Nel terzo anniversario della dichiarazione di “pandemia” da parte dell’OMS, diamo uno sguardo dettagliato a come l’Italia abbia fornito la piattaforma perfetta per creare, e poi diffondere, la narrazione del Covid.
Tre anni fa il mondo occidentale si è fermato. La narrazione ufficiale del Covid-19 descriveva uno strano virus, improvvisamente super diffuso e più letale dell’influenza, proveniente dalla Cina e atterrato nel Nord Italia.
Il 20 febbraio 2020 è stato scoperto il primo presunto caso di Covid-19 in Occidente, nella città lombarda di Codogno, in Italia. Più tardi, quello stesso giorno, il governo italiano ha riportato il primo “decesso da Covid-19”.
I drammatici resoconti dei media provenienti dall’Italia settentrionale sono stati diffusi nella psiche occidentale dando l’impressione che ci fosse un misterioso virus “super diffuso” e “super letale” che galoppava attraverso la regione infettando e uccidendo decine di persone.
I resoconti strazianti di Bergamo, città della Lombardia alpina, hanno parlato di bare accatastate, di “morti legate al covid che crescono senza sosta” e dell’allarmante necessità di assistenza militare per rimuovere il triste volume di cadaveri che si accumulano.
All’inizio di marzo 2020 gli ospedali del Nord Italia segnalavano uno “tsunami di morti” a causa della crisi del Covid e delle condizioni di sovraffollamento dovute alla “lotta contro l’epidemia di coronavirus”, che stavano spingendo gli ospedali e il personale al limite della sopportazione, dato che i medici “accumulavano morti dalla mattina alla sera”.
Utilizzando l’intera macchina dello Stato, il Primo Ministro italiano Giuseppe Conte iniziò a emanare una serie di decreti governativi che culminarono nel fatto che l’Italia divenne il primo Paese al mondo ad attuare una serrata nazionale.
Questi decreti avrebbero posto le basi per le serrate in tutto il mondo occidentale.
Tre anni dopo, una valutazione completa della storia della presunta emergenza medica italiana nella primavera del 2020, rivela un racconto dell’inquietante storia epidemiologica dell’Italia settentrionale, della manipolazione dei mass media e delle notizie ingannevoli utilizzate per creare l’illusione di una nuova epidemia.
Ben presto è emersa una moltitudine di domande e di incongruenze sulla storia italiana. L’attribuzione di questa strana serie di circostanze convergenti a un evento virale era molto difficile da credere.
Queste condizioni di sovraffollamento negli ospedali italiani sono state realmente il risultato di un unico patogeno virale o ci sono stati altri fattori causali?
Questi picchi anomali di morti in eccesso nel Nord Italia sono stati causati in modo verificabile dall’arrivo e dalla diffusione di un nuovo virus mortale?
Come è stato possibile che questo virus si sia diffuso per migliaia di chilometri in pochi giorni e abbia raggiunto un picco sincrono in luoghi selezionati?
Com’è possibile che questo virus sia stato in grado di diffondersi così velocemente attraverso migliaia di chilometri, raggiungendo un picco nello stesso momento in quelle località selezionate, senza tuttavia essere abbastanza contagioso da diffondersi nelle località vicine?
Come mai questo virus ha aspettato un decreto governativo e solo allora ha iniziato a creare un eccesso di morti?
Come è stato possibile che tutti i Paesi occidentali e non solo abbiano adottato misure “sanitarie” simili a quelle attuate in Italia, praticamente “dall’oggi al domani”, misure che assomigliano più a uno stato di polizia di fatto che a iniziative mediche?
Perché l’Italia?
Una breve cronologia della serie di eventi che si sono svolti nel Nord Italia nella primavera del 2020:
- 31 gennaio 2020 – Il Consiglio dei Ministri italiano dichiara l’emergenza nazionale per 6 mesi affidando il coordinamento delle risposte all’emergenza COVID-19 al Capo del Dipartimento della Protezione Civile, a seguito dell’individuazione delle prime due persone COVID-19 positive a Roma – due turisti cinesi in viaggio da Wuhan;
- 20 febbraio 2020 – Diagnosticato a Codogno il primo caso di Covid-19 in un cittadino italiano. Adriano Trevisan, 78 anni, muratore in pensione del paese di Vo’ Euganeo, vicino a Padova, in Veneto, è stato il primo caso di Covid-19 registrato in Europa. Il deceduto è risultato positivo al virus ed è morto in ospedale mentre era in cura per una polmonite.
- 23 febbraio 2020 – Il governo italiano introduce le prime restrizioni di movimento e di accesso/uscita intorno agli hotspot, note come “zone rosse di lockdown”. Lo stesso giorno il Ministero della Salute italiano diffonde le linee guida per i test PCR a 31 laboratori in tutta Italia. Aumento dei casi.
- 25 febbraio 2020 – Ulteriori misure restrittive introdotte in tutta Italia.
- 27 febbraio 2020 – Viene istituito un sistema di sorveglianza nazionalecoordinato dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità) per supervisionare la raccolta e la collazione dei dati giornalieri.
- 1 marzo 2020 – La creazione di “zone rosse di lockdown si espande.
- 4 marzo 2020 – In Italia viene dichiarata la chiusura nazionale di scuole e università. sono dichiarate in Italia.
- 8 marzo 2020 – Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri estende le restrizioni a tutta la Lombardia e a vaste aree del Nord Italia.
