordinato. Gli altri pensavano ad un soggetto “a trazione proletaria”.
Io volevo iniziare quella che a mio avviso sarà, nella migliore delle ipotesi, una “lunga lotta di liberazione”. Gli altri operavano in vista della imminente (secondo il loro punto di vista) sollevazione.
Io, dopo la scrittura dell’appello, volevo convocare l’assemblea per la discussione. Gli altri volevano elaborare dapprima un documento programmatico e poi un più semplice documento politico nel quale inserire tutta una serie di precisazioni dalle quali sarebbero emersi il carattere spiccatamente socialista e la desiderata “trazione proletaria”.
5. Tra qualche giorno sarà pubblicato il documento politico scritto da Pasquinelli, Mazzei e De Santi. Io ovviamente, non sarò della partita.
Mi dispiace, perché avevo ottenuto il consenso di Costanzo Preve a spendere il suo nome. Avevo dialogato in rete con il poeta Ennio Abate, che condivideva le idee anche se credeva che il progetto non fosse fondato su solide basi (io lo avrei comunque invitato all’assemblea). Avevo avuto contatti con persone splendide, come, per recare un solo esempio, una gentile signora di Vittorio Veneto, di nome Francesca, che ha costituito una associazione composta da 250 iscritti e che ogni tredici del mese organizza una conferenza, alla quale partecipano, mediamente, 150-200 persone. Avevo ricevuto alcune lettere molto acute di persone con le quali avrei voluto collaborare e che avevano apprezzato l’articolo La seconda morte della patria. E avevo ricevuto email da frequentatori del sito Appello al Popolo, piene di fiducia e di desiderio di partecipare.
A tutte queste persone, nonché a tutte le altre, per poche che siano, che hanno inviato l’adesione all’“Appello al popolo lavoratore”, soltanto o principalmente o, comunque, anche in ragione del mio impegno e della mia partecipazione alla fase di promozione, chiedo scusa, per aver suscitato, a causa di avventatezza, una aspettativa che, per ora, è andata delusa.
6. Grande depressione economica; schiavitù del popolo, oppresso e vinto dai poteri globalisti (UE, NATO, OCSE), tutti adeguatamente rappresentati nel nuovo governo (assieme alla confindustria, a banchieri e ai rettori delle principali università private); e rischio di disgregazione dell’unità nazionale si stagliano all’orizzonte. Sono più che mai certo che, se mai usciremo dal baratro nel quale siamo caduti, lo faremo con una lunga lotta di liberazione nazionale, che deve essere il nostro destino. Il protagonista di questa lotta non sarà né l’ormai mitologico proletariato, né la classe lavoratrice in generale, ma tutto il popolo italiano, nelle sue parti migliori, quelle più capaci di fede, più preoccupate per i figli che vivranno sulla nostra terra, più capaci di avvertire la crisi antropologica e non sono economica che ci attanaglia.
7. Alle persone che ho deluso dico che, dopo un breve periodo di riposo, necessario per liquefare la mia delusione, continuerò ad impegnarmi nella direzione indicata in questa nota. E già in gennaio, nella assemblea di Alternativa, alla quale sono ancora iscritto, sosterrò un emendamento, che ho proposto nell’assemblea regionale del Lazio, e che recita: “Recesso dai trattati europei e pieno recupero della sovranità nella politica monetaria, doganale, commerciale, industriale e agricola. Conseguente pieno recupero del controllo sulla produzione e sulla distribuzione della ricchezza. Immediata introduzione di enormi vincoli alla libera circolazione dei capitali. Costituzione di una zona di libero scambio (non unione doganale) con Spagna, Portogallo e Grecia, appena questi stati saranno usciti dalla UE”. La speranza è che i sovranisti di Alternativa vincano e il laboratorio di Giulietto Chiesa si trasformi in ciò che forse non aspirava ad essere inizialmente: la prima piccola formazione patriottica italiana.
A coloro che volessero confermarmi l’amicizia e la stima, e segnalarmi la generica disponibilità per iniziative nelle quali mi troverò coinvolto (questa volta con molta maggiore avvedutezza!), chiedo di inviare una email al seguente indirizzo di posta elettronica appelloalpopolo@gmail.com, in modo che io possa contare su di loro.
