Renzi bahbah e gli ottanta ladroni
E’ arrivato il 30 giugno, e con il Modello 730 molte persone hanno dovuto versare un conguaglio IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche). Chi il Modello 730 non l’ha dovuto presentare, perché ha la fortuna di avere un solo CUD (da quest’anno “Certificazione Unica”), subirà la trattenuta da parte del suo datore di lavoro, il quale, agendo da sostituto d’imposta, tratterrà dal cedolino paga quanto dovuto. Badate, non è detto che si debba restituire, ma sicuramente quest’anno restituiranno in molti. Questo perché per il periodo d’imposta 2014, oltre al classico conguaglio IRPEF dovuto per le tradizionali detrazioni avute (di solito troppe, soprattutto se si sono svolti più lavori e, come sempre, nel cambio non si sono dichiarate le detrazioni di cui si è già usufruito in precedenza), è entrato in gioco anche il famoso bonus 80,00 € di Renzi, ed è su questo bonus che un discorso politico si può impostare: è analizzando i fini, i mezzi e i risultati di questo bonus che possiamo avere cognizione della nebbia che ci circonda anche nelle giornate di sole.
Partendo dalle ragioni che hanno spinto la nostra classe dominante a proporre tale bonus IRPEF, si può constatare come, qualche tempo prima, le elezioni avevano donato al paese un partito unico anche nelle apparenze, la c.d. “grande coalizione”, formatasi al grido di evitare la “deriva” 5 stelle, anch’essa antagonista farsa. Un inciso per chi ha creduto o crede nei cinque stelle (tengo a specificare che non parlo dei singoli militanti, ma della governance del partito, che detta struttura e linea da seguire nelle questioni chiave): se reputate il nocciolo, la questione fondamentale da combattere, la cultura neoliberista filoamericana (dal consumismo al gender), se considerate ciò la base di ogni discorso futuro per uno Stato che sia comunità, non potete neanche solo sperare che i cinque stelle combattano tale punto fondamentale perché, come noto, il dialogo di Casaleggio è serrato con l’ambasciata americana e latente con i giornalisti italiani, e quindi è come sperare di ottenere dell’ottimo manzo da un salmone morto per depositare le uova in quel di Seattle o su di lì. E’ impossibile. Avete imboccato la strada sbagliata, qualsiasi bivio vi porterà ancor più lontano dalla vostra ambita destinazione, bisogna necessariamente fare un passo indietro per poi poterne fare qualcuno in più in avanti.
Tornando al DL 80,00€, venivamo da due Presidenti del Consiglio non eletti ed era appena subentrato il terzo non eletto, scelto con cura per fare ciò che gli era stato chiesto. Si è apostrofato Renzi come un Berlusconi dei nostri tempi, e per taluni versi è vero, ma differente dal “Presidente” Berlusconi (Presidente di chi? ndr) su un punto fondamentale, punto che lo rende, a differenza del cavaliere, efficace ed efficiente nel perseguire gli obiettivi di chi oggi governa il globo: la regolarità di azioni, il saper svolgere il compitino e il non dare spiacevoli sorprese al burattinaio, che siano strane parentele giovani e provocanti o strani e nazionalistici rapporti internazionali, o ambedue le precedenti, non è importante. C’era bisogno di un non tecnico da compitino, di un politico mero esecutore, burlone ma deciso nel non considerare né gli avversari né la Costituzione e pronto ad usare l’istituto della fiducia con la stessa leggerezza con la quale si prende un caffè. In verità, la logica democratica nella quale dovremmo vivere, nonché la Costituzione, in quel momento storico avrebbe gradito il voto, ma la democrazia è morta da tempo, quindi si poteva ambire alla certezza di insediare chi si voleva, evitando il rischio di far esprimere i cittadini. Infatti, dato il momento di crisi dell’euro e della coscienza di molti, serviva una considerevole accelerazione. Questa era già iniziata con Monti, ma un Presidente del Consiglio non tecnico, se fosse stato appoggiato dal popolo anche se di fatto non scelto da esso, poteva fare ancor di più, quello di cui si necessitava per porre paletti che avrebbero garantito lo status quo a lungo. C’era solo un problema e tale problema risiedeva nel fatto che tutto ciò poteva portare a mancanza di riconoscimento nel burattino reso leader. Data la non elezione serviva un “riconoscimento” popolare.
