Appunti su crisi ucraina e propaganda mediatica italiana (1a parte)
di ALBERTO SAGGIO
Qualche mese fa mi è capitato di leggere un libro scritto da un cavaliere templare per narrare le sue vicissitudini durante la settima crociata di re Luigi IX. Finito questo libro e dopo aver contestualizzato meglio il relativo periodo storico grazie a diversi articoli, mi trovai a riflettere su come oggi possa risultare paradossale condurre una guerra spietata in nome di una fede religiosa che esplicitamente incoraggia l’essere umano ad essere misericordioso e ad elevarsi spiritualmente.
In questi mesi la crisi ucraina mi ha portato a malincuore a seguire un filo di pensieri per certi versi analogo ma, purtroppo, così drammaticamente slegato da quel senso di distacco emotivo che ci aiuta a concepire angherie lontane dai nostri tempi. Mi sono dunque stupito nel ritrovare un simile senso di paradosso e forte contraddizione sia nelle politiche che nella narrazione recente; che senso può avere, infatti, seminare in nome della pace tanto odio, discriminazione, risentimento e fobia, ovvero valori non solo antitetici al concetto di pace stessa, ma anche storicamente fondanti nella genesi di guerre lunghe e sanguinose?
Come mai questo stesso approccio non ci ha accompagnato quando abbiamo portato guerra e bombardamenti in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Libia mietendo un numero di vittime altissimo e distruggendo infrastrutture, scuole, ospedali ed abitazioni insieme a tutto il resto? In queste settimane ho visto Stati inviare armi e mezzi pesanti che verranno usati per disseminare morte, ho visto esponenti politici condannare la pluralità d’informazione in favore di una narrazione propagandistica unica ed ho visto un Ministro degli Esteri paragonare la prima carica di uno degli Stati militarmente più forti al mondo ad un animale.
Ho visto organizzazioni sportive escludere atleti, rettori universitari sospendere studenti, teatri sospendere direttori d’orchestra; tutto per colpa della loro nazionalità. Ho visto giornalisti rivolgersi verso un’intera popolazione ed il loro Presidente eletto con espressioni e toni dispregiativi e discriminatori tipici dell’Italia delle leggi razziali. Ho visto dissacrare con falsità e comode inesattezze la memoria storica di una popolazione che ha perso 25 milioni di persone nella lotta al nazismo, ha liberato i prigionieri di Auschwitz (con buona pace della fallace narrazione hollywoodiana di Benigni secondo la quale fu opera americana) e senza la quale, probabilmente, l’unico motivo per cui non saremmo sotto dittatura tedesca in Europa sarebbe la mancata dissoluzione del grande impero napoleonico.
Sotto la forte convinzione che solo tramite il corretto uso della diplomazia sia possibile ipotizzare l’interruzione di un guerra e la sottoscrizione di un trattato di pace, mi sono avventurato nella ricerca di libri, documenti e reperti visivi in grado di aiutarmi a comprendere la genesi di questo conflitto. Questa genesi, non si può, infatti, cercare in una visione unipolare del mondo, ma va trovata usando due degli strumenti basilari della diplomazia: l’empatia e la comprensione degli interessi altrui. Per quanto siamo ormai abituati alla visione hollywoodiana di un mondo diviso tra pazzi ed eroi (stranamente coincidente con la narrazione mediatica nostrana del conflitto e di ogni altra questione su cui si debba evitare il dibattito), bisogna innanzitutto capire come i conflitti nascono essenzialmente da una divergenza di interessi e quindi di obiettivi tra due attori; pensare di agire diplomaticamente senza provare a capire entrambe le fazioni (peggio ancora intromettendosi con armi, discriminazioni ed odio) vuol dire semplicemente non voler realmente intervenire.
Seguono così i miei appunti, frutto di un mero esercizio d’archivio volto a confutare i cardini di una narrazione mediatica paradossale, contraddittoria e raramente basata su fatti comprovati. Spero che rimetterli in ordine e condividerli possa essere utile ad altri per farsi una propria idea sia sugli accadimenti, sia, soprattutto, su cosa si possa realmente fare per fermare il conflitto.
Sull’espansione della NATO
La NATO nasce a seguito delle guerre mondiali principalmente come alleanza atlantica in grado di contrapporsi alla superpotenza russa nel Vecchio continente. Sebbene sorga come discorso prettamente militare, la questione è implicitamente anche ideologica. USA e Russia rappresentano i due modelli macroeconomici antagonisti del tempo (escludiamo per semplificare la Gran Bretagna perché ormai in declino), ognuno con il desiderio di assoggettare più paesi possibili sotto la propria influenza. Come va a finire lo sappiamo; gli USA che con le guerre mondiali ha avuto un grandissimo boost economico senza subire danni nel proprio territorio, finanziano (con ulteriore boom produttivo), tramite il piano Marshall, la ricostruzione di un’Europa lacerata produttivamente (e mentalmente) dai conflitti.
