Come Putin sconfiggerà l’America
L’articolo seguente, gentilmente tradotto da JULIA S. INNOCENTI (FSI di Prato), esprime una mentalità inquietante, ma molto diffusa all’interno della Russia: una riscoperta della dignità nazionale, poco sensibile alla democrazia, che, reagendo alle umiliazioni patite durante la presidenza di Boris Eltsin, si prolunga in incubi imperialistici facendo affidamento ingenuo sulla forza militare, come se essa, per la sua potenza sufficiente a distruggere più volte il nostro pianeta, potesse essere qualcosa di più di una deterrenza. Lo pubblichiamo come documento di uno stato di fatto, senza ovviamente condividerne il contenuto (Paolo Di Remigio).
Come Putin sconfiggerà l’America
«Who rules East Europe commands the Heartland: who rules the Heartland commands the World-Island: who rules the World-Island commands the World» H. J. Mackinder
Ora il Cremlino ha carta bianca: il risultato delle ultime elezioni consentirà finalmente di implementare un’autentica strategia russa, sia nella politica interna che in quella estera.
Putin ha vinto le elezioni legislative per la Duma. Il vincitore è proprio Putin e non il partito Russia Unita. Spero che a nessuno venga in mente che la vittoria sia merito di Medvedev. Putin ha semplicemente condiviso parte del proprio carisma con Russia Unita, le ha affidato una fetta della fiducia popolare di cui lui stesso gode.
Ora Putin ha la strada spianata. Nessuno dubita che riuscirà a vincere a mani basse le elezioni del 2018 e che sarà una vittoria netta. Questo significa che finalmente potrà avviare, posto che desideri, una profonda ricostruzione dell’intera sovrastruttura politica russa nello spirito delle nostre tradizioni nazionali. Come possiamo raggiungere questo obbiettivo e quale risultato vorremmo avere, è un altro importante discorso a parte.
Beninteso, passare dalla palude della democrazia occidentale verso l’apice della convergenza russa non è affatto semplice. E Putin non è in grado di farlo da solo. È necessario un atto unanime e decisivo da parte di tutto il popolo, che implica una creatività davvero storica. Ci riusciremo? Chi vivrà vedrà …
Una delle condizioni essenziali del successo su questa fatidica strada è una forte capacità di resilienza. Vale a dire, la Russia dovrà assicurarsi solide posizioni sulla scena mondiale che garantiranno la sua sicurezza e capacità di allontanare chiunque abbia intenzione di indirizzare le nostre scelte interne da una posizione esterna.
In termini spicci, abbiamo bisogno di una forza militare sufficiente per far fronte all’Occidente con gli Stati Uniti a capo. È giocoforza, l’Occidente ce la metterà tutta per impedire alla Russia di riprendere il suo storico cammino verso il futuro di un impero ortodosso, verso la Terza Roma. Vediamo qual sia la situazione attuale nella politica mondiale da questo punto di vista.
Geopolitica della gloria russa
L’influenza geopolitica, strategica e militare della Russia nel mondo aumenta ogni giorno. Questo risulta particolarmente evidente dall’esempio del Medio Oriente. Negli ultimi due – tre anni Mosca è diventata un giocatore chiave in questa regione strategicamente importante, allargando la sua sfera di influenza su spazi immensi, dall’Egitto all’Iran, dall’Armenia alla Giordania.
L’America cerca di resistere aggressivamente al crescente potere russo, si aggrappa disperatamente a rimasugli della propria influenza nel Medio Oriente. Ma perché Washington ci tiene tanto a conservare la propria influenza in questa regione? Di solito si risponde rimandando alle enormi riserve di petrolio presenti nel sottosuolo dei paesi mediorientali. Però in realtà il petrolio non è l’unico – e neanche il più importante – fattore che da secoli induce le potenze mondiali a combattere per il controllo dei deserti arabi e degli altopiani turchi, delle coste siriane e delle oasi irakene…
Un importante motivo è da cercare nel fatto che il Medio Oriente per migliaia d’anni è stato il motore principale di tutta la storia umana. Qui fece il suo percorso tutta la sacra storia del Vecchio e del Nuovo Testamento. In tempi lontani qui fioriva il giardino dell’Eden, e veniva cacciato via Adamo. Qui salpava l’arca di Noè, peregrinava il patriarca Adamo e il profeta Davide vinceva le sue battaglie contro i pagani. Qui […] veniva crocifisso Gesù Cristo.
