Il falso reddito della speculazione finanziaria
Su ogni libro di Economia degli intermediari finanziari viene sempre riportato un concetto che recita più o meno così: “Il sistema degli intermediari finanziari è la spina dorsale di un’economia avanzata; in assenza di un efficiente e moderno sistema di intermediazione finanziaria è impossibile la realizzazione di una solida crescita economica”. Nel leggerlo mi è venuto in mente quel famoso detto Napoletano secondo cui “Ogne scarrafone è bell’ a mamma soja”. Questo perché da appassionato di economia ho sempre ritenuto che la vera spina dorsale dell’economia di un paese fosse la sua capacità produttiva in termini di beni e servizi. Il commentatore acuto e furbo ovviamente ribatterà che l’economia finanziaria, essendo un ramo della produzione di servizi, anch’essa produce ricchezza. Vedremo quindi che l’affermazione incriminata, se non si può dire che sia falsa, si può dimostrare anche che non sia del tutto vera, in quanto una parte dell’economia finanziaria può essere considerata l’unico input di processo universale che brucia ricchezza senza produrre benefici in termini di output. Andiamo per ordine e consideriamo innanzitutto il lato dell’economia finanziaria che va sotto il nome di intermediazione creditizia. Per produrre un qualsiasi bene o servizio le imprese necessitano di anticipare gli investimenti, che successivamente andranno a produrre utili, e di credito finalizzato alla stabilizzazione dei flussi di cassa spesso discontinui. In questo caso interviene la banca di credito. Senza dilungarci nei tecnicismi, si può dire che le banche di credito producono due tipi di utile, il margine di intermediazione e il margine di interesse. Semplificando, con il primo le banche guadagnano dai servizi prodotti (es: tenuta conto, bancomat, pagamenti vs terzi etc.) con il secondo commerciando denaro che, come qualsiasi negoziante, la banca compra a un prezzo da un suo fornitore per rivenderlo applicando il suo markup ai clienti. In questi due casi si avvalora la tesi secondo cui le banche siano imprese produttrici di servizi che i clienti usano come input dei loro processi o come consumatori diretti. Ora però esaminiamo la fetta più grande dell’economia finanziaria che riguarda l’insieme di attività finanziarie (obbligazioni, azioni, depositi e prestiti, fondi comuni di investimento, riserve tecniche di assicurazione, derivati ecc.) negoziate sul mercato globale. Quando si parla di negoziazione si deve tener presente che il valore nominale di tale attività è del tutto irrilevante. Ciò che conta è il numero di transazioni al secondo effettuate su miliardi di questi titoli (conta quindi anche il numero assoluto di titoli in gioco) ognuna delle quali genera un utile. Il sistema funziona come una slot machine. Una macchina infernale che non produce nessuna ricchezza e non rappresenta un input di processo per nessuna azienda produttrice di beni e servizi ma trasferisce ricchezza dalle tasche di un giocatore a quelle di un altro in un gioco a somma zero in cui c’è chi vince e c’è chi perde. L’ammontare della ricchezza, calcolato come somma delle rispettive ricchezze messe in gioco dagli scommettitori resta sempre lo stesso. Quando questo eccede significa che qualcuno, giocando allo scoperto perde e ha fatto default. Quindi si dimostra che questa attività che va sotto il nome di speculazione finanziaria, come tutti i giochi d’azzardo va sempre a favore del banco, cioè di coloro che tengono le fila del gioco e distribuiscono le carte generando una progressiva polarizzazione delle ricchezze globali e la loro concentrazione in un numero sempre inferiore di mani. Ricapitolando, l’attività d’ intermediazione creditizia ha una funzione economica importante per l’economia reale mentre l’attività di speculazione finanziaria, andando a detrimento della prima, in termini di impiego delle risorse, brucia ricchezza senza crearne alcuna; non produce alcun output ne’ in termini di beni ne’ di servizi ma sposta ricchezza da una mano ad un’altra (spesso da un paese ad un altro) e impedisce che le risorse vadano a supportare il credito all’economia reale. Per questo e per altri motivi è necessaria la separazione delle due funzioni d’ intermediazione, quella creditizia (meglio se pubblica) e quella speculativa, operate dalle banche attualmente universali, nonché l’attuazione di norme che vanno sotto il generico nome di “Repressione finanziaria”.
Aggiungerei che la speculazione, almeno quella con l’estero va impedita o fortemente limitata e che il credito va funzionalizzato (agricoltura lungo termine,medio termine brevo termine) e indirizzato alla produzione, un limitato e disciplinato per l’immobiliare e estremamente ridotto per il consumo.