Leggendo
Quando il drammaturgo Lenormand visitò lo studio di Freud, lo giudicò simile a quello di qualunque altro professore universitario. Freud non si schermì, ma per tutta risposta gli mostrò le opere di Shakespeare e dei tragici greci, dicendo: «Ecco i miei maestri». (H. F. Ellenberger 1976).
L’intuizione di poeti e scrittori furono per lui le fondamenta del colosso teorico che avrebbe poi costruito negli anni.
E in effetti l’arte, sintesi dialettica di emotività e razionalità, estro e disciplina, parla spesso la lingua segreta dell’efficacia.
Prendiamo per esempio questo stralcio letterario. Il contesto è quello delle elezioni governative americane. Da una parte c’è Gabrielle Asche che sostiene il senatore Sexton, il quale fonda il suo programma politico sulla necessità delle privatizzazioni, soprattutto della Nasa, per abbattere costi e sprechi; e dall’altra c’è Marjorie Tench che appoggia la ricandidatura del presidente in carica, Zachary Herney, al contrario strenuo sostenitore della Nasa.
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– Cosa sa di un disegno di legge chiamato Space Commercialization Promotions Act, volto a promuovere la liberalizzazione dello spazio?
Gabrielle non ne aveva mai sentito parlare. Alzò le spalle, smarrita.
– Davvero? mi sorprende, considerato il programma del suo candidato. Questa proposta fu presentata nel 1996 dal senatore Walker. In sostanza accusa la Nasa di non essere più riuscita a fare niente dopo aver mandato l’uomo sulla luna, e quindi sostiene l’opportunità di privatizzare l’agenzia vendendo i suoi beni a imprese aerospaziali private per introdurre il libero mercato nell’esplorazione dello spazio, sollevando così i contribuenti da pesanti oneri fiscali.
Gabrielle aveva sentito che alcuni critici proponevano la privatizzazione della Nasa, ma ignorava che l’idea avesse preso la forma di un atto ufficiale.
– Questo disegno di legge è già stato presentato al Congresso quattro volte. è simile ad altri che hanno portato alla privatizzazione di industrie governative, come quella per la produzione dell’uranio. Il Congresso l’ha approvato tutte e quattro le volte, ma per fortuna la Casa Bianca ha regolarmente posto il veto. Zachary Herney ha dovuto esercitare per ben due volte il diritto di veto.
– Dove vuole arrivare?
– Sono certa che questo progetto otterrà l’approvazione del senatore Sexton, se diventerà presidente. Ho buone ragioni per credere che Sexton non si farebbe scrupolo di vendere le proprietà della Nasa al miglior offerente non appena ne avesse l’occasione. In breve, il suo candidato sosterrebbe la privatizzazione piuttosto che addossare ai contribuenti americani i costi per finanziare l’esplorazione dello spazio.
– A quanto mi risulta, il senatore non ha mai dichiarato pubblicamente il proprio appoggio a questo disegno di legge.
– Infatti. Eppure, conoscendo la sua linea politica, immagino che non la sorprenderebbe se lo facesse.
– Il libero mercato tende ad accrescere l’efficienza.
– Lo prendo come un sì. Purtroppo la privatizzazione della Nasa è un’idea abominevole, e ci sono innumerevoli ragioni per le quali ogni amministrazione della Casa Bianca ha regolarmente bocciato quel disegno di legge.
– Conosco le argomentazioni di chi è contrario alla privatizzazione dello spazio, e comprendo la sua preoccupazione.
– Ah, davvero? E quali argomentazioni ha sentito?
Gabrielle cambiò posizione, a disagio. – Be’, la comunità scientifica teme che, privatizzando la Nasa, la ricerca spaziale venga abbandonata in fretta in favore di iniziative economicamente più vantaggiose.
– È vero. la scienza spaziale morirebbe in un secondo. Anziché spendere soldi per studiare il nostro universo, le imprese private sfrutterebbero i giacimenti degli asteroidi, costruirebbero hotel spaziali per turisti, offrirebbero servizi per il lancio dei satelliti commerciali. Perché mai le compagnie private dovrebbero preoccuparsi di studiare le origini dell’universo, investendo miliardi di dollari senza ritorni economici?
– Certo, non lo farebbero, ma si potrebbe istituire una fondazione nazionale per le scienze spaziali per finanziare missioni di ricerca.
