Capire, divulgare, non fermarsi, militare
La vita non è fatta dai desideri
bensì dagli atti di ciascuno
Paulo Coelho
Gli eventi della Grecia pare che infine abbiano sortito un unico effetto: rendere più inesorabili le spaccature tra quelli che hanno capito e quelli che proprio non vogliono capire.
Vi è chi, tra i sostenitori del progetto Europa, si è anzi convinto a chiedere ancora più Europa, perché ora è finalmente possibile negoziare: l’accordo lo dimostra.
Sulle loro contraddizioni, forse c’è poco ancora da evidenziare: continuano a vaneggiare di una federazione di Stati, dove la BCE sarà obbligata a fungere davvero da banca centrale e a garantire i debiti pubblici delle nazioni. E vaneggiando, beatamente glissano sul fatto che una federazione ha bisogno di Stati forti, e quindi Sovrani. E se uno Stato è sovrano ha un unico modo per restarlo: avere una propria banca statale. Tutto il resto è fantasia. o americanata cinematografica, a luci rigorosamente spente, però, su un altro fatto: che gli stessi Stati Uniti, inizialmente nati nelle strette maglie di una confederazione, abbiano avuto bisogno poi di una lunga guerra per rendere l’unione meno vincolante e ottenere maggiore autonomia statale…
Coloro che vorrebbero più Europa, visti da vicino, ricordano molto quelli che consultano maghi e cartomanti per chiedere ossessivamente di amori tormentati, di un futuro ovvio a tutti tranne che a loro. E come ai sedicenti maghi conviene che quei poveracci s’illudano per poter spillare sempre più soldi, così pure agli occulti signori della troika piace che si mantenga l’illusione di questa “unione” mentre espropriano beni e diritti dei popoli.
Ma se qualcuno avesse davvero voluto “prevedere” il futuro dell’eurozona, gli sarebbe bastato guardare il passato, quando la Germania dell’Est fu “annessa” alla Germania Ovest. Cosa successe alle finanze della Germania Est in seguito all’unificazione monetaria, ottenuta in cambio della sua rinuncia alla pianificazione statale e all’adozione integrale dell’economia di mercato? Prima dell’unificazione il rapporto di cambio tra le due monete era di 1 a 4.44 (in altre parole occorrevano circa 4 marchi dell’Est per “fare” 1 marco dell’Ovest), mentre al momento dell’imposizione dell’1 a 1, i prezzi dei prodotti della Germania dell’Est si rivalutarono del 350%. Gli effetti furono devastanti per la Germania dell’Est, che si ritrovò a fare i conti con un vertiginoso crollo del Pil, della produzione industriale e dell’occupazione, a tutto vantaggio delle finanze della Germania dell’Ovest che, svalutando specularmente la propria moneta grazie al cambio fisso, si ritrovò a gareggiare sul mercato sia interno che esterno con prodotti più “convenienti”.
In effetti non ci vuol molto a “prevedere” che questo è il destino inesorabile di ogni “annessione” di un territorio a bassa produttività del lavoro a un territorio molto sviluppato, con l’obbligo del cambio fisso e dell’austerità.
Pensare che l’unificazione monetaria sia preludio di unificazioni popolari è come sperare che acqua e olio si mescolino, solo perché versati nello stesso contenitore.
D’altronde, gli stessi capi a cui gli unionisti si ispirano l’hanno candidamente ammesso: Noi abbiamo fatto una moneta senza Stato, abbiamo avuto la faustiana pretesa di riuscire a gestire una moneta senza metterla sotto l’ombrello di un potere caratterizzato da quei mezzi e da quei modi che sono propri dello Stato (G. Amato).
Ma come da copione, ogni faustiana pretesa prima o poi farà una faustiana fine.
E questo ci porta alle speranze di coloro che hanno capito che non “c’è pace tra gli ulivi”, non certo solo del Salento, ma anche e soprattutto dell’eurozona. La scorza dei Trattati è l’unica dove sguazza indisturbata la mortale xylella.
Ma tra coloro che hanno ben inquadrato e ben descritto la catastrofe di rimanere nel “mostro” UE, c’è chi si è fermato, contentandosi d’aver capito, e chi invece ha proseguito lungo la strada dove gli alberi dei pensieri danno per frutto le azioni: la militanza politica.
Capire e divulgare non basta. L’informazione, se lasciata sola, per quanto chiara e per quanto precisa, può smuovere poco le coscienze, o persino nulla. Si ridurrebbe né più e né meno che a un noioso sermone, inefficace come un insegnamento che si pretende di trasmettere senza dare l’esempio. E i giovani, come diceva qualcuno, hanno bisogno di esempi, non di sermoni.
L’informazione acquista senso, diventa esempio, solo se organizzata, disciplinata nel linguaggio e nell’impegno, nell’adesione a un progetto politico.
Altrimenti si è condannati a struggersi dal desiderio di volare mentre si rimane fermi e non si comincia neppure a camminare.
Desiderare il cambiamento non lo farà avverare. Scegliere e schierarsi, lo farà avverare.
L’informazione che non viene seguita dall’appartenenza politica, svuota la coscienza dai significati appresi e svuota il desiderio dalla volontà di realizzarli.
Militare è desiderio che sa realizzare, è azione che sa infondere desiderio: per il futuro, per le nostre vite, e per un libro magnifico che deve tornare a essere aperto – la nostra Costituzione – che racconta la favola vera di un popolo che sa piangere le lacrime dell’ingiustizia, ma sa anche asciugarle con dignità, per rialzare la testa e combatterla.
La militanza è un inno alla democrazia, non dobbiamo temere di cantarlo, anche se siamo pochi. Le note si diffonderanno nell’aria e raggiungeranno, refolo dopo refolo, ogni cuore ancora pavido, finché la libertà non scoppierà come una tempesta sulle terre assetate della nostra Patria.
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