LETTERA – APPELLO PER IL LICEO CLASSICO
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Al Direttore Generale per gli Ordinamenti scolastici e per l’Autonomia scolastica
Per salvare e rilanciare il Ginnasio-Liceo classico in Italia, tutto bisogna fare fuorché snaturarlo, come vorrebbero alcuni, annacquando o sminuendo quella ‘prova chiarissima e semplice’ (Paola Mastrocola), nel suo funzionamento e per la sua oggettività, che è la traduzione dal greco o dal latino. Il calo delle iscrizioni registrato negli anni passati non deriva da una scarsa attrattiva delle discipline che vi si insegnano, né da una arretratezza delle metodologie utilizzate, che sono anzi in continua evoluzione e lontane da un grammaticalismo fine a sé stesso, ma principalmente dal fatto che ormai gli studenti non sono più messi in grado di sceglierlo consapevolmente e liberamente: dal ciclo scolastico precedente (le ‘medie’) è stata infatti eliminata la storia antica, e con essa l’ultima disciplina ancora riferibile al mondo classico. Soprattutto questa cancellazione – incomprensibile in un Paese con il maggior numero al mondo di siti considerati ‘patrimonio dell’umanità’ – sta soffocando gli studi classici, rendendoli, come accadeva una volta, socialmente elitari e discriminanti. Gli unici a poterli scegliere sono infatti ormai quasi soltanto coloro che li intraprendono per tradizione o indicazione familiare.
Nostra opinione è invece che proprio la centralità dello studio delle lingue e delle culture classiche in uno o più indirizzi di studi superiori, coniugata con una salda preparazione in ambito scientifico, costituisca una ‘eccellenza’ da preservare che rende un ‘unicum’ il nostro Paese nell’intero contesto mondiale. La traduzione dal greco e dal latino rappresenta ‘l’attività più vicina alla ricerca scientifica, cioè alla comprensione di ciò che è sconosciuto’ (Luca Cavalli Sforza). Per affrontarla occorre infatti attuare una serie di operazioni mentali che sono tipiche di ogni metodologia razionale; senza contare che i linguaggi di un gran numero di saperi – non solo umanistici e filosofici, ma sociali, tecnici, artistici e scientifici – sono ampiamente costruiti su termini di origine greca e latina. Forse è anzitutto per questo che i ragazzi in uscita dagli studi liceali classici conseguono i risultati migliori in ambito universitario.
Lo studio delle lingue antiche deve inoltre essere sempre adeguatamente contestualizzato; appare perciò prioritario rendere di nuovo la Storia una disciplina autonoma, dotata di specifica valutazione e di spazi orari adeguati (e quindi non confusi, come ora accade, con la Geografia), nel biennio ginnasiale, proprio quando si approfondiscono le civiltà del mondo antico. Questo provvedimento, esteso anche agli altri indirizzi liceali, potrebbe costituire inoltre un potente strumento di integrazione per gli studenti sempre più numerosi che provengono da aree quali il sud del Mediterraneo, il vicino Oriente e l’Asia anteriore. Quei Paesi e popoli, è bene ricordarlo, hanno visto fiorire splendide civiltà diverse tra loro, ma tutte confluite in un percorso storico comune che le ha portate a condividere con l’Europa le vicende millenarie del mondo antico: come dimostrano gli splendidi resti archeologici e monumentali che ancora sorgono su tre continenti, da Palmira a Leptis Magna, da Afrodisia a Baalbek, da Cesarea a Zeugma. Allo stesso fine, andrebbe aggiunta all’esame di Stato, nell’ambito della prova scritta di Italiano, una traccia specifica rivolta principalmente agli studenti del classico, ad esempio relativa ai rapporti tra cultura greco-romana e mondo contemporaneo, nelle varie espressioni letterarie, artistiche e filosofiche.