Grazie a tutti coloro che avevano aderito all'appello e avevano deciso di partecipare all'assemblea.
Esiste ancora gente che pretende di creare movimenti di matrice comunista, socialista o fascista?? Come dice giustamente Andrea, qui è sotto attacco pluridecennale la nostra Nazione, il nostro Popolo, ed entità di questo genere non si possono semplicemente associare ad un qualsivoglia colore politico. E' qualcosa di superiore, di troppo più grande per poter essere contenuto in una mera ed effimera categorizzazione ideologica. Prendiamone coscienza una volta per tutte ed iniziamo a rimboccarci le maniche per salvare la Patria e non questa o quella ideologia politicante!! Per poter creare un vero movimento di liberazione nazionale, di ideologia patriottica, basterebbe una sola domanda da rivolgere agli uomini e alle donne che ne vogliano fare parte: qual è il fine ultimo e supremo delle tue idee? L'unica risposta accettabile è: la Nazione! Qualunque altra risposta del tipo: il comunismo, il proletariato, la Costituzone, o peggio, l'europa fascista dei popoli, il leninismo universale… non possono esere accettate! Esse dimostrano solo come eventuali tali persone siano fuori dal gioco e non abbiano affatto compreso su quali regole si basa la partita millenaria che si sta giocando in questi anni!
Io sono con te Andrea.
W l'Italia.
Pardòn, ovviamente intendevo riferirmi a Stefano ;)
Due parole sono doverose, quando ho ricevuto la email dell'appello inizialmente sono stata tentata di adervi, prima perchè leggo volentieri questo blog e poche volte non mi sono trovata d'accordo con la linea degli articoli, secondo perchè anch'io come molti cerco la via verso l'alternativa, ma subito dopo in me è sorto un attimo di esitazione e mi ero ripromessa di mettermi in attesa per capire come la cosa si sarebbe sviluppata e su quali basi, ahimè il mio sospetto che come al solito si sarebbe presa la via della costruzione di un "partito" con tanto di documenti ,punti,regole e la tanto amata gerachia dei ruoli non ci ha messo molto ad emergere da come leggo nel tuo articolo e da questo genere di movimenti o neopartiti resto lontana perchè troppo lontani dal mio sentire, concordo con la volontà di dare vita ad un movimento rivolto a tutti senza un linea ideologica ( destra e sinistra e quant'altro) ma con una linea rivolta hai bisogni reali di tutti, e in cui vi sia la possibilità di esprimere la propria idea e lavorare sulla sua possibile realizzazione.
Mio padre soleva dire "chi va al mulino enevitabilemente di farina si sporca continuare a rimanre legati e idee politiche ,pratiche politiche significa inevitabilemente prima o poi sporcarsi della stessa farina della casta e del potere già esistente, il nuovo è nuovo non può essere un riciclo del comunismo o del socialismo,sopratutto deve essere un modo diverso di fare politica, una politica con pochi delegati e questi con pochi poteri, perchè chi opera con il cuore e un forte senso di umanità per il bene sociale è al servizio della gente non il contrario e questo se lo deve ricordare.
A presto e ricevo volentieri notizie sulle tue prossime iniziative
@ Carola e tutti quelli che desiderano "dare vita ad un movimento senza linea ideologica (destra e sinistra e quant'altro)":
per caso c'è anche la precisa volontà di scavalcare altre ottuse e vetuste distinzioni come sfruttatori/sfruttati, speculazione/lavoro, padroni/operai etc?
Perchè la Storia ci ha consegnato la preziosa eredità di Hitler che con il suo Deutsche Arbeitsfront (DAF) si proponeva di "superare l'antagonismo tra datore di lavoro e operaio salariato".
Hitler stesso era socialista, ovvero nazionalsocialista, cioè nazista, insomma di sinistra e di estrema destra assieme, avendo capito da tempo che sfruttatori e sfruttati sono nella stessa barca. Proprio quello che dice Monti in questi giorni. E ci sono poche scialuppe di salvataggio.
