Erdogan annuncia nuove scoperte. Ma il suo piano è rendere la Turchia l’hub del gas
di INSIDEOVER (Lorenzo Vita)
Il gas è uno dei pilastri dell’agenda del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Lo è sul fronte cipriota, con lo scontro tra Ankara e Nicosia per i giacimenti che, secondo il governo turco, dovrebbero essere sfruttati anche dal suo protettorato nel nord. Lo è per quanto riguarda i rapporti con la Grecia, non solo per il gas cipriota, ma anche per quello eventualmente presente nell’Egeo e in altre aree del Mediterraneo orientale oltre che per competere come hub energetico per l’Europa. È fondamentale per quanto concerne i tracciati che solcano il territorio anatolico, fondamentali anche per trasportare il gas dal Mar Caspio all’Europa. Infine, il gas è importante anche su un altro fronte, quello del Mar Nero, sia per quanto riguarda le relazioni con Mosca sia per le riserve scoperte in quel mare.
È proprio sotto quest’ultimo aspetto che Erdogan ha dato in questi giorni un annuncio particolarmente importante. Secondo il presidente turco, i tecnici a lavoro nel Mar Nero hanno infatti scoperto una riserva di gas naturale di circa 58 miliardi di metri cubi. “La nostra nave di perforazione Fatih ha scoperto 58 miliardi di metri cubi di riserve di gas naturale a una profondità di 3.223 metri sott’acqua”, ha detto Erdogan riportato dall’agenzia Anadolu. Sempre in base ad Anadolu, per il ministro dell’Energia Fatih Donmez questo significa che ora la riserva di gas naturale di Ankara nel Mar Nero è aumentata di 170 miliardi di metri cubi raggiungendo i 710 miliardi di metri cubi di gas.
Per il leader turco, che ha vissuto questo 2022 in un continuo saliscendi fatto di equilibrismo tra Usa e Russia, tentativi di mediazione per la guerra in Ucraina, minacce di invasione del nord della Siria, pesanti dichiarazioni sulla Grecia e una contestuale gravi crisi finanziaria interna che perdura ormai da diverso tempo, il gas diventa centrale sia per rassicurare l’opinione pubblica sia come fattore di politica estera. Sotto il primo aspetto, l’annuncio sulla nuova scoperta del Mar Nero serve sia per la propaganda in vista delle elezioni del 2023 sia come modo per dimostrare al popolo di essere in grado di risollevare le sorti economiche della Turchia attraverso il gas. L’obiettivo del governo è quello di pompare gas verso il mercato interno in modo da evitare di essere ancorati all’importazione dall’estero, segnando dunque un cambiamento radicale nelle politiche energetiche di Ankara. L’obiettivo, riportato da Xinhua, è che il primo gas dalle riserve nel Mar Nero entri nella rete principale entro la fine di marzo del 2023.
Sotto il secondo aspetto, quello della politica estera, Erdogan sa che tutto ciò che ha a che fare con gli idrocarburi rappresenta un elemento in grado di modificare gli equilibri regionali e internazionali. Questo vale sia per la capacità di un Paese di fare da hub per il gas altrui in direzione di altri clienti, sia di diventare esportatore del proprio oro blu verso altri Stati.
Le parole di Erdogan, a margine dell’annuncio sul Mar Nero, sono state in questo senso molto chiare: “Siamo determinati a garantire che la Turchia sia il centro energetico del Caspio, del Mediterraneo e del Medio Oriente”. Un modo per ribadire che Ankara non ha solo interesse a essere riconosciuta quale centrale di smistamento del gas altrui, in particolare russo e azero, ma anche come Paese che può diventare un fornitore diretto di altri Stati, in particolare dell’Europa. Sotto questo aspetto, il fatto che la Turchia si consideri al centro di una triangolazione che va dal Mar Caspio al Mediterraneo Orientale passando per il Medio Oriente conferma l’intenzione di Erdogan di sfruttare ogni scoperta come un modo per trasformare la posizione turca e rafforzarla agli occhi di tutti i partner regionali. E questo serve non solo per ergersi in una posizione migliore rispetto agli altri potenziali competitor, ma anche nell’ottica di accreditarsi quale fornitore verso i ricchi mercati europei, anche in funzione anti-greca.
Del resto è stato lo stesso Vladimir Putin a confermare la volontà di trasformare la Turchia in un potenziale hub per il gas russo in Europa. E lo stesso ministro dell’Energia Donmez, ha chiarito che sono in corso trattative per convogliare il gas di Azerbaigian, Israele e Turkmenistan, oltre che della Russia, verso l’Europa attraverso il territorio turco. “Il nostro piano prevede la costituzione di un centro infrastrutturale dove far confluire le necessità di chi ha bisogno di gas e chi è in grado di offrirlo”, ha detto il ministro secondo quanto riportato da Agi. Segno che Ankara ha ben chiaro il suo obiettivo: non tanto l’esportazione del proprio gas, al momento più lontana, ma diventare chi smista il gas tra Europa, Mediterraneo Orientale, Russia e Mar Caspio.
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