Intervista al consigliere di Putin, Serghei Karaganov: siamo più svegli, più forti e determinati
tradotto da JULIA S. INNOCENTI (FSI di Prato)
Il consigliere di Putin Serghei Karaganov ha rilasciato un’intervista al settimanale tedesco Der Spiegel in cui parla del pericolo di guerra in Europa, di errori della NATO, della mancata fiducia e dei valori non più condivisi fra la Russia e l’Occidente.
Sergey Karaganov (63 anni) è capo onorario del Consiglio
sulla politica estera e sulla difesa, che elabora le concezioni di
strategia geopolitica per la Russia. Nel mese di maggio,
il Consiglio ha pubblicato nuove proposte per la politica estera russa.
Il consiglio comprende politici, economisti, ex ufficiali militari e
di intelligence. Karaganov è un consulente dell’amministrazione
presidenziale di Vladimir Putin e inoltre è preside della facoltà
di economia e di politica internazionale presso la Scuola
Superiore dell’Economia a Mosca.
DER SPIEGEL: Serghei Aleksandrovich, la NATO ha intenzione di rafforzare la propria presenza nell’Europa Orientale in risposta alle azioni russe compiute negli ultimi tempi. I politici occidentali avvertono che ambo le parti possano trovarsi in una situazione foriera di guerra. Secondo Lei, e’ un’esagerazione?
Serghei Karaganov: Già 8 anni fa ho sostenuto che la situazione era foriera di guerra.
DER SPIEGEL: Lei intende, quando era cominciata la guerra in Georgia?
Karaganov : Anche in quel momento la fiducia fra le grandi potenze era prossima allo zero. La Russia aveva solo iniziato il processo di riarmo. Da allora la situazione in termini di fiducia è andata solo peggiorando. Abbiamo messo in guardia la NATO – non dovete avvicinarvi ai confini ucraini, perché questo potrebbe creare una situazione per noi inaccettabile. La Russia è riuscita a fermare l’avanzata della NATO in quella direzione. E speriamo questo significhi che nel medio termine il pericolo di un grande conflitto in Europa sia stato scongiurato. Tuttavia la propaganda che ora circola sembra ricordare quella dell’inizio di una nuova guerra.
DER SPIEGEL: Spero Lei abbia in mente la propaganda russa?
Karaganov: I media russi in questo senso hanno un atteggiamento più riservato rispetto ai media occidentali. Comunque dovete capire che la difesa è un argomento sensibile e prioritario per la Russia. Dobbiamo essere pronti a tutto. Questo può essere causa di una propaganda a volte massiccia. Ma cosa sta facendo l’Occidente? Non sta facendo altro che demonizzare la Russia. È convinto che la Russia voglia attaccar briga. La situazione è simile alla crisi che si profilava alla fine degli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80.
DER SPIEGEL: Lei si riferisce alla disposizione dei missili balistici a medio raggio e alla conseguente reazione americana?
Karaganov: L’Europa allora si sentiva indebolita e temeva che gli americani potessero lasciare il continente. Ma l’Unione Sovietica, ormai in putrefazione interna, si sentiva potente sul piano militare e commise uno stupido errore – quello di installare i missili SS-20. Questo causò una crisi del tutto insensata. Ora la situazione si è capovolta. Si crede che venga garantita la sicurezza ai paesi come Polonia, Lituania e Lettonia collocandovi le armi della NATO. Ma questo non avrà nessun effetto rassicurante, perché noi interpretiamo questa azione come provocazione. E se si verificherà una crisi, queste armi verranno distrutte. La Russia non farà mai più una guerra sul proprio territorio.
DER SPIEGEL: L’ho capita bene, questo significa che la Russia userà la strategia della difesa avanzata?
Karaganov: La NATO ora si trova più vicina al confine della Russia di 800 chilometri, le armi sono completamente diverse, la stabilità strategica in Europa sta mutando. La situazione è molto peggiore di quanto non fosse 30 o 40 anni fa.
DER SPIEGEL: I politici russi, il presidente Putin compreso, stanno cercando di convincere la popolazione che l’Occidente voglia la guerra al fine di frammentare la Russia. Ma questo è assurdo.
Karaganov: Certamente c’è stata qualche esagerazione. Ma i politici americani hanno apertamente ammesso che le sanzioni hanno lo scopo di portare un cambio di regime in Russia. Questo è abbastanza aggressivo.
DER SPIEGEL: I telegiornali russi della sera sembrano andare un po’ troppo sopra le righe parlando delle minacce. Anche un giornale moscovita ha scritto recentemente dell'”illusione di una minaccia esterna”.
