Ideologia e funzione del fantasma in “Solaris”
di JACOPO D’ALESSIO (FSI Verbania)
Sostiene Slavoj Zizek (1) che in Solaris (1972), di Andrej Tarkovskij, si oggettivi la mitologia più infima del genere maschile, per cui la donna non costituirebbe mai un’entità autonoma e a sé stante quanto piuttosto il frutto di una fantasia degli uomini.
1. La tesi femminista: l’inconscio come causa scatenante dell’intreccio
Kris Kelvin (Donatas Banionis) è lo psicologo che si trova a bordo di una stazione spaziale russa dove alcuni scienziati stanno compiendo da anni ricerche su Solaris, l’oceano intelligente che circonda il pianeta di un sistema stellare sconosciuto. Una volta giunto a bordo, Solaris penetra l’inconscio di Kris, trasformando il senso di colpa che prova per la morte della sua ex moglie, Hara (Natal’ka Bondarcuk), nelle sembianze di una persona reale. Difatti, nell’orbita di Solaris, ricordi, paure, traumi, e desideri degli esseri umani, si incarnano in corpi senzienti.
Dieci anni prima Kris aveva abbandonato Hara la quale, non riuscendo a sopportare il dolore, si era suicidata. Tuttavia, continua Zizek, mentre è facile sbarazzarsi di individui reali (abbandonandoli, ad esempio, o perfino uccidendoli) diventa quasi impossibile, viceversa, rimuovere i nostri complessi radicati nel profondo, ancora meno se questi nel frattempo abbiano assunto la forma di presenze spettrali che tornano a interagire direttamente con la nostra persona. Ora, la tragedia di Hara consiste nel fatto che, avendo assunto le fattezze di un “fantasma perverso” maschile, le manchi una coscienza propria, in quanto i suoi pensieri, così come i suoi ricordi, sono soltanto quelli che le sta attribuendo in quel momento Kris. In altre parole, Hara conosce solo ciò che pensa e si ricorda Kris su di lei.
La donna, appunto, si riduce all’oggetto proiettivo dell’ex partner, al punto che sarà lei stessa, infine, a togliersi di nuovo la vita, nella misura in cui non sarà mai capace di realizzare proprie azioni ma si limiterà a soddisfare il desiderio recondito del marito. Quest’ultimo in realtà non prova più amore per lei quanto piuttosto un doloroso senso di colpa proveniente dal suo desiderio di sbarazzarsene nel passato che continua però a manifestarsi ancora nel presente nonostante il rimorso di averle procurato la morte. Solo se si è in grado di comprendere questa verità scabrosa, per cui in un’unica coscienza riescono a coesistere insieme nostalgia per una persona scomparsa e contemporaneamente desiderio di rinnegarla, è possibile spiegare l’incoerenza dei comportamenti del protagonista che se, da una parte, continua ad evocare il fantasma della consorte, dall’altra lo mostrano impegnato nella sua eliminazione fisica.
Specialmente nella scena finale, quando sembrava che l’uomo ad un certo punto si fosse convinto a rimanere a vivere per sempre su Solaris, l’unico luogo dell’universo dove Hara potrebbe continuare ad esistere, l’orizzonte d’attesa dello spettatore viene invece deluso per l’ultima volta. Difatti, la riconciliazione dell’Io del personaggio con il proprio inconscio non avverrà nella volontà di restare accanto alla donna ma nel desiderio di essere riconosciuto dal desiderio del padre rimasto sulla Terra. Per questo motivo il film si conclude qunado Kris viene abbracciato dal padre di fronte la casa natale in Romania, che il pianeta cosciente ha materializzato su una delle sue “isole” quando sono emerse dalla propria nebulosa (2).
