Apologia del dipendente pubblico
di Davide Visigalli
Quando si fa politica e si ha una particolare visione del mondo ci si chiede continuamente come raggiungere chi ha le nostre stesse idee per fare massa critica e finalmente metterle in pratica. Questione annosa, senza dubbio, su cui sono state scritte pagine magnifiche da autori eccellenti.
La maggior parte delle volte la questione è affrontata dal punto di vista individuale, ossia si tratta di definire metodi e modi per raggiungere e convincere un singolo individuo della bontà delle nostre idee. Altre volte si allarga un po’ il bersaglio, cercando di lanciare il nostro messaggio tra un pubblico più selezionato e incline alle nostre idee, almeno in parte. Spostando non di molto i termini del discorso ci si può chiedere: esiste un gruppo sociale che possieda intrinsecamente, anche se inconsapevolmente, l’idea politica che ci rappresenta?
Qui voglio provare a identificare, nel modo più semplice possibile, un gruppo sociale esistente qui e ora nel nostro Paese che possa interiorizzare l’antieuropeismo pur non essendone cosciente.
Io credo che questo gruppo sociale esista e sia rappresentato dal pubblico impiego.
Da un lato è evidente come le politiche liberali della UE hanno avuto come obiettivo il costante ridimensionamento del pubblico impiego, nell’ottica di spostare spesa pubblica e servizi verso il settore privato, ridimensionando la politica economica dello Stato.
D’altra parte, il pubblico impiego è, senza ombra di dubbio, il settore lavorativo che ha meno introiettato i concetti di profitto ed efficienza, parole d’ordine del sistema liberale. Questa “mancanza” istituzionale ha difatti spinto tutta la propaganda giornalistica contro il dipendente pubblico pigro e nullafacente.
Queste caratteristiche sono a mio parere decisive per un vero sentimento antieuropeista, maturo e consapevole. Ovviamente la propaganda, le politiche e la burocrazia europea spingono in senso opposto, in ultimo con i finanziamenti PNRR nella pubblica amministrazione, impegno totalizzante in questi ultimi mesi.
Questo fa sì che ad uno spirito di corpo che sta lentamente emergendo dai continui attacchi mediatici si contrapponga la burocrazia quotidiana di stampo europeo che normalizza concetti estranei alla pubblica amministrazione, soprattutto alle nostre latitudini.
Credo che per far emergere il sentimento antieuropeista nei dipendenti pubblici abbiamo bisogno di sfatare i molti luoghi comuni a cui spesso credono gli stessi dipendenti, in una forma particolare di autorazzismo all’italiana, fortemente alimentato da chi non lavora nel pubblico impiego. Oggi, infatti, il dipendente pubblico si vergogna quasi di esserlo.
È noto che, i continui tagli, le mancate assunzioni, e la burocrazia sempre più pressante, hanno effettivamente peggiorato i servizi pubblici, spesso a favore di quelli privati, alimentando la visione del pubblico impiego parassita. Ma ad una analisi nemmeno tanto attenta vediamo come emerga velocemente l’inganno del luogo comune.
Ad esempio, analizziamo alcuni cambiamenti che ci sono stati dal 2010 al 2021 disponibili sul sito Openbdap:
Il numero di dipendenti pubblici (tutti compresi) è di 3 milioni e 200 mila, diminuito di 100mila unità rispetto al 2010;
I possessori di laurea sono aumentati del 10% nello stesso periodo passando dal 33 al 43% di tutta la pubblica amministrazione;
Su 3 milioni di dipendenti, la maggior parte,1,9 milioni, lavorano nell’istruzione, nella ricerca e nella sanità;
I dipendenti pubblici rispetto al totale degli occupati sono il 19,2% con un impegno del PIL del 9,9%, molto al di sotto della media UE (24,1% occupati, 10,5% del PIL) e superiore solo a quello di Bulgaria e Romania;
Da questi pochi dati si può capire come lo stigma del dipendente pubblico italiano sia montato ad arte come casus belli per attaccare indirettamente lo Stato. Perché solo uno Stato indebolito non può contrastare politiche volte al suo smantellamento, a tutto vantaggio del grande privato. Politica che la UE persegue, semplicemente applicando i suoi Trattati.
Per questi motivi credo che il pubblico impiego bistrattato e sottodimensionato, nasconda le potenzialità per esprimere una “classe” antieuropeista a tutti gli effetti.
Ma che cosa intendiamo con pubblico impiego? Normalmente, viene definito come “il rapporto di lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione”. Ma qui lo intendo in maniera molto più estesa, comprendendo anche tutta la galassia di privati la cui attività dipende dal pubblico direttamente o indirettamente, diciamo tutti quelli che vivono grazie alla cosiddetta “domanda interna” di un Paese.
Dopo aver fatto l’apologia della nazione, l’apologia dell’internazionalismo, ora è giunto il momento di farla per il dipendente pubblico.
Ci pensavo oggi. Sono entrato da poco nel pubblico impiego e sono rimasto piacevolmente stupito da molti colleghi assolutamente coscienti di quanto l’UE e le politiche montiane siano state dannose per la Pubblica Amministrazione del nostro paese.