La loro restaurazione ci rende rivoluzionari!
di LUCA MANCINI (FSI Roma)
Talvolta, intorno al Fronte Sovranista Italiano c’è un gran rumore, un forte vociare dal quale esce il termine “reazionario”. I liberali, ad esempio, non fanno altro che accusarci di voler rimettere in piedi un sistema che è obsoleto, anti-storico e contro un presunto progresso. Vediamo di fare un po’ di chiarezza in questo marasma.
In politica con il termine “reazionario” s’intende qualcuno dichiaratamente favorevole al ripristino di un assetto sociale e politico che è considerato storicamente superato. Costui, in pratica, deve essere fermamente ostile a qualsiasi spinta o tendenza innovatrice e progressista sul piano politico-sociale. Quando un reazionario conquista il potere e mette in atto politiche volte al ripristino di un assetto sociale e politico superato, peggiorando le condizioni socio-politiche dei cittadini, compie un processo che generalmente prende il nome di “Restaurazione”.
Nel mio primo articolo su “Appello al Popolo” (https://www.appelloalpopolo.it/?p=13010), mi soffermai su questo concetto, facendo un parallelismo tra la “restaurazione” dell’Ancièn Regime dopo il Congresso di Vienna del 1814 e il graduale ripristino di politiche liberiste nel corso degli anni ’80 e ’90 del ‘900, affermando che quest’ultimo processo può essere tranquillamente definito come una “seconda restaurazione”.
Come i nobili all’inizio del XIX secolo avevano cercato con un atto politico di riconquistare i privilegi perduti dopo la rivoluzione francese e l’avvento di Napoleone, così l’alta borghesia finanziaria cercò di fare lo stesso alla fine del XX secolo. Nel corso del ‘900, infatti, lo Stato liberale, che era nato dalle idee che avevano animato la rivoluzione francese, venne gradualmente superato da un nuovo tipo di Stato che si concentrava maggiormente sulla sicurezza sociale dei propri membri, introducendo nel suo ordinamento principi lavoristici e solidaristici, sconosciuti alle costituzioni liberali del secolo precedente.
Talvolta questi esperimenti socio-politici furono molto drastici, come nel caso dello Stato sovietico o, in misura minore, dello Stato corporativo fascista, talaltra invece furono più armonici, come nel caso della cosiddetta Prima Repubblica italiana. Tuttavia, in ogni caso, lo scopo era sempre lo stesso, ossia superare gli squilibri e le eccessive disuguaglianze sociali che generava lo stato liberale, esattamente come quest’ultimo aveva fatto precedentemente con lo stato feudale.
Naturalmente questo generava una perdita di potere politico, sociale ed economico della classe dirigente dello stato liberale: l’alta borghesia, la quale pensò bene di recuperare ciò che aveva perduto, attraverso una serie di riforme che tutti noi conosciamo bene. Essi hanno sempre chiamato questo processo “rivoluzione liberale”.
Con il termine “rivoluzione”, in politica, si indica il cambiamento radicale delle strutture sociali, politiche ed economiche di uno Stato. Si differenzia dalla reazione, poiché i cambiamenti che la rivoluzione introduce non guardano ad un tipo di Stato considerato storicamente superato. Inoltre, la rivoluzione deve essere necessariamente accompagnata da un miglioramento delle condizioni sociali dei cittadini.
L’alta borghesia finanziaria che ha compiuto la cosiddetta “rivoluzione liberale” non ha fatto altro che restaurare un’idea di stato sociale, politico ed economico che apparteneva al XIX secolo e soprattutto ciò non è stato minimamente accompagnato da un miglioramento delle condizioni sociali dei cittadini, le quali, anzi, hanno conosciuto un netto peggioramento negli ultimi venti anni. Ora, come si può definire questo processo “rivoluzione”? Questa non è altro che una restaurazione mascherata!
Lo stato costituzionale democratico, nato in Italia nel 1948, costituiva un’innovazione nel panorama politico, perchè equilibrava le disuguaglianze generate dal liberalismo, senza sfociare negli eccessi del comunismo o del fascismo. Questo percorso rivoluzionario è stato interrotto dalla restaurazione liberale ed è necessario riprenderlo e portarlo a compimento. È la loro restaurazione che ci rende rivoluzionari!
Viva la Repubblica Sovrana!
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