2. Il fantasma come motore del politico
A mio avviso, un’altra interpretazione del film, derivante da quest’ultima, è la denuncia del materialismo storico, l’ideologia che stava alla base dell’ortodossia marxista, accolta dalle élite sovietiche fin dai tempi dello stalinismo, e che nel film viene destrutturata quando le manifestazioni dell’inconscio prendono appunto il sopravvento sulla trama reale degli avvenimenti. Difatti, tanto Hara, quanto il padre di Kris, non appaiono solo come mere manifestazioni simboliche che rimandano ai ricordi di persone assenti ma spingono il protagonista a prendere delle scelte reali. Emerge insomma l’idea del fantasma lacaniano (3) che spiega come gli eventi non siano soltanto decifrabili in base ad una via empirica quanto piuttosto il risultato di un desiderio che perviene al soggetto dalle proprie fantasie qui metaforicamente personificate. Addirittura, la fantasia appare più concreta delle stesse azioni, così che, mentre le persone, rimanendo esterne al nostro Io, possono essere facilmente rinnegate attraverso decisioni razionali, il loro fantasma, al contrario, rimane saldamente radicato nell’inconscio che si trova nel profondo di quell’Io. Pertanto, il paradosso della rappresentazione di Solaris consiste nel fatto che l’immaginario sia più reale della materia di fronte agli occhi dei personaggi.
Se, dunque, dalla perversione maschile estrapoliamo la funzione del fantasma che è in grado di scatenare l’intreccio narrativo, non stupisce come, sulla prospettiva di Solaris, anche le grandi vicende umane possano essere fatte oggetto di una revisione storica svincolata ora da nessi logico-casuali. Di conseguenza, il passaggio da un dramma psicologico e personale a quello della crisi ideologica dell’URSS diventa più concreto, e potenzialmente pericoloso, nella misura in cui anche la stessa Rivoluzione d’Ottobre, fondamento del socialismo, rischiava di essere messa in discussione riguardo la narrazione di una sua presunta necessità oggettiva. In realtà è solo con Stalin che la lettura di questo evento a lui antecedente si ipostatizza definitivamente su una linea scientista, tale da escludere qualsiasi altra interpretazione nel presente. Tuttavia, con Solaris si insinua il dubbio che non fosse stata la mera concatenazione degli eventi, né la configurazione dei fattori materiali, ad investire i bolscevichi di una predestinazione finalistica (vista anche l’arretratezza dell’economia russa all’inizio del XX secolo), quanto piuttosto il loro desiderio soggettivo di cambiare la storia (4). Ragione per cui, secondo il filosofo Gyroghy Luckàcs, ad esempio, Lenin riuscì a muoversi verso la prassi non a causa ma in contrasto alle condizioni esterne (5).
3. Rovesciamento della science-fiction
In altre parole, non si vuole affermare che Tarkoskij si pose come un avversario del socialismo reale cui apparteneva, ma certamente ne fu un suo eminente critico. Per questo motivo Solaris è un film di fantascienza che produce contemporaneamente un corto-circuito di genere per il fatto che mina sistematicamente la fiducia feticista della classe dirigente russa nella tecnologia che veniva invece generalmente considerata cardine del progresso e valore fondante da perseguire per vincere la Guerra Fredda. Di contro, nel film la tecnica rimane solo superficiale ed accessoria rispetto alle dinamiche psicologiche dei personaggi, oltre che strumento incapace di offrire alcuna soluzione ai loro drammi interiori. Tuttavia la sicence-fiction permette a Tarkovskij di auto-camuffarsi per attraversare indisturbato la censura del suo paese la cui nomenclatura politica non avrebbe mai accettato una così forte presa di distanza dal proprio orizzonte ideologico. Anzi, molto probabilmente, la difficoltà di comprensione del testo, non solo da parte del grande pubblico ma degli stessi dirigenti russi, sommata all’impulso nazionalista a favore della corsa agli armamenti e la conquista dello spazio contro il concorrente americano, fece sì che l’URSS accolse di buon grado l’idea che un proprio regista potesse competere sul piano propagandistico internazionale con l’allora capolavoro di Stanley Kubrick, 2001 – Odissea nello spazio (1969) (6).