- 9 marzo 2020 – Il governo italiano guidato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte estende la serrata a tutta l’Italia limitando gli spostamenti della popolazione tranne che per motivi di necessità, lavoro e salute.
- 11 marzo 2020 – L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara l’epidemia del nuovo coronavirus (COVID-19) una pandemia globale. L’Italia dichiara la chiusura di tutti i ristoranti, i pub, i teatri e le attività sociali.
- 18 marzo 2020 – La Banca Centrale Europea annuncia un enorme programma di stampa di moneta per mantenere in funzione il sistema finanziario. Salvataggio da 750 miliardi di euro concesso al settore finanziario per combattere il “crollo del coronavirus”.
- 22 marzo 2020 – Cessazione di tutte le attività produttive non essenzialiIn tutta Italia, le fabbriche sono chiuse e tutte le attività produttive non essenziali sono bloccate.
- 25 marzo 2020 – Ulteriori restrizioni imposte agli spostamenti delle persone, tranne che per motivi essenziali (ad esempio, lavoro, salute e rifornimento).
- 27 marzo 2020 – Picco di decessi giornalieri per Covid in Italia.
- 9 aprile 2020 – Entra in vigore il Decreto “Liquidità “, che prevede misure temporanee per facilitare l’accesso al credito, sostenere la continuità aziendale e la liquidità delle imprese e misure a sostegno dell’export, dell’internazionalizzazione e degli investimenti delle imprese.
- 4 maggio 2020 – Riapertura della maggior parte degli stabilimenti e varie attività all’ingrosso, nel rispetto dei protocolli di sicurezza sanitaria prestabiliti.
Sebbene tale cronologia possa servire a rinfrescare la nostra memoria e a fornire una comprensione coerente della sequenza degli eventi, non sostituisce la storia reale.
Come si suol dire, il diavolo si nasconde nei dettagli.
I dettagli nel Nord Italia iniziano con i massicci problemi di inquinamento e le relative condizioni di salute cronica che affliggono la regione da anni.
INQUINAMENTO E MALATTIE CRONICHE
La vita quotidiana nella regione lombarda è costellata da condizioni di vita pericolose e da sfide per la salute: da tempo sono documentati numerosi problemi di salute acuti che affliggono una popolazione che invecchia.
La Pianura Padana, nel Nord Italia, è nota per avere la peggiore qualità dell’aria di tutta l’Europa. La qualità dell’aria nella regione si sta deteriorando da molti anni. Le città della Pianura Padana sono considerate quelle con il più alto carico di mortalità associato all’inquinamento atmosferico in tutta Europa.
Oltre che per la mole di inquinanti, la Pianura Padana è nota per le sue caratteristiche uniche di bassa ventosità e per i prolungati episodi di inversione climatica che la trasformano in un serbatoio per l’inquinamento atmosferico.
Il rapporto Lancet Planetary Health del gennaio 2021 ha stimato i tassi di mortalità associati all’inquinamento da polveri sottili e biossido di azoto in 1000 città europee. Brescia e Bergamo, nella regione Lombardia, hanno avuto il non invidiabile primato di avere il più alto tasso di mortalità da polveri sottili in Europa. Altre due città del Nord Italia, Vicenza e Saronno, si sono piazzate rispettivamente al quarto e all’ottavo posto nell’elenco delle prime dieci città in questa categoria.
Queste località corrispondono esattamente ai maggiori episodi di infezioni respiratorie superiori verificatisi nel Nord Italia, come riportato nella narrazione ufficiale della pandemia.
Le continue e crescenti “epidemie” di fibrosi polmonare idiopatica(una malattia polmonare grave e progressiva), di malattia polmonare interstiziale e di alti tassi di cancro ai bronchi e ai polmoni erano caratteristiche epidemiologiche del Nord Italia molto prima che un presunto virus si affacciasse sulla scena.
Nella regione Lombardia è presente anche un problema di amianto, dovuto all’esposizione professionale all’amianto negli anni ’60 e ’70. Uno studio del 2016, “Incidenza del mesotelioma in Lombardia, Italia: esposizione all’amianto, modelli temporali e proiezioni future”, ha previsto un aumento del mesotelioma maligno (MM), una forma aggressiva e mortale di cancro che colpisce principalmente il rivestimento del torace e dell’addome.
Questo studio ha documentato un’elevata incidenza di MM in entrambi i sessi nella Regione Lombardia, che riflette un’ampia esposizione professionale (soprattutto negli uomini) e non professionale (soprattutto nelle donne) all’amianto nel passato. I tassi di incidenza sono ancora in aumento; si prevede una flessione nell’insorgenza del MM dopo il 2019″.
Un altro studio, “Investigating the impact of influenza on excess mortality in all ages in Italy during recent seasons (2013/14-2016/17 seasons)”, rivela che i tassi di mortalità dovuti all’influenza comune sono aumentati notevolmente nell’ultimo decennio. Lo studio ha descritto un aumento di quasi quattro volte della mortalità per influenza nel periodo di tempo considerato. Nella stagione 2016/17 il totale è salito a 24.981 decessi in eccesso attribuibili a epidemie influenzali.
Oltre ai continui problemi di inquinamento atmosferico, i residenti della Pianura Padana sono afflitti da alti livelli di deflusso di bestiame industriale nei fiumi e negli affluenti.
