Il ricatto lo fa il mondo
di Stefano D’Andrea
Ho ascoltato un’intervista televisiva a Sergio Chiamparino, nella quale il sindaco di Torino, spiegando il proprio punto di vista a favore del si nel referendum di Mirafiori, argomentava così: “La FIOM deve capire che il ricatto lo fa il mondo, non Marchionne. Il ricatto lo fa il mondo”. Credo che Chiamparino abbia ragione. In certo senso il ricatto lo fa il mondo. Tuttavia da questa importante constatazione un politico vero – determinato, coraggioso, difensore della dignità dei ricattati -, di sinistra o di destra, trarrebbe insegnamenti e prescrizioni molto diversi da quelli accolti dal sindaco di Torino.
Un politico vero approfondirebbe: chi è il mondo che ci ricatta? Che cosa intendiamo per mondo che ci ricatta? Offerta una risposta alle due domande, il politico vero si proporrebbe di sottrarre al ricatto gli operai italiani e invero la grande maggioranza dei cittadini italiani. Un politico vero, infatti, è determinato, coraggioso e ha a cuore la dignità del popolo sul quale esercita il potere. Chiamparino, invece, appartiene alla larghissima schiera degli adattati, dei materialisti, di coloro che escludono dalla politica profili come la dignità (della classe dirigente e di un popolo) e, in ultima analisi, dei nichilisti.
Invece, la FIOM, che fa benissimo a sostenere le ragioni del no, non diversamente dalla maggioranza dei cittadini italiani, ancora non ha compreso fino in fondo la verità che Chiamparino ha espresso: il ricatto lo fa il mondo. Mi auguro che sia la FIOM a porsi alcune domande, che Chiamparino ha eluso: chi o che cosa è il mondo che ci ricatta? Come ci ricatta? E’ dignitoso continuare ad essere ricattati? Far cessare il ricatto vale qualche sacrificio? Quanto sacrificio vale? Molto? Che cosa siamo disposti a fare per far cessare questo ricatto? Esiste un partito che vuol fare cessare il ricatto? Perché non ci guardiamo attorno? Perché non ci adoperiamo per costituire un partito che vuol far cessare il ricatto?
Servirebbe il partito che vuol far cessare il ricatto del mondo. In ogni luogo della terra. In parecchi stati il partito che vuol far cessare i ricatti del mondo è già presente. In Italia ancora non se ne vede traccia. Ecco l'internazionale che servirebbe: l'internazionale dei partiti che intendono far cessare il ricatto del mondo.
Il referendum di Mirafiori sembra lo stesso che fanno i rapinatori:
"O la borsa o la vita"!
…in fondo si può scegliere no?
Che un politico trovi giustificazioni del genere per assolvere un criminale come Marchionne è davvero disgustoso!
In questi giorni ho sentito migliaia di interviste agli operai di Mirafiori, e nonostante i media fanno vedere più spesso le ragioni (?) del "SI", ho notato che la proprosta non piace a nessuno, tutti sono contrari, anche quelli che voteranno si, la questione è solo una, cioè scegliere se cedere o meno al ricatto.
il partito c'era, nato e cresciuto, trasversale e internazionale, nuovo e sulla bocca di molti, la presa di coscenza aumentava, fuori dai partiti tradizionali….italia, francia, brasile, il continente africano, gli stati uniti….poi….era troppo…..è bastato un assassinio strumentale, quello di Carlo Giuliani a Genova nel 2001 durante il G8…..strategia della tensione. Ci vorrà tanta coscienza, consapevolezza e coraggio….
Cara Alba,
se gli operai più attivi e combattivi, per un malinteso internazionalismo, si ostinano a ignorare il "loro" problema, che poi direttamente o indirettamente, è il problema del 95% degli italiani e dei cittadini dei vari stati del mondo, non è possibile trovare la soluzione. La soluzione presuppone che sia esattamente definito il problema.
@Jahmaze
Non so se il partito ci fosse. Da no global divennero subito new global. E si organizzò il Firenze social forum, anziché il forum sociale di firenze. Poi quel movimento non era internazionale nel senso che in ogni nazione si aveva un movimento nazionale, bensì era o (peggio) cercava di essere uno e internazionale. E non capì Marcos, che a coloro che volevano porlo a capo di tale "fluido" movimento, rispose: "Ogni popolo avrà la sua lotta".
Senza prima modificare taluni convincimenti di fondo – che hanno perso la loro giustificazione e ragione storica e restano, trasformatisi, sotto forma di ingenuo umanitarismo e universalismo, retaggio di un tempo in cui gli Stati, ossia gli ordinamenti che in questi venti anni si sono autoscardinati, nella edificazione del mercato globale, dovevano essere distrutti, perché strumento della borghesia, per dar vita alla società senza classi (e senza ordinamento, ossia senza Stato?) – nulla di rilevante potrà accadere.