In queste terre raggiungeva la gloria lo Stato di Roma, unendo a viva forza popoli pagani delle antiche epoche e divenendo in seguito il primo impero cristiano. Proprio in queste terre durante due millenni si dispiegava la storia mondiale, brulicavano guerre feroci, si scontravano tribù e popoli, nascevano religioni mondiali e morivano grandi civiltà. Qui, secondo le terribili profezie dell’Apocalisse, la storia umana è destinata a scomparire: nelle fiamme di violenti battaglie, nel micidiale fuoco dell’Armageddon, sotto la nefasta dittatura dell’Anticristo.
Il lettore dirà che tutto ciò sia fantasie religiose e cose di altri tempi. E che importanza ha la preistoria nella nostra moderna epoca di sviluppo tecnologico vertiginoso, mentre la scienza compie passi da gigante? Io risponderei: un’importanza cruciale.
Uno degli ideatori della geopolitica moderna l’inglese Halford Mackinder formulò ancora nel 1904 una teoria che gli diede notorietà: teoria dell’asse geografico della storia. Secondo questa teoria tutti i principali eventi della storia mondiale gravitano attorno al cosiddetto “heartland”, ossia al cuore continentale del mondo, area perno, e il suo controllo garantisce un’egemonia geopolitica in tutto il pianeta.
Il termine “cuore del mondo” comprende i territori dell’Eurasia, i quali, secondo Mackinder, rappresentano esattamente quell’asse geografico attorno cui si concentra il processo storico. E le regioni eurasiatiche costiere – in primo luogo l’Europa Occidentale e il Medio Oriente – sono i principali campi di battaglia tra i “pirati di terra”, quelli che controllano il continente e i “pirati di mare”, quelli che controllano distese oceaniche e i paesi di mare della Mezzaluna esterna . Questa battaglia fa da catalizzatore di tutti gli avvenimenti storici fin dai tempi antichi.
Mackinder si esprimeva in modo molto preoccupato sul fatto che il “cuore geopolitico del mondo” appartenesse alla Russia e rimanesse quindi inaccessibile alla diretta espansione dei paesi oceanici. Questo significa che Mosca può esercitare una influenza decisiva sul motore mediorientale della storia, cambiando in questo modo il percorso storico mondiale …
Un altro famoso geopolitico, l’americano Alfred Mahan, ancora prima di Mackinder, pubblicò nel 1890 il suo famoso saggio “Influenza del potere marittimo sulla storia” dove predisse l’inevitabilità dell’antagonismo globale tra “impero oceanico” e “potenza continentale”, e questo antagonismo fa da catalizzatore principale alla storia umana. Una particolare rilevanza per Mahan aveva una zona geografica speciale, la zona chiave che, secondo lui, si trovava fra 30˚ e 40˚ parallelo – “area del conflitto” dove inevitabilmente, a prescindere da volontà politiche, si scontrano gli interessi strategici dell’impero oceanico e la potenza terrestre del continente eurasiatico. Queste potenze sono la Russia e gli USA, i più importanti antagonisti dei XX e XXI secoli.
Per vincere questo confronto, l’impero oceanico, secondo Mahan, dovrebbe spingere la potenza continentale possibilmente più lontano verso le terre interne dell’Eurasia, ottenendo così un controllo sempre maggiore sui paesi litoranei e circoscrivendo il territorio nemico con la presenza delle proprie flotte navali lungo tutto il perimetro del continente eurasiatico. Nella dottrina politica e militare americana questa strategia si chiama “l’anello di anaconda”.
