Appunti su Kant, federalismo e sovranità
Nel suo Per la pace perpetua del 1795 Immanuel Kant si interroga su una possibile federazione di Stati, allo scopo di raggiungere una condizione di pace perpetua. Le tesi di Kant sono spesso utilizzate dai federalisti europei per giustificare le loro posizioni. Qui si chiarirà come il pensiero di Kant sia più complesso di quel che sembri, citando direttamente alcuni suoi passi dal libello in questione, seguiti da un breve commento.
«Nessuno stato indipendente (non importa se piccolo o grande) può venire acquistato da un altro per successione ereditaria, per via di scambio, compera o donazione. […] Uno stato infatti non è (come il territorio su cui ha la sua sede) un bene (patrimonium): è una società di uomini sulla quale nessun altro se non lei stessa può comandare e disporre».
Uno stato, come l’Italia, non è una cosa, un oggetto che può essere svenduto, comperato, delasciato e via dicendo, ma è una libera società, indipendente, che trova solo in se stessa il proprio diritto e la propria potenza. Certamente la parola sovranità non entra nel discorso kantiano, ma noi possiamo tranquillamente affermare che un tale Stato sarà chiaramente sovrano di se stesso.
«Non si devono contrarre debiti pubblici in vista di controversie fra stati da svolgere all’estero. [… ] Il sistema di credito visto come un meccanismo con cui gli stati si fronteggiano l’un l’altro, cioè poi un sistema che porti all’aumento indefinito dei debiti, […] costituisce una pericolosa forza finanziaria».
Kant sta chiaramente discutendo di una possibile contrazione di debiti pubblici in vista della guerra, eppure il suo pensiero sul debito, inteso come pericolosa forza finanziaria, laddove rivolto alle controversie tra gli Stati, alle loro differenze, alle loro opposizioni, e non tanto rivolto ad opere pubbliche e necessarie, è quanto mai attuale. L’attuale UE vive e si costituisce in un’ottica di competitività tra Stati, che, come nel caso della Grecia o dei PIIGS, produce anche i suoi peggiori risultati: interi Stati cadono in rovina, in favore di altri, quasi fossimo in presenza di una guerra aperta, per quanto finanziaria.
«Nessuno Stato deve intromettersi con la forza nella costituzione e nel governo di un altro Stato».
Alla luce dei recenti sovvertimenti della nostra costituzione repubblicana tale asserzione kantiana dovrebbe risultare quanto mai illuminante.
«Il diritto internazionale dev’essere fondato su un federalismo di liberi Stati. […] Questa sarebbe una federazione si popoli e non uno Stato di popoli. […] Da ciò deriva la necessità di una associazione di natura speciale, che si può chiamare lega della pace. Questa lega non mira a procacciare potenza ad uno Stato, ma solo alla conservazione e alla sicurezza della libertà di uno Stato per sé».
Kant auspica la formazione di una società federata in cui i vari Stati, senza rinunciare alla loro libertà, ai loro governi, alle loro costituzioni, rinuncino invece alla guerra come mezzo di risoluzione delle loro controversie, sottoponendosi quindi ad un diritto internazionale vincolate. Il federalismo di Kant è perciò ben lontano dall’essere un federalismo o una qualsiasi unione finanziaria, che imponga la stessa moneta a tutti gli Stati, ma rappresenta semplicemente la richiesta di un sistema vincolante pacifico che interessi più Stati possibili. L’attuale UE e le sue tensioni (più o meno) federaliste si allontano parecchio quindi dal pensiero e dalle proposte kantiane.
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