Grosse Koalition und kleine Politik – l’accordo CDU/SPD
Le quali conseguenze, tuttavia, non appaiono confortanti. Con buona pace di chi si ostina a proclamare – con velleitaria insipienza – la riformabilità interna della costruzione eurocratica grazie a una Germania ricondotta finalmente a più ragionevoli consigli, condizione propedeutica per quel "più Europa" visto come soluzione mistica della crisi economico-democratica che quella stessa costruzione ha generato.
Ecco una sintesi dell' articolo, che è stato pubblicato su Social Europe. (I corsivi fra parentesi quadre sono commenti miei).
Dal punto di vista squisitamente europeo, Dullien elenca cinque punti di criticità:
3) Contributo solo marginale al riequilibrio della bilancia commerciale con l'Eurozona
4) Ulteriori ostacoli alla realizzazione di una significativa Unione bancaria
5) Nessun contributo alla crescita e alla soluzione della crisi debitoria dei paesi periferici [i Piigs, per i quali sarà necessario trovare un altro divertente acronimo, dovendo aggiungere a breve la "F" di Francia ]
Dal lato consumi, sono contemplati aumenti pensionistici per alcune categorie sociali e l'introduzione di un salario minimo pari a 8,50 euro/ora.
Tenuto conto dell'area di popolazione presumibilmente interessata, dell'incidenza sui prezzi, delle quote di risparmio e delle maggiori tasse e contributi, è presumibile che delle somme stanziate (circa 18 mld l'anno) solo la metà andrà al consumo.
L'analisi fa quindi ritenere che l'incremento annuo della domanda interna sarà intorno allo 0,1% del PIL. L'auspicio dei paesi periferici per provvedimenti di autentico stimolo, tali da indurre maggiori importazioni e minore competitività per il riequilibrio della bilancia commerciale, è quindi destinato a essere disatteso data l'esiguità delle risorse allocate. L'impatto sulla bilancia commerciale tedesca, circa uno 0,5% del PIL, forse potrà aiutare a contenerne l'avanzo entro quel 6% richiesto dai trattati, ma non sarà certo sufficiente a ridimensionarlo entro limiti meno pericolosi per l'equilibrio dell'Eurozona.
[ In pratica, i principi del bail-in già felicemente applicati nella crisi cipriota ]
Stante questi principi, la funzionalità dell'unione bancaria verrebbe enormemente ridimensionata. Intanto, è chiaro che la natura locale o regionale di una banca non garantisce di per sé l'assenza di rischio sistemico – le Cajas de Ahorro spagnole sono un buon esempio del contrario. In secondo luogo, l'intervento di sola seconda istanza del MES [i cui fondi – ricordiamolo – non derivano da emissioni della BCE ma da pesanti contributi degli stati eurozona] vanifica l'obiettivo di eliminare il circolo vizioso che ha legato in questi anni le crisi bancarie e il debito sovrano.
[Un fenomeno che sorprende solo chi, fidando nei valori formalmente dichiarati dalle sinistre istituzionali, si aspetta dai socialdemocratici tedeschi oggi, come ieri dai socialisti di Hollande, un ribaltamento in senso solidale e progressista delle politiche europee con il grazioso assenso della Germania. Il cui inno nazionale, per quanto magistralmente musicato da Haydin, ha un testo che non a caso inizia con "Deutschland, Deutschland über alles/ über alles in der Welt", che per un diversamente tedesco suona un sempre un tantino preoccupante].
[Vale a dire, finché non sarà assolutamente necessario per gli interessi tedeschi. Deutschland, Deutschland über alles, appunto.]
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