Conclusione
Se le cose stanno in questo modo, Solaris ci permette di relativizzare i dogmi del materialismo spostando invece l’attenzione sul legame tra le azioni umane e le visioni del mondo che servono a produrre e trasformare la storia. Così che là dove la prassi politica si presenta soltanto nella sua sfera positiva, dalla quale viene rimossa l’elaborazione ideale e inconscia, diventa solo apparentemente più concreta, mentre in verità finisce per limitarsi a descrivere una somma meccanica di meri fatti disconnessi tra loro.
Note
(1) Slavoj Zizek, Solaris https://www.youtube.com/watch?v=jmLnpcUU6yw , in Guida perversa al cinema, 2012.
(2) La difficoltà di riallacciare le fila tra la psicologia di Kris e la trama generale di fronte a questo colpo di scena finale scaturisce anche dal fatto che la versione italiana del film uscì al Festival di Cannes con il taglio dei primi 40 minuti. In questa prima parte si riusciva a cogliere infatti il personaggio mentre fa visita ai suoi genitori nella casa in campagna, prima della sua partenza per raggiungere Solaris, dove si può osservare anche il suo legame con il padre.
(3) Jacques Lacan, Seminario VI – Il desiderio e la sua interpretazione (1958-1959), Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2016.
(4) Sul contrasto tra determinismo storico e soggettività politica (intesa come organizzazione del partito e quindi della classe dirigente) nel pensiero di Lenin, vedi Vladimir Ilic Lenin, Che fare? problemi scottanti del nostro movimento, Editori Riuniti, Roma, 2019. Pongono l’accento sull’intervento esogeno del partito, fuori della storia e dei processi economici oggettivi, sia Gyorghy Luckàcs, in Lenin – Unità e coerenza del suo pensiero, Edizioni PGreco, Roma, 2017, sia Costanzo Preve, in Marx inattuale. Eredità e prospettiva, Bollati Boringhieri, Torino, 2004. Mentre, sull’idea secondo cui Lenin, sul piano inconscio, avrebbe eredeitato l’idealismo tedesco in contrapposizione con la sua impostazione filosofica manifesta che era a favore, viceversa, di una teoria scientifica neo-kantiana propria del ‘rispecchiamento’, vedi sempre Costanzo Preve: “Lenin è il grande combattente contro il fatalismo deterministico. Cioè, Lenin ha chiaro, nonostante le sue contraddizioni filosofiche lancinanti, che senza un intervento soggettivo, organizzato, umano, è impossibile modificare le cose“, cit. in Costanzo Preve, elogio di Lenin, intervista di Diego Fusaro, Torino, 04.02. 2011, https://www.youtube.com/watch?v=99BmlLUobYo
(5) Ibidem.
(6) “Film etichettato in Italia come opera di fantascienza con lo slogan: La risposta sovietica a 2001:odissea nello spazio di Kubrick, in https://www.mymovies.it/film/1971/solaris/pubblico/?id=691335
Salve, vorrei lasciare alcune considerazioni.
La moglie di Kelvin si chiama Hari e non Hara. Nel romanzo di Lem è scritto “Harey”, ma in russo è diventato “Хари” e dunque si traslittera come “Hari”. Dovrebbe essere il nome sanscrito del dio sole che poi è divenuto una denominazine per l’avatara di Dio.
L’intero film è racchiuso nella cornice della parabola evangelica del figliuol prodigo. Lo rende chiaro l’immagine finale riferita a Rembrandt.
Hari non è un fantasma ma una persona a tutti gli effetti. E’ il frutto di una risurrezione nei “limiti della sola ragione” che viene accanitamente rifiutata (il disprezzo di Sartorius verso il nome di Kant). Diviene autonoma e con il suo sacrificio salva Kris proprio dalla malattia che consegue al rifiuto.
La madre di Kris nel romanzo è assente. Nel film scompare dopo aver lavato Kris e senza il ricorso all’annichilatore. Inoltre non sembra affatto la donna che Hari “ricorda” che l’abbia cacciata via, perché non viene riconosciuta e non viene detto perché l’abbia cacciata.