Certi di interpretare il pensiero e la consapevolezza di molti docenti che insegnano ed operano in prima persona, e che più direttamente percepiscono le potenzialità e le difficoltà di questo indirizzo, chiediamo dunque di rivitalizzare e rilanciare il ginnasio-liceo classico, di non impoverirlo nei suoi contenuti e nei suoi caratteri fondanti, ma al contrario di arricchirlo di quegli apporti culturali che negli ultimi anni gli sono stati improvvidamente sottratti.
Task Force per il Classico
Per sottoscrivere l’appello: http://taskforceperilclassico.it/t/
Caro amico nostalgico del piccolo mondo antico, le volevo ricordare che il mondo
va avanti non si può continuare a vivere nel passato, quindi non riesco a capire l’ utilità del greco e il latino nel 2017 è un po come l’ insegnamento della dattilografia e la stenografia fuori dal tempo. Il pensiero scientifico, il problem solving, il linguaggio matematico, gli algoritmi ci renderanno liberi.
Forse è un po come il mito della caverna di Platone. Che lei conosce.
La invito a leggersi la vita e le teoria di Alan Touring che forse sono più appropriate da insegnare in una scuola del 2017.
Il vero problema è che in Italia si ha paura della conoscenza perchè
alcune persone potrebbero perdere le loro posizioni e così si preferisce restare
e vivere in un modo antico mentre al di fuori c’è tutta un’ altra cosa.
Tra le altre cose c’è un pazzo che dice di tornare a scrivere con il calamaio.
Il latino è la lingua del diritto. Il greco la lingua della scienza.
Mi può dare un link al “pazzo” che supporta il calamaio?
Le ultime ricerche dei neuroscienziati confermano che l’allenamento della mano in età prescolare e scolare è direttamente collegato con l’apprendimento alle superiori e all’università della matematica.
E ormai ci sono più che sospetti che l’abbandono del corsivo nel mondo anglosassone abbia portato all’aumento spropositato della dislessia (come sta puntualmente accadendo pure da noi).
Per un po’ di articoli scientifici sul corsivo si veda qui:
https://longagnani.blogspot.it/2015/04/ritorno-al-corsivo.html
Io, invece, credo che conoscere la grandezza del nostro passato sia indispensabile per tutelare la nostra identità e impedire che l’Italia finisca nella spazzatura della storia. In un mondo globalizzato e dominato dalla bruttezza, e non vi è nulla di più diseducativo, si può, anzi si deve, studiare sia la bellezza che il pensiero scientifico-matematico. Non saranno gli algoritmi a renderci liberi. Glielo dice un informatico.
Distinti saluti.
Certo un’associazione volta a promuovere gli studi classici che si trova un nome inglese fa un po’ ridere. Perché non proporre lo studio del Basic Latin?
La battaglia di FSI per la cultura classica è lodevole; basta non mitizzare la vecchia scuola che aveva essa pure i suoi difetti, e il cui ripristino avrebbe senso nel contesto di una società risanata di cui non si intravedono neanche lontanamente i presupposti.
Un grande problema della scuola italiana vecchia e nuova (più della prima che della seconda) è la rigida compartimentazione dell’insegnamento all’interno degl’istituti, cogli studenti che devono studiare tutti le stesse materie per lo stesso numero di ore anziché avere la possibilità di scegliere fra indirizzi diversi e presentare piani di studio personalizzati. Col risultato che lo studio di ciascuna materia, latino compreso, diventa questione di tutto o niente: o la studiano tutti o nessuno.
Veramente la lingua della scienza più che il greco è l’inglese, comunque per qualunque materia c’è poco da parlare di centralità se non si sa cosa mettere al margine.
Il peggio del liceo classico è che spesso non lo si sceglie per fare studi classici, come si scelgono il conservatorio per fare studi musicali e l’istututo agrario per fare studi agrari, ma secondo i pregiudizi idealisti che sia ‘cultura’ in senso generico, quindi senza nessuna idea chiara, magari aspettando con calma che piova dal cielo un’idea di cosa fare dopo. Se al liceo classico si ragiona, ne dedurrei che nelle altre scuole si delira, altrimenti è un puro slogan.