Quindi abbiamo capito che il controllo sulla regione mediorientale compresa fra 30° e 40° parallelo, ossia sulla zona strategica del conflitto è essenziale per il successo della geopolitica americana globale. Senza avere questo controllo, perdendolo e cedendolo alla Russia, l’impero oceanico americano è destinato a perire.
Ecco perché Washington si oppone così furiosamente ai tentativi russi di finire il conflitto siriano, stabilizzare la situazione nel Medio Oriente e di stabilirvi un equilibrio di interessi di cui Mosca potrebbe rendersi il primo importante garante.
Punti cardine del successo russo
In queste circostanze la potenza militare russa è decisiva per la sopravvivenza nel mondo attuale. E il mondo attuale brulica di guerre, scontri nazionali e conflitti religiosi in un continuo crescendo. Per questo motivo il soldato russo è una figura chiave per la sicurezza del nostro paese, è un importante difensore dei nostri interessi nazionali ed espressione dell’idea nazionale russa del XXI secolo.
Tuttavia la potenza militare di uno Stato non solo e non tanto dipende dalla qualità dell’attrezzatura militare e dal numero delle truppe. Fattore ancor più importante di questa potenza è il modo in cui è organizzato il governo delle forze armate del paese – sia sul proprio territorio, che sulle basi militari russe all’estero, e quest’ultime sono un importante pilastro nella strategia difensiva contro il nemico.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica il nostro paese si trovò circondato da paesi facenti parte del blocco militare NATO ostile ed aggressivo; pertanto migliorare la nostra organizzazione e infrastruttura militare è un compito fondamentale per la sopravvivenza. Ora le basi della NATO ci circondano, ahimè, lungo tutto il perimetro dei nostri confini – in Estonia e Lettonia, in Lituania e Polonia, in Slovacchia e Ungheria, in Romania, Bulgaria e Turchia. Il pericolo nucleare ci incombe praticamente da ogni dove: dalla Germania, Olanda, Belgio, Inghilterra, Francia, Italia e sempre dalla Turchia.
I missili della NATO possono attaccare la Russia dalle zone di sei mari: mare di Barents, mare di Norvegia, del Nord, mare Baltico, mar Nero e mar Mediterraneo. E non finisce qui.
Un enorme potenziale di missili balistici intercontinentali punta la Russia direttamente dal territorio degli Stati Uniti e dalle profondità di tre oceani: Atlantico, Pacifico e Indiano.
Non sorprende che in queste condizioni la Russia cerchi costantemente di migliorare la propria infrastruttura militare. Ad oggi le nostre forze armate sono suddivise in tre componenti: l’aeronautica militare russa è responsabile per le operazioni aeree e per la difesa del nostro paese nei cieli e nello spazio; la marina militare russa è destinata alle operazioni in mare con mezzi di superficie e subacquei; infine le forze dell’esercito combattono sulla terraferma.
Indipendentemente da queste esistono altre due branche delle forze armate. Le forze missilistiche strategiche sono una componente chiave nella strategia di dissuasione nucleare, in grado di spazzare via qualsiasi aggressore. E le nostre brigate di reazione rapida – le truppe aviotrasportate -riescono a entrare in azione nel più breve tempo possibile e in qualsiasi punto del pianeta.
Sul piano amministrativo, per organizzare le attività quotidiane, le forze armate sono suddivise in quattro distretti militari: occidentale, meridionale, centrale e orientale. In caso di conflitto armato, per poter gestire le operazioni militari in qualsiasi parte del mondo e a qualsiasi distanza dai nostri confini, sono stati schierati anticipatamente cinque centri di comando che sono costantemente operativi: il centro di comando occidentale (cui sottosta la Flotta del Baltico); il centro meridionale che, oltre le truppe terrestri, include la Flotta del Mar Nero e la flottiglia del Caspio; il centro di comando centrale, il centro orientale (insieme alla Flotta del Pacifico) e quello artico, cui fa capo la Flotta del Nord.
