Le colpe della crisi negli Stati che adottano l'euro: le tre tesi
Trascurando le sfumatore e le precisazioni rilevanti ma secondarie, mi sembra che le tesi relative alle colpe della speciale crisi economica che affligge gli Stati che adottano l’euro siano tre.
La prima tesi, che potremmo definire la tesi della Germania, è che la colpa sia stata degli Stati che non hanno deflazionato a tempo: se altri Stati avessero deflazionato prima e molto di più della Germania non sarebbero entrati in crisi.
E’ una tesi perfettamente coerente con lo spirito dei Trattati europei, che instaurano una competizione tra economie nazionali, competizione che alla fine si vince a colpi di deflazione salariale. Tuttavia questa tesi, a prescindere dalle critiche che potrebbero essere svolte nel merito, implica l’accettazione dei Trattati Europei e della loro filosofia politico-economica.
La seconda tesi, purtroppo sostenuta ancora da tanti contestatori dell’euro, e che potremmo definire la tesi dei moralisti europeisti ingenui, afferma che la colpa è stata della Germania, la quale avrebbe deflazionato immediatamente e si dice furbescamente.
E’ una tesi moralistica, perché attribuisce la colpa a chi, secondo i Trattati, poteva compiere una scelta politico-economica, la deflazione salariale, e ha effettuato ed eseguito quella scelta, e non a chi poteva fare quella medesima cosa e non l’ha fatta.
Soprattutto è una tesi fondamentalmente europeista, perché aspira a costruire una Europa nella quale un giorno non si possa deflazionare.
E’ infine una tesi irrealistica e ingenua, perché la Germania non accetterebbe mai di entrare in un mercato unico dove non si possa deflazionare.
La terza tesi, che potremmo definire la tesi dell’ARS, sostiene che la colpa è dei Trattati europei, o meglio delle classi dirigenti nazionali che hanno aderito a Trattati che instaurano, oltre alla nota competizione tra imprese, anche la competizione tra Stati che si svolge a forza di deflazione salariale.
Questa tesi non è moralistica, è patriottica e antieuropeista ed è realista.
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