donne
di Mensa Andrea
Mi scuso con i lettori, con d'Andrea che gestisce questo blog con tanta cura e attenzione, con tutti insomma, se anticipo a oggi la mia pubblicazione, ed uso questo spazio diversamente da come convenuto, ma ciò che ho dentro è troppo forte e impellente.
Oggi mi spiace molto deludere chi si aspettava il solito “pezzo” che illustrasse uno dei tantissimi aspetti della materia economica.
C’era chi s’era già fatto di me una immagine di essere quasi bionico, con un piccolo computer al posto del cuore e un grande computer al posto della mente, e ci aveva quasi azzeccato, perché sovente mi sento tale, soprattutto quando cerco di sviscerare i funzionamenti del meccanismo economico e finanziario che tutti ingloba e permea con le sue leggi e valori.
Ma no, oggi la mia parte umana è esplosa, e non riesco a trattenermi dal relegare in secondo piano il “pezzo” economico che avevo pressoché pronto per la pubblicazione per dar sfogo al grido che ieri ho udito forte e chiaro levarsi finalmente da una folla festosa ma decisa e che chiedeva imperiosa “DIGNITA’”.
Io ero a Milano tra quella folla, ma col cuore in contatto anche con tutte la altre piazze d’Italia, dalle quali lo stesso grido si levava con una forza ormai desueta e dimenticata.
Grazie donne, grazie per aver saputo levare questo grido, grazie per aver posto un limite all’umiliazione, mi vien quasi voglia di ringraziare persino Berlusconi, per aver tirato così tanto la corda, fino al limite di riuscire a far rompere ogni resistenza al manifestare il disappunto per la sua megalomane sete di dominio incontrastato.
Mi sono reso conto che il mio amore per i gatti nasce proprio da questa loro naturale, istintiva manifestazione di dignità che ogni loro gesto trasmette.
Un gatto non chiede mai il cibo, rivendica il diritto di averlo. Basta osservarne lo sguardo pur partendo dal basso verso l’alto, ricorda il suo diritto a vivere, ad esser nutrito in cambio della sua sola presenza, del solo fatto di esser lì,e , e questo accade solo ad alcuni fortunati da loro scelti, di permetter loro di coccolarli, accarezzarli, sempre ovviamente quando a loro aggrada e lo concedono.
Noi diciamo “i nostri gatti”, ma siamo noi i “loro umani”.
Tornando a noi, ringrazio anche quel gruppo di donne che non hanno avuto alcun timore di organizzare questa grandiosa manifestazione, come persone offese nella loro dignità di donne , presentate da una cultura becero-machista, solo come oggetto sessuale, al limite come oggetto bello, quando va bene.
È vero che le fattezze femminili sono armoniche, belle, ma l’essere che le possiede non è solo quel corpo, ed è sperabile che prima o poi smetta di considerare tali fattezze come la chiave di accesso a quel mondo maschile che in questo modo le umilia.
Mondo maschile che umilia anche se stesso, quando accetta questo scambio tra il “io mi mostro- tu ragiona con l’uccello”, mostrando quanto sia facile perdere razionalità, autorevolezza e valore cedendo agli istinti animaleschi primordiali.
Brave donne.
Avevamo bisogno di voi, della vostra sensibilità, della vostra aspirazione alla pari considerazione, e non dico uguaglianza perché sostengo con quel parlamentare francese che sintetizzò tutto il discorso femminista in “vive la differance!”, perche se l’ugualianza tra i due sessi non è possibile, visto come la natura ci ha differentemente dotati, ma, da parte mia nemmeno auspicabile, è proprio sul riconoscimento ed apprezzamento delle differenze che invece va spostato il discorso.
Se la forza maschile è un dono che la natura ha dato ai maschi, essa non deve essere usata per sottomettere le femmine, delle quali abbiamo enorme bisogno. Il bisogno del loro intuito, della loro tenerezza, della loro intelligenza ed adattabilità ben superiore a quella maschile, e perché no, anche, e ripeto anche della loro bellezza. Perché non riconoscere che un bel fiore ingenera gioia al solo guardarlo, e così una bella donna è una forza della natura. Ma sarebbe come comprare qualcosa solo per il contenitore, a prescindere dal contenuto, se ci si fermasse a questo.
Avete saputo rispolverare questa parola tanto repressa quanto dimenticata. DIGNITA’.
L’avete rivendicata a gran voce in un momento in cui chi è alla guida del nostro paese vi considera solo più come oggetti orizzontali, intercambiabili, rottamabili dopo l’uso da parte dello “utilizzatore finale”. Approvato in questo atteggiamento, in questo modo di percepire la femmina, da quello stuolo di uomini che con una donna non sa più nemmeno da che parte cominciare a confrontarsi, ed allora ricorre alla violenza dello squalificare, ridurre ad oggetto dell’usa e getta.