Le basi avanzate della potenza militare russa si collocano su un ampio asse geopolitico, o più precisamente su due semiassi: meridionale e settentrionale. L’asse meridionale comprende la regione di Kaliningrad, il principale avamposto strategico militare russo a ovest. Inoltre c’è la portaerei Crimea – gioiello della marina russa e natante inaffondabile – che permette alla Russia di proiettare la propria forza militare nella direzione sud-ovest.
Due basi russe in Siria costituiscono un altro pilastro strategico: una base navale a Tartus e una base aerea a Hmeymim, le quali ci consentono di controllare una vasta regione del Vicino e Medio Oriente, dalla Tunisia al Pakistan, dalla Turchia al Sudan.
Una potente base militare in Armenia, a Giumri, ci aiuta a mantenere il controllo sul Caucaso. Altri due punti di riferimento si occupano dei problemi dell’Asia Centrale: una base aerea Kant in Kirghizistan, e la divisione 201 sul territorio del Tagikistan.
L’asse geopolitico settentrionale include sette basi militari artiche. La più importante si trova sulla costa settentrionale della Baia della Kola dove si trovano numerosi unità della nostra flotta del nord. Sei compagnie militari garantiscono la difesa nella direzione strategica artica e sono situati sugli arcipelaghi della Novaja Zemlja, della Terra di Francesco Giuseppe, della Terra di Nicola II, delle Isole della Nuova Siberia, di Capo Schmidt e dell’isola di Wrangel. In Čukotka saranno schierate prossimamente le divisioni della guardia costiera. Completano la linea di difesa le basi della flotta del Pacifico a Viljučinsk, nelle isole Curili, a Vladivostok, e un punto di approvvigionamento riorganizzato recentemente a Cam Rahn in Vietnam.
Questo è quanto su come è composto il perimetro strategico esterno della difesa russa. È probabile che in futuro, secondo quanto afferma Serghej Shoigu, ne faranno parte anche le nostre basi in Nicaragua, Venezuela, Cuba, Singapore e le Seychelles.
Tutta questa immensa infrastruttura militare non serve solamente per difendere la Russia da aspirazioni aggressive della NATO. Il potere geopolitico dell’Occidente guidato da Washington negli ultimi anni sta calando precipitosamente. E quando finalmente collasserà, avremo bisogno di appoggiarci su più punti di riferimento strategici, per sopravvivere e uscire vincitori dal guazzabuglio globale, dal caos mondiale che seguirà il crollo dell’egemonia occidentale.
Il nuovo secolo deve appartenere a noi, deve essere russo. E lo diventerà, Dio ci aiuti. Il miglior esercito russo, il migliore soldato russo saranno protagonisti di questi benefici cambiamenti.
Gli alti lai di Zio Sam
Bene, vorrei finire rispondendo brevemente ad alcuni luoghi comuni divulgati da amanti del complotto e da gufi di varia estrazione.
C’è questa ben radicata convinzione, che gli Stati Uniti superino la Russia nel campo militare, ad esempio nella qualità e quantità delle armi nucleari. Ma questo non è affatto vero.
Già il 1 settembre 2014 il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha ufficialmente dichiarato che la Russia per la prima volta dopo il crollo dell’URSS ha raggiunto la parità con gli Stati Uniti nel campo delle armi nucleari strategiche. A quella data 1652 testate termonucleari erano schierate in America, mentre da noi – 1653. Inoltre, i nostri missili sono di gran lunga migliori e più recenti di quelli americani. Entro il 2020 il cento per cento dei missili russi saranno nuovi di zecca, e in più integrati con testate manovrabili capaci di evadere qualsiasi sistema di difesa antimissile. Il fulcro della potenza nucleare americana sono i missili “Minuteman III”, progettati negli anni 1960, e i missili “Trident”, in servizio dal 1978, mentre la progettazione di un nuovo missile balistico intercontinentale è stato interrotta nel 2016 a causa dei costi elevati.
La Russia ha a disposizione almeno qualche migliaio di unità di armi nucleari tattiche, mentre negli USA la quantità di queste munizioni assomma a sole 800 unità.