La regione Lombardia crea grandi quantità di rifiuti animali, poiché produce oltre il 40% della produzione di latte in Italia, mentre oltre la metà della produzione di suini in Italia si trova nella Pianura Padana.
In tutta Italia il problema del suolo avvelenato, causato da attività industriali e incidenti passati e presenti, ha colpito la terra e la sua gente.
La pesante attività industriale e i precedenti avvelenamenti industriali nel Nord Italia affliggono la regione con un’altra massa di esposizioni tossiche.
Nel 1976 a Seveso si verificò “uno dei peggiori incidenti industriali dell’ultimo secolo”. Il disastro di Seveso si verificò in un impianto di produzione chimica a 12 miglia a nord di Milano, nella regione Lombardia. Il risultato fu la più alta esposizione conosciuta alla 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina (TCDD) nelle popolazioni residenziali nella storia e divenne una “testimonianza degli effetti duraturi della diossina”.
La diossina è un noto agente cancerogeno e molte persone che all’epoca vivevano a Seveso e nei suoi dintorni sarebbero state esposte a un rischio maggiore di tumori in età avanzata. Chi ha compiuto 20 anni nel 1976 avrebbe ora 60 anni durante l’era Covid.
Questo dato è in linea con quanto ampiamente riportato tra gli uomini di Nembro: il cancro è la principale causa di morte in questa fascia demografica e il cancro ai polmoni è il tipo di tumore più comune.
MISURE DI AUSTERITÀ E INFRASTRUTTURE SANITARIE
Ad aggravare le pessime condizioni ambientali in cui versano le popolazioni del Nord Italia sono le misure di austerità degli ultimi due decenni, che hanno decimato i servizi pubblici italiani, riducendo drasticamente le risorse per l’assistenza sanitaria.
Esaminando lo stato degli ospedali del Nord Italia, molto prima della “pandemia”, inizia a emergere un modello.
Un’analisi del 2019 sullo stato attuale degli ospedali italiani, “Sanità & Ospedali in Italia. 17th Annual Report”, ha rilevato un
“significativo aumento nel 2019 delle persone in lista d’attesa e per tempi più lunghi, rispetto alla già problematica situazione del 2018” e un “pronunciato deterioramento, negli ultimi 5 anni, dei sistemi di “collegamento” tra medicina generale e ospedali e tra questi e i servizi post-ospedalieri (riabilitazione, lungodegenza, residenze sanitarie assistite e servizio di assistenza domiciliare)”.
L’atmosfera carica e la conseguente tempesta di fuoco creata da una strombazzata “invasione virale” ha messo brutalmente a nudo gli effetti di 20 anni di tagli al sistema sanitario nazionale.
Un rapporto Oxfam del 2013 sugli impatti delle misure di austerità, “IL VERO COSTO DELL’AUSTERITÀ E DELLA DISEGUAGLIANZA – Studio di caso sull’Italia” ha evidenziato il declino dei servizi sanitari italiani.
Il rapporto rileva che nel 2000 l’Italia era al secondo posto nel mondo per copertura sanitaria. Il rapporto cita che nel 2011a causa del calo annuale della spesa sanitaria,
“più di nove milioni di persone hanno dichiarato di non poter accedere ad alcuni servizi sanitari per motivi economici ” .
Ulteriori tagli hanno amplificato una situazione già instabile. Nel periodo 2010-19il Servizio Sanitario Nazionale italiano ha subito tagli finanziari per oltre 37 miliardi di euro, a causa della progressiva privatizzazione dei servizi sanitari. La spesa pubblica per la sanità, in calo da anni, è scesa a un tasso inferiore a quello che l’OMS considerava in grado di offrire l’assistenza sanitaria di base.
Questi tagli hanno avuto gravi ripercussioni anche sul personale sanitario e sui posti letto e le attrezzature ospedaliere disponibili, ostacolando di fatto la capacità delle strutture di curare efficacemente i pazienti.
Nel periodo dal 2009 al 2017 è stato tagliato il 5,2% del personale sanitario. Negli ultimi 10 anni sono stati persi 70.000 posti letto. Nelle unità mediche per acuti la disponibilità di posti letto è scesa da 922 per 100.000 abitanti nel 1980 a 262 per 100.000.
I dati al 2020 indicano un totale di 5.179 posti letto in terapia intensiva (circa 8,9 posti letto per 100.000) per tutta l’Italia, una popolazione di poco più di 60 milioni nel 2020.
A livello operativo regolare nel 2020 i 74 ospedali lombardi, che servono una popolazione di 10 milioni di abitanti, avevano circa 720 letti di terapia intensiva, con fino al 90% di essi solitamente occupati in inverno.
Al 10 marzo 2020 c’erano 877 persone ricoverate in terapia intensiva, i reparti lombardi erano saturi e le richieste di trasferimento dei pazienti in altre regioni erano prevalenti.
L’effetto netto di questi tagli radicali alle infrastrutture e ai servizi ospedalieri nel contesto dell’isteria da coronavirus era prevedibile; da anni i medici italiani di terapia intensiva segnalano che le epidemie influenzali causano il riempimento delle unità di terapia intensiva, come è avvenuto in tutto il mondo.
L’assordante silenzio dei media su questi fatti scomodi ha tenuto l’opinione pubblica all’oscuro della realtà del sistema sanitario italiano che si sta sgretolando.
