Una ribellione giustificata!
di LUCA MANCINI (ARS Lazio)
Thomas Hobbes è stato indubbiamente uno dei più importanti autori di filosofia politica dell’età moderna. Alla base della sua riflessione vi è l’idea che lo Stato sia il risultato di un patto sociale tra individui liberi, che hanno scelto volontariamente di alienare una parte della propria libertà per avere maggior sicurezza. Questo perché l’uomo allo stato di natura era totalmente libero, ma privo della più elementare sicurezza e viveva in una perenne condizione di guerra.
Secondo il pensatore inglese, nasce così la figura del sovrano, ossia di colui che si assicura il rispetto del patto stesso da parte dei sudditi. La sovranità, per Hobbes, può essere rappresentata da un singolo uomo o da un’assemblea di uomini, l’importante è che essa sia assoluta.
In Italia, come recita l’art.1 della nostra Carta Costituente, “la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”: pertanto essa non è assoluta, bensì temperata dalla stessa Costituzione. Il popolo esercita, o dovrebbe esercitare, questo suo potere in vari modi ben descritti nella nostra Carta e uno di questi è chiaramente il voto. Grazie ad esso viene eletta un’assemblea di uomini che, almeno in teoria, dovrebbe rappresentare l’intera popolazione italiana, la sua sovranità e pertanto garantirle la sicurezza necessaria, finalità principale del patto hobbesiano.
Tuttavia oggi come si garantisce tale sicurezza al popolo? Anche stavolta ci viene in aiuto la Costituzione, sempre con l’art. 1, o meglio con la prima parte di esso, che recita: “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.” Non è un caso che i nostri padri costituenti abbiano messo le parole “lavoro” e “sovranità” nel primo articolo, poiché esse sono strettamente collegate.
Il lavoro, inteso come mezzo di inclusione sociale e non semplicemente come compenso per la prestazione della propria forza-lavoro, è lo strumento principe attraverso il quale il popolo si garantisce la sua sicurezza e conseguentemente la sua sovranità. Un popolo di disoccupati non solo non vive in sicurezza, ma soprattutto non è sovrano ed è questo il dramma principale dell’attuale situazione politica. Se non ci fosse questa fortissima carenza di sovranità, non ci sarebbe bisogno del sovranismo.
Oggi il Parlamento italiano riceve continuamente direttive impartite da un’altra assemblea, la quale è totalmente disinteressata alla sovranità del popolo italiano e conseguentemente alla sua sicurezza. La manifestazione principale di questo disinteresse è proprio la carenza di lavoro. Il regime unionista persegue coscientemente un alto tasso di disoccupazione, non solo per evidenti e ampiamente discussi motivi economici, ma anche per chiari motivi politici, ossia perchè è ben consapevole che la sovranità popolare è garantita tramite il lavoro. La dittatura eurocratica agisce così perchè vuole eliminare le sovranità popolari e consegnare tutto il potere a pochi membri dell’alto capitalismo finanziario.
Secondo Hobbes la ribellione è consentita in un solo caso: se il sovrano tradisce il patto, non garantendo più la sicurezza fisica dei suoi sudditi, ossia se esso li invita a suicidarsi.
Ora, far vivere le persone in uno stato di perenne disoccupazione, con basse pretese salariali, non in grado di soddisfare minimamente le esigenze di sicurezza di un individuo o di una famiglia, non equivale ad un invito al suicidio?
Da Bruxelles non arrivano solo raccomandazioni, inviti e direttive per il nostro parlamento, ma giunge anche un messaggio forte e chiaro: “Abbassate le vostre pretese salariali o morite! Per noi non fa alcuna differenza, presto sarete rimpiazzati da un altro popolo di schiavi”. Tutto ciò è stato tranquillamente recepito dal nostro Parlamento, il quale è ormai chiaro che non rappresenta più la nostra sovranità e perciò ha evidentemente violato il patto sociale. Pertanto il messaggio del popolo dovrà essere altrettanto chiaro e forte: “Siamo autorizzati a ribellarci e lo faremo!”.
Viva la Repubblica Sovrana!
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