L’insopportabile autonomia
DA LA FIONDA (Di Dario Raffone)
Il governo Meloni è spesso accusato, dalle opposizioni, di una sostanziale inerzia in molti settori. Ma su di un campo questa critica non è fondata ed è quello della Giustizia. Infatti, non passa giorno che il Ministro Nordio o il Parlamento non ci annuncino squillanti e decisive riforme per la cura di questo settore asseritamente compromesso .
L’ultima riguarda la somministrazione di test psicoattitudinali nei confronti degli aspiranti magistrati. Peralto, sembra, non per tutti i giudici ma solo per quelli ordinari. Il che, se fosse vero, non stupirebbe più di tanto atteso che TAR, Consiglio di Stato e Corte dei Conti non rientrano quasi mai nel mirino dei nostri eccellenti governanti.
La novità in questione non sembra una cosa molto seria ma torna comunque utile per seminare discredito sui giudici in continuità con le delegittimazioni di berlusconiana memoria.
Essa fa seguito a tante altre: da quelle, in campo penale, relative alle intercettazioni, all’abuso di ufficio, al collegio di tre giudici per l’applicazione di misure cautelari con annesso preavviso telefonico all’indagato, a quelle in campo civile con la predisposizione di controlli sempre più stringenti in tema di produttività e di smaltimento dell’arretrato e di conformità ai precedenti della Cassazione sino alla formulazione di indicazioni sul modo di scrittura uniforme ed abbreviata degli atti difensivi e dei provvedimenti giudiziari.
Ma nulla di quanto precede potrà appagare più dell’agognata riforma delle riforme: la separazione delle carriere all’esito della quale avremo finalmente un P.M. compiutamente burocratizzato. E, in coerenza con ciò, nella proposta in discussione vi è anche, fra numerose altre, l’abolizione dell’art.107 c.3 della Costituzione che stabilisce che i magistrati (tutti e non solo i PM) si distinguono solo per funzioni. Abolizione di cui nessuno parla ma che condurrebbe di filato ad una gerarchizzazione a cascata di tutta la magistratura con conseguenze facilmente immaginabili.
Non si comprende, poi, quali positive ricadute avrebbe tutto ciò sulla funzionalità di quella sorta di cadavere che è oggi il processo penale che andrebbe ripensato nel profondo. Nell’attesa della salvifica separazione delle carriere, si sono prodotte strampalate riforme come l’improcedibilità del giudizio dopo due anni di pendenza in appello o, ancora peggio, l’estensione dell’area dei reati perseguibili a querela. Con le note, ma taciute e forse volute, disincentivanti conseguenze nei casi di soggezione della vittima del reato di fronte al reo, specialmente se questi è un potente o un delinquente incallito.
Non è di questi tempi una riflessione seria e pacata sul tema del giudizio, in genere. Nel campo civile, ad esempio, lo si vorrebbe solo come veicolo per lo smaltimento di pratiche standardizzate in linea, peraltro, con un mondo totalmente mercificato in cui il valore di scambio soppianta ogni valore d’uso.
Sarebbe, invece, necessaria una discussione articolata e collettiva, connotata da misura ed equilibrio che faccia comprendere che ogni “fascicolo”, civile o penale (dietro cui si cela sempre un dramma, grande o piccolo che sia), necessita di tempi diversi e non compiutamente prevedibili, senza che questo implichi sempre neghittosità o inutili barocchismi che pure, in passato, non sono mancati. Una discussione che renda palese che la legge è cosa morta se non intervengono attività umane, quelle degli avvocati e dei giudici, a renderla viva nel suo quotidiano dispiegarsi. Attività che si vorrebbe, invece, veder connotate da routine anonime, possibilmente guidate dall’intelligenza artificiale in cui è assente l’attività adeguatrice degli interpreti.
Oggi, i magistrati, nel loro complesso, sono intimiditi e rassegnati ad un ruolo di crescente burocratizzazione. Faticano a comprendere l’essenza della loro funzione in una società che dà l’impressione di voler fare dell’abbandono di ogni vincolo, di ogni ostacolo al dispiegamento dei desideri di ciascuno, il suo vero mantra esistenziale.
La politica ha perso, da tempo ogni funzione educativa al riguardo, è prigioniera di questo clima e si accontenta di modeste ma pericolose operazioni di mera rivalsa verso un potere la cui autonomia appare sempre più insopportabile.
FONTE:https://www.lafionda.org/2024/04/06/linsopportabile-autonomia/
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