Ovviamente, la stessa Russia, inizia un percorso di ricostruzione dopo aver perso 25 milioni di persone per fermare i nazisti. Ha inizio così la Guerra Fredda con le sue due sfere di influenza ed una battaglia ideologica tra capitalismo e socialismo sovietico che finisce con la caduta del muro di Berlino prima, e quella dell’URSS poi. Negli ultimi anni della Guerra fredda, l’equilibrio mondiale viene scosso dai dibattimenti sulla possibile unificazione tedesca, con una scettica Russia che vuole rassicurazioni cercando di ottenere la neutralità della Germania unificata o quanto meno garanzie sul contenimento ed obiettivi della NATO.
Almeno quest’ultima parte, che diverge dalla consueta propaganda nostrana, merita di essere verificata su documenti ufficiali. Fortunatamente, i ricercatori del National Security Archive ci forniscono in formato digitale i documenti governativi desecretati al seguente link insieme ad una loro analisi scritta. Seguono piccoli estratti per i più appassionati (li ho colorati per poterli saltare rapidamente). Metto solo delle parti che mi hanno colpito, mentre alcuni documenti andrebbero messi interamente (e.g., Gorbachev-Kohl); ad ogni modo, trovate tutto il resoconto dei ricercatori direttamente qui.
18 Maggio 1990 – Record of conversation between Mikhail Gorbachev and James Baker in Moscow. Pag. 5
Gorbachev: “What is my point? Once again I will be frank. If a united Germany enters NATO, it will create a serious shift in the correlation of forces, the entire strategic balance. We will be faced with the question of what our next step should be. You are a logical thinker, so you understand this. Evidently we would have to halt all discussions in the sphere of disarmament; we would have to analyze what changes to make in our doctrine and positions at the Vienna negotiations, to our plans for reduction of military forces. The question arises why we are doing all of this. And it is a very serious question.We would like to count on a serious approach from your side. And when we see signs that you are playing a game, we grow worried. Is it necessary? Can we allow our relationship to turn into a petty intrigue? The Soviet Union is undergoing major changes; we are going through a renewal, which is an inevitably difficult process. We see that sometimes you are tempted to take advantage of the situation. I think doing that would be a very big mistake.”
18 Maggio 1990 – Record of conversation between Mikhail Gorbachev and James Baker in Moscow. Pag. 20
Baker: “You say: if the U.S. trusts Germany, why include it in NATO? My reply: if you trust the Germans, then why not give them an opportunity to make their own choice? We are not forcing them to join NATO. The reason we want unified Germany to be a NATO member is not because we are afraid of the Soviet Union, but because we believe that unless Germany is solidly rooted in European institutions, conditions could arise to repeat the past.You’ve studied history as I have, you remember the League of Nations. It’s nice to talk about pan-European security structures, the role of the CSCE. It is a wonderful dream, but just a dream. In the meantime, NATO already exists and participation in NATO will mean that Germany will continue to rely on this alliance to ensure its security.”
Gorbachev: “And yet, what is the purpose of NATO? It was created for a different time, what is its purpose now?”
Baker: “If Germany is not firmly rooted in the existing security structure, there will be an entity in the heart of Europe that will be concerned with ensuring its security by other means. It will want nuclear security, whereas now, this security is provided by the U.S. nuclear umbrella. If Germany remains in NATO, it will have a much easier time renouncing its nuclear, biological, or chemical potential.”
18 Maggio 1990 – Record of conversation between Mikhail Gorbachev and James Baker in Moscow. Pag. 25
Baker: “So you are talking about a neutral Germany?”
Gorbachev: “I don’t know. Maybe non-aligned. Maybe some special status. For example, France has a special status. To conclude this part of the conversation, I would like to suggest: let us thoroughly think about this one more time. We will think, and you should think. Let us continue this conversation in Washington. And if none of my arguments convince you, then I’ll suggest to the President and announce publicly that we want to join NATO too. After all, you say that NATO is not directed against us, that it is just a security structure that is adapting to the new reality. So we will propose to join NATO.”
Questi ultimi due estratti, ovviamente, esplorano una concezione diversa della NATO; non è più vista come alleanza per opporsi ad attacchi esterni, ma come deterrente per evitare che i singoli paesi Europei si armino, in particolare i Tedeschi. D’altronde, a che serve avere una bomba nucleare ed un esercito se da bravi Europei seguiamo il volere degli USA pagando pure per le spese militari esternalizzate? Quello che sta succedendo in Ucraina (ma che è già successo in Serbia, Libia, Afghanistan, Iraq e Siria), a mio modesto parere, rispecchia proprio questa visione, scopo e forma di controllo della NATO e da sempre riflette gli interessi individuali USA.