Solo “il virus”.
Alla luce di questi dati, non sorprende che i soggetti con infezioni respiratorie stagionali di routine e per lo più reversibili, una volta ricoverati in ospedale, possano non essere trattati in modo appropriato o con successo.
MORTI IATROGENE/PROTOCOLLI OSPEDALIERI
Nella primavera del 2020 i funzionari della sanità italiana hanno introdotto protocolli sanitari senza precedenti, specifici per Covid.
Questi nuovi protocolli, tra cui l’intubazione precoce e la sedazione accompagnatoria, sono stati ritenuti necessari per proteggere medici e infermieri in un momento in cui la carica virale del presunto agente patogeno letale era presumibilmente più bassa.
Questi nuovi protocolli erano appropriati per il trattamento dei problemi respiratori superiori?
I ventilatori meccanici, che spingono l’ossigeno nei pazienti i cui polmoni stanno cedendo, sono diventati rapidamente la prassi accettata in tutto il sistema ospedaliero italiano. I medici sostenevano in modo stravagante che i ventilatori erano “diventati come l’oro”.
L’impiego di ventilatori comporta la sedazione del paziente e l’inserimento di un tubo in gola. Per accompagnare questa procedura vengono utilizzati farmaci come il midazolam, la morfina solfato e il propofol, che presentano controindicazioni e avvertenze sugli effetti collaterali, tra cui depressione respiratoria e arresto respiratorio. Il midazolam e il propofol sono due farmaci regolarmente utilizzati per il suicidio assistito e per abbattere i detenuti del braccio della morte.
Durante l’ondata iniziale di isteria del marzo 2020, il governo italiano ha richiesto e ricevuto un approvvigionamento di emergenza di midazolam dalla Germania, poiché i suoi ospedali
“avevano improvvisamente bisogno di una quantità di questo farmaco 3-4 volte superiore al normale “.
La Protezione Civile italiana ha intrapreso un appalto pubblico accelerato per assicurarsi 3800 ventilatori respiratori aggiuntivi.
Già nell’aprile 2020 il ricorso alla ventilazione meccanica è stato messo sotto accusa dagli esperti italiani. Luciano Gattinoni, specialista italiano di fama mondiale in terapia intensiva, ha suggerito che
“la ventilazione meccanica è stata usata in modo improprio ed eccessivo ” .
Marco Garrone, medico d’urgenza all’Ospedale Mauriziano di Torino, Italia, ha osservato:
“Abbiamo iniziato con un atteggiamento univoco, che non ha dato i suoi frutti”,
ha detto Garrone a proposito della pratica di mettere subito i pazienti in ventilazione, per poi vedere le loro condizioni peggiorare.
“Ora cerchiamo di ritardare il più possibile l’intubazione”.
Anche se alcuni funzionari sanitari hanno spinto per ottenere più ventilatori per trattare i pazienti affetti da coronavirus, alcuni medici hanno evitato di utilizzarli.
Le domande sulle cause reali delle “morti da Covid” delle persone anziane e fragili attaccate ai ventilatori hanno iniziato a emergere per il semplice motivo che i medici stavano notando tassi di mortalità insolitamente alti per i pazienti affetti da coronavirus attaccati ai ventilatori.
È possibile che sia stata la negligenza medica, e non un nuovo agente patogeno, a innescare questa miccia negli ospedali e a creare un ciclo di feedback di panico pubblico?
È possibile che quella che si è diffusa negli ospedali italiani nella primavera del 2020 sia stata un’epidemia di iatrogenesi?
È possibile che l’evento di mortalità della primavera 2020 nel Nord Italia non sia stato un’aberrazione epidemiologica o biologica, ma il risultato di una serie di decreti amministrativi senza precedenti da parte del governo italiano e dei funzionari della sanità pubblica?
MISURE DI EMERGENZA E ISOLAMENTO IMPATTO SULLA POPOLAZIONE
Il governo italiano, i funzionari della sanità pubblica e i medici regionali , che avevano annunciato lo sbarco di un “nuovo virus” nell’Italia settentrionale, hanno insistito affinché venissero attivati i preparativi di emergenza per far fronte a questo aumento “massiccio” di pazienti affetti da Covid-19. Il fatto che queste previsioni fossero speculazioni, basate su modelli lineari di previsione e provenienti da medici con conflitti di interesse, era di scarso interesse per i giornalisti.
Una serie progressiva di decreti restrittivi, tra cui la chiusura di paesi e città, fu rapidamente attuata. Queste direttive servirono a terrorizzare e disorientare ulteriormente una popolazione già in preda al panico.
I cittadini sono stati invitati a rimanere a casa e hanno avuto il divieto di entrare in determinate aree; sono state imposte multe per coloro che hanno trasgredito. Alla maggior parte dei negozi e delle attività commerciali fu ordinata la chiusura.
I residenti hanno descritto le strade abbandonate come surreali e “paurose ” .
La proprietaria dell’azienda agricola Rosanna Ferrari ha dichiarato:
“Stiamo vivendo una situazione di panico. I supermercati sono stati presi d’assalto da venerdì scorso. Ci sono code fuori dalla farmacia. Hanno detto che oggi verranno, casa per casa, a raccogliere campioni di saliva”.
