Deutschland über alles?
Cominciamo da una semplice definizione: il vocabolario designa l’idolatria come “ammirazione spinta all’eccesso”. L’idolatra è pertanto colui che dimostra una “ammirazione eccessiva o un amore esaltato per qualcosa o qualcuno”. Bene, l’Italia è un Paese di poeti, santi, navigatori e..…idolatri. Ebbene sì, siamo divenuti una nazione di idolatri. L’esterofilia che ci sta letteralmente disintegrando e che in realtà si declina quasi totalmente in una fanatica quanto irrazionale germanofilia, è una tendenza che non trova ormai più alcun argine, tracimando con tutta la sua furia distruttiva all’interno delle italiche sponde. E contenere una tale piena sembra essere davvero arduo, nonostante di ragioni per farlo ve ne siano in abbondanza.
Dai “reggitori” dello Stato (se scorgete ancora sia i primi che il secondo fateci un cenno) al semplice avventore del bar di periferia, il refrain è sempre e solo lo stesso: adottare il modello tedesco. Dal momento che siamo un popolo di cialtroni e scansafatiche votati alla corruzione e all’inefficienza, che si prenda allora esempio dalla integerrima corazzata teutonica. Ora, che il popolo italiano non sia proprio esente da pecche va da sé ma, attenzione, perché l’aggettivo teutonico presenta una certa qual tetra assonanza con il sostantivo Titanic. La corazzata non è inaffondabile, e chi la guida, a nostro avviso, è troppo spesso sopravvalutato.
Si addita la Germania come il modello economico da imitare e perseguire, senza mai coglierne tuttavia le storture (e le scorrettezze) che ne hanno determinato la sua attuale egemonia e che la stanno conducendo verso minacciosi banchi di icebergs. Se il modello da importare deve essere quello fornito dalle superlative riforme Hartz entrate in vigore a partire dal 2003, le quali hanno creato sì posti di lavoro e occupazione, ma sulla scia dell’introduzione dei cosiddetti mini-jobs con compensi da fame e conseguente creazione di un esercito di salariati “cinesi”, beh, che si tengano pure il loro efficientissimo modello schiavistico.
In aggiunta, e non si tratta certo di un dettaglio trascurabile, la politica economica tedesca è stata ed è tuttora ispirata da un aggressivo mercantilismo, il quale ha storicamente dimostrato di essere una politica miope, foriera di tensioni e conflitti sullo scacchiere geopolitico. Alla lunga, insomma, esso è deleterio per gli stessi Paesi che lo adottano. E le recenti difficoltà tedesche lo testimoniano. La Germania ha di fatto invaso e saturato i mercati europei traendone enormi guadagni e accumulando un surplus enorme della sua bilancia dei pagamenti, ma impoverendo contestualmente i propri partners commerciali (che sono anche i suoi compratori). Tutto ciò oggi sta conducendo alla constatazione delle prime ricadute negative sul suo stesso sistema economico. Le conseguenze di questo gioco al massacro stanno infatti cominciando a palesarsi, e gli ultimi dati statistici lo confermano. Niente male come strategia, non c’è dubbio, davvero lungimirante, solidale e cooperativa. Ma soprattutto, incredibilmente viziata da cecità, visto che, con una metafora forse abusata, ma estremamente pregnante, la Germania sta contribuendo a segare il ramo sul quale essa stessa si è imprudentemente adagiata.
Grande ammirazione e riverenza sono poi riservate alla cancelliera di ferro, la ormai divinizzata Frau Merkel. A ben vedere, tuttavia, costei assomiglia non tanto ad una geniale condottiera, quanto piuttosto ad una diligente e prevedibile contabile. Sono anni, infatti, che la cancelliera non si discosta di un centimetro dalla sua linea, recitando sempre il medesimo copione con una maniacalità quasi psicopatologica. Austerità, regole e conti in ordine, e ancora austerità, regole e conti in ordine, solo austerità, regole e conti in ordine. Vi sembra davvero questo l’atteggiamento di un leader lungimirante? La prevedibile Angela farà anche i propri interessi (o almeno crede), ma il vero grande statista è colui che riesce a scorgere oltre, a intuire come doversi adattare ai mutamenti del contesto, il ché significa essere capaci di rimodulare le proprie politiche a seconda delle congiunture. Darsi una linea va bene, ma se nel frattempo si scatena una catastrofe, l’abilità sta soprattutto nel saper rispondere agli eventi prevedendo, se necessario, cambi di programma in corsa. Nella fattispecie, anche un bambino capirebbe ormai che incaponirsi sul perseguimento di politiche di austerity in un contesto recessivo comporta un aggravamento della recessione medesima.
Invece no, la Merkel è sempre lì a recitare il suo mantra. Guerre, cataclismi, crisi economiche, potrebbe accadere qualsiasi cosa, ma mai la cancelliera sarebbe disposta a sviare dal compitino prestabilito. Moriremmo tutti insomma, ma con decoro, avendo i conti in ordine. Ce lo chiede il nostro scrupoloso amministratore di condominio, l’amorevole Frau Angela.
La lasciamo ai suoi ammiratori, sperando che la raggiungano il prima possibile tra le brume del Nord Europa. Voi invece ricordate il buon Darwin: a sopravvivere non è mai il più rigido, ma il più adattabile.
Ma tanto i conti non sono lo stesso “in ordine”, anzi, il debito pubblico e’ aumentato. Ci vorrebbe un politica del tutto diversa, magari anche austera in certi campi, ma diversa. Le grandi lodi per la Germania sono dovute semplicemente al fatto che troppi Italiani sono esageratamente esterofili.
Strano che nessuno parli, a proposito dei mini-jobs che si vuole introdurre anche qui, di un piccolo particolare: se guadagno 300 euro/mese e quindi verso pochi contributi, quale sarà la mia pensione dopo 30 anni? In altre parole, è una bomba ad orologeria…