Perché l’area del dissenso è un disastro
di LORENZO D’ONOFRIO
Riconquistare l’Italia è un fenomeno che andrebbe studiato, analizzato, spiegato e magari replicato. In questi dieci anni abbiamo visto decine di esperienze fallire miseramente, per mancanza di metodo, pazienza, organizzazione.
Noi invece siamo andati avanti, con quell’umiltà di chi vuole costruire qualcosa di solido e non ha fretta di arrivare, di chi rifiuta la spasmodica ricerca della visibilità, caratteristiche che hanno sempre portato gli ingenui e i presuntuosi a definirci setta, solo perché siamo sempre stati convinti della strada e del metodo che da subito abbiamo scelto, sperimentato, applicato, imparando anno dopo anno tutto ciò che non sapevamo e che oggi costituisce un patrimonio di esperienza politica forse unico nel Paese.
La storia di questi dieci anni ci ha dato e continua a darci ragione, per quello che abbiamo costruito, per quello che siamo diventati individualmente e collettivamente, per i traguardi che abbiamo raggiunto, soprattutto se paragonati a quelli degli altri, più visibili, più “dotati”, più bravi nella comunicazione.
Quando siamo partiti, effettivamente, pensavamo che si potesse fare di più. Oggi, guardandoci intorno e indietro, siamo convinti di aver fatto molto di più del realisticamente possibile. L’area del dissenso, quella aggregatasi intorno al progetto ISP, è per me francamente un disastro di ingenuità e presunzione, il morbo del grillismo ha attaccato questo Paese già fiaccato dalla rivoluzione liberale ed è entrato in profondità in ognuno di noi.
Penso che sia assolutamente necessario un periodo di riposo, ma anche di pausa e di riflessione, per riorganizzare il percorso del prossimo quinquennio, per capire cosa realisticamente si può e si deve fare, ma sempre senza fretta e senza ricerca del successo individuale, perché se dovessimo rinunciare al nostro metodo, alla nostra organizzazione, a quello che ci ha consentito di esistere, saremmo esattamente come ciò che vogliamo rovesciare.
Il tempo c’è, c’è sempre stato, sempre ci sarà… il resto è sempre e solo una fottutissima questione di volontà… Ci libereremo!
MOZIONI ASSEMBLEA Sul sito www.riconquistarelitalia.it sono presenti le due mozioni del direttivo e le due mozioni presentate dai soci.
Questa piega che sta prendendo RI non la capisco. Al netto delle considerazioni sugli atteggiamenti dei nostri alleati ISP che sono più che condivisibili resta la domanda sul che fare in una situazione del genere. Se RI si prende la responsabilità di mandare a gambe all’aria ISP manda a gambe all’aria un’esperienza che, personalismi o meno, ha raccolto l’appoggio di qualche centinaio di migliaia di voti che, proprio perchè il morbo del grillismo ha già fiaccato il paese rappresentano un risultato notevole. Un progetto che non parla di casta, di spesa pubblica improduttiva, di corruzione, di evasione, di vita al di sopra delle proprie possibilità e che invece indica nella sovranità nazionale la radice a cui tornare per far rifiorire il nostro albero e che riesce ad andare oltrel’1% in un contesto culturale così devastato è già un successone. Rizzo e Toscano (ma mi pare più il primo sfruttando l’ingenuità e le difficoltà del secondo) tentano un’operazione verticistica per egemonizzare ISP? Dove sta il problema? Ce lo siamo sempre detti che in un’alleanza del genere questi giochi sono fisiologici. Dovere di RI è quello di giocarsela dentro ISP per tutelare l’interesse di chi ha creduto in noi votandoci. Stessa cosa dicasi per certe candidature improbabili che pochissimo o niente hanno portato in termini di voti. Possiamo invece fare gli offesi e come i bambini che si sentono esclusi dalla partita, prendere il pallone e tornarcene a casa con il broncio. Ma non è una scelta da persone (e da forze politiche) mature. È una scelta invece che darà ancora più vigore alla deriva astensionista in atto del paese che fa tanto comodo alle elite liberali. Come sempre, il bene è il primo nemico del meglio.
Non è questione di fare gli offesi perché si è esclusi. è una questione di metodo. La battaglia da combattere è dura, se il mio alleato vuole cambiare le regole che lui stesso ha firmato dopo soli due mesi perché deve capitalizzare il bacino di voti ISP altrimenti è politicamente morto (perché nel frattempo il suo personale partito è collassato sotto i suoi colpi di mano) capisci bene che io le spalle da uno così non me le faccio guardare. Che facesse autocritica e migliorasse, poi se ne riparla. Tanto chi non capisce la portata storica (e quindi i tempi storici) di questa battaglia non serve ai fini della lotta: chi vuole tutto e subito, anche a costo di sacrificare la qualità, è parte del problema, è specchio di un mondo di consumatori, ovvero l’opposto di un rivoluzionario.
Un pagliaccio.