Forse potremmo allora, per fare discorsi più moderni, parlare di chi controlla saldamente le poche scialuppe, di chi suona l'orchestra mentre il Titanic affonda e di chi ha pagato il biglietto per morire affogato nei gelidi mari pieni di iceberg.
Il tutto senza menzionare nè destra nè sinistra, che sono termini tanto anacronistici e demodé.
Poveri noi…..
Il fronte comune, concreto, vero, della maggioranza del popolo italiano è la Costituzione:la sua bandiera, la sua salvaguardia, la sua difesa, la sua applicazione integrale.
Parlare di proletariato, socialismo, ecc., oltre a rivelare una visione ancora una volta "ideologica" da rivedere da cima a fondo(da rivedere, non da trascurare), è un saltare fasi intermedie necessarie improragabili, prospettiva fumosa e incomprensibile alla stragrande maggioranza del popolo, compreso il "proletariato", che oggi include, una fascia sociale che va dalla disoccupazione, ecc. alla classe piccola e media, agli scontenti di tutte le categorie, una fascia amplissima.
Ciascuno si sceglie la propria mitologia fondativa: chi la razza, chi l'umanità, il comunismo, la costituzione e/o la voce di questo o quel dio. Scriveva Dostojevski, molto valorizzato in ambito culturale nazionalsocialista:
non esiste alcuna pena che affligga l’uomo divenuto libero in modo così continuo e straziante come quella di trovare al più presto qualcosa da adorare. Ma l’uomo vuole adorare ciò che sembra incontestabile, in modo che tutti si aggruppino nell’adorazione generale. Perché l’affanno di questa pietosa creatura non consiste nel trovare qualcosa che l’uno o l’altro possano idolatrare, ma qualcosa da credere e da idolatrare tutti assieme. Questo bisogno di unanimità nell’adorazione costituisce la croce d’ogni singolo individuo e di tutta l’umanità fin dall’alba dei tempi. Per realizzarla si sono passati a fil di spada uno coll’altro. Diedero vita agli dèi e poi si ingiunsero a vicenda: “abbandonate i vostri dèi, venite, adorate i nostri: se non lo farete sarete messi a morte, voi e i vostri dèi!” E così sarà sino alla fine del mondo, persino nel caso che gli dèi scompaiano: fa lo stesso, piegheranno il ginocchio dinanzi a degli idoli.
Almeno una cosa in comune sfruttati e sfruttatori di oggi ce l’hanno: sono un gregge di bambini viziati dal consumismo, disinteressati a formare ogni solido progetto di vita, a qualsiasi cosa che non prometta un godimento più o meno immediato, intenti solamente a mettersi soldi in tasca. Per questo i vostri appelli alla mobilitazione cadono nel vuoto. Il sistema è indistruttibile tramite un’atto di volizione per lo stesso motivo per cui sta andando in rovina motu proprio.
Speriamo almeno che la rovina degli sfruttati sia talmente apocalittica da trascinare nel baratro anche gli sfruttatori.
ciao Stefano… io ci sono! Francesca di Vittorio Veneto
Ringrazio Francesca, Nicola, Carola (oltre a Massimiliano, Matteo e Claudio, già rinraziati) e altri che mi hanno scritto o telefonato: Ines di Trieste, Lidia di Roma, Luciano di Bologna, Giuseppe di Taranto, Andrea, Giuliano di Tarquinia, Francesca di Vittorio Veneto, Marco di Reggio Emilia, Lorenzo di Roma,Stefania da Padova, Marco da Verona, il gruppo di Salviamo la democrazia, gli amici della Rivista Indipendenza, gli amici di Alternativa che condividono le mie idee (non sono pochi, anzi). Per ora direi di attendere l'assemblea di Alternativa.
A Lorenzo dico che non siamo qualsiasi cosa si pensi, in una fase prerivoluzionaria. L'azione è possibile: richiede pazienza (e non fretta o malattia di attivismo); passione e una sintesi estrema, che possa accordare molti di coloro (non tanti ma non pochissimi) che sono disposti a schierarsi. Come mi ha scritto Marco da Reggio Emilia, nella semplicità ci sono una estetica e una morale che vanno coltivate.
Aspettiamo, allora.