Syriza, la Merkel e Alba Dorata
Secondo alcuni, se nella classica contrattazione tra debitore e creditore la Merkel non fosse magnanima e lungimirante con Syriza, questo partito fallirebbe e perderebbe il consenso dei cittadini greci, essendo costretto ad accontentarsi delle classiche dilazioni concesse dai creditori, senza nemmeno riuscire a interrompere le “riforme” imposte dalle “istituzioni” per la concessione di nuovi finanziamenti. La (asserita) conseguente vittoria di Alba Dorata sarebbe da imputare tutta alla Merkel o alle “istituzioni”.
Un modo davvero singolare di valutare le azioni dei soggetti politici!
Tutti i più acuti commentatori, e io soltanto casualmente tra essi, considerarono ingenua ed ineffettuale la “lettera degli economisti” che “chiedeva” alla Germania una politica che espandesse la domanda interna. Ugualmente, tutti i più acuti commentatori, e io soltanto casualmente tra essi, considerarono ingenua e ineffettuale (oltre che per niente risolutiva) la proposta di “bond a garanzia europea”. La Germania è la Germania e nessuno deve pretendere che sia diversa da come è. Sono la Grecia, la Francia, la Spagna, il Portogallo e l’Italia che devono essere diversi da come stanno dimostrando di essere in questi anni: sciocchi masochisti, privi di coraggio e di sentimento nazionale (e quindi di futuro), abbagliati da un sogno che in realtà è un incubo provocato da un cocktail di sostanze psicotrope .
Perciò, se Syriza fallirà e in Grecia andrà al potere Alba Dorata, la colpa sarà tutta e soltanto di Syriza, che in primo luogo avrebbe dovuto prevedere, anzi dare per scontato, il no tedesco a proposte “moderate” che tuttavia per la Germania non stanno né in cielo né in terra; in secondo luogo avrebbe dovuto minacciare immediatamente un ultimatum (non subirlo); infine avrebbe dovuto già essere in possesso di un piano per andar via dalla UE.
Ovviamente continuo a serbare la speranza che Syriza alla fine sia obbligata dalla situazione storica a fare ciò che non vuole fare, ossia: a colpire l’Unione europea, anziché salvarla (come Syriza presuntuosamente declama!); ad uscire con coraggio dalla UE e ritrovare la libertà, come propongono, giustamente e sensatamente, il KKE e Alba Dorata, anziché continuare ad affogare la Grecia nel bagno dei vincoli esterni; a riscoprire veramente e pienamente il sentimento nazionale e a prendere atto che la UE, tra l’altro, ha la funzione di avvelenare pian piano i sentimenti nazionali degli Stati perdenti nella competizione che si svolge nel mercato unico europeo.
La carne sulla brace é tanta, piú grande della graticola greca ed UE. Se la Grecia potrá -o no- fare qualcosa di valido, dipende se potrá contare sull’appoggio della Russia e della Cina. E la Russia conferma la sua disponibilitá-
Troppa gente si limita al tifo, sta alla finestra e aspetta per decidere se e quando fare qualcosa.
E’ cosí difficile capire che solo per i neoliberisti l’economia é un feticcio? Per gli altri, la geopolitica é fattore determinante, assieme all’azione dei movimenti sociali che -sopratutto nell’Europa meridionale- dovrebbero attivarsi per e cominciare a cambiare rotta e piloti.
Scalzare la dirigenza UE attuale, é compito troppo grande che non puó solo ricadere sulle soallke della Grecia.
In Argentina, l’ultimo presidente neoliberista scappó in elicottero! Ad Atene, dopo una giornata elettorale……
Syriza già si spacca e ciò è conseguenza della fumosità delle proposte:
1) http://www.repubblica.it/esteri/2015/02/22/news/l_eroe_della_resistenza_contro_tsipras_intesa_vergognosa_chiedo_scusa_ai_greci_per_averlo_fatto_votare-107921283/
2) http://www.quotidiano.net/grecia-bocciato-accordo-1.695537
Al vertice di Syriza ci sono radical poco chic e gente che si è dichiarata simile a Renzi. Più di metà dei ministri sono ex uomini del Pasok.
Syriza non ha niente di radicale. Per il resto convengo con te che i processi sono complessi.
Si dice che il 30% dei deputati circa di Syriza venga dall’ala sinistra diciamo del partito. e che siano molto più decisi a tutto pur di risollevare il proprio paese…quando non addirittura che propugnino come prima opzione, in privato, l’uscita dall’euro.
si dice però anche che il cerchio dei pochi fedelissimi di Tsipras sia invece formato da persone che nell’euro vogliono restare.
io dico che di fronte alla mobilitazione del popolo l’ala minoritaria potrebbe diventare più forte.
Io dico che si dovrebbe guardare di piú al popolo e meno -ma molto meno!- ai gruppi dirigenti. Quando alla base c’é determinazione, capacitá di sfifare i poteri forti del globo….allora anche i dirigenti finiscono per subirne l’influenza.
C’é bisogno sí di convergenze politico-elettorali, ma molto di piú di alleanze sociali…. Sltanto con i voti non si va molto lontano, sono solo il primo gradino di una ripida scala a chiocciola….