Angelo Caperdoni, sindaco di Somaglia, ha descritto la situazione allarmante:
“All’inizio è stato difficile contenere il panico, soprattutto perché sui social media circolavano molte notizie false che la gente credeva vere. C’è ancora panico per quanto riguarda le scorte alimentari. Molte persone ieri si sono recate a Codogno per cercare di fare scorte”.
Franco Stefanoni, il sindaco di Fombio, anch’esso sotto lockdown, ha descritto la situazione in termini militari, notando che i due minimarket della città sono stati “assediati”, dato che “la gente corre al supermercato per comprare 20 kg di pasta o 30 kg di pane”.
L’ex presidente del Consiglio superiore di sanità, Roberta Siliquini, ha fornito una spiegazione più ragionevole per l’eccitazione:
“Abbiamo trovato casi positivi in persone che probabilmente avevano pochi o nessun sintomo e che potrebbero aver superato il virus senza nemmeno saperlo”.
Le persone calme che consigliavano la calma sono state sistematicamente sepolte sotto una raffica di editti governativi draconiani, il clamore prodotto dagli interessi acquisiti e l’assalto prolungato dei media che si agitano e riportano notizie ingannevoli.
SEGNALAZIONE INGANNEVOLE
I principali organi di informazione e i canali dei social media hanno dato il via a un’ondata di morte in tutto il Nord Italia, a causa di un virus dilagante che sta creando un sovraffollamento dei pronto soccorso e richiede l’impiego di convogli di veicoli dell’esercito per il trasporto dei cadaveri.
Le immagini televisive delle bare accatastate a Bergamo sono state catapultate nell’etere e riportate di pari passo, terrorizzando la popolazione italiana e gran parte del mondo.
Una analisi dettagliata di questi rapporti ha rivelato che i media che diffondono la paura evitano scrupolosamente tutte le spiegazioni ragionevoli, quando non mentono apertamente.
I media hanno taciuto che già nel 2018 gli ospedali di Milano erano invasi da infezioni polmonari virali. A causa dei già citati problemi di inquinamento, delle infrastrutture sanitarie decimate e dell’invecchiamento della popolazione, negli ultimi decenni gli ospedali invasi sono diventati una caratteristica stagionale del profilo nazionale dell’Italia.
I telegiornali hanno anche evitato di parlare della realtà della carenza di personale ospedaliero e delle sue ragioni. A causa del panico e dell’editto governativo di chiusura delle frontiere, gli infermieri dell’Europa dell’Est, che costituiscono gran parte della forza lavoro nella sanità italiana, sono rapidamente fuggiti dal Paese, lasciando gli ospedali e i centri di cura con equipaggi ridotti all’osso.
Ciò ha comportato l’improvviso abbandono di anziani fragili e disabili da parte di coloro che normalmente si occupano di loro, provocando una valanga di conseguenze deleterie: molti degli anziani abbandonati dalle case di riposo sono stati spediti in ospedali già sovraccarichi.
Questo circolo vizioso di carenze di personale nelle case di riposo che porta a una fuga dagli ospedali a corto di personale ha portato al completo collasso dell’assistenza agli anziani e ai disabili, aggiungendosi al caos dei sistemi ospedalieri nelle regioni in cui sono state attuate dure politiche governative.
CREAZIONE DEL CASO COVID
All’ingresso in ospedale, la risposta de facto per i pazienti in arrivo era l’onnipresente tampone PCR usato per determinare se il paziente avesse la “Covid-19”. Se ritenuto un “caso positivo”, si attivava il dispiegamento di protocolli ospedalieri mortali – un altro circolo vizioso di negligenza medica che assicurava il giusto dosaggio di paura.
Sebbene già nel marzo del 2020 fosse stata rilevata l’esistenza di gravi problemi con la PCR come strumento diagnostico, i media e il pubblico in generale hanno accettato di buon grado la validità di questa tecnica come metodo diagnostico.
Le soglie di ciclo elevate sono state uno dei problemi citati. Questo ha creato un numero assurdo, fino al 97%, di “falsi positivi”, portando a un numero di casi di Covid e di decessi decisamente esagerato.
Ancora prima, nel febbraio del 2020, sono stati messi in discussione i risultati della PCR in Italia, in quanto si utilizzava un singolo gene target della SARS-CoV-2 come prova clinica di un test “positivo“.
Il candidato italiano al Premio Nobel Stefano Scoglio, nel constatare questa frode scientifica, ha dichiarato:
“Oggi ho scoperto un nuovo elemento di questa vera e propria frode, la scelta di ridurre la positività al tampone rilevando solo uno dei tre geni che definirebbero la SARS-CoV-2. Se il virus fosse presente, bisognerebbe trovarli tutti e 3, perché se il virus è integro, unico caso in cui può avere un ruolo patogeno e infettare, il test deve trovare tutti e 3 i geni.”
L’uso improprio della PCR ha portato a confondere la questione se le persone negli ospedali italiani stessero effettivamente morendo a causa del “Covid” o per gli effetti della disgregazione sociale di massa e quindi fossero erroneamente etichettate come “morte da Covid” come determinato da questo processo fraudolento.
CREARE MORTI DA COVID
La risposta a questa domanda si trova nei rapporti successivi, che hanno chiarito che quasi tutte le “morti da Covid” non erano in realtà causate da un agente patogeno virale: quasi tutti gli individui deceduti a causa del presunto agente patogeno avevano comorbilità multiple.