Ma anche da quelle donne che puntano solo ad un successo effimero , come serve, o maitesse, del potente di turno, a madri disposte ad offrire le figlie al “drago” pur di vederle assurgere ad una piccola parte televisiva come valletta o velina.
Ma siete riuscite a fare udire questo grido anche a tanti uomini.
Prima di tutto a coloro che in una donna non vedono solo un corpo, un oggetto sessuale, ma tanto per cominciare la madre e principale educatrice dei vostri figli. Ma questo sarebbe riduttivo, se un uomo non riuscisse a cogliere nella donna quella sensibilità che a lui normalmente manca. Ed è una sensibilità verso i sentimenti, verso le necessità, quell’abilità istintiva nell’entrare in empatia con gli altri, soprattutto se più deboli e bisognosi. Madre, questo vocabolo che sintetizza tutte queste qualità che a noi maschi sono sovente così limitate. Ma poi una donna è anche un piacere, una compagnia che sa sovente adattarsi molto più agevolmente di noi uomini, alle situazioni del momento, forte , robusta , perseverante, consapevole del proprio ruolo sociale. “Domina” della casa, della famiglia, ha un’abilità stupenda di far sentire un uomo forte, rispettato, importante, pur essendo lei la vera padrona di casa.
Dignità. Una parola che ha risvegliato anche in noi uomini un qualcosa di desueto, abituati al “per necessità famigliari” ad inchinarsi, poi addirittura strisciare supini di fronte al capo, all’azienda che ci concede di sacrificarci per lei , salvo buttarci tranquillamente fuori appena convenga.
Il pensiero “devo pensare alla famiglia” che copre ogni vergogna, ogni cedimento, di fronte alle richieste “inderogabili” del posto di lavoro.
Come se fossimo esseri nati per lavorare, e non individui che lavorano per vivere.
Individui che per quattro soldi in più dimenticano la casa, i figli, tornano stremati e si piazzano davanti al televisore per scordare le umiliazioni della giornata.
Dignità. Troppo spesso scambiata in cambio di un piatto di lenticchie rancide.
Troppo spesso, noi maschi, abbiamo dimenticato di capire se ad un figlio avrebbe fatto più piacere il telefonino nuovo o qualche ore di più passata col padre.
Troppo spesso abbiamo dimenticato di capire se ad una donna faceva più gola un vestitino nuovo, un giro in più dalla parrucchiera, o qualche ora in più a parlare con lei dei propri problemi, ascoltare i suoi, ed avere anche qualche energia in più per praticare un sesso un po’ più partecipato e meno monotono.
Noi uomini siamo stati i primi a vendere l’anima al diavolo, dimenticando che così facendo non vendevamo solo la nostra anima, ma anche la nostra visione della donna, della famiglia, del mondo.
Brave donne. Una volta di più avete dimostrato di chi è la vera forza.
E l’avete dimostrato alla vostra maniera, senza violenza, in un modo fresco e gioioso, giocoso, direi.
E di tutto questo ancora una volta vi ringrazio, per esserci, per esser donne.
Caro Andrea,
articolo molto bello.
Io trovo nelle giovani donne, mediamente, una debolezza e una instabilità che non c'erano in quelle della precedente generazione, debolezza che è simmetrica a quella riscontrabile, pur essendo di diversa natura, nei giovani uomini, rispetto ai genitori e ai nonni. Per questa ragione non ho tutta la tua "fiducia" nelle donne moderne, quando svolgo un discorso generale, di carattere sociologico.
Concepita come manifestazione delle donne che rivendicano la dignità e dicono "basta, le mignotte, che sono una minoranza, non devono più comparire in televisione", è una idea splendida e originale. Concepita anche soltanto minimamente come una manifestazione contro il premier, è una idea che mi lasciava perplesso, anche perché tra le principali colpe del premier c'è proprio quella di aver sbattuto continuamente sul grande schermo tante mignotte, come se fossero le donne.
Da come tu l'hai raccontata e vissuta, la manifestazione è stata più una manifestazione per le donne, per la dignità, contro le mignotte e contro i media che utilizzano e promuovono le mignotte, che non una manifestazione contro il premier. Sono molto felice che le cose siano andate come hai raccontato tu.
