I mali di Napoli? Un regalo dei Borboni
Gerardo Marotta, presidente dell’Istituto Italiano per gli studi filosofici, intervistato da Lettera 43
DOMANDA. Perché lei sostiene che tutti i guai della politica al Sud d’Italia comincino con la sconfitta della rivoluzione napoletana del 1799?
RISPOSTA. Perché la vendetta consumata da re Ferdinando IV contro gli intellettuali che si erano ribellati fu un genocidio: andarono a stanarli uno a uno, sterminando le menti eccelse e le figure secondarie.
D. La conseguenza?
R. Da allora a Napoli scomparve ogni traccia dei filosofi, dei giuristi, dei letterati, degli scienziati della politica. Fu una operazione di pulizia etnica.
D. E poi?
R. Il disastro fu completato affidando il governo della cosa pubblica alle orde di briganti che avevano aiutato il cardinale Ruffo a sconfiggere la repubblica.
D. Chi erano?
R. Analfabeti, delinquenti, gentaglia che non aveva la minima idea di come si governa. E dopo di loro governarono i figli. E poi i nipoti, e i pronipoti. I Borbone mantennero intatta l’impostazione anti-intellettuali del loro regno.
D. Eppure, prima dell’eccidio di re Ferdinando era tutto un fiorire di intellettuali e la cultura europea si irradiava proprio da Napoli.
R. Lo sapeva bene il presidente François Mitterrand, mio amico, che quando nel 1989 si trattò di celebrare l’anniversario della rivoluzione francese pretese la presenza a Parigi di una delegazione napoletana che potesse testimoniare l’importanza dei moti del ’99 soffocati nel sangue.
D. La sua visione dei Borbone sembra da film horror.
R. È solo verità storica. Antonio Serra, che era il più grande economista d’Europa, veniva tenuto in carcere in condizioni talmente brutali che i Gesuiti, rischiando la pelle, gli procurarono un giaciglio di seconda mano per alleviargli le pene.
D. Se quel che dice è vero, gli intellettuali napoletani di oggi chi sono: usurpatori di titolo?
R. In Italia la classe degli intellettuali ha retto fino a Pier Paolo Pasolini. Poi, Alberto Moravia docet, gli intellettuali non hanno più accettato di impegnarsi in politica in prima persona.
D. Da quando?
R. Lo spartiacque fu negli anni Sessanta Aldo Moro che, su richiesta della lobby dei costruttori, buttò fuori da uno dei suoi governi l’economista Antonio Giolitti, nipote del liberale Giovanni, colpevole di aver elaborato uno straordinario piano di programmazione economica.
D. Il portone di Palazzo Serra di Cassano, sede dell’Istituto per gli studi filosofici, è chiuso in segno di lutto per il degrado di Napoli.
R. Lo feci riaprire solo nel 1994, all’epoca del promesso Rinascimento di Antonio Bassolino che non c’è stato. Poi, è stato richiuso.
D. Riaprirà, prima o poi?
R. Al momento non ne vedo le condizioni.
E stata la massoneria a voler far crollare il regno di Napoli, il Regno Austroungarico, l impero Turco. Documentarsi prego….
Anche tutta la gironda era massonica e anche tutti i capi dei coloni statunitensi che si staccarono dall’inghilterra erano massoni. Dimmi un grande dell’ottocento, dal punto di vista del pensiero o dell’azione, politica o militare, che non fosse massone o che comunque fosse antimassonico (persino Hengels fu iscritto alla Grande Germania).
La tua frase non significa assolutamente nulla. Riflettere prego e, se non si è in grado di riflettere, acquisirne consapevolezza e tacere umilmente.
I clericali sanfedisti complottisti sono il cancro dell’Italia.
Non è mia intenzione postare questo post per apire polemiche, ma penso sia necessario per aprire una riflessione nel campo sovranista.
Ieri Bagnai ha postato questo articolo al fine di aprire una “riflessione”
http://goofynomics.blogspot.it/2016/01/contributo-alla-storia-finanziaria-dell.html
In soldoni il succo sarebbe che il processo di unificazione italiano sia molto simile a quello dell’Unione Europea. Ritengo questa impostazione assolutamente errata, visto che il paragone allora si potrebbe fare anche con altri paesi (la Spagna aragonese non era la stessa della Spagna Araba, quindi il califfato spagnolo era una AVO e la Castiglia no? E che dire poi del principato di Kiev e dei territori urali?).
Questi discorsi temo svuotino il vero obiettivo del sovranismo e aprino a preoccupanti contraddizioni.
Carissimo Fargo,
ieri mi hanno postato alcuni commenti deprimenti relativi al post di Bagnai; ed è stato per me un grande dolore.
Tutto il discorso volto a paragnonare l’Unione europea è l’unificazione Italiana non ha alcun senso. Basti pensare che per l’Unità d’Italia morirono circa 30.000 persone,moltissime delle quali VOLONTARIE, senza problemi economici, anzi abbienti. Basta leggere i diari garibaldini per verirficare che l’unica ragione per la quale lottavano era l’edificazione dello Stato Italiano (la tesi di Gramsci del Risorgimento come riforma agraria mancata è antistorica; una delle poche cose insensate che ha scritto, forse l’unica). Se 30.000 persone danno la vita e probabilmente centinaia di migliaia restano invalide, e se De Sanctis, Spaventa, Nievo, Stanislao Mancini, Ricciotti, Felice Orsini e migliaia di altre persone di grande valore fanno la galera, vivono esuli o muoiono fucilati o impiccati, è chiaro che siamo su un altropiano, che l’uomo moderno, economicista, non può nemmeno capire. Al contrario, non c’è nessuno che sia morto o sia disposto a morire per l’Europa.
Discorso diverso è accertare come, avvenuta militarmente e politicamente l’unità d’Italia, si procedette alla unificazione finanziaria, monetaria e istituzionale. E’ un tema che dovremo approfondire.
Grazie
E’ importante anche sottolineare il ruolo svolto dall’infame ammiraglio Nelson nella repressione e poi nell’eccidio dei patrioti napoletani. Sia lui che il Re Ferdinando tradirono l’accordo firmato dagli insorti con Ruffo (che forse in questo caso non ebbe colpe): la resa in cambio dell’esilio