– Abbiamo già un’istituzione del genere. si chiama Nasa.
Gabrielle rimase in silenzio.
– La rinuncia alla scienza in favore dei profitti è un problema marginale – continuò la Tench – quasi di secondaria importanza se si pensa al caos che si scatenerebbe permettendo al settore privato di muoversi liberamente. un nuovo Far West. Pionieri che delimitano con picchetti, terreni sulla luna e sugli asteroidi e li proteggono con la forza. Ho addirittura sentito di alcune aziende che intendono costruire cartelloni al neon che lampeggino in cielo la notte. Ho letto proposte di progetti di alberghi e centri di divertimento per turisti spaziali che, tra le altre cose, prevedono di scaricare i rifiuti nel vuoto creando mucchi di spazzatura orbitante. In effetti, proprio ieri mi è capitato di leggere la proposta di una società che vuole trasformare lo spazio in un mausoleo lanciando in orbita i defunti. Se li immagina i satelliti per le telecomunicazioni che entrano in collisione con i cadaveri? La settimana scorsa si è presentato nel mio ufficio un amministratore delegato miliardario che chiedeva di inviare una missione su un asteroide non lontano per trascinarlo vicino alla Terra e poterne estrarre minerali preziosi. Ho dovuto far presente a questo tizio che portare asteroidi in un’orbita vicina alla Terra crea potenziali rischi di una catastrofe globale. Signora Asche, posso assicurarle che, se questo disegno di legge passa, le torme di imprenditori che si precipiteranno nello spazio non saranno costituite da scienziati, ma da uomini con le tasche piene e la testa vuota.
(tratto da “La verità del ghiaccio” di Dan Brown)
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Si potrebbe ora uscir di metafora, o meglio, di romanzo, ma…perché? non è stata abbastanza lucida l’analisi della Tench? non coglie la malafede di coloro che vogliono trasformare il Pubblico in Privato? non è vicina a “tradire il loro ultimo segreto […], l’anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità”, per dirla alla Montale?
Privatizzare per “sollevare i contribuenti da pesanti oneri fiscali” non è altro che una bugia. una bugia buona? sì, perché ha la bontà di farsi scoprire in fretta. è una bugia nuda come sono nudi i nostri ospedali e le nostre scuole. ma nonostante la sua nudità, è anche una bugia arrogante, perché pretende di mantenere gli oneri senza dare in cambio alcun onore: le tasse aumentano nonostante lo Stato sociale perda pezzo dopo pezzo.
Per sollevare davvero i contribuenti dal massacro fiscale, non ci vogliono più privati. ci vuole più Stato. Perché è solo lo Stato, con una propria banca e una propria moneta, che può permettersi di lavorare in perdita e pensare al benessere di tutti i cittadini, soprattutto quelli più bisognosi. Lo Stato non ha bisogno di guadagnare, né sulla pelle, né sulla dignità del suo popolo. Il Privato sì. sempre.
E la tanto decantata efficienza dei Privati? l’efficienza, soprattutto nella sanità e nell’istruzione, non è merce contabile. è pazienza. è tempo senza numeri. accuratezza anche senza risultati. L’efficienza del reparto di senologia oncologica di un ospedale privato, si misura col quantitativo di protesi inserite ogni mese nei corpi mutilati. L’efficienza dello stesso reparto di un ospedale pubblico, si misura con l’aspirazione – ricerca scientifica – a prevenire il tumore.
Che l’attuale gestione del Pubblico non sia efficiente è vero. ma che la gestione della nostra Res meriti disprezzo, non implica che l’idea stessa di Stato sia parimenti da disprezzare. non va tagliato il lungo cordone del Pubblico, ma va spezzato il continuum politico che da almeno un ventennio lo sta stringendo attorno a pochi, lasciando fuori tutti gli altri.
Ma per spezzare, distruggere il peggio, occorre anche costruire il meglio, unire una nuova forza politica che riporti il valore al centro dell’efficienza, il diritto al lavoro al centro della politica, e lo Stato al centro del Popolo. occorre capire che se si ha cuore il proprio futuro, si deve cominciare a prendersi cura del presente.
Il nostro presente è l’associazione Ars. Il nostro futuro, il Fronte Sovranista Italiano.
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