Grazie ancora per il bellissimo articolo
@ stefano
ti ringrazio per l'apprezzamento e mi scuso ancora se sono stato invadente e ho sconfinato dalmio ambito.
credo che si capisca da quanto ho scritto ch euna forza prorompente mi è scaturita dall'intimo e ho voluto, dovuto esprimerla.
non sono abituato a sentimenti forti, ma questa volta, mi è accaduto e non ho resistito all'impulso di trasmetterlo.
l'articolo economico lo posterò in seguito, eventualmente in un giorno "buco" oppure settimana prossima.
per ora, e fino a che l'emozione provata non si sarà sedata, lascio quello scusandomi ancora per il "cambio di programma"
"Come se fossimo esseri nati per lavorare, e non individui che lavorano per vivere.
Individui che per quattro soldi in più dimenticano la casa, i figli, tornano stremati e si piazzano davanti al televisore per scordare le umiliazioni della giornata."
Proprio per questi motivi non vedo differenze tra uomini e donne. Il tessuto sociale non è stato lacerato solo dalla volontà maschile, ammesso che si possa parlare di volontà alla fine della giornata così come l'hai descritta. Non è che la Santanchè, la Marcegaglia, la Rice, la Clinton o la Palin siano l'alternativa (a mio modesto avviso).
Questo sessismo all'incontrario lo trovo un grave errore, scusa se te lo dico.
Siamo (noi uomini e donne) stritolati da meccanismi che non abbiamo innescato. Siamo UGUALI. Gli uomini non sono peggio delle donne. Si adattano come le donne, se vuoi. Subiscono come le donne. E alla fine ci ribelliamo assieme (come in Tunisia o Egitto) o subiamo assieme, come in Italia.
Non mi sento quindi di dover ringraziare le donne più di quanto le donne debbano ringraziare noi maschi.
Ci sono stati, ci sono e ci saranno incomprensioni e manipolazioni anche gravissime da entrambe le parti. Fa parte del gioco: noi abbiamo bisogno di loro quanto loro hanno bisogno di noi, e alle volte si scambia l'altrui necessità per potere nostro, inteso come abuso. Alle donne va quindi tributato il massimo del rispetto per ciò che fanno, quando lo fanno per la collettività, per ristabilire un tessuto sociale ormai necrotico. Esattamente come agli uomini che lavorano nella stessa direzione senza guadagnarci nulla a livello personale. Ad esempio scriviamo su questo sito, ci "perdiamo" le ore: in quanto uomini siamo forse peggio di una velina sculettante in tv?
Detto questo hanno fatto benissimo a protestare. Evidentemente esiste ancora qualcosa che non ha prezzo e non conosce i saldi di fine stagione. Qualcosa che si chiama Dignità.
@ Tonguessy
la tua osservazione è corretta se trascuri il retaggio storico.
ancora le rivendicazioni del '68 si scontrarono nella psiche di molti uomini che rivendicavano dignità e diritti sul posto di lavoro e opprimevano le loro donne a casa.
la condizione femminile cominciò a cambiare ma con il reatggio storico dell'uomo esente dalle "faccende di casa" per cui alla donna che voleva affrancarsi spettava una doppia fatica lavorativa e come casalinga.
ugualianza di fronte al peso della famiglia, ai compiti legati al puro andamento casalingo, è una cosa che emerge solo in alcuni giovani educati sin da piccoli alla non divisione dei compiti.
ma ancora oggi , la maggior parte delle donne è discriminata.
conosco la primaria di chirurgia di un ospedale vicino a casa mia e a sentirla raccontare le discriminazioni , gli abusi, le ingiustizie subite ti proietta nel medioevo.
la conclusione è che in quell'ambito una donna deve esser brava, competente, aggiornata almeno il doppio del suo omologo maschio per fare la stessa carriera.
e ci credo perchè ho avuto modo di vedere abbastanza da vicino quel mondo, e credimi, le discriminazioni sono ancora fortissime, e questo è solo uno dei tanti.
ora, non ti pare naturale che una "metà del cielo" oppressa, repressa, caricata di molti più "doveri" dell'altra metà, se anche umiliata non trovi per prima il coraggio e la forza di ribellarsi ?
ricorda che QUESTO mondo, questa società è stata modellata essenzialmente da uomini, a loro uso e consumo, e le donne sono state per tanto, troppo tempo la valvola di sfogo delle frustrazioni e umiliazioni maschili.
ad accettare certi rapporti sociali, una simile iniqua distribuzione della ricchezza, sono stati essenzialmente uomini, che potevano comunque rivalere le proprie frustrazioni sulle compagne, le mogli tenute succubi del loro potere.
e se tutto questo fosse solo storia, avresti forse ragione ad auspicare un "reset" e "restart" , ma guardati attorno e vedrai quanto di questo retaggio storico, ancora condiziona la vita di milioni di esseri.