Rivincita del comunismo o del capitalismo della concorrenza?
Secondo Alberto Bagnai, che in questa occasione sbaglia o, più probabilmente, inganna scientemente i lettori in ragione della testata sulla quale si trova a pubblicare (Il Giornale), l’euro sarebbe “La rivincita del comunismo“.
Al contrario, l’Unione europea e l’euro, complemento della prima, sono la rivincita (o ri-perdita, se si guarda a taluni esiti e non al progetto) del capitalismo della concorrenza e dell’imperialismo economico , che, in vario modo, hanno sempre teso – ma dovrei scrivere al singolare, perché sono sempre stati un unico concetto e un’unica realtà – alla stabilità dei rapporti di cambio, stabilità che l’euro, per un errore tecnico (dei fanatici del capitalismo della concorrenza e dei sognatori dell’imperialismo economico europeo), ha trasformato in rigidità assoluta.
Certo, un tempo i grandi stati nazionali si proteggevano o erano disposti a proteggersi nei rapporti reciproci e aprivano invece i mercati dei paesi periferici o privi di sviluppo. Ma questa è una variante concettualmente irrilevante, che trova una chiara giustificazione storica: oggi – forse dovrei dire fino a ieri, visto che l’epoca sta tramontando – l’unica ideologia (vera o falsa coscienza) sostenibile per aprire e lasciare aperti i mercati periferici è (era) la costruzione del libero mercato globale.
Il fatto poi che “l’Europa” (ossia Italia, Inghilterra, Germania e Francia) non sia stata in grado di imporre “all’esterno” alcun imperialismo economico, da un lato, è solo parzialmente vero, perché l’elefantiaco allargamento dell’Unione europea ha reso interno ciò che doveva essere (parte del) campo esterno, dall’altro, sta soltanto ad indicare il fallimento del progetto (per il capitale produttivo inglese, francese e italiano, non per quello tedesco, almeno fino ad ora), non che il progetto fosse altro e diverso rispetto alla ricostituzione del capitalismo della concorrenza a sostegno dell’imperialismo economico “europeo”.
D’altra parte, nell’articolo di Bagnai non si tiene conto che l’impossibilità di una autonoma politica monetaria per i singoli stati nazionali,la quale si traduce in grave limitazione della politica fiscale, impossibilità e limitazione che si affiancano alla impossibilità di una politica industriale (divieto di aiuti di stato e dogma della concorrenza), di una politica del credito (concorrenza bancaria), di una autonoma politica commerciale e doganale (le note libertà sulle quali è fondata l’Unione europea), di una politica di repressione della rendita finanziaria (divieto di coordinamento dell’esercizio del credito e libera circolazione dei capitali), è volta (tutte le cennate impossibilità sono volte) ad impedire ogni dirigismo e ogni programmazione statale dell’economia, non solo di tipo sovietico, bensì anche di tipo socialdemocratico di tradizione europea.
Insomma, posto che non esiste uno Stato europeo (né una nazione europea, né un popolo europeo), l’euro va descritto come uno strumento che concorre a limitare il potere dirigistico e d’intervento nell’economia degli stati europei e va combattuto in nome dell’intervento statale nell’economia. Considero dunque sbagliatissima la critica svolta da Bagnai nel citato articolo, sebbene propenda a credere che – ferma la indiscutibile e anzi eccellente capacità divulgativa di Bagnai -, da esperto (anche) di “comunicazione” quale egli è (la “comunicazione”, come è noto, è inganno), abbia soltanto cercato di avere consensi da parte dei lettori de Il Giornale.
Condivido l’analisi e aggiungo che Bagnai è furbo al punto giusto. Infatti, a seconda della platea cui si rivolge parla di “comunismo” oppure di “fascismo” per indicare la perversione del sistema euro…
piccoli trucchi da valido oratore…
E invece l’euro non è né comunista né fascista, se non nel senso sui generis di “patriarcale e antidemocratico” inventato da bagnai; anzi a rigore, sotto un profilo, è antifascista se è vero che, come si legge sul sito della banca d’Italia, con un decreto, nel 1936, l’autonomia della banca d’Italia toccò il suo minimo storico, posto che lo scoperto di tesoreria con interessi all’1% divenne infinito (si infinito, ossia utilizzabile per coprire tutta la spesa pubblica, a piacimento del governo). La verità è che l’euro è LIBERALE ma è una verità che i lettori de Il Giornale non comprenderebbero (né amerebbero il singolare uso che Bagnai fa della parola fascista, quando con essa qualifica l’euro). Perciò, conveniva dire che l’euro è comunista (in un articolo,peraltro, il cui contenuto è condivisibile o almeno da me condiviso al 95%).
