Oltre il marketing della politica
SE IL NEMICO VESTE I PANNI DELL’AMICO
Il problema di Teresa Bellanova non è il titolo di studio. Non è, ovviamente, neanche il suo aspetto. Il problema è che si tratta di una sindacalista, l’ennesima, che ha lavorato violentemente contro coloro che avrebbe dovuto proteggere: i lavoratori.
La Bellanova è stata un’accanita sostenitrice del Jobs Act e dell’abolizione dell’Articolo 18. Cioè di uno dei cardini dello Statuto dei lavoratori. Sosteneva, addirittura, che «col Jobs act i diritti vengono estesi a chi ne era privo»*.
Non solo.
La Bellanova è stata anche con Calenda al tavolo che ha portato a uno dei licenziamenti collettivi più gravi degli ultimi anni. Quello Almaviva. 1.666 lavoratori licenziati. In quell’occasione portò avanti una vera e propria strategia di terrorismo verso i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali.
Strategia che le valse una denuncia per tentata estorsione**.
[* https://www.adnkronos.com/…/bellanova-con-jobs-act-diritti-…
** https://ilmanifesto.it/almaviva-denuncia-per-estorsione/]
GILBERTO TROMBETTA (FSI Roma)
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SIAMO VITTIME DEL MARKETING
Se ci siamo scoperti ad esprimere opinioni su un Ministro che erano giudizi su abiti, aspetto fisico e titolo di studio, senza pensare al suo percorso politico e sindacale, dobbiamo assolutamente ammettere che siamo vittime del marketing politico e veniamo governati da questo strumento, che indirizza le nostre analisi e assicura al Potere le nostre stupide prese di posizione.
Questo sistema di governo delle masse, ci ha fatto trasformare alcuni aspetti ricreativi della vita, come il gossip o il tifo, in elementi basilari dell’analisi politica.
L’essere politico dell’uomo si manifesta perché si comprendono le esigenze e i bisogni del proprio gruppo e si vogliono difendere tutelare e realizzare il più possibile all’interno di un sistema che rappresenta bisogni ed esigenze e anche desideri opposti (altri gruppi)o addirittura avversi (paesi stranieri).
Dopo sprecata un estate tra tifo e gossip, che ha visto protagonisti molti chiacchieratori, che nella vita fanno i professionisti, i commercianti dell’economia interna, i lavoratori precari e no, gli studenti, è ora di renderci conto che tutto questo teatro genera un insieme di provvedimenti contro il nostro patrimonio, contro il nostro stipendio, contro la nostra salute e contro la nostra felicità.
La partecipazione alla vita sociale economica e politica non può essere delegata alla comunicazione digitale o televisiva. I partiti che vi hanno deluso, erano e sono partiti dalla comunicazione, operano tramite la ricerca del nostro desiderio per rappresentarlo, ponendo come obbiettivo politico gli istinti sociali delle masse, che nulla hanno a che vedere con l’interesse di uno Stato, unico soggetto capace di tutelare i nostri.
Abbandoniamo l’incubo comunicativo e cerchiamo di militare in partiti che hanno una linea e non una piattaforma, che hanno un Presidente e non un attore presidente, che vogliono l’indipendenza dell’Italia e non l’integrazione delle aree regionali italiane nel sistema bancario europeo.
Scegliere il sovranismo costituzionale, aldilà della nostra visione della gestione dello Stato che regge la Repubblica Italiana, è veramente l’unica cosa sensata.
Per ritornare al lavoro vero e per ritornare ad essere padroni a casa nostra è ormai chiaro che serve riconquistare la sovranità democratica, e per farlo bisogna accettare di partecipare attivamente non per rappresentare desideri ma per costruire un paese fondato su un indirizzo costituzionale perfetto, che già ci fu dato il 1 Gennaio del 1948.
PASQUALE LAURENDA (FSI Reggio Calabria)
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