E come si fa a far sembrare una persona l’unica in grado di salvare la situazione? Prima di tutto, lo si circonda di avversari che non potranno mai raggiungere una quota significativa e di conseguenza innocui, sempre che non siano già innocui per scelta. In secondo luogo bisogna appagare i votanti, e nel parlare dei votanti vorrei muovere una critica anche a voi, voi cittadini aventi diritto di voto, battendo su un punto che non mi stancherò mai di ripetere.
Se sono all’ordine del giorno tali assurdità, se le campagne elettorali si sono ridotte a mera summa di 3-4 voti di scambio a partito (conta solo quale partito sceglierà i singoli voti di scambio che ammalieranno più votanti), è perché noi votanti non siamo ascoltatori che elaborano ciò che ci viene detto (riguardo alle assurdità), è perché noi votanti diamo più importanza al singolo problema nella nostra singola vita che il politico ci risolve, piuttosto che al benessere collettivo che probabilmente porterà in dote anche la risoluzione di tanti piccoli problemi nelle nostra singole vite (riguardo alle campagne elettorali impostate a summa di voti di scambio). Il marketing è l’attenzione al cliente, quindi il marketing politico fa solo il proprio lavoro, quello di andare incontro alle “richieste” dell’ascoltatore, ben saldi i fini taciuti ai quali ambisce il burattinaio.
Era tutto già scritto, bisognava solo scegliere l’arma più affilata per far colpo sui votanti, il miglior voto di scambio, magari avendo un’attenzione particolare proprio nei confronti di chi avrebbe potuto osteggiare in futuro il neo premier, chi nel lungo periodo ci avrebbe rimesso. Ed a questo punto, posto che hanno scelto il denaro, quello in tasca, quello visibile, non quello indiretto per, magari e mi brillano gli occhi nel pronunciare “magari”, una maggior spesa pubblica, ma quello che tutti potranno evincere, ben distinto nel cedolino paga, vorrei fare una considerazione: oggi è in vigore una commistione tra felicità e denaro che non ha eguali nella storia dell’uomo, perché non è solo il grande arricchimento ad essere preso come parametro di felicità, ma qualsiasi scatto verso tale status, ogni passetto in più, anche se effimero, anche si entità ridicola, viene pesato troppo nella quantificazione della nostra felicità. Fatta salva questa considerazione, si può capire perché era ovvio che il miglior voto di scambio dovesse avere ad oggetto il denaro. Fatte salve le nostre limitate percezioni, si può capire perché era ovvio che il miglior voto di scambio dovesse entrare direttamente “in tasca” alla gente.
Per ciò, dato che loro sanno ciò, conoscono le nostre mancanze e le nostre indotte esigenze, hanno scelto un qualcosa di monetario che fosse entrato nelle tasche di coloro i quali avrebbero dovuto osteggiarli di più nel lungo periodo, i dipendenti con una RAL inferiore a 24.000,00 € annui (con un’elasticità fino a 26.000,00 € annui).
Fino a qui tutto amaramente normale, ma ciò che non ho mai sentito o sentito raramente, è che la stessa offerta di Renzi era minata da fuorvianti termini presenti nel suo stesso slogan (ottanta euro, lo slogan consta di 2 termini, uno dei due non è vero). Una sorta di pubblicità ingannevole, ma qui non si è al mercato, qui si sta scrivendo la storia del paese, e questo è sconvolgente. Senza considerare il fatto che ormai accettiamo anche “favori” che non sappiamo quantificare, accettiamo di dire grazie anche a chi ci ha ingraziato con delle menzogne.
