La potenza del nemico

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2 risposte

  1. gios ha detto:

    Se fossi gomblottista (e un po’ lo sono) direi che i poteri forti hanno sfruttato all’incontrario il Cd “effetto dimostrazione” di Duesenberry. La domanda di beni di consumo (e welfare?) diminuisce al diminuire della posizione sociale del ceto immediatamente superiore (meccanismo dell’invidia?).

  2. Davide Visigalli ha detto:

    Caro Marino, come sempre i tuoi articoli fanno riflettere in maniera non banale.
    Penso che la condizione del precario non sia ben compresa neanche da chi precario lo è. Generalizzando, i precari allo stato attuale sono la generazione sotto i 40 anni, quindi l’attività lavorativa del precario medio è intorno ai 10-15 anni totali. Credo che il lavoratore precario stia ancora pensando di vivere un periodo di “gavetta” solamente più lungo di quello che hanno passato i suoi predecessori più anziani prima di accedere al posto fisso. Molti precari inconsciamente credono di arrivare al posto fisso, che però non arriverà mai. La sensazione è supportata spesso dai colleghi più esperti che ricordano al precario di turno di esserci passati anche loro e di non lamentarsi troppo. Tutto questo, soprattutto nel pubblico, scatena lotte tra poveri per accaparrare crediti agli occhi del capo, in un sistema che ha mantenuto la selezione tramite la cooptazione senza più il premio finale: il posto fisso.
    Sia il precario che il collega anziano dovrebbero capire che questa nuova condizione lavorativa vista nel breve periodo non ha particolari differenze rispetto alle precedenti, mentre è nel lungo periodo che la percezione cambia totalmente: essere precario vuole dire non pensare a lungo termine, diventare incapace di progettare. Per concludere penso, forse in maniera un po’ troppo ottimistica, che quando i precari avranno contezza della loro eternità sociale, allora potranno (potremo) vedere le cose in comune che abbiamo, riconoscerci in una classe sociale e riprendere la lotta. Ora, salvo cambi di paradigma repentini, è troppo presto, e come hai giustamente detto tu, l’unica prospettiva è quella dell’ideologia dominante che ci fa sperare che tutti diventino precari prima o poi (tanto lontani non ci siamo). Mal comune mezzo gaudio.

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