Inoltre ci raccontano che l’America abbia a disposizione molti missili da crociera superprecisi, e noi non ne abbiamo. Falso. Il missili da crociera americani Tomahawk sono in servizio dal 1983. Sono costruiti senza tecnologia stealth, la loro manovrabilità nonché le capacità di traiettoria lasciano molto a desiderare. Invece I nostri nuovi missili da crociera Kalibr sono in servizio solo da pochi anni e sono caratterizzati da un’alta manovrabilità, possibilità di scegliere fra una vasta gamma di traiettorie e soprattutto dall’impiego delle ultime tecnologie aventi lo scopo di minimizzare la visibilità e l’osservabilità di velivoli in cielo.
Girano spesso voci che l’aeronautica militare americana potrebbe rapidamente guadagnare la supremazia nei cieli. Tuttavia l’età media degli aerei militari americani ha superato 27 anni. A causa dei finanziamenti insufficienti la quantità media di ore di volo degli equipaggi dell’aeronautica militare americana è diminuita della metà, fino a 110 ore di volo l’anno. E il nuovo aereo F-35 di quinta generazione, secondo gli esperti militari, è “l’aereo più problematico in tutta la storia dell’aviazione americana” a causa del suo costo elevato e una moltitudine di imperfezioni che per 10 anni hanno impedito di metterlo in servizio. Un altro superaereo americano di quinta generazione F-22 Raptor già da più di sei anni consecutivi perde nei combattimenti aerei di addestramento con i caccia russi durante le esercitazioni congiunte indiano-americane con un punteggio disastroso 19 contro 1. Allo stesso tempo i nostri sistemi di difesa contraerea S-300 e S-400 sono considerati meritatamente i migliori nel mondo e superano di gran lunga il sistema anti-aereo americano Patriot.
Un’altra fantasticheria verte intorno alla presunta superiorità militare della NATO in Europa. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica gli Americani hanno ritirato dall’Europa tutti i loro carri armati. Si tratta di 6 mila carri armati Abrams, di cui la maggior parte oggi è fuori servizio ed è immagazzinata in depositi. In Russia circa 2500 carri armati sono pronti per l’impiego, e circa 15000 unità si trovano in deposito.
Inoltre, negli ultimi anni l’America ha praticamente perso la propria produzione di carri armati. La più imponente fabbrica di carri armati fu semplicemente rasa al suolo, mentre la progettazione di nuove generazioni di mezzi blindati fu interrotta ancora nel 2009. Nel frattempo la Russia ha sviluppato e adottato nell’impiego una gamma di veicoli corrazzati dalle caratteristiche uniche: il migliore tank nel mondo Armata, l’obice Koalitsija, veicoli da combattimento Kurganets e l’autoblindo Bumerang.
Il 16 settembre 2016 una delle riviste internazionali più rinomate “Forbes” ha pubblicato un articolo intitolato “Cinque motivi perché gli USA perderanno la guerra in Europa”. Il suo autore è Loren Thompson, direttore dell’Istituto di Lexington (un noto centro americano specializzato nel settore della difesa e della sicurezza). Di seguito, alcuni punti salienti dell’articolo:
“Gli strateghi dell’esercito americano affermano che entro cinque anni potrebbe verificarsi uno scontro con ‘un avversario di pari livello’. Con questa formulazione alludono sicuramente alla Russia che sta rapidamente modernizzando le proprie forze armate per poter ristabilire la sfera d’influenza lungo il confine con l’Europa. Alcuni parlano di cinque anni, ma in verità credo che ne abbiamo anche meno.
Se tale scontro dovesse verificarsi, sarebbe principalmente una battaglia terrestre. La posta in gioco è alta e implica il controllo di immense distese di terreno con quasi nessun ostacolo geografico. Perdere una simile guerra significherebbe rimodellare drasticamente l’equilibrio geopolitico in Europa e ridurre l’influenza degli Stati Uniti ai minimi livelli. E pare che la sconfitta degli USA sia l’esito più probabile.
