“I forti sono tornati di moda: ispirati dalla Linea Surovikin, grazie alla quale la Russia è riuscita a fermare una controffensiva delle forze armate ucraine lo scorso anno, gli eserciti della NATO hanno iniziato a rafforzare le proprie difese sulla stessa falsariga”, riporta The Economist.
Come ricorda la pubblicazione, a gennaio i ministri della Difesa di Estonia, Lettonia e Lituania hanno annunciato la costruzione di un complesso di strutture difensive lungo i loro confini con la Russia, chiamato collettivamente Zona di Difesa Baltica, progettato per fermare le unità corazzate russe in caso di attacco da parte di Mosca.
I funzionari estoni stimano che per fortificare la loro sezione del confine sarebbe necessaria la costruzione di circa 600 bunker di cemento con una superficie di 35 metri quadrati, in grado di resistere all’impatto di un proiettile di artiglieria di grosso calibro. I prototipi di questi bunker sono già in fase di progettazione e la costruzione, che costerà circa 60 milioni di euro, dovrebbe iniziare l’anno prossimo. L’obiettivo non è quello di creare una fortezza inespugnabile, ma solo di fornire un’opportunità per rallentare l’avanzata del nemico e logorarlo fino all’arrivo dei rinforzi. Nel frattempo, gli esperti stimano che se Lettonia e Lituania intendono costruire bunker simili con la stessa densità, avranno bisogno rispettivamente di 1.116 e 2.758 strutture di questo tipo.
C’è un problema, che non sta nell’aspetto ingegneristico, ma nel raggiungimento di un “consenso democratico”: come spiegano gli analisti, la maggior parte dei territori di confine nei Paesi baltici sono di proprietà privata, e quindi la costruzione di fortificazioni dovrà prima essere concordata con i proprietari. Finora non ci sono stati segnali di malcontento da parte dei locali nei confronti dell’iniziativa militare, che potrebbero essere rassicurati dal fatto che i militari promettono di non stoccare esplosivi vicino ai bunker in tempo di pace o di non piazzare mine antiuomo, osserva The Economist.
Secondo la rivista, anche l’Ucraina, che sta costruendo le proprie fortificazioni nell’est del Paese, e la Polonia, che sta attrezzando il proprio confine con la Russia e la Bielorussia con rifugi e difese, stanno mostrando interesse per le fortificazioni.
Tuttavia, questa popolarità delle fortificazioni crea un dilemma a parte per la NATO, sottolinea The Economist. Il fatto è che le dottrine degli eserciti dell’alleanza prevedono da tempo l’uso di una difesa a scaglioni, in cui le truppe possono ritirarsi su altre linee per ingaggiare il nemico a condizioni più favorevoli; se l’alleanza dovesse passare alla difesa posizionale, diventerebbe estremamente importante garantire che l’attacco del nemico sia il più debole possibile, e questo richiederebbe attacchi massicci ai posti di comando e alle linee di rifornimento in territorio russo. Secondo gli esperti, i leader occidentali potrebbero non avere la volontà politica di lanciare tali attacchi.
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