L’Iran lancia un attacco dimostrativo contro Israele (AGGIORNATO)
da ANALISI DIFESA (Gianandrea Gaiani)
(Aggiornato alle ore 13,50)
Un attacco massiccio ma simbolico quello lanciato dall’Iran contro obiettivi militari israeliani probabilmente in parte situati sulle alture del Golan, territorio siriano occupato dalle Israeli Defence Forces (IDF) dal 1967. Un attacco previsto di cui i satelliti israeliani (e statunitensi) hanno visto con ampio anticipo il lancio degli ordigni.
Secondo un portavoce militare gli unici danni provocati dall’attacco iraniano che ha visto impiegare 170 droni, 30 missili da crociera e 120 missili balistici sono costituiti da “danni minori all’infrastruttura” della base aerea di Nevatim, nel sud di Israele, provocati da “un numero molto piccolo” di missili balistici che non hanno impedito alla base di restare operativa.
Il portavoce delle IDF, contrammiraglio Daniel Hagari, ha affermato che il 99% dei circa 300 proiettili lanciati dall’Iran contro Israele durante la notte sono stati intercettati dalle difese aeree. “Si tratta di un risultato strategico molto significativo”, ha dichiarato in un comunicato stampa mattutino. “La minaccia iraniana si è scontrata con la superiorità aerea e tecnologica dell’IDF”, ha spiegato. Secondo Hagari l’Iran ha lanciato 170 droni contro Israele, e nessuno è entrato nello spazio aereo israeliano. Sono stati tutti abbattuti fuori dai confini del Paese da Israele e dai suoi alleati.
Una conferma del ruolo svolto da aerei statunitensi, britannici e francesi levatisi in volo dalla portaerei Eisenhower e dalla base aerea di Cipro per intercettare droni iraniani nello spazio aereo iracheno e siriano. Hagari, ha dichiarato che la Francia è stata tra i Paesi coinvolti nella difesa dall’attacco dell’Iran contro Israele di questa notte.
“La Francia ha un’ottima tecnologia, caccia e radar. E so che ha contribuito a pattugliare lo spazio aereo”, aggiungendo di non avere dettagli precisi sul fatto che i caccia francesi abbiano abbattuto uno dei missili lanciati dall’Iran. I funzionari israeliani hanno affermato questa mattina che anche gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Giordania hanno contribuito a intercettare la massiccia raffica di droni che l’Iran ha lanciato contro Israele durante la notte.
Il primo ministro Rishi Sunak ha confermato che gli aerei militari britannici hanno abbattuto “diversi” droni iraniani durante l’attacco di Teheran contro Israele la notte scorsa. “Posso confermare che i nostri piloti hanno abbattuto diversi droni d’attacco iraniani”, ha detto Sunak in un videomessaggio trasmesso da Downing Street, poco prima di una riunione dei leader dei paesi del G7. “Ciò di cui ora abbiamo bisogno è che prevalga la calma”, ha poi detto Sunak, aggiungendo che il Regno Unito lavorerà con i suoi alleati per allentare la situazione.
Diversi relitti di droni e missili (nella foto sotto) sono stati individuati sul territorio iracheno, abbattuti con ogni probabilità dai sistemi di difesa aerea delle basi statunitensi presenti in Iraq. Amman ha annunciato di aver intercettato alcuni ‘oggetti volanti’ entrati nel suo spazio aereo la scorsa notte per garantire la sicurezza dei cittadini. “Alcune schegge sono cadute in più punti durante questo tempo, senza causare danni significativi o feriti”, ha riferito un comunicato del governo.
Teheran ha minacciato la Giordania di ritorsioni: sarà “il prossimo obiettivo” dell’Iran se “coopera” con Israele, ha scritto l’agenzia semiufficiale Fars, considerata vicina ai Guardiani della Rivoluzione, citando una fonte informata della difesa iraniana. I militari iraniani stanno “monitorando con attenzione i movimenti della Giordania durante l’attacco punitivo contro il regime sionista e se la Giordania interviene sarà il prossimo obiettivo”. “Gli avvertimenti necessari sono stati dati alla Giordania e ad altri Paesi della regione prima dell’operazione”, ha aggiunto la fonte.
Oltre ai droni, Hagari ha reso noto che l’Iran ha lanciato 30 missili da crociera, di cui 25 sono stati abbattuti dall’aeronautica israeliana e 120 missili balistici, per lo più abbattuti dal sistema di difesa aerea a lungo raggio Arrow, anche se alcuni (13 o 14 secondo alcune fonti) sono riusciti a colpire la base aerea di Nevatim nel sud di Israele che ha subito “lievi danni” alle infrastrutture, “ma la base aerea funziona come al solito e continua a svolgere i suoi compiti”.
Hagari ha aggiunto che “l’Iran pensava che sarebbe stato in grado di paralizzare la base e quindi danneggiare le nostre capacità aeree, ma ha fallito. Gli aerei dell’aeronautica continuano a decollare e atterrare dalla base e a partire per missioni di attacco e difesa”. L’agenzia iraniana IRNA e il giornale cinese Global Times riferiscono invece di danni ingenti arrecati all’aeroporto militare israeliano.
La base aerea si trova nel sud del Paese, nel deserto del Negev ed è stata attaccata dall’Iran probabilmente per tre ragioni:
- Si tratta della base aerea più importante dell’Aeronautica Israeliana
- si trova lontana da infrastrutture civili e quindi il rischio di danni collaterali era estremamente ridotto
- Da quella base erano decollati gli F-35I Adir che hanno colpito il consolato iraniano a Damasco uccidendo diversi alti esponenti delle Guardie della Rivoluzione
Soprattutto quest’ultimo elemento va tenuto in considerazione ricordando che l’Iran lancio missili balistici contro la base aerea statunitense in Iraq di al-Asad dopo l’uccisione del generale alla testa della Divisione al-Quds del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Qassem Soleimani, ucciso all’aeroporto di Baghdad nel gennaio 2020 dai missili lanciati da un drone statunitense decollato da al-Asad.
Lo Stato Maggiore iraniano sostiene che l’attacco di ieri notte ha portato alla distruzione di due importanti siti militari israeliani. Un comandante dei pasdaran ha spiegato ad al Jazeera che “avremmo potuto lanciare un’operazione su vasta scala, ma abbiamo individuato obiettivi specifici nei territori occupati. La nostra operazione è stata limitata e di successo e abbiamo colpito i siti che costituivano il punto di partenza per prendere di mira il nostro consolato in Siria”.
“La questione può dirsi chiusa” a meno che, dopo il bombardamento del consolato iraniano nella capitale siriana Damasco, Israele “non commetta un altro errore”. Queste le dichiarazioni della rappresentanza di Teheran presso le Nazioni Unite a New York. Il messaggio è stato diffuso anche sui social network in cui si precisa l’attacco iraniano è stato “condotto sulla base dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite relativo alla legittima difesa. L’azione militare dell’Iran è stata una risposta all’aggressione del regime sionista contro le nostre sedi diplomatiche a Damasco” si legge nel testo.
“La questione può dirsi conclusa; tuttavia, se il regime israeliano dovesse commettere un altro errore, la risposta dell’Iran sarebbe notevolmente più severa”. La rappresentanza di Teheran all’Onu ha aggiunto: “È un conflitto tra l’Iran e il regime canaglia israeliano, dal quale gli Stati Uniti devono stare lontani”.
L’Iran è pronto a sferrare un attacco ancora più duro contro Israele nel caso in cui dovessero mettere in atto delle rappresaglie, ha affermato il capo di stato maggiore iraniano Mohammad Bagheri parlando alla tv di Stato.
“La nostra risposta sarà molto più ampia dell’azione militare di stanotte se Israele reagirà contro l’Iran”, ha detto Bagheri, aggiungendo che Teheran ha avvertito Washington che qualsiasi sostegno alla ritorsione israeliana avrebbe come risultato il fatto che le basi statunitensi saranno prese di mira. Le parole di Bagheri sono in linea con quelle pronunciate dal comandante del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche, Hossein Salami, che ha anche avvertito Teheran che reagirà contro qualsiasi attacco israeliano ai suoi interessi, funzionari o cittadini.
Molti aspetti restano da chiarire, soprattutto circa gli obiettivi colpiti dai missili iraniani oltre alla base aerea di Nevatim, ma appare evidente che l’attacco iraniano abbia avuto una consistenza soprattutto simbolica e dimostrativa come tutti sembrano aver compreso considerato che Israele e le nazioni arabe della regione hanno riaperto lo spazio aereo questa mattina.
“Tutto il mondo ha visto cos’è l’Iran, la prevenzione dell’attacco è stata impressionante e ha portato a impatti minimi. Siamo in guardia e pronti per ogni scenario” ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, spiegando che “insieme agli Stati Uniti e agli altri alleati siamo riusciti a tenere basso l’impatto dell’attacco iraniano sul territorio dello Stato di Israele, un risultato impressionante”.