Un rapporto del 17 marzo 2020 dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha rilevato che il 99,2% dei decessi correlati a Covid è avvenuto in persone che presentavano condizioni croniche preesistenti.
Una settimana dopo, come riportato in un articolo del 23 marzo 2020 del Telegraph britannico, il professor Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro della Salute italiano, ha osservato:
“Il modo in cui codifichiamo i decessi nel nostro Paese è molto generoso, nel senso che tutte le persone che muoiono negli ospedali con il coronavirus sono considerate morte a causa del coronavirus. Da una nuova valutazione del National Institute of Health, solo il 12% dei certificati di morte ha mostrato una causalità diretta da coronavirus, mentre l’88% dei pazienti deceduti aveva almeno una pre-morbidità – molti ne avevano due o tre”.
Ricciardi stava citando un rapporto di follow-up dell’ISS del 20 marzo 2020 (in inglese qui) e o ha frainteso i dati reali del rapporto o è stato citato in modo errato. Mentre il 12% con zero comorbilità indicava una grossolana esagerazione degli impatti di “Covid”, la cifra esatta del rapporto era dell’1,2%, il che significa che il 98,8% dei “morti da Covid” elencati aveva condizioni croniche preesistenti.
All’inizio dell’estate 2020, persino la stampa tradizionale ammise che praticamente tutti i decessi di Covid in Italia soffrivano di condizioni croniche pregresse.
Nell’ottobre 2021 il quotidiano italiano Il Tempo riportava che l’Istituto Superiore di Sanità aveva rivisto il numero di persone decedute “a causa del covid” anziché “con il covid”, portandolo da 130.468 a 3.783.
È un fatto assodato che l’Italia abbia etichettato come vittima di “Covid-19” chiunque sia morto con una “infezione confermata da SARS-CoV-2”, confermata attraverso un dubbio risultato della PCR, indipendentemente dalle reali cause di morte.
Allo stesso tempo, secondo l’Istat , dal 1° marzo al 4 aprile 2020 si è registrato un aumento generale della mortalità per tutte le cause rispetto alla media dello stesso periodo 2015-2019. Bergamo si colloca al primo posto nella crescita della mortalità tra i comuni con un aumento vertiginoso del 382,8% dei decessi.
Questo aumento della mortalità non è dovuto a una serie di cause associate alla presunta infezione da SARS-CoV-2, ma a molteplici altri fattori. L’annullamento degli screening oncologici, i trattamenti ritardati, la riluttanza a chiamare i servizi di ambulanza in caso di incidenti o emergenze sono diventati comuni nel bel mezzo dell’isteria del Corona, permettendo alle condizioni di peggiorare al di là di ogni possibile trattamento.
È noto che i ritardi nell’assistenza medica aumentano la morbilità e la mortalità associate a condizioni di salute sia croniche che acute.
Un ritardo di soli due giorni nella ricerca di un trattamento per un infarto del miocardio può trasformare una condizione semplice e curabile in una mancanza pericolosa e a rischio di vita.
Una ricerca della Società Italiana di Cardiologia ha stabilito che la mortalità per infarto è più che triplicata durante l’emergenza Covid, poiché i pazienti che temevano un’infezione si sono allontanati dall’ospedale.
Ciro Indolfi, professore di Cardiologia presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro, ha osservato che:
l’organizzazione degli ospedali… in questa fase era dedicata quasi esclusivamente alla Covid-19 e molti reparti cardiologici erano utilizzati per pazienti infettivi. Inoltre, per paura del contagio, i pazienti ritardano l’accesso al pronto soccorso e arrivano in ospedale in condizioni sempre più gravi, spesso con complicazioni aritmiche o funzionali, che rendono molto meno efficaci terapie che si sono rivelate salvavita come l’angioplastica primaria”.
Le notizie di “morti da covid” esagerate e manipolate sono state tenute lontane dall’opinione pubblica e non sono certo all’altezza delle storie di camion militari che trasportavano carcasse umane e delle immagini di bare accatastate a Bergamo che venivano accese nel cervello delle persone.
Sempre e solo “il virus”.
LE BUGIE DI BERGAMO
L’ormai famigerata immagine bergamasca di tre lunghe file di bare allineate si è diffusa a macchia d’olio e ha sconvolto il mondo senza che le iene dei media, che sono state ingannevoli, abbiano indagato sulla veridicità delle foto, alimentando invece fanaticamente le fiamme del Covid ad ogni occasione.
Un servizio responsabile avrebbe autenticato che la foto in questione è stata scattata in un hangar dell’aeroporto di Lampedusa il 5 ottobre 2013.
Le bare in quella foto erano piene di cadaveri di migranti africani che sono morti in un naufragio – si stima che i morti siano stati 360 – al largo di Lampedusa, un’isola italiana al largo della Tunisia.
Le notizie di camion che trasportavano cadaveri e di forni crematori strapieni in Lombardia avevano spiegazioni più banali, anatema della narrazione mediatica prevalente.
La necessità di camion per trasportare i cadaveri, che i media hanno ripetuto altrove, è stata facilmente spiegata da una combinazione di fattori congruenti. I morti venivano portati via dai militari perché gli impresari funebri, temendo il “virus killer”, si rifiutavano di raccogliere i corpi come avrebbero fatto in tempi normali.
