Falsi laici
di Stefano D'Andrea
Nel panorama politico italiano è scomparsa del tutto la coerenza. Non mi interessa l'incoerenza degli avversari, ossia di coloro che propugnano idee diverse dalle mie. Mi infastidisce la incoerenza con la quale vengono invocati principi nei quali credo.
Ogni volta che i vertici della Chiesa cattolica intervengono in materia di aborto o di procreazione assistita o di eutanasia o di testamento biologico e simili, uno o più "laici" si ergono contro l'intervento, richiamando la laicità dello Stato Italiano. E fanno benissimo, almeno dal mio punto di vista.
Tuttavia, quando i vertici della Chiesa cattolica intervengono in materia di immigrazione o di guerra, con esortazioni rivolte allo stato italiano perché disciplini la materia in senso più favorevole agli immigrati o perché assuma posizioni più pacifiche o pacifiste rispetto ad una determinata guerra, quei "laici" non si fanno sentire e tacciono.
E' evidente, allora, che quei pretesi laici – e creduti tali dalla maggior parte di coloro che ne apprezzano gli interventi – non sono laici nemmeno un poco. Laico è innanzitutto colui che non vuole che la Chiesa cattolica si intrometta nella politica, interna ed estera, dell'Italia, a prescindere dal merito della presa di posizione della Chiesa. I pretesi laici, quindi, sono falsi laici e invocano strumentalmente la laicità dello stato: ad essi sta a cuore, del tutto legittimamente (e io aderisco molto spesso alle loro posizioni), una certa disciplina dell'aborto, del testamento biologico, dell'eutanasia e della procreazione assistita. Del tutto inopportunamente, invece, essi invocano l'argomento della laicità.
Così la laicità ne risulta svuotata. Svuotata, in particolare, di quel particolare significato che essa assume in Italia in considerazione della nostra storia.
Ovvio, allora, che la laicità, destoricizzata – e quindi svuotata del suo originario significato – e strumentalizzata, perda forza e valore.
Aderiamo pure alle posizioni dei falsi laici. Ma spieghiamo ad essi che rendono un pessimo servizio alla laicità.
"32. Se la chiesa cattolica vuole essere una associazione, riconosciuta o non riconosciuta, come tutte le altre, pienamente legittimata ad esprimersi sulle scelte politiche del popolo italiano, deve prima rinunciare a tutti i privilegi concessi con il concordato e le leggi di revisione e deve cessare di essere uno Stato. Altrimenti deve stare in silenzio: può parlare ai cattolici; non ai politici italiani, né ai cittadini italiani. Tutte le altre confessioni religiose, essendo prive dei privilegi della chiesa cattolica, devono essere libere di esprimere le opinioni che vogliono, anche sulle scelte politiche che il popolo italiano si trovi a prendere.
33. Quando il nostro interlocutore, nel discorrere di problemi politici – e ribadiamo di problemi politici – afferma “io sono cattolico”, noi gli rispondiamo: “Non ci interessa minimamente. Cita le tue scritture sacre! Le parole delle sacre scritture, in particolare le parole di Gesù, le ascoltiamo sempre volentieri e non ci interessa se chi le pronuncia è cattolico o meno.”."
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