TTIP, ennesima scelta liberoscambista

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Una risposta

  1. paolo di remigio ha detto:

    In un certo senso Renzi ha perfettamente ragione: il TTIP “non è un semplice accordo commerciale come altri, ma è una scelta strategica e culturale per l’UE”: è l’abolizione della sovranità dello stato, quindi l’accettazione dello status di colonia, per far posto al libero scambio. L’Unione Europea è l’inizio di questa abolizione, il TTIP è l’esito finale. Non si tratta di una novità assoluta: dal 187o al 1913, nell’età che Ha-Joon Chang chiama della prima globalizzazione, le grandi potenze occidentali hanno obbligato le loro colonie e i paesi comunque dipendenti ad aprirsi alle loro merci, condannandoli quindi al sottosviluppo: in questi quarant’anni il reddito dei paesi dipendenti crebbe dello 0,5 % annuo, quello dei paesi sviluppati tre volte di più. Cosa significhi l’abolizione delle barriere non-tariffarie è ben esemplificato dalla guerra dell’oppio. Per frenare il deflusso dell’argento (allora era la moneta degli scambi internazionali) dall’Inghilterra alla Cina, dovuto al fatto che questa non importava nulla ma esportava tè, i mercanti inglesi presero a esportarvi l’oppio. La lotta dello stato cinese al contrabbando dell’oppio per impedirne gli effetti devastanti sulla società, dal punto di vista del libero scambio, non è che una barriera non-tariffaria. Per sventare il subdolo attacco al sacro principio, gli Inglesi non esitarono a dichiarare guerra alla Cina e a costringerla, col trattato di Nanchino del 1842 a rinunciare a ogni barriera alle importazioni. Peraltro la Cina era dominata dalla dinastia straniera dei Manciù; questa fu più rispettosa della dignità dei Cinesi di quanto lo sia Renzi di quella degli Italiani.

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