La bugia ignorata che mi spinge a preoccuparmi più del dovuto e che la scadenza fiscale del 30 giugno ha riportato a galla, è che gli 80,00 € non sono mai stati 80,00 €. Nei proclami, infatti, gli 80,00 € dovevano essere percepiti dal primo maggio al 31 dicembre 2014, 8 mesi, per un totale di 640,00 €. Peccato che nel decreto tale cifra va rapportata al periodo di lavoro nell’anno, come specificato nel secondo comma dell’articolo 1. Queste la testuale dicitura:
“2. il credito di cui al comma precedente è rapportato al periodo di lavoro nell’anno”
Ciò vuol dire che 640,00 € sono la cifra massima spettabile per 12 mesi, per il periodo di imposta 2014, ma dato che al più un lavoratore può aver lavorato 8 mesi con il DL Renzi in vigore, per ottenere una cifra mensile bisogna dividere i 640,00 € per 12 e moltiplicare per 8. Il risultato è 53,33 €, lo slogan che da 53,33 € ci porta ad 80,00 € ha bisogno di un aumento percentuale del 50% del suo valore effettivo. Tale cifra (€ 26,67 x 8 mesi = 213,36 €), se avete percepito 80,00 €, dovrà essere da voi restituita, magari non lo saprete mai, magari difendete Renzi parlando con gli amici, ma questo è. Però il DL si chiama “80,00 €!”. Il più delle volte condito dalla locuzione “in tasca delle persone!”. Umiliante.
Ed è questo il pensiero che più di ogni altro allerta l’uomo sano di mente, è il pensiero che la bugia risiede nello slogan stesso del decreto legge, divenendo nella coscienza popolare il nome stesso del decreto, di un decreto legge della Repubblica Italiana. La bugia slogan ha avuto nascondiglio facile nell’orwelliano mondo dei telegiornali, è stata diffusa a tutti per mezzo del passaparola dell’ascoltatore che assimila senza elaborare e men che meno leggere, ed è già divenuta storia di cui le future generazioni rideranno.
Volendo far evincere a livello pratico-amministrativo la questione, vi pongo un interrogativo: avete notato di avere una casella in più compilata rispetto al 730 dello scorso anno? Bene, quella casella, la casella C14, è il bonus IRPEF che avete ricevuto grazie al DL 80,00 €. Quell’importo sarà sicuramente troppo alto e vi verrà richiesto negli importi presenti dal rigo 91 al rigo 102 del “Modello n. 1” (allegato al Modello 730), insieme a ciò che vi verrà richiesto per le tradizionali detrazioni IRPEF ricevute, o al netto di esse se avreste avuto – senza bonus Renzi – un rimborso. Nelle caselle del risultato, quelle del conguaglio che comprende il rimborso derivante dal predetta mastodontica bugia, gli importi sono cumulati, di modo da non poter evincere facilmente quale quota spetta ad una parte e quale all’altra, almeno di non calcolarla personalmente e sempre che si sia in grado di farlo. Un osmosi confondi acque che, se aggiunta al tacito benestare dei media, ci riporta alla nebbia presente anche nelle giornate di sole di inizio articolo.
La vostra situazione può, comunque, anche essere peggiore, e portando ad esempio i casi più comuni:
- i 53,33 € sono riferiti ad un lavoro a tempo pieno – 40 ore settimanali – se lavorate part-time dovrete far uso della proporzione e calcolare il bonus a voi spettante. Per esempio, chi ha un part-time da 30 ore, aveva diritto solo a 40,00 €, la precisa metà di 80,00 €;
- se avete una R.A.L. di 24.000,00 € ma 14 mensilità, il vostro reddito mensile netto, che pone il limite all’ottenimento del bonus da 53,33 €, sarà 1.350,00 €. Ergo, Renzi nel proclamare la soglia di 1.500,00 € netti al mese, non ha preso in considerazione che i dipendenti, almeno fino alla totale distruzione dei CCNL, percepiscono almeno la tredicesima, se non anche la quattordicesima. Quindi, se guadagnate 1.400,00 € netti al mese ma con XIII e XIV e non avete pensato a ciò rifiutando il bonus a tempo debito, lo dovrete restituire nella sua totalità.
Ora, 213,00 € o quelle che saranno rispetto alla singola situazione individuale, non hanno mai ucciso nessuno, ma è l’analisi politica di questo teatrino all’italiana che lascia la mia persona alquanto interdetta. Un teatrino all’italiana che ha portato ad un’investitura popolare madre di ulteriori decreti legge, sempre rigorosamente passati o passandi grazie all’abusato istituto della fiducia (e grazie ad oppositori che al più si astengono quando sanno di non provocar danno alcuno); decreti legge quali job act o buona scuola gender, ma se vogliamo trovare un minimo comun denominatore, un teatrino all’italiana che ha avallato il pensiero per cui una cultura che non ci appartiene debba essere la prevalente all’interno della nostra nazione, con l’intento di estinguerci divenendo predominante. Questo è grave. Se poi tutto ciò lo si può fare alla luce del sole, questo è molto grave.
