Sovranisti e Movimento Cinque Stelle
Stefano D'Andrea
Con un bel po’ di ingenuità, coloro che auspicano la riconquista della sovranità monetaria o, più intelligentemente, la riconquista della sovranità politica tutta, per disciplinare in modo autonomo e indipendente i rapporti economici e non solo economici, insomma coloro che auspicano la ricollocazione di fatto della nostra Costituzione al vertice dell’ordinamento italiano (di diritto c’è già; ma è un diritto calpestato), si stanno interrogando, scompostamente e nervosamente, intorno al Movimento cinque Stelle. Per verificare se lo hanno votato ingenuamente. Per riflettere se conviene iscriversi. Per cercare la strategia per influenzare il movimento dall’esterno.
C’è un’enorme ingenuità in questo atteggiamento.
Il M5S è sorto, si è organizzato e diffuso, ottenendo un enorme successo elettorale, sulla base di idee non sovraniste, sebbene alcune implichino la riconquista della sovranità – ma di questa strumentalità necessaria molti militanti del cinque stelle non sembrano consapevoli. La “sovranità monetaria” e la “sovranità alimentare” sono stati due dei cento slogan che il M5S ha declamato in campagna elettorale.
Questi sono i fatti.
Ora il M5S dovrà mettere ordine nel proprio programma, eliminando incoerenze, sciogliendo nodi dove gli obiettivi appaiono confusi, indicando mezzi e risorse là dove sono solo enunciati gli scopi, e soprattutto elaborando una scala di priorità dei fini declamati. Ovvio che alcune declamazioni sono destinate a rimanere tali per lungo tempo. Anche se il M5S avesse ottenuto la maggioranza assoluta, la realizzazione del programma avrebbe implicato anni e anzi almeno un decennio.
Quale atteggiamento assumere?
Intanto, eviterei di sentirci traditi per il voto che abbiamo dato, anche se, come è probabile, il M5S non opterà, nell’immediato, per un programma sovranista. Il M5S non si è candidato muovendo dall’idea cardine di riconquistare la sovranità. Quindi non può essere accusato di un tradimento che non ha posto in essere.
Entrare in (piccola) massa nel M5S cercando di condizionarne la linea politica futura? Sarebbe un errore macroscopico, purtroppo in linea con l’atteggiamento rinunciatario, anti-militante, di semplice divulgazione che molti sovranisti hanno avuto fino ad ora.
In Italia serve un fronte o movimento o partito sovranista e coloro che collocano la riconquista della sovranità politica come idea fondamentale, dalla quale tutto il resto deve discendere, devono avvertire il dovere della militanza; la fede nell’essere pionieri; l’orgoglio di essere costruttori. E devono avvertire l’esigenza di essere duttili e disponibili al dialogo. Qualunque sovranista sostenga idee e linee politiche ascrivibili all’arco costituzionale della prima repubblica è un fratello e deve essere considerato un compagno di strada. Se è un fanatico si escluderà da solo. Ma sarà lui ad escludersi, non gli altri a cacciarlo.
La scelta giusta è quella di invitare i militanti del cinque stelle ad ogni riunione, conferenza, assemblea, convegno organizzato dai gruppi sovranisti. Se il M5S effettuerà una svolta completamente sovranista – e ciò avverrà senza dubbio anche grazie alle idee proposte dai gruppi e dai divulgatori sovranisti – allora non vi saranno ragioni per non entrare nel nuovo importante movimento. Altrimenti, servirà un secondo nuovo movimento o partito che affianchi il cinque stelle.
Però non perdiamo un altro anno. In un anno di militanza, ogni plotone e ogni battaglione (brigate purtroppo ancora non ve ne sono) è capace di moltiplicarsi per cinque. L’ARS, i goofysti (non il capo, che del tutto legittimamente e intelligentemente ha scelto di voler continuare esclusivamente l’importantissima opera di divulgazione), i lettori di Orizzonte quarantotto (orizzontisti è bruttissimo), i ragazzi di epic continuino o comincino ad organizzarsi e a costituirsi in battaglioni sovranisti; escano dalla rete di internet; siano militanti e non semplici divulgatori. Insomma comincino a marciare. La direzione è la medesima, perciò prima di quanto si creda ci incontreremo. Ma facciamo in modo che si incontrino battaglioni per formare una brigata. Prima formiamo i battaglioni e poi ci uniamo in una brigata. Evitiamo "coordinamenti di coordinatori di movimenti di opinioni". E attendiamo il coordinamento di vertici di associazioni politiche.
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