La paura, inventata e ingigantita, che ha spinto gli impresari funebri a sottrarsi alle loro normali mansioni, è stata aggravata da una legge nazionale d’emergenza che vieta le cerimonie civili e religiose, compresi i funerali. Questa misura senza precedenti, per un Paese a maggioranza cattolica che normalmente si affida alla sepoltura rituale, è entrata in vigore all’inizio di marzo.
Il pericolo di una “nuova malattia altamente trasmissibile e mortale”, ormai radicata nella psiche dei cittadini italiani, ha contribuito a rendere la situazione ancora più frenetica.
Le famiglie che normalmente seguono la pratica cattolica della sepoltura hanno optato per la cremazione dei defunti in un numero senza precedenti per paura di contrarre la malattia dai morti.
Nel nord Italia si registrò un aumento del 50% delle richieste di cremazione, che rapidamente sommersero i pochi piccoli crematori esistenti in Italia.
UNA CURIOSITÀ REGIONALE
È interessante notare che non tutta l’Italia è stata colpita dal virus che si dice “super-diffuso”. L’eccesso di decessi nella primavera del 2020 è stato limitato al Nord Italia e a specifiche aree del Nord Italia.
L’epicentro del virus covid sarebbe stato localizzato in Lombardia. La crisi localizzata in Lombardia, presentata al mondo come l’apocalisse zombie “italiana”, non si è manifestata nelle strade, nei negozi o nelle case lombarde, ma solo negli ospedali e nelle case di cura situate nei centri urbani.
Come ha fatto il presunto agente patogeno mortale a bypassare l’Italia centrale e meridionale, che hanno una demografia simile?
I dati del 26 marzo 2020 confermano che “il virus” non è migrato verso Sud rispettando i confini giurisdizionali. Quattro regioni del Nord Italia hanno rappresentato l’89% di tutti i “casi” Covid. Questo schema sarebbe rimasto invariato anche quando un’ondata di test è stata diffusa in tutto il Paese.
Una teoria emersa suggerisce che, poiché la Lombardia ha un alto numero di lavoratori cinesi nell’industria dell’abbigliamento, il “virus” sia stato portato in Italia dai lavoratori migranti cinesi e si sia diffuso nella regione. Questa ipotesi è crollata quando si è notato che la Toscana, una regione dell’Italia centrale, che ha la più grande concentrazione di cinesi in Italia e in tutta Europa, in qualche modo non è stata colpita dal “virus”. .
Il fatto che il Sud Italia non sia stato colpito dal “virus” ha anche stravolto la narrazione ufficiale.
Una differenza significativa nelle strutture sociali tra il Nord e il Sud Italia fa sì che la maggior parte degli anziani del Sud viva con o vicino ai propri figli. Questa tradizione di sostegno familiare esteso è nota per creare condizioni favorevoli al benessere e alla sicurezza.
Il numero di strutture di lungodegenza (LTCF) pro capite è maggiore nel Nord Italia, con molti più residenti che vivono in queste condizioni precarie.
Alla luce di quanto oggi sappiamo, è ragionevole concludere che per un gran numero di individui del nord che risiedono in strutture di assistenza sanitaria decentrata (LTCF), dove le condizioni sono spesso antigieniche, l’alimentazione è scarsa e l’assistenza è spesso negligente, si è creata una tempesta perfetta per la morte in massa.
La conseguente partenza in massa di personale sovraccarico e terrorizzato e la creazione di un’ansia di massa all’interno di una popolazione disabile, fragile e abbandonata hanno praticamente garantito un evento di morte di massa in questo settore della popolazione del Nord Italia.
Il pensiero critico ci informa che con il 50% dei “decessi COVID” in Italia avvenuti tra i residenti delle case di cura e con l’età media del “decesso Covid” pari o superiore alla normale aspettativa di vita, questo non era decisamente un problema di “decessi COVID” in sé, ma un problema di condizioni sociali.
Terrorizzare e isolare gli anziani che vivono nelle case di riposo, negare loro le visite dei parenti e ridurre o eliminare le visite di persona da parte degli assistenti sanitari e sociali, in combinazione con qualsiasi malattia respiratoria, potrebbe, e lo fa, travolgere qualsiasi casa di riposo non igienica e spazzare via un numero significativo di persone fragili.
Non c’era bisogno di inventare un nuovo contagio per spiegare perché la gente moriva.
Il contagio sociale dei mandati governativi e l’isteria mediatica dei social network sono diventati una malattia più pericolosa di qualsiasi presunto contagio biologico, ma l’apparato statale può comodamente nascondere questi fattori sotto il tappeto, curando la vorticosa follia del “virus“.
PERCHÉ L’ITALIA?
Per suggerire che non c’è stato alcun evento virale aberrante nel Nord Italia nella primavera del 2020 e teorizzare che l’Italia sia stata scelta come rampa di lancio per l’Operazione Covid, come indicano le prove, dobbiamo chiederci: “Perché il Nord Italia è stato scelto come set per questa sceneggiatura pandemica?”.
L’Italia aveva i mezzi e il movente?
Per lanciare la fase di shock dell’Operazione Covid nel mondo occidentale era necessario creare l’illusione di un’invasione virale.
Per evocare una peste Potemkin postmoderna e la necessità di chiudere l’ordine sociale ed economico di un Paese, l’Italia possedeva tutti gli ingredienti pronti. Con i suoi tassi di polmonite interstiziale già in aumento, la panoplia di problemi respiratori superiori indotti dall’inquinamento e gli alti tassi di cancro, l’Italia settentrionale aveva bisogno solo di una piccola fiamma per accendere un incendio di morti. La scintilla è arrivata sotto forma di isteria generata dai media, ordini di isolamento e protocolli ospedalieri mortali.