Ultimo inciso prima di chiudere: qualcuno è in grado di spiegarmi questa foga nell’utilizzo del decreto legge come strumento di emanazione di norme? Come in tutti i decreti legge, nella loro pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, anche il DL 80,00 € è stato preceduto dal richiamo all’articolo costituzionale che lo tratta. L’articolo in questione è il n. 77 e recita:
“Il governo può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. Quando, in CASI STRAORDINARI di necessità ed urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge………..”.
A prescindere dalla menzogna, sicuramente gli 80,00 € non rientrano in questa casistica, così come non può rientrare in questa casistica nessuna materia che sia determinante e debba ragionevolmente e lungamente essere discussa dal parlamento eletto, per spostarci su altri decreti legge prima menzionati e che trattano i temi di lavoro e scuola.
Certo, l’urgenza era dettata dall’incombenza delle elezioni europee di un parlamento europeo che non legifera, elezioni usate soltanto per dar lustro al burattino reso leader, ma non si può non condividere l’ovvio assunto che i costituenti non avrebbero mai incluso tale eventualità (il marketing politico) nei casi straordinari di necessità ed urgenza per la Repubblica Italiana.
Per concludere e per estendere l’assurdità ad un livello macroeconomico, strettamente legato ad un’analisi costi-benefici o, per meglio dire, ad un’analisi del costo-opportunità dei fondi stanziati per la campagna elettorale di elezioni mai avvenute di cui Renzi è stato protagonista, ragioniamo su cosa si sarebbe potuto fare con quei soldi, anche se non direttamente “in tasca” della gente.
Infatti, per i circa 10 miliardi spesi per il bonus Renzi, ce ne sono stati altrettanti di spesa pubblica tagliati, amaramente destinati alla copertura dello spot politico meglio riuscito ma più controproducente per la collettività della storia recente. Il costo-opportunità è stato quindi la spesa pubblica, sia centrale che degli enti locali. E la certezza che la spesa pubblica, magari attraverso investimenti, avrebbe portato ad un maggior vantaggio per la collettività, mi deriva dal fatto che anche nelle peggiori scuole insegnano che se lo Stato spende 10 miliardi di euro, per effetto del moltiplicatore keynesiano della spesa pubblica, il vantaggio per l’economia sarà di gran lunga maggiore. Mentre se i 10 miliardi vanno in tasca ai cittadini, nella migliore delle ipotesi vengono reimmessi nell’economia e si avranno dei vantaggi per mezzo del moltiplicatore del consumo, ma c’è un inghippo. Mi dispiace per tutti i detrattori degli Stati che non ci son più, ma tale moltiplicatore ha, per definizione, un minor peso specifico rispetto a quello pubblico, e questo nella migliore delle ipotesi. Di fatti, stante la situazione attuale, probabilmente quei soldi hanno coperto spese che non potevano essere coperte o comunque sono andati in tasca a rentiers vari, vale a dire in tasca agli unici che non ne avevano bisogno.
Concludendo e tornando al quantum dei 10 miliardi tanto sventolati, ricordo bene Renzi proclamare il fatto che dopo il provvedimento a “favore” dei lavoratori dipendenti, il prossimo sarebbe stato un abbassamento dell’IRAP, non appena avesse avuto qualche risorsa in più. Ma, dato che per il DL 80,00 € ha speso al più 53,33 € al mese a persona, e dato che associava i 10 miliardi ad una cifra di 80,00 € al mese, perché non ha abbassato l’IRAP? Perché i conti erano stati fatti già sui 53,33 €? Ma l’associare il montante di 640,00 € all’anno intero e non solo agli 8 mesi che vanno dal primo maggio al 31 dicembre, non era stata una svista? Una mancanza stile esodati? Non ci siamo, persone che si esprimono in modo illogico di solito non governano neanche se stesse, figuriamoci gli altri.
Torniamo a governare noi stessi.
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