L'uscita dall'UE e la prospettiva del FSI
di LORENZO D’ONOFRIO (ARS Abruzzo)
I tecnicismi sull’uscita (dall’euro o dalla UE) mi hanno sempre fatto sorridere! Come se si trattasse di un problema tecnico e non di consenso popolare diffuso per una scelta di rottura dell’ordine giuridico europeo. Scelta che, è bene non prenderci in giro, sia che riguardi la UE, sia che riguardi la sola eurozona, non potrà mai essere indolore e andrà affrontata preparandosi alla Resistenza.
Allora l’unica questione veramente rilevante, per un partito che voglia parlare al Popolo e, nello specifico, ad un Popolo ormai sconfortato da decenni di slogan troppo facili e fuorvianti, da personalismi e da promesse di cambiamento sempre disattese, è il MESSAGGIO che si vuole trasmettere, perché se alle persone parli di uscita dall’euro, loro ti chiederanno al massimo l’uscita dall’euro. Se al Popolo prospetti una scorciatoia, non ti seguirà mai sulla strada più lunga, anche se fosse la sola in grado di condurre alla salvezza.
Allora mi dispiace per tutti quelli che hanno bisogno di illudersi e di sperare in una soluzione vicina e a portata di mano, ma ci aspettano anni, forse decenni, di lotta. Ci aspetta una rivoluzione che è prima di tutto ideologica e passa dal rifiuto integrale di quella “economia sociale di mercato” che, con oltre 30 anni di paziente lavoro (il “merito” va riconosciuto), il nemico è riuscito a cristallizzare nei Trattati che oggi disciplinano la nostra economia, la nostra società e le nostre vite.
Per cui, chiunque tu sia, puoi essere sprezzante quanto ti pare, ma se hai individuato il nemico, se hai compreso quello che ci ha fatto, se sei consapevole della posta in gioco, ma nonostante ciò hai paura di combattere in maniera radicale e di accettare la lunghezza e l’asprezza della lotta, sarai sempre uno Tsipras qualunque, con la differenza che lui è arrivato a governare.
Questa è la mia unica prospettiva, questa è la prospettiva dell’ARS, questa sarà la prospettiva del FSI.
O un Salvini qualunque…………… . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .