Il 5 giugno, a Roma, nasce il Fronte Sovranista Italiano: tra attacco al costituzionalismo e nuovo 1848
di RICCARDO PACCOSI (ARS Bologna)
Stiamo per attraversare cinque mesi di discussione sulla Costituzione della Repubblica Italiana, dovute al fatto che a ottobre ci sarà il referendum sulle modifiche costituzionali messe in campo dal Governo Renzi.
In questa discussione, i renziani sicuramente ri-tireranno fuori la teoria di Mortati e Bobbio secondo cul la costituzione formale (cioè scritta) deve adattarsi alla costituzione materiale (cioè alla società che cambia).
Poi ci saranno quelli “a sinistra del PD” che sono stati favorevoli agli stravolgimenti costituzionali attuati o progettati da Monti e Letta ma adesso, siccome gli stravolgimenti li fa Renzi, si riscoprono di colpo difensori della Carta (non chiedetemi quale logica vi sia dietro un comportamento del genere, perché va oltre le mie possibilità).
In tutto questo, come spesso accade, si perderà di vista il più profonfo nodo conflittuale della fase storica che stiamo attraversando. Il problema, infatti, non è oggi stabilire se la Costituzione italiana sia o meno la più bella del mondo; neppure è quello di stabilire in termini di principio se, come e quando una Costituzione possa essere modificata.
Il problema, invece, consta del capire che esistono strategie reali, soggetti storici reali e processi reali di trasformazione strutturale che – hic et nunc – stanno mettendo in discussione la Costituzione non soltanto in Italia, ma anche in Grecia, in Spagna, in Portogallo, in Francia e, in definitiva, un po’ in tutta Europa.
In altre parole, discutere in astratto sulla Costituzione italiana e se sia modificabile o meno, fa perdere di vista il fatto che le ripetute manomissioni a quest’ultima rientrano in un processo più generale e transnazionale che punta a mettere in discussione, in tutta Europa, il costituzionalismo come dottrina giuridica dello Stato.
Questo contesto sovranazionale collegato all’Unione Europea – e non l’opposizione in sé al governo Renzi – è il motivo per cui occorre constrastare le modifiche costituzionali degli ultimi anni.
L’ideologia eurofederalista sostiene di essere il nuovo (un super-stato continentale) che si oppone al vecchio (gli Stati-nazione). In realtà, l’eurofederalismo rappresenta la più potente strategia di ritorno al passato mai dispiegatasi in età moderna, ovvero un ritorno a un’Europa precedente il 1848 e precedente, quindi, l’instaurazione del costituzionalismo nella maggior parte dei paesi.
Cosa significa tutto questo?
Significa che si prospetta un super-stato continentale dove il fondamento giuridico del costituzionalismo – la sovranità popolare – viene meno. Lo stiamo osservando, giorno per giorno, mentre le strutture eurofederali si consolidano: le istituzioni elettive – i Parlamenti nazionali – non possono più decidere sulle politiche economiche e sociali.
Gli organismi eurofederali che regolano l’economia – Commissione Europea, BCE, MES – sono autonomi e fuori dal controllo finanche del Parlamento Europeo (che negli ultimi anni ha diminuito anziché aumentato i propri poteri).
D’altro canto, che quello eurofederale debba essere un percorso non determinato da un potere costituente a base popolare bensì da un’èlite, è ragionamento esplicitato dai più noti sostenitori degli Stati Uniti d’Europa: lo si ritrova nella necessità d’una “nuova oligarchia” teorizzata da Eugenio Scalfari, lo si ritrova nel concetto di “dispotismo illuminato” formulato a suo tempo da Tommaso Padoa-Schioppa.
In tutto questo, suonano assolutamente velleitarie e scollegate dalla realtà le tesi “di sinistra” secondo cui il super-stato europeo potrà avere una sua Costituzione e, dunque, il potere costituente a base popolare non farebbe altro che trasferirsi da un livello nazionale a un livello continentale.
Chi sostiene questo, semplicemente fa finta di non vedere i soggetti e le strategie reali all’opera: la sovranità popolare non viene trasferita da nessuna parte ma, semplicemente, azzerata; nel momento che si toglie i poteri agli Stati-nazione, alle loro Costituzioni e ai loro organismi elettivi, l’unico trasferimento che avviene è a favore delle sopra citate strutture federali non elettive.
Dunque, la priorità è oggi opporsi a chi vuole far andare indietro le lancette della storia, opporsi all’oscurantismo passatista di chi vuole farci ripiombare nel XVIII secolo. Opporsi, dunque, al progetto post-costituzionale e post-democratico dell’eurofederalismo rilanciando una grande Europa delle Costituzioni, quella edificata dalle barricate e dalle insurrezioni proletarie del 1848.
Quelle barricate e quelle insurrezioni avvennero in tutta Europa, ma con una rivendicazione di sovranità popolare specifica per ogni unità territoriale di lingua e cultura, cioè specifica per ogni Stato-nazione. Per far questo, per rilanciare e rinnovare un potere costituente a sovranità popolare in tutti i paesi, è allora necessario che si strutturi ovunque un fronte sovranista, quindi anche in Italia.
In definitiva, il sovranismo altro non è che la seconda stagione del costituzionalismo, il suo ripresentarsi sul palcoscenico della storia a turbare il sonno dei potenti d’Europa, proprio come già avvenuto nel 1848.
L’ARS – Associazione Riconquistare la Sovranità – cui sono iscritto da alcuni anni – il 5 giugno a Roma si scioglierà per dare vita al FSI Fronte Sovranista Italiano. Leggetene i documenti e valutatene le tesi. E comunque la pensiate, non scegliete chi vuole un ritorno al passato, non scegliete le forze neo-liberiste che sognano di ripristinare l’Europa del ‘700.
Articolo bellissimo per chiarezza e completezza nell’esposizione dei contenuti. Bisognerebbe farlo leggere agli infatuati e agli spinelliani della sinistra (o di ciò che ne rimane).