La difesa aerea di Israele sembra quindi aver retto molto bene all’urto di 300 ordigni iraniani tra droni, missili da crociera e balistici lanciati dal territorio dell’Iran ma anche dallo Yemen e forse dalle milizie scite in Iraq e Siria mentre le milizie Hezbollah dal Libano hanno lanciato razzi. contro le postazioni della difesa aerea israeliane nelle alture del Golan, probabilmente con l’obiettivo di distruggerle o distrarne l’attenzione, saturandole, dall’attacco iraniano.
Resta però da comprendere l’esatto numero di bersagli israeliani colpiti e la loro ubicazione e occorre riflettere, in prospettiva, su quante ondate di attacchi di queste proporzioni sia in grado di alimentare l’Iran e quante ne potrebbe reggere la difesa aerea israeliana prima di esaurire le munizioni e soprattutto i missili Tamir del sistema Iron Dome e gli Arrow 3.
A tal proposito, secondo quanto riporta oggi il giornale israeliano Yedioth Ahronoth, il costo dei missili da difesa aerea utilizzati la notte scorsa da Israele ha un valore di un miliardo di dollari.
Durante la riunione tenuta questa mattina dal premier israeliano, Benjamin Netanyahu, con il ministro della Difesa, Yoav Gallant e il membro del gabinetto di guerra, Benny Gantz, non è stata presa alcuna decisione sulla potenziale risposta di Israele all’attacco dell’Iran. Lo ha dichiarato un funzionario israeliano al quotidiano “The Times of Israel”. La potenziale risposta sarà discussa durante la riunione del gabinetto di guerra di questo pomeriggio.
Le IDF hanno colpito nelle ultime ore siti di Hezbollah a Jbaa, Khiam e Kafr Kila, nel sud del Libano in risposta ai circa 40 razzi lanciati da Hezbollah verso il nord di Israele durante la notte, nel contesto dell’attacco dell’Iran.
Per Israele il successo conseguito è soprattutto politico e strategico. L’attacco al consolato iraniano a Damasco aveva l’obiettivo di obbligare l’Iran a rispondere con una rappresaglia che avrebbe inevitabilmente rin saldato il sostegno statunitense a Israele messo a dura prova dall’impatto della guerra nella Striscia di Gaza con le tante vittime civili.
In seguito all’attacco iraniano la Camera statunitense ha rivisto il calendario e accelerato l’esame del decreto per l’invio di nuovi aiuti a Israele, come ha riferito il leader della maggioranza alla Camera, il repubblicano Steve Scalise, sottolineando che i deputati valuteranno il provvedimento per Israele la prossima settimana, prima quindi del previsto, in seguito all’attacco dell’Iran contro lo Stato ebraico.
Questo no9n significa che la Casa Bianca intenda sostenere un’escalation della tensione con l’Iran. A quanto riferiscono i media israeliani, il presidente americano Joe Biden sta “facendo pressioni” affinché il Gabinetto di guerra israeliano non decida di procedere con un contrattacco nei confronti dell’Iran. Biden aveva sottolineato che “il sostegno a Israele è incrollabile” ma aveva già chiesto che la risposta fosse diplomatica evitando un’escalation, spiegando che “rimarremo a stretto contatto con i leader israeliani”, ma non sosterranno una controffensiva israeliana contro l’Iran, perché finora “non ci sono stati attacchi contro le nostre forze o i nostri siti ma rimarremo all’erta per ogni minaccia e non esiteremo ad adottare tutte le azioni necessarie per proteggere i nostri”.
Le autorità israeliane devono inoltre incassare il rifiuto di Hamas ad accettare l’offerta avanzata da Israele la settimana scorsa al Cairo per una tregua.
Lo hanno dichiarato in una nota l’ufficio del primo ministro israeliano e del Mossad. “Il rifiuto da parte dei mediatori alla proposta che prevedeva un margine di flessibilità significativamente maggiore da parte israeliana, dimostra che Sinwar non è interessato ad un accordo umanitario e al ritorno degli ostaggi, e continua ad approfittare delle tensioni con l’Iran per cercare di unire i teatri e realizzare un’escalation generale nella regione”. Israele continuerà a lavorare per raggiungere i suoi obiettivi, si legge nella dichiarazione, e “getterà ogni pietra per riportare indietro i 133 ostaggi da Gaza il prima possibile”.
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