Karaganov: L’elite politica in Russia non vuole nessun cambiamento interno, non è pronta per niente del genere. Perciò preferiscono parlare di una minaccia esterna. Bisogna ricordare che la Russia si basa su due concetti nazionali: difesa e sovranità. Sulla sicurezza nazionale abbiamo un’opinione molto più reverenziale rispetto ad altri paesi.
DER SPIEGEL: Il vostro Consiglio ha presentato alcune proposte nell’ambito della politica estera e della difesa tese a reclamare la posizione di leadership russa nel mondo. Il messaggio è chiaro: la Russia non vuole vedere il proprio potere erodersi. Ma nello specifico quali proposte avete messo a punto?
Karaganov: Vogliamo evitare un’ulteriore destabilizzazione nel mondo. E se è per questo, vogliamo avere lo status di una grande potenza. Purtroppo non possiamo rinunciarvi: negli ultimi 300 anni, questa ambizione è divenuta ormai parte della nostra costituzione genetica. Vogliamo essere il cuore di un’Eurasia allargata, una regione di pace e di cooperazione. Il subcontinente dell’Europa Occidentale farà parte di questa Eurasia.
DER SPIEGEL: Gli europei valutano l’attuale politica russa come piuttosto ambigua. Le intenzioni della dirigenza di Mosca non sono chiare.
Karaganov: Attualmente ci troviamo in una situazione in cui non ci fidiamo affatto di voi, dopo tutte le delusioni degli ultimi anni. E stiamo reagendo di conseguenza. La sorpresa tattica è uno strumento utilissimo. Dovete sapere che siamo più svegli, più forti e determinati.
DER SPIEGEL: Il ritiro parziale delle truppe russe dalla Siria è stata una sorpresa, per esempio. Avete volutamente tenuto l’Occidente all’oscuro circa le vostre intenzioni, sia sulla quantità di truppe ritirate, sia sull’eventualità di rimandarne segretamente alcune indietro. Queste tattiche non aiutano a rafforzare la fiducia.
Karaganov: È stato fatto in modo magistrale, una mossa fantastica. Approfittiamo volentieri della nostra superiorità in questo campo. I russi non sono bravi commercianti, fare gli affari non è il loro cavallo di battaglia . Ma i russi sono eccezionali combattenti e la diplomazia ce l’hanno nel sangue. Voi europei avete un sistema politico diverso, uno che non è più in grado di adattarsi alle sfide del nuovo mondo. La cancelliera tedesca ha detto che il nostro Presidente vive in un mondo illusorio. A mio avviso, lui vive in un mondo anche troppo reale.
DER SPIEGEL: È difficile non notare un certo compiacimento della Russia per i problemi che oggi affliggono l’Europa. Perché questo atteggiamento?
Karaganov: Molti dei miei colleghi si prendono gioco dei nostri partner europei e io li avverto sempre di non essere presuntuosi e arroganti. Alcune tra le élite europee hanno cercato un confronto con noi. Di conseguenza, non aiuteremo l’Europa sul problema dell’immigrazione, benché potremmo farlo. Una chiusura comune delle frontiere sarebbe essenziale. In questo senso, i russi si mostrerebbero 10 volte più efficaci rispetto agli europei. Invece, voi cosa fate? Mercanteggiate con la Turchia: una vergogna. Di fronte ai nostri problemi con la Turchia, abbiamo perseguito una linea politica chiara, solida e con successo.
DER SPIEGEL: Lei ha detto che è deluso dall’Europa perché ha tradito i suoi ideali cristiani. Nel 1990, la Russia ha voluto essere parte dell’Europa – ma precisamente dell’Europa di Konrad Adenauer e di Charles de Gaulle.
Karaganov: Non solo, anche la maggioranza degli europei richiede quell’Europa. Nei prossimi decenni, l’Europa non sarà un modello attraente per la Russia.
DER SPIEGEL: Nelle sue proposte il vostro consiglio propone l’uso della forza militare, “qualora interessi importanti del paese fossero evidentemente minacciati”. L’Ucraina rappresenta questo caso di minaccia?
Karaganov: Sì. Oppure una concentrazione di truppe militari tale da minacciare una guerra.
DER SPIEGEL: Però lo stazionamento di unità della NATO nei paesi baltici non è sufficiente?
Karaganov: Queste chiacchiere che vogliamo attaccare i paesi baltici sono idiotismo. Perché la NATO invia armi e mezzi militari su quei territori? Potete solo immaginare cosa possa accadere loro nel caso di crisi. L’aiuto della NATO ai paesi baltici non è un aiuto simbolico, è una provocazione. Se la NATO oserà un’aggressione – contro una potenza nucleare quale siamo noi – sarà punita.
