Breve storia del termine "fronte"
di LUCA MANCINI (FSI Lazio)
Come chiaramente esplicitato dall’articolo 9 del nostro statuto, il FSI “non si auto-definisce e i suoi iscritti non lo definiscono, di centro, di centrosinistra, di centrodestra, di destra o di sinistra, né in altro modo.” Sulla fragilità, la mutevolezza e l’eccessiva semplicità delle categorie di destra e sinistra mi sono già soffermato in un altro articolo, sempre qui su “Appello al Popolo” (https://www.appelloalpopolo.it/?p=13917). Tuttavia ciò non impedisce agli osservatori esterni di definire in qualche modo il FSI, affibbiandolo a queste effimere e semplicistiche categorie politiche.
Una delle principali osservazioni che viene fatta è che il nome Fronte Sovranista Italiano, e in particolar modo la parola “fronte”, richiami alla mente di chi lo ascolta categorie di destra. Probabilmente perché viene fatta un’associazione, consapevole o meno, con il Front National francese di Marine Le-Pen, formazione politica dichiaratamente di destra che oggi è sulla cresta dell’onda.
Il termine “fronte” ha sicuramente una tradizione di destra. La storia dell’estrema destra italiana nella seconda metà del ‘900 è costellata di “fronti”. Il più noto è sicuramente il Fronte Nazionale fondato nel 1967 da Junio Valerio Borghese, ma c’è anche il partito omonimo fondato da Franco Freda all’inizio degli anni ’90 o il più recente fondato da Adriano Tilgher che s’ispirava chiaramente all’omonima formazione politica d’oltralpe.
Lo stesso discorso vale per altri Paesi europei: in Gran Bretagna c’è il “British National Front”, la Svizzera e il Belgio hanno un loro “Front National” e vi è persino un gruppo al parlamento europeo che raccoglie tutti gli eurodeputati di estrema destra e prende il nome di “Fronte Nazionale Europeo”.
Nel secolo scorso, inoltre, vi sono stati vari Fronti, intesi come coalizioni di partiti di destra. È il caso del “Frente Nacional” colombiano, alleanza di liberali e conservatori che ha guidato il Paese dal 1958 al 1974, ma soprattutto è il caso del “Frente Nacional Contrarrevolucionario”, coalizione di partiti politici appartenenti alla destra tradizionalista e conservatrice, che guidò la Spagna tra il 1933 e il 1936. Tuttavia è proprio parlando di questi ultimi che ci si può accorgere di quanto sia eccessivamente riduttivo associare il termine “fronte” soltanto alla destra.
Alle elezioni del 1936 il “Frente Nacional Contrarrevolucionario” si trovò a dover fronteggiare una coalizione di socialisti, comunisti, repubblicani e anarchici che prendeva il nome di “Frente Popular” e che riuscì a prendere la maggioranza dei consensi, seppur non ampia. Il Paese era spaccato a metà e da questa netta divisione tra “due fronti” venne fuori una durissima guerra civile che insanguinò la Spagna per tre anni e si risolse con la conquista del potere da parte del generale Francisco Franco, esponente della destra.
Nello stesso anno in Francia si presentò alle elezioni un “Front Populaire”, composto dalla SFIO (Sezione Francese dell’Internazionale Operaia), dal partito comunista francese e dal partito repubblicano-radicale. Tale coalizione, guidata dal socialista Léon Blum, vinse le elezioni e fece anche delle importanti riforme, introducendo la settimana lavorativa di 40 ore e due settimane di ferie retribuite. Tuttavia essa ebbe vita breve, poiché il governo cadde nel giugno del 1937.
Queste due coalizioni frontiste del 1936 non erano casuali, poiché al VII Congresso dell’Internazionale Comunista, svoltosi nell’estate precedente, i vari partiti comunisti si erano accordati per combattere il fascismo attraverso la costituzione di grandi alleanze che avrebbero coinvolto vari partiti di sinistra, primi fra tutti i partiti socialisti, ritenuti fino a quel momento da Stalin e dai comunisti come dei nemici poiché riformisti e non rivoluzionari. Praticamente, pur di abbattere il nemico comune, i comunisti decisero di attuare una strategia “frontista”, per questo i vari cartelli elettorali presentati presero il nome di “Fronte Popolare”.
Anche in Italia vi fu una coalizione del genere, ma soltanto dopo il secondo conflitto mondiale e pertanto con un clima storico-politico completamente diverso. Alle elezioni del 1948 si presentò il “Fronte Democratico Popolare”, costituito dal Partito Comunista Italiano di Togliatti e dal Partito Socialista Italiano di Nenni. L’obiettivo comune era sconfiggere la Democrazia Cristiana e instaurare una repubblica maggiormente sensibile ai temi sociali. Per l’occasione si presentarono addirittura con un simbolo unico, nel quale vi era raffigurato in bianco il volto di Garibaldi, con un cappello rosso, incastonato in una stella verde, riprendendo così i colori della bandiera italiana. Tuttavia la coalizione non ebbe il successo che sperava, poiché riuscì a raggiungere complessivamente il 31% dei voti, mentre la DC ottenne il 48% dei consensi.
Questo breve excursus storico vuole semplicemente dimostrare come il termine “fronte” non sia appannaggio esclusivo della tradizione politica dei partiti di destra, come ritengono in molti ultimamente, ma ha anche una importante tradizione nei partiti di sinistra. Il Fronte Sovranista italiano non vuole rifarsi a nessuna delle due, ma utilizza questo termine perchè ambisce ad una strategia frontista. Il FSI, infatti, spera di aggregare il maggior numero possibile di partiti sovranisti per riscattare la libertà di questo Paese e per fare questo non guarda al passato della destra o della sinistra, ma guarda al futuro. Un futuro sovranista!
Viva l’Italia Sovrana!
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