“in un articolo,peraltro, il cui contenuto è condivisibile o almeno da me condiviso al 95%”
Non mi dica che lei condivide questa ipocrisia sulla “libertà” :
“Cosa distingue un’economia di mercato da una pianificata? Il fatto che nella prima le decisioni su cosa produrre e come produrlo vengono prese da individui che agiscono liberamente (parola chiave: liberamente), ovvero in modo non coordinato da un decisore centrale, e lo stesso avviene per le decisioni su cosa consumare e quanto consumarne”
“leale confronto fra virtù individuali, senza però porsi il problema di chi decida quale sia il piano corretto!”
Neanche Oscar Giannino o Mario Monti arriverebbero a tanto ….
No, questa non è una parte che condivido,come non condivido l’idea che un’economia pianificata sia l’economia del cassettone (salvo che tutto o quasi sia pianificato – ma economia pianificata non designa soltanto la pianificazione totale), come non condivido l’idea che l’euro sia “statalista”.
Scusate,
ma al di là delle opinioni (rispettabilissime e legittime) sulla bontà dell’articolo di Bagnai, la parte segnalata da Cesco, oggettivamente è corretta o no?
Riguardo al discorso sulla concorrenzialità, scusate ma io non la vedo affatto, vedo solo grandi monopoli che sfruttano la propria posizione di rendita che pongono barriere all’entrata grazie al supporto di questa o quella legislazione, sia comunitaria che nazionale.
Scusate, mi sono confuso. Non mi riferivo a certo, ma la parte postata dal commentatore “X”.
che riporto:
“Cosa distingue un’economia di mercato da una pianificata? Il fatto che nella prima le decisioni su cosa produrre e come produrlo vengono prese da individui che agiscono liberamente (parola chiave: liberamente), ovvero in modo non coordinato da un decisore centrale, e lo stesso avviene per le decisioni su cosa consumare e quanto consumarne”
Carlo
la naturale concentrazione di capitale ( monopoli ) la conosciamo già da Marx . Non discutevo di quello . Metto più a fuoco il passaggio : “le decisioni su cosa produrre e come produrlo vengono prese da individui che agiscono liberamente (parola chiave: liberamente)” . Questa è la libertà del più forte , la libertà dell’individuo proprietario di capitale da investire . Che piace ai lettori del Giornale .
” “le decisioni su cosa produrre e come produrlo vengono prese da individui che agiscono liberamente (parola chiave: liberamente)” . Questa è la libertà del più forte , la libertà dell’individuo proprietario di capitale da investire .”
Ok, ma vorrei capire, questo proprietario di capitale da investire se lo sarà guadagnato lavorando o no? Perchè se pensiamo che il capitalismo in sè ha una natura immorale allora nessuno faccia più niente.
Certo che non bisogna stare con le mani in mano ( soprattutto se non sei un proprietario ) , ma non parlerei di merito e guadagno da lvoro in un sistema simile … ed eviterei comunque in ogni caso ( soprattutto nel caso in cui le cose ti vadano economicamente bene ) l’ipocrisia di esaltare il sistema con stronzate come queste :
“leale confronto fra virtù individuali, senza però porsi il problema di chi decida quale sia il piano corretto!”
Neanche Hayek era così spudorato…
Bagnai è solo un omino che cerca pubblicità a se stesso .
Tutti noi cerchiamo di far soldi legalmente come tutti . Me compreso . Evitiamo almeno l’ipocrisia di parlare di “leale confronto fra virtù individuali” . Jhon Elkan non ha alcuna “virtù individuale” in più del mio amico del liceo che era bravissimo in tutte le materie . Ma quel mio amico non era porprietario di capitali da investire e oggi nonostante un modesto stile di vita , con un affitto da pagare e due figli da mantenere , fa fatica ad arrivare alla fine del mese . Tutto questo nonostante le sue “virtù individuali” che siano cento volte maggiori non solo di quelle di Jhon e Lapo Elkan o Piersilvio Berlusconi , ma anche di molti altri somari nostri conoscenti che adesso se la spassano con molta più comodità investendo i loro capitali .
Sono pienamente d’accordo: l’euro è liberale, fatto su misura per una società classista.
Infatti, mica ho detto che Bagnai sia stato corretto dal punto di vista scientifico… è furbo, oltre che competente, quindi si ingrazia i suoi potrnziali lettori.