L’Italia aveva anche le motivazioni che diventano evidenti quando si comprende la storia di Covid attraverso la lente del denaro, del potere, del controllo e del trasferimento di ricchezza.
Un Paese finanziariamente in bancarotta, con un settore finanziario alla disperata ricerca di salvataggi e una struttura di comando gestita dai banchieri centrali , ha creato un governo disponibile e compiacente.
Per ragioni non legate alla cattiva salute dei suoi cittadini, negli ultimi dieci anni l’Italia è stata definita “il malato d’Europa” dal settore finanziario dell’UE.
Come gran parte dell’Europa, il governo italiano si è trovato ad affrontare pressioni economiche estreme nel 2019.
Mentre l’Europa nel suo complesso ristagnava economicamente, l’Italia è entrata ufficialmente in recessione all’inizio del 2019. L’ansia nell’Eurozona era alta e si temeva che il “problema italiano” potesse diffondersi e innescare un crollo in un’economia globale già vacillante.
Il debito pubblico italiano era salito al quarto posto nel mondo e al primo nell’UE. Questo debito schiacciante stava mettendo a dura prova l’UE, creando tensioni tra Roma e Bruxelles.
A maggio 2019 la crisi finanziaria dell’Italia avrebbe “messo a repentaglio gli obiettivi monetari della Banca centrale europea” e, se non fosse stata arginata, “avrebbe potuto mandare in frantumi la fiducia dei mercati nell’intera area dell’euro, mettendo l’UE in grave difficoltà”.
Il previsto “tsunami di crolli finanziari” che ha colpito i banchieri centrali europei si è manifestato nel 2019.
Senza perdere tempo, è stato proposto il collaudato schema di salvataggio per salvare i grandi investitori. Il commissario europeo per l’economia, Paolo Gentiloni, ha avvertito che potrebbero essere necessari ben 1.500 miliardi di euro (1.63 miliardi di dollari) per “affrontare la crisi ” .
Tutte le chiacchiere sull’industria finanziaria che sta mandando in bancarotta la nazione saccheggiando i fondi pubblici, sui politici che distruggono i servizi pubblici per volere dei grandi investitori e le depredazioni dell’economia dei casinò sono state spazzate via con il nuovo racconto di una crisi scatenata dall’“epidemia di Covid-19”.
I predatori che hanno visto i loro imperi finanziari andare in frantumi hanno deciso di chiudere la società e saccheggiare il mondo nel tentativo di salvare i loro imperi finanziari in rovina.
Per non risolvere i problemi che hanno creato, questi predatori finanziari avevano bisogno di una storia di copertura.
Una storia di copertura abbastanza grande da mascherare gli innumerevoli crimini finanziari che hanno commesso e sopprimere i problemi sociali che hanno creato.
La storia di copertina è apparsa magicamente sotto forma di un “virus romanzo”.
Alla fine la Banca Centrale Europea (BCE) ha approvato un salvataggio delle banche europee per 1,31 trilioni di euro (1,46 trilioni di dollari), seguito dall’approvazione da parte dell’UE di un fondo di recupero di 750 miliardi di euro per gli Stati e le imprese europee.
Questo grosso pacchetto di “crediti a lungo termine e ultra-economici a centinaia di banche” è stato venduto al pubblico come un programma necessario e benevolo per attutire l’impatto della pandemia di coronavirus su imprese e lavoratori.
Nell’ambito del piano di ripresa dell’UE, i 750 miliardi di euro sono stati divisi in due parti. Una comprendeva 500 miliardi di euro da assegnare come sovvenzioni in base alle “esigenze di ripresa” di ciascun Paese. L’Italia avrebbe ricevuto la fetta più grande della torta.
Il “malato” d’Europa ha ricevuto un’infusione di cui aveva bisogno – con tanto di vincoli.
CONCLUSIONE
Tre anni dopo, la verità imprescindibile della storia italiana è che, una volta grattata la superficie della narrazione ufficiale della pandemia di Covid, si rivela un pozzo di serpenti senza fondo di distorsioni, manipolazioni e vere e proprie bugie.
Qualsiasi eccesso di morti nella primavera del 2020 nel Nord Italia è stato un effetto delle condizioni di salute già esistenti in una popolazione che invecchia, della distruzione delle infrastrutture sanitarie esistenti, del massiccio inquinamento industriale che ha creato condizioni croniche, dell’isteria generata dai media, delle selvagge chiusure governative e dell’assassinio amministrativo delle persone già fragili.
Queste morti iatrogene di persone fragili sono state il risultato dell’ordine sociale e del dispotismo della sanità pubblica e poi sono state utilizzate per dare l’impressione che ci fosse “un virus mortale” in circolazione.
L’unica pandemia è stata una violenta aggressione governativa e biomedica contro le persone.
L’evidenza dell’Italia nel 2020 smaschera la narrazione ufficiale “Covid” per quello che è: un inganno organizzato a sangue freddo.
Non c’è stata nessuna pandemia.
Michael Bryant
Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi per LiberoPensare
FONTE: https://www.liberopensare.com/marzo-2020-tre-anni-dopo-ecco-i-retroscena-delloperazione-covid/
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