DER SPIEGEL: Mercoledì, per la seconda volta dopo la crisi di Crimea, ci sarà un incontro ufficiale del Consiglio NATO-Russia. Non crede che questa piattaforma possa servire per ristabilire il dialogo?
Karaganov: Non è più un organo legittimo. Inoltre, la NATO è essenzialmente cambiata. Quando avevamo iniziato il dialogo con la NATO, essa era un’alleanza difensiva dei poteri democratici. Ma in seguito ci sono state aggressioni contro Jugoslavia, Libia, la maggior parte dei paesi della NATO ha invaso l’Iraq. Questo Consiglio Russia-Nato funge solo da copertura e come mezzo di espansione della NATO. Quando avevamo bisogno del Consiglio, nel 2008 e nel 2014, esso era assente.
DER SPIEGEL: Lei parla di guerre in Giorgia e in Ucraina. Nelle proposte pubblicate dal vostro consiglio si incontrano termini come dignità nazionale, coraggio, onore. Questi sono concetti politici?
Karaganov: Sono valori essenziali per la Russia. Nel mondo di Putin, ma anche nel mio, è inconcepibile che le donne possano essere molestate e violentate in pubblico.
DER SPIEGEL: Lei allude alle aggressioni a Colonia durante i festeggiamenti di Capodanno?
Karaganov: Centinaia di immigrati importunavano le donne, le violentavano e palpeggiavano. Nella fattispecie parlo di uomini tedeschi i quali non hanno cercato di difendere le loro donne. Non riesco a immaginarmi una cosa simile in Russia. Io, anziano professore, non riuscirei a restare con le mani in mano e andrei a fare a botte. L’Europa si è molto allontanata dai valori tradizionali che prima condividevamo insieme. Spesso non ci accorgiamo nemmeno di quanto ci siamo divisi.
Durante il periodo sovietico anche noi affermavamo che esistevano solo i valori universali, esattamente come l’Occidente sta facendo ora. Perciò mi spaventa quando l’Occidente chiede più democrazia. Mi sembra di rivivere i tempi passati, quando la gente qui chiedeva sempre più socialismo.
DER SPIEGEL: Secondo Lei quali errori ha fatto la politica estera russa?
Karaganov: Negli ultimi anni non abbiamo avuto una strategia politica precisa da applicare nei nostri rapporti con i vicini più immediati, le ex repubbliche sovietiche. Non abbiamo capito quello che stava realmente accadendo là. L’unica cosa che abbiamo fatto è stato sovvenzionare questi paesi e acquistare le loro élite – con denaro che è stato poi derubato, anche congiuntamente da noi e da loro. Come risultato, non è stato possibile impedire il conflitto ucraino. Il secondo problema: la nostra politica è stata distratta per troppo tempo dall’intento di riparare gli errori del passato – gli errori commessi nel 1990.
DER SPIEGEL: Nella stampa russa c’è stata qualche congettura che la Russia potrebbe inviare segnali di riavvicinamento dopo le elezioni parlamentari di settembre. Tale supposizione è giustificata?
Karaganov: Noi crediamo che la Russia sia moralmente nel giusto. Non ci sarà alcuna concessione importante proveniente dalla nostra parte. Psicologicamente, la Russia è ormai diventata una potenza eurasiatica – sono stato uno dei padri intellettuali della rotta verso est. Ma ora credo che non dobbiamo allontanarci dall’Europa. Cercheremo un modo per rivitalizzare i nostri rapporti. Inoltre dobbiamo finalmente smettere di voler piacere a tutti. Tanto non lo apprezzeranno. Invece dobbiamo ovunque e sempre pensare ai nostri interessi, e se necessario – difenderli a spada tratta.
Una volta un politico americano mi disse: “Gengis Khan conquistò la Cina, i suoi eredi la governarono per secoli, finché non si dissolsero. Voi, invece, li cacciaste. Carlo XII conquistò mezza Europa, voi lo sconfiggeste. Dopo ci sono stati Napoleone, Hitler.. e voi avete sempre vinto”. L’Occidente rimane geloso del nostro passato. E’ vero, è successo sempre così nella storia. Abbiamo subito diverse sconfitte in piccole guerre ma strategicamente siamo stati vincitori. Avendo una storia così, non dobbiamo preoccuparci, ma ricordare che questo è il nostro vantaggio competitivo. E approfittarne, ovviamente.
Intervista a cura di Christian Neef
Foto – Dmitri Beliakov / Der Spiegel
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