Il nuovo ordine
di MARIO PEZZELLA (filosofo; Scuola Normale Superiore di Pisa)
Dopo la caduta del muro di Berlino, è nata la grande illusione di un capitalismo ormai libero di realizzare compiutamente la sua missione di progresso. L’Altro, il nemico, il male, non esistevano più. Nel decennio precedente, i limiti e le contraddizioni del mondo libero erano stati giustificati dalla presenza di quell’ombra minacciosa. Si potevano appoggiare dittature e colpi di stato; si doveva impoverire una parte della popolazione per incrementare le spese militari; non si poteva rinunciare a tecnologie pericolose e distruttive.
Tutto ciò era reso indispensabile dalla competizione col nemico ed è ora divenuto superfluo. Ne è sorta una festosa euforia: e poi, rapidamente, una crescente delusione. Infatti, nulla sembra mutato, se non in peggio. L’ombra a cui prima si attribuiva ogni malessere, è passata dall’esterno all’interno: la luce della ragione e della democrazia è ora – si dice – minacciata dai rigurgiti arcaici del razzismo, o dai fondamentalismi emergenti.
Tuttavia v’è una sproporzione tra l’enorme accumulo di risorse, di armi, di tecnologie, accumulate dagli stati occidentali e il nuovo “nemico”. Perfino le “teste rasate” assumono la dignità di un pericolo, invece di essere rapidamente represse. Gruppi poco più che folcloristici – almeno all’inizio – divengono i depositari dell’ombra, i dèmoni del nostro spirito diurno.
In realtà la società dello spettacolo propone immagini intimamente sdoppiate. Da un lato le merci mettono in scena il sogno della felicità (e a questo livello letterale di significato credono i popoli dell’Est, appena liberati); dall’altro, la fantasmagoria determina il tramonto della vita organica, e dei suoi aspetti qualitativi e comunitari (nell’Est questa dissoluzione avviene a ritmo accelerato).
Idee come quelle di “organismo” e “comunità” acquistano un sapore arcaico, vengono espulse dalla coscienza e dal linguaggio razionale, e decadono allora al loro livello più regressivo: il rozzo ritorno all’etnos, ai vincoli di sangue e di terra.
[da Narcisismo e società dello spettacolo, ed. manifestolibri, 1996]
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