Questa desolante prospettiva deriva principalmente da un paio di cause: gli errori strategici degli ultimi due presidenti degli Stati Uniti – George W. Bush e Barack Obama – e gli insufficienti finanziamenti alle forze armate. L’errore di Bush è stato quello di aver ritirato dall’Europa due pesanti brigate corazzate, mentre Obama aveva spostato il baricentro della pianificazione e dell’attività militare verso l’area dell’Asia del Pacifico e ciò ha ridotto ulteriormente la presenza americana in Europa.
Inoltre, mancano i finanziamenti. Le forze armate americane ricevono solo 22 miliardi di dollari l’anno, mentre la Russia ha lanciato un programma decennale di riarmo investendo 700 miliardi di dollari.
Un altro fattore non trascurabile è la posizione geografica favorevole della Russia, mentre gli Stati Uniti non sono pronti per un possibile conflitto. Solo due brigate americane sono rimaste in Europa, una con truppa aviotrasportata leggera e una divisione con i blindati polivalenti Stryker. Se non arrivassero rinforzi l’esercito russo passerebbe sopra le truppe americane come uno schiacciasassi.
La guerra si svolgerà nell’Europa Orientale, su territori lontani dai principali punti di sbarco delle forze americane, ma vicini alle basi militari russe nella Russia Occidentale. Inoltre, questa parte del Vecchio Mondo è bagnata da mari accessibili solo mediante stretti canali di mare che la Russia potrà facilmente controllare.
La geografia della regione prevede che gran parte della Marina militare americana sarà tagliata fuori dall’azione. La Russia possiede basi militari nella regione di Kaliningrad e a Sebastopoli sul Mar Nero, perciò un’introduzione di navi da guerra americane nelle acque adiacenti sarebbe pericolosa. Egualmente, le forze aeree americane possono essere escluse dalla zona del conflitto dai mezzi della difesa antimissile russa.
L’amministrazione di Obama recentemente ha deciso di aggiungere in Europa una terza brigata americana. Inoltre è stato deciso di mandare 1000 soldati in Polonia e in ciascuno dei paesi Baltici, ma questo non risolve il problema. Dopo 15 anni di battaglie con guerriglieri talebani, l’esercito americano è diventato vulnerabile di fronte a un avversario forte come lui. La forza sta nei mezzi di difesa antimissilistica, nei sistemi di guerra elettronica, nelle armi di elevata precisione e nei veicoli armati e protetti fino ai denti. Rispetto a quello che ha la Russia, l’esercito americano rimane un po’ indietro.
Un altro fattore negativo che potrebbe compromettere la forza americana nell’ipotetico conflitto con la Russia è la titubanza degli altri membri della NATO. Anche se le truppe della NATO in teoria sono più numerose di quelle russe, in pratica non è scontato che gli altri membri accettino di buon grado questo scontro con la Russia sui territori dei paesi Baltici e dell’Ucraina (ricordiamo che quest’ultima neanche fa parte del Patto Atlantico). La maggior parte dei sondaggi d’opinione mostrano una forte riluttanza degli occidentali europei riguardo all’idea di difendere i loro vicini nell’Europa Orientale”.
Vorrei far notare che la rivista su cui è apparso questo articolo è tutt’altro che un rotocalco qualsiasi. Forbes è una delle più stimate e autorevoli riviste nel mondo che abbraccia temi economici, finanziari, politici. La sua edizione inglese ha all’incirca 5 milioni di lettori in tutto il mondo. Inoltre viene pubblicata e tradotta in lingue locali in Russia, Giappone, Brasile, Georgia, Polonia, Kazakistan, Estonia, Corea, Cina e Ucraina.
Quindi anche i più noti esperti americani confermano che mentre la potenza militare americana è in continuo degrado, quella russa diventa sempre più forte. Non sono lontani i tempi quando la superiorità strategica russa diventerà un fatto inconfutabile.
Konstantin Dushenov
Fonte: http://zavtra.ru/blogs/kak_putin_pohoronit_ameriku
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