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di NICOLA DI CESARE (ARS Cagliari)
Da almeno cinque anni ormai, in Italia si è aperta la discussione sulle modalità e sulle conseguenze di un eventuale uscita unilaterale del paese dall’Unione Europea e dall’Unione Monetaria.
Se fino ad appena sei mesi fa, per molti, la congiuntura economica si poteva considerare non sufficiente a determinare una maggioranza di consensi nel paese su questo tema, oggi è evidente che l’analisi costi-benefici sulla permanenza Italiana nel novero degli interessi Eurogermanici evidenzia un segno fortemente e pericolosamente positivo laddove i costi sopravanzano di gran lunga i benefici.
A seguito delle scellerate imposizioni delle lobby liberoscambiste Italo-Franco-Teutoniche, il sistema bancario Italiano sta per saltare in aria con il rischio serio di sottrarre agli Italiani l’80% dei propri risparmi; questa opzione si fa più concreta ogni giorno che passa con la veloce uscita dei grandi capitali dai conti bancari Italiani il cui completamento potrebbe privare di ogni freno il processo in corso.
La motivazione non è tanto determinata dalla grande massa di crediti incagliati (350 miliardi) detenuti dalle banche quanto la decisione dei vertici dell’Eurogruppo di considerare non più affidabili i crediti a bilancio, derivanti dal possesso dei debiti sovrani, sotto lo standard di riferimento rappresentato dalla classificazione delle famigerate società di rating (le stesse che consideravano come buoni i titoli spazzatura della bolla immobiliare americana dei mutui sub-prime).
Nella sostanza, la Germania intende impedire che i sistemi bancari del Sud-Europa diano priorità al sostegno dei debiti sovrani e che così facendo appesantiscano la propria affidabilità nei riguardi dei saldi Target2, cioè del loro debito privato nei confronti del paese teutonico. A ottobre il credito Target 2 della Germania è salito a 560 miliardi di euro (era a 440 miliardi nell’estate del 2014) e il debito Target 2 dell’Italia è salito 130 miliardi (106 a luglio 2014). Imponente l’aumento del debito Target 2 della Spagna balzata da 130 a 230 miliardi.
L’ultima valutazione della S&P per l’Italia è stata di BBB- ; un eventuale declassamento del rating sarebbe per tutto il sistema bancario insostenibile; a ciò si aggiungono le proposte che Jeroem Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, Wolfgang Schäuble, ministro delle finanze tedesco e Jens Weidmann, presidente della Bundesbank che puntano a introdurre la norma sul limite ai titoli di Stato nei termini del 25% del capitale delle banche; un limite che è stato definito, sia dal ministro delle finanze Pier Carlo Padoan che dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, come “un passo verso il disastro” per il nostro paese; la ragione è molto semplice l’Italia, senza l’aiuto degli acquisti di titoli di stato da parte del suo sistema bancario dovrebbe cercare altrove e a tassi ben più elevati, il collocamento del proprio debito, mettendo pericolosamente in mano straniera le sue sorti.
Considerato il trend di aumento dello spread del debito Italiano, il prossimo terremoto lo potrebbe provocare le prime valutazione nella tornata di quelle previste per l’anno in corso.
Le date in cui sarà fornito l’aggiornamento del giudizio sul debito sovrano dell’Italia sono le seguenti:
S&P: 13 maggio 2016 – 11 novembre 2016
Moody’s: 10 giugno 2016 – 7 ottobre 2016
Fitch: 22 aprile 2016 – 21 ottobre 2016
DBRS: 18 marzo 2016 – 16 settembre 2016.
Nei fatti ormai il cerchio dell’Eurogruppo si è stretto attorno all’Italia, costringendo i nostri governi a decidere se perdere definitivamente la propria sovranità con costi enormi per lo status economico dei cittadini Italiani o riprendere la via della piena sovranità del paese e liberarsi dal cappio dell’Unione Europea e dell’Euro.
Nella disamina dei costi-benefici, in questo momento gli Italiani devono decidere se consegnare subito nelle mani della finanza Tedesca 300 miliardi di Euro a garanzia della permanenza nella gabbia europeista e far fallire conseguentemente il paese, con prospettive di chiusure a catena, disoccupazione dilagante e instabilità sociale o destinare gli stessi 300 miliardi al risanamento del sistema bancario per via statale, tramite opportune nazionalizzazioni di banche e imprese strategiche, nonché al risanamento della finanza pubblica, uscendo dall’Euro e dalla gabbia della UE, riportando nei termini di sostenibilità tutto il sistema macroeconomico del paese.
E’ abbastanza chiaro che questa seconda opzione va attuata in permanenza dell’appartenenza dell’Italia all’Eurosistema e all’UE e in contravvenzione ai suoi trattati, costituendo un apposito fondo vincolato al risanamento per poi uscirne unilateralmente senza rischi ma anzi con enormi possibilità di crescita del paese.
Entrambe le prospettive sono attuabili solo predisponendo un prelievo fiscale aggiuntivo sul risparmio dei cittadini con una patrimoniale attorno all’8% sul totale delle attività finanziarie degli Italiani ammontanti a circa 3900 miliardi; il tutto senza considerare il patrimonio immobiliare totale privato stimato in circa 5000 miliardi, su cui da più parti si è ventilata l’ipotesi di cartolarizzazione dei futuri proventi ricavati da una tassazione ad hoc da riscuotersi a seguito di cessione proprietaria.
In termini teorici, il sacrificio che dovrebbe sopportare una famiglia che ha in banca 2000 Euro sarebbe di 160 Euro. Il contributo di una famiglia benestante con attività finanziarie di 200.000 Euro sarebbe di 16.000 Euro. E’ chiaro che l’intervento dovrebbe essere calibrato secondo la capacità contributiva.
Nessuno si illuda; non ci sono più scappatoie; il prelievo forzoso ci sarà in ogni caso. C’è solo da decidere a chi e a cosa destinare queste risorse; l’opzione “interna” consentirebbe all’Italia di riappropriarsi delle proprie prerogative nell’autonoma gestione delle politiche monetarie, fiscali e industriali da una posizione di forza che scompaginerebbe l’intero quadro delle relazioni economiche continentali.
Io credo che sia arrivato il momento per gli Italiani di decidere se vogliono continuare a vivere destinando parte delle loro ricchezze al risanamento e alla rinascita del loro paese, oppure sopravvivere da miserabili, cedendo progressivamente tutti i propri risparmi e la loro terra in garanzia al sistema bancario Tedesco, negando il futuro a se stessi e ai propri figli.
Mi pare che ogni persona di buon senso abbia una sola risposta: Sovranità.
Per saperne di più:
https://www.forexinfo.it/Il-Bail-in-accelera-la-fuga-di
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/ricchezza-famiglie-italiane/2015-ricchezza-famiglie/suppl_69_15.pdf
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-11-25/il-cervellone-che-protegge-l-euro-ci-dice-che-saldi-nord-sud-si-stanno-allargando-nuovo-facendo-arrabbiare-germania-ecco-perche-115606.shtml?uuid=ACOIx1gB
Solo un appunto: al posto di Itexit parlerei di UscITA…
Complimenti per l’articolo, Nicola.