Allo stesso tempo, la direzione di Gorbachev diventa molto schietta (e ribadita pure a pag.30): se la NATO non è pensata contro la Russia, allora fatela entrare dentro, in modo che l’Europa non sarà solo a guida USA, ma sarà un punto di confronto tra tutti noi per mantenere stabilità in Europa. Lo stesso Putin ha confessato a febbraio di aver richiesto personalmente l’ingresso nella NATO.
25 Maggio 1990 – Record of conversation between Mikhail Gorbachev and Francois Mitterrand (excerpts). Pag. 3
Gorbachev: “The Americans prefer Kohl’s position. They believe it is the way to preserve NATO and their influence in NATO. Previously, the U.S. needed NATO in its military aspect, as a counterweight to Soviet military power. Now it turns out NATO will keep unified Germany in some kind of reliable framework.Quite possibly, this American approach aims to perpetuate NATO.The Americans’ persistence in defending the idea of NATO’s necessity and usefulness makes me wonder: are the Americans thinking to use NATO to create some sort of mechanism, an institution, a kind of directory for managing world affairs? But this would be contrary to the positive tendencies of European development, of which the USSR and France were originators. The problem is how to combine all these things. I would keep on the agenda the question whether the Four still have some rights.”
Mitterrand: “Kohl, with the support of the United States, intends to complete German unification by the end of this year. This is a real problem.”
31 Maggio 1990 – Record of conversation between Mikhail Gorbachev and George Bush. White House, Washington D.C. Pag. 4
Gorbachev: “I also see your efforts to change NATO functions, to try to invite new members into this organization. If the course aimed at the transformation of the union, at its political diffusion into the all-European process is serious, then, naturally, it is a completely different business. But then the question arises about transforming NATO into a genuinely open organization, the door to which could not be closed to any state whatsoever. Then, probably, we could also think about becoming a member of NATO.”
…
Gorbachev: “A natural question arises: if NATO does not plan to fight with us, then with whom? Not with Germany?”
Bush: “I already said –with instability.”
Gorbachev: “Do you really think that the more weapons [you have] the more robust stability would be? It seems to me that the past decades should have convinced you that confrontation and arms race puts heavy burden on the shoulders of peoples.”
31 Maggio 1990 – Record of conversation between Mikhail Gorbachev and George Bush. White House, Washington D.C. Pag. 7
Gorbachev: “Today it might sound as a surprise, but we are entering an absolutely new period of European politics. Besides, World War Two had already witnessed the birth of a very unusual coalition united by a common noble goal. Is it that we are more stupid than Stalin and Roosevelt?”
Bush: “We need to learn from their mistakes too.”
Gorbachev: “So let us create a new free coalition, change doctrines and institutes, establish the primacy of politics over military structures.”
Baker: “How do you see the coexistence of the new NATO and the new Warsaw Pact in practical terms?”
Gorbachev: “First of all—a concrete agreement between the blocs, which would give rise to multiple exchanges, creation of joint organs for strengthening trust, preventing crisis situations. These processes would provide a good encouragement for the Vienna agreements as well, serve as political insurance for them.”
Dopo tutta questa mole di documenti, possiamo dire con serenità intellettuale che l’intesa trovata con molta fatica e concessioni di Gorbachev per garantire l’equilibrio in Europa ed una pace duratura fosse quella di contenere la NATO entro i confini tedeschi ed aprirla a possibili accordi con la Russia. Gli stessi report NATO spiegano come espandere la NATO a ridosso dei confini sovietici porterebbe solo ad un nuovo inasprimento dei rapporti e rischi per tutti.
Bene, quindi, cosa è successo dopo? Controlliamo tramite un comodo tweet del governo cinese (facilmente verificabile essendo semplicemente una mappa dei paesi che aderiscono alla NATO):
Serve veramente aggiungere altro sulla questione dell’espansione della NATO e su quanto metta a rischio gli equilibri mondiali avendo portato basi militari sempre più a EST? Non penso, ma per sicurezza, aggiungiamo carne sul fuoco! Un interessante articolo del “Guardian” entra nel dettaglio (con fonti incluse, cosa rara per i media nostrani) su come in molti avessero previsto già dal 1994 che l’espansione della NATO avrebbe portato ad una guerra. Uno degli estratti più interessanti dell’articolo è rappresentato dalle dichiarazioni di Robert Gates (allora vice consigliere per la sicurezza nazionale USA, poi diventato direttore della CIA e dopo ancora segretario della difesa nazionale… insomma, non uno “de passaggio”) che spiegò come i Sovietici “siano stati portati a credere” che la NATO non si sarebbe espansa ad EST (suona nuovo?).
Verificate da soli nella trascrizione ufficiale del suo discorso andando qui e cercando le parole “were led to believe”; le troverete verso la fine della pagina con altre parti interessanti del discorso.
[continua]
Una risposta
[…] Qui la prima parte dell’articolo […]