Il film gioca proprio sul doppio senso (l’immagine in abiti tradizionali di madre e moglie) ovvero sulla voluta ambiguità tra l’offerta ideologica di un complesso edipico e la denuncia di una specifica determinazione sociale al rifiuto dello spirito, ovvero il divenire di Kelvin un burocrate della psiche asservito alle scienze esatte.
E’ importante anche che nel film la bambina di Tarkovskij abbia sostituito la “negra” discinta e dipendente di Lem. Anche in questo caso il fantasma non è un fantasma. La bambina è sacralmente libera dopo il suicidio di Gibarian come Kelvin sarà (finalmente) libero dopo il sacrificio di Hari.
Grazie e buon lavoro
Salve Dario,
Grazie per il commento.
Dunque, sul nome, io non conosco il russo. Perciò mi sono basato sulla trascrizione che ho trovato pubblicata in vari siti sul film.
Sulla questione della madre io ho usato il termine “casa natale” e “casa in campagna della famiglia” , senza nominare la madre, ma appunto ponendo attenzione sulla relazione col padre.
Sull’interpretazione religiosa non dico nulla. Non si tratta di avere in mano l’interpretazione assoluta ma un’interpretazione possibile , comunque legata al testo.
Inoltre, la prima parte dell’interpretazione del mio articolo è solamente una sintesi dell’interpretazione di Zizek.
L’idea del “fantasma” è sua, non mia, in quanto la sua tesi si basa, appunto, su un’impostazione psicanalitica lacaniana.
È la seconda parte dove provo ad aggiungere un’interpretazione seconda che diventa possibile perché prende spunto dalla prima di Zizek e , non è detto, che vada necessariamente in contrasto con la tua. Sulla molteplicità delle interpretazioni (sempre che ne rispettino il testo) puoi vedere ad esempio Gadamer e Benjamin.
Arrivederci
Salve Jacopo,
ti ringrazio della risposta. Mi sembra che il prosieguo del tuo articolo poni il problema di quanto la scienza possa essere intesa dogmaticamente e fondamentalmente i nostri pareri non sono dissimili.
I miei accenni sul film vorrebbero provare a esemplificare come sia difficile trattare di un’opera come Solaris cercando di utilizzare categorie che gli sarebbero proprie. Non pretendo di conoscerle con esattezza e nemmeno di non mescolarle con le mie; ma il punto è che a me sembra che la lettura di Zizek, almeno per come viene presentata, non corrisponda al testo perché non ne recepisce l’out-out in senso redentivo.
Sulle tue considerazioni sono d’accordo nel senso che, più che un fantasma, l’ideologia sia il pensiero del divenire concreto. Se Lenin avesse creduto nel fantasma del suo fratello maggiore lo storia sarebbe stata un’altra. Dopo che Aleksandr morì impiccato, Vladimir abbandonò il suo progetto di diventare un avvocato per i poveri e divenne Lenin.
Poi, morto Lenin, il leninismo venne ipostatizzato ma resta interessante come sia stato recepito e vissuto, soprattutto le conseguenze attuali per i cinesi che abbisognavano a quanto pare di categorie storiche per orientarsi nella contemporaneità.
Mi piace il progetto del FSI. Sinceramente non trovo altro di sensato. Apprezzo alcuni autori che lasciano qualcosa nella Rete di descrittivo circa i problemi esistenti. Però occorrono partiti e il concetto di selezione che è stato espresso dal FSI è essenziale. L’equilibrio fra disciplina e anti-settarismo direi che può funzionare bene dato che il recesso dall’UE permette aggregazione e autocontrollo.
Non capisco però come ci si possa collocare rispetto a quello che c’è intorno all’Unione Europea. Magari leggero in futuro qualcosa che pubblicherete sull’argomento.
Grazie ancora e arrivederci
grazie a te per le riflessioni
alla prossima
Jacopo