Qualche commento trascura che greco e latino non sono lingue morte, ma lingue dotte che vivono all’interno della terminologia scientifica delle lingue attuali. Ma non è solo questione di etimologie. Lingua dotta significa lingua articolata: acquisirne la grammatica significa diventare capaci di capire il difficile e di sapersi esprimere in modo argomentato. I docenti di matematica si lamentano del fatto che i giovani NON SANNO LEGGERE: essere privi di competenza grammaticale, non avere idea di cosa sia una sintassi complessa qualche effetto l’ha avuto. Infine: chi non ha letto l’Iliade e l’Odissea non sa che cosa sia la bellezza.
Ottimo intervento. Condivido al 100%.
Consiglio questa bella tavola rotonda dedicata all’importanza e all’attualità degli “studi classici” organizzata dall’«Enciclopedia Italiana»: https://www.youtube.com/watch?v=cMPJfZtndfQ.
Segnalo in particolare l’intervento di Tullio De Mauro (a partire dal minuto 24:37), senza il quale saprei meno della metà di quello che so, che si sforza, come sempre, di tracciare un quadro il più vasto e fedele possibile, mostrando inoltre la demanzialità della dicotomia tra studi classici e studi scientifici; l’intervento di Nuccio Ordine (da 1:27:56), che mette bene in evidenza alcune delle questioni più urgenti e puntualmente disattese o sottovalutate; l’intervento di Micaela Ricciardi (da 1:47:18), preside del Liceo Clacciso «Giulio Cesare» di Roma, a mio avviso l’intervento più bello perché onesto e spietato, profondamente autocritico ma al contempo impegnato su ciò che si può fare.
Tra le altre cose, dice giustamente la Ricciardi: «Attenzione, questo è uno degli elementi della crisi e quindi lo devo citare: il liceo classico ha vissuto di una grande arroganza, perché ha vissuto di un privilegio per decenni per cui i suoi docenti non si sono posti in discussione, hanno pensato di poter mettere alla porta qualsiasi studente non sapesse declinare e memorizzare – faccio esempi dei peggiori possibili, non è così il liceo classico, io presiedo un liceo di cui sono orgogliosissima ma insomma questo fenomeno esiste e lo sappiamo tutti – e questo è stato il frutto di una mentalità deteriore per cui si era vincitori, vincitori senza fare nulla, e questo noi lo abbiamo pagato perché la cultura umanistica era “meglio”, era l’unica che poteva dare un metodo di ricerca. È una follia: dà un ottimo metodo di ricerca ma non l’unico metodo di ricerca, va da sé. E questo privilegio è passato degradando diciamo poi in una vulgata che ha inquinato alle radici molta parte della didattica del liceo e ancora adesso ne paghiamo le conseguenze»; «Diciamocelo francamente: se il liceo classico è fallito è perché, anche perché i suoi docenti non sono stati all’altezza, questo noi lo dobbiamo dire, io non posso non dirlo».
Molti filologi classici di Lipsia usarono la storia dei Greci maestri di civiltà come sostegno alle demenze sulla razza ariana. E se non fossero stati filologi, avrebbero ugualmente tutelato l’identità con la forza bruta.
Enunziamo una verità di fondo: la scuola italiana è stata distrutta per vari motivi, ma principalmente perché la marmaglia politico-mediatica dominante non vuole cittadini pensanti e informati. Costituita da brotani arrangioni che vivono nella logica dell’inciucio e nell’arco temporale del mese corrente, si è rifatta senza particolare prescienza o consapevolezza al modello scolastico del conquistatore statunitense, da sempre orientato in questo senso.
Lo sfacelo umano oggi prodotto dal sistema diseducativo nazionale è in gran parte voluto e non vale fare appello alle istituzioni per modificarlo.