FALLITO PER ALLUCINAZIONI
di STEFANO D’ANDREA
DSP non si candida nemmeno in Molise e in Friuli, dopo non essersi candidata nel Lazio e in Lombardia.
Dicevano che si dovesse “allargare l’Alleanza” ma due partiti si sono divisi, e il terzo, noi, non avendo accettato il ricatto dei due partiti che hanno subito significative scissioni (o accettate il cambiamento o ce ne andiamo), reputando che il nuovo e diverso progetto non potesse partorire niente, è uscito.
L’allargamento ad Alternativa non è avvenuto. Quest’ultima ha votato e ha detto no, non entriamo.
Si voleva far entrare nell’organo direttivo Igor Camilli, che secondo me non rappresentava che se stesso (ciò prescinde totalmente dal giudizio sulla persona) e invece ho saputo che se ne è andato.
Ed evidentemente, come avevamo sostenuto, e come capiva qualsiasi minus habens, i simpatizzanti ISP che volevano divenire militanti non erano numericamente 1/5 dei militanti di RI e dei bravi militanti di AI (che c’erano anche se erano una minoranza e per lo più non hanno sposato né il rito gallico che quello toscano) e non valevano complessivamente un decimo. Sia chiaro non sto dando del minus habens a nessuno: sono certissimo che chi diceva di puntare sui militanti di ISP non iscritti ai 3 partiti mentiva (ma fuori dal gruppo dirigente qualche minus habens c’era).
Rispettare i 350.000 votanti significava dare ad essi la possibilità di ri-votarci. Avevamo il dovere di entusiasmarli.
Significava non impegnarsi in inutili, ridicole, rituali e stancanti manifestazioni, come le due svolte a Milano e Roma (alle quali non volli personalmente partecipare) ma iniziare già nei primi di ottobre a formare le liste.
Formare le liste significava dare 5 incarichi a 5 diversi militanti, reputati capaci.
1, 2 o 3 dei 5 potevamo anche essere io Rizzo e Toscano. Ma sarebbe stata una sfida dalla quale sarebbe emerso chi lavorava e chi no e chi sapeva lavorare molto, chi poco e chi per niente. E ciò serviva a stabilire chi in seguito avrebbe dovuto svolgere simili ruoli o scegliere le persone adatte per dare ad esse l’incarico. Stare in un partito significa andare alla ricerca di chi sa fare e di chi non sa fare e tra le persone che eventualmente non sanno fare ci sono anche le persone dotate di qualche notorietà.
Chi fosse riuscito a comporre una lista di persone che prendevano mediamente 100-150 voti personali a testa sarebbe stato bravo o bravissimo. Chi non fosse riuscito a comporre una lista di persone stimate nei territori in cui vivono, si sarebbe rivelato incapace e in seguito avrebbe fatto altro (se avesse dimostrato di averne le capacità), Per farlo occorreva lavorare giorno e notte, avere centinaia di riunioni online, rovistare tra i like per spulciare i profili e trovarne alcuni ottimi o buoni. E bisognava avere l’obiettivo di valorizzare militanti e simpatizzanti.
E il candidato presidente andava scelto tra coloro che avessero accettato di candidarsi come semplici consiglieri. Dunque anche tra le persone che hanno qualche notorietà ma comunque umili e sinceramente militanti. E non doveva essere di fuori regione, perché una persona seria, che può prendere voti di stima, non può andare da amici, parenti, conoscenti e colleghi, chiedere il voto e una mano in famiglia, per sostenere un candidato di un’altra regione: si vergogna. Se, alle regionali, candidi una persona nota da fuori regione si candidano per sostenerlo soltanto riempi-lista, persone mediocri e nullità.
Poi bisognava subito iniziare a raccogliere le sottoscrizioni.
Ma si voleva fare altro. Mutare un tipo di organizzazione che aveva funzionato e che aveva una logica altamente efficiente, per un’altra che non può astrattamente e logicamente funzionare e che tutta l’esperienza ci dice che non ha mai funzionato.
Abbiamo deciso di non impegnarci in un progetto che reputavamo assurdo, fallimentare e guidato da proposte inette (ciò non significa che chi le faceva era inetto: si possono proporre cose assurde, perché si hanno altri obiettivi o addirittura per adattamento al proprio carattere). Questo nuovo progetto per noi era destinato a fallire, perché mancava di ogni elemento necessario all’obiettivo difficilissimo della costruzione di un partito di grande valore.
Nessuno può dedicare un secondo della propria vita a un progetto che crede, sulla base di motivazioni razionali, essere fallimentare.
Qualcuno mi ha detto che valeva la pena provarci. No, si può lavorare per qualche tempo ad un progetto che si crede abbia qualche possibilità di riuscire, fin quando si crede che esistano concrete possibilità. Quando si crede, invece, a torto o ragione, che il progetto sia assurdo e fallimentare, non bisogna dedicarci nemmeno un secondo della propria vita.
L’esperienza di ISP – che è stata utilissima, sia perché ci ha confermato che erano vere molte cose che dicevamo, sia perché ci ha insegnato alcune cose alle quali non avevamo pensato, sia perché ci ha posto problemi che non conoscevamo – è finita non il 25 settembre ma il 26 settembre o qualche giorno dopo, quando è stato chiaro che non esistevano i minimi presupposti (pazienza, umiltà, generosità, lealtà, correttezza, rispetto degli impegni, riflessione, analisi, razionalità, desiderio di valorizzare i migliori militanti) per avanzare, migliorare, far lievitare la fiducia dei 350.000 e farli diventare 400.000, poi 500.000 fino a un milione nel 2027.
L’esperienza di DSP non ci appartiene, anzi l’abbiamo subito accusata di essere fallimentare. Dunque non ne parlerò più da oggi in poi. Tuttavia, pochi oggi possono negare che ciò che è accaduto in questi 5 mesi ha confermato al millimetro ciò che avevamo detto e previsto e che tutte le proposte e i problemi che sono stati insensatamente sollevati – facciamo entrare Crucioli Igor Camilli e Ingroia, anche se non hanno piccoli eserciti di validi militanti; candidiamo come presidenti della regione solo persone che godano di notorietà; le firme riusciamo a raccoglierle in quindici giorni; le liste lasciatele fare a me che le so fare; il manifesto lo posso scrivere io (il manifesto non serviva, trattandosi di un’alleanza); dobbiamo dare l’idea dell’allargamento; dai 350.000 verranno i novi militanti – erano ALLUCINAZIONI.
Do comunque in bocca al lupo agli amici che sono impegnati nel progetto DSP, per l’ipotesi che la mia analisi fosse e sia sbagliata (ma non ne dubito minimamente) e prometto di non tornare più sul tema.
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