Israele non ha una soluzione
di GABRIELE GERMANI (Pagina FB)
A un certo punto gli USA avevano investito così tanto nella guerra in Vietnam da non potersi più ritirare.
Stavano perdendo la guerra, soldi e uomini, ma continuavano a inviarne.
È una questione psicologica, in sostanza razionalmente ti converrebbe ritirarti dal gioco, ma tu hai la sensazione di aver perso troppo per uscire e così continui a impantanarti; lo stesso meccanismo che è dietro a molte cattive partite di poker.
Il governo di Israele stava chiudendo gli Accordi di Abramo, parte della più grande strategia USA di contenimento cinese in Medio Oriente. Al G20 in India era andata per la maggiore la Via del Cotone che dava per scontato il rapporto sauditi-israeliani (tutte sane democrazie, paesi che rispettano i diritti umani e chiaramente amici dell’Occidente, sic!).
La Resistenza palestinese rompe questo accerchiamento strategico, complice un mutamento internazionale degli equilibri (Ucraina e BRICS).
Israele attacca e inizia a colpire ovunque: Libano, Siria e Cisgiordania.
I racconti spaziano da bambini schiacciati dall’esercito israeliano (e ne sentiamo le ultime parole al telefono ai genitori) fino a case date alle fiamme in Cisgiordania o ai festeggiamenti per aver ucciso la figlia di uno dei capi di Hamas o quei simpaticoni dei soldati israeliani che si fanno foto su tinder nelle camere da letto distrutte dei bambini di Gaza.
Lasciamo stare le varie chat roulette dove giovani israeliani entrano a sorpresa e dicono a coetanei arabi che li uccideranno tutti e che sono felici di vederli morire, o i bambini di 5 e 7 anni scalzi con le mani in testa che corrono via sotto il tiro dei soldati israeliani (costretti a correre in mezzo alle macerie, pensate il dolore).
Intanto, Israele porta indietro vagoni di soldati morti, invalidi fisici o con disturbi psichiatrici (ah si, se ti comporti da mostro, poi i mostri resteranno accanto a te).
Intanto è partita la grande fuga, chi ha doppia cittadinanza sta iniziando a fuggire, parliamo di centinaia di migliaia di persone, una roba da esodo.
Il governo israeliano bombarda una ambasciata iraniana in Siria, per la pace e la sicurezza eh, non pensate male.
L’Iran reagisce con un gesto simbolico, avvisa dell’attacco, ma qualche missile arriva a terra e questo vuol dire la fine della presunta inviolabilità hi-tech di Israele.
Intanto gli ultra-ortodossi (in teoria esentati per motivi religiosi) vengono spinti a fare il militare, la casa di Netanyahu viene assediata, i manifestanti estremisti attaccano i leader dell’estrema destra perché “troppo moderati”, membri del governo criticano la risposta all’Iran perché troppo debole “una barzelletta”.
Ieri mattina nuovi missili su Libano e Siria, poi ovviamente anche l’Iraq.
La situazione è tale che pure gli USA si smarcano.
Israele non ha una soluzione, semplicemente ha le spalle al muro.
Continua ad alzare la posta perché ha investito troppo, ma il destino è segnato.
Anche quando tutto questo sarà finito e prima o poi lo sarà, non dimenticheremo questo genocidio.
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