Osserva: tuttti i movimento critici prendono le mosse da una dimensione diversa da quella del territorio statale. Vi è chi guarda soltanto ai luoghi, magari piccolissimi, e intendere svuotare o cancellare l'ordinamento statale per ordinamenti piccoli (un ritorno alle signorie e ai comuni o ai piccoli regni). Chi crede che l'emancipazione (qualunque cosa significhi questa parola) debba avvenire al livello europeo. E chi crede che si deve agire al livello planetario (e ovviamente dà importanza al livello simbolico e alle azioni simboliche: il "pianeta" esiste soltanto al livello simbolico; e forse per una classe di ricchissimi, che non raggiungono l'uno per mille dei cittadini degli stati).
Tutti contro lo Stato, mentre il capitale, che aspira veramente ad essere internazionale, globale e planetario, agiva con intelligenza, scaltrezza e silenzio per distruggere gli Stati. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Vogliamo continuare? O Intendiamo capire il prooblema di fondo?
ottimo post, stefano, ottimo commento.
piccola considerazione in merito.
la dignità è come la verginità, o c'è o non c'è, non può essercene solo "un po'".
e se la si vende , purtroppo funziona sempre l'asta al ribasso, perchè ci sarà sempre qualcuno che SI offrirà per qualcosa di meno.
Marchionne ha colto al volo il vuoto della controparte. a Pomigliano è riuscito a spezzare il sindacato, oggi accetta solo più quello che lo riverisce. non ha più nessuno contro, e detta legge.
per cosa ? ah… questo è un mistero perchè mica vorretepoi credere che con l'automobile la FIAT potrà mai risorgere? con un 27% in meno di vendite vorreste farmi credere ch ela FIAT recupererà posizioni sul mercato mondiale grazie a 10 minuti di pausa in meno degli operai ? o non pagandogli i primi giorni di malattia ? no, non sono i 10 minuti ch evuole, ma poter disporre a suo piacimento delle maestranze, dividere il gruppo per dividere gli operai, così quando farà come a Tichy non correrà il rischio ch escioperi laparte produttiva di FIAT. protesterà un settore auto condannato a sparire, e se fanno sciopero tanto meglio, non saranno da pagare.
Marcionne fa come tutti i finanzieri che acquisiscono aziende in crisi, le smembrano estraendo le sezioni ancora valide ch erivendono, e il resto lo chiudono.
fa venire da ridere leggere la retorica della nostra costituzione…. repubblica fondata sul lavoro. già il lavoro che dà una dignità alle classi inferiori, quel lavoro fonte di vita e di un minimo di benessere, quel lavoro che d'improvviso ti può venir tolto "perchè così va il mondo" senza una ragione, senza un perchè, ma soprattutto senza una alternativa.
eccoli i nuovi schiavi…. a quelli antichi almeno il vitto era assicurato, a questi nemmeno quello, e questo sarebbe il progresso ? per arrivare qui, i popoli hanno speso il ben del loro intelleto, le loro energie, laloro fantasia.
finalmente copiamo bene quel modello assurdo ch esono gli USA dove 43 milioni di individui vivono , anzi vegetano, con 137 dollari al mese, circa 4 dollari al giorno. 1 su 8 e ancora non hanno capito che il sogno americano sarà per loro solo un incubo.
se non hanno capito loro , quanto questo mondo sia marcio, prima ch elo capiscano i nostri cassinteggrati, i nostri licenziati, i nosti disoccupati scoraggiati o meno, passeranno altri secoli …. la marcia è ancora lunga e Marchionne è l’avanguardia
Chi sa se viene meno la droga del credito, gli svantaggi competitivi diventano meno dei (pretesi) vantaggi e si verifica una crisi prolungata – con incertezza generale e povertà per alcuni, sempre più numerosi -, chi sa se tutto ciò in meno di dieci anni è in grado accelerare i processi.
Continuo a chiedermi se è preferibile la crisi, ossia l'incertezza, o il crollo. Ho dedicato a questo tema un articolo che pubblicherò prossimamente. Ma ho descritto. Non ho saputo esprimere un giudizio. Certo che una ripresa, sia pure temporanea per tre o quattro anni sarebbe una iattura. Io comunque non ci credo e continuo ad essere ottimista. Ma ancora non so: è preferibile il perdurare della crisi o il crollo? Non per noi, che non contiamo niente in questi discorsi. Ma per i popoli. Perché un giorno vi siano meno schiavi o non vi siano. Perché risorga la speranza. Un vero dilemma!
Scelgo decisamente il crollo. Le lunghe crisi portano con loro il progressivo disfacimento del tessuto sociale, portano putrefazione. Dai crolli i sopravvissuti escono frastornati ma, una volta che si siano scossi di dosso la polvere, possono ricostruire sulle macerie. Purtroppo in quella crisi interminabile che produce i miasmi della putrefazione ci siamo da tempo. Il peggio è la prospettiva di una ripresa economica, anche solo di pochi anni come teme Stefano. Dalla Tunisia viene un bell'incoraggiamento, ma quello è un Paese di giovani, l'Europa è un continente esausto. La demografia ha un peso decisivo. Forse anche in Europa il detonatore saranno i giovani immigrati o i loro figli, purché trovino rispondenza negli strati ancora vivi della società europea. Per mantenerli vivi occorre l'opera di un partito che non c'é.
"Far cessare il ricatto vale qualche sacrificio? Quanto sacrificio vale? Molto? Che cosa siamo disposti a fare per far cessare questo ricatto?"
queste sono le domande. ma a chi interessano realmente le risposte?
il male che è stato fatto al paese in questi anni ha minato le fondamenta di questa nazione. ci vorrà tempo e pazienza per cambiare idee, abitudini e stili di vita.
i sacrifici spaventano tutti e cambiare costa ancora di più. meglio dunque far pagare solo ad alcuni per far star meglio gli altri. ma prima o poi toccherà anche agli altri. pochi per volta, in momenti diversi, con la sola speranza di non essere il prossimo, magari imprecando contro il ricatto che ci fa il mondo.
questo è quello che vedo.
eh si!!!!
se il si della FIAT aiuta a rilanciare l'azienda vuol dire che dimostra che non esiste una forma di capitalismo etico
che questo progresso si basa sullo sfruttamento e quando lo sfruttamento viene meno (operai che lavorano in condizioni accettabili) non c'è profitto per questo mercato
L'articolo pone domande interessanti: chi o cosa sarebbe questo mondo che ci ricatta? Senza scomodare l'ontologia, la risposta si può trovare nelle (brutte) pieghe dell'economia. Ovvero della finanza.
Quello che non capisco è perchè Chiamparino sarebbe un materialista (che esclude quindi la dignità dalla politica, viene detto) e, in ultima analisi, un nichilista.
Ora i due termini hanno non poche assonanze. Materialismo vuol dire osservare con molta attenzione gli aspetti fisici (soldi, salute, cibo, etc…) dando gran poca attenzione a quelli metafisici (fede in primis). Una critica materialista ha dignità da vendere, perchè analizza l'accesso alle risorse, ad esempio. Al contrario dell'idea tutta religiosa di un ipotetico meraviglioso mondo a venire, il materialista non si lascia ingannare e chiede che il mondo meraviglioso sia qui. Non accetta quelle cesure tipiche dell'impianto dogmatico che vogliono la felicità sempre procrastinata nel tempo e nello spazio.
Ed il nichilismo chiede che venga sempre tenuto presente il nihil che alla fine inghiottirà le nostre presenze terrene. Nietzsche in modo particolare dipingeva la nostra società (e ben prima che Marchionne o Chiamparino ce lo facessero notare) come affetta da incurabile cancredine che ormai aveva divorato quei "grandi valori" su cui si sorreggeva: il Progresso, la Scienza, la Modernità etc….
Mi pare che la sua critica fosse sensata, e lo sia maggiormente ora.
@Tonguessy
Colpito. Dovevo essere più preciso. Ovviamente intendevo dire che a Chiamparino interessa il maggior PIL che, a suo dire, si produrrà in Italia votando si rispetto a una vittoria del no. E intendevo anche dire che sarebbe ora di smetterla di sostenere che le soluzioni antagoniste danno più PIL. Al maggior PIL si può rinunciare non solo per ragioni redistributive, ma anche per ragioni di dignità della classe dirigente e dei popoli, che accettano sacrifici pur di non sottostare al ricatto. Insomma ho utilizzato un termine dotato di grande tradizione e di uno specifico significato nelle dottrine politico-economiche in senso volgare.
@ Gargenna
Che non esista una forma del capitalismo etico ormai dovremmo darlo per scontato. Esisteva, però, una forma statale della produzione, pubblica e privata, che aveva difetti e pregi e anziché essere migliorata, corretta e emendata, è stata scardinata e distrutta dalle forze del capitale.
@Luciano
Hai ragione. La catarsi e la metanoia presuppongono il crollo. C'è in me un atteggiamento politicamente corretto. Quando parlo con conoscenti e dico che desidero che la crisi duri perchè ci farà bene, trovo sufficiente consenso. Quando dico che certe volte desiero il crollo, sono guardato con orrore: effettivamente un crollo comporta povertà, violenza e morte e non si può desiderare il crollo senza le connesse povertà, violenza e morte.
@ Syd
Le tue osservazioni sembrano confermare che è necessario il crollo e che la crisi prolungata non è sufficiente.