Il bestiario dei falsi sovranisti all’epoca di Alemanno
di LUCA RUSSI (FSI Arezzo)
Ancora qualche riga su questa faccenda del “Polo Sovranista” (anzi, dei “Polli sedicenti sovranisti”, nel caso ve ne siano ancora di disponibili a dar nuovamente credito a vecchi arnesi della politica come Storace e Alemanno), non foss’altro perché leggo che la questione sembra preoccupare molte persone che – giustamente – temono di essere confuse con due vecchie volpi come queste, che hanno fiutato il vento e provano a cavalcare la tigre del malcontento popolare.
Ora, a prescindere che si confidi o meno nel fatto che sarà sufficiente pochissimo tempo perché si posi il “polverone” (più che altro mediatico, tanto per cambiare) sollevato dalla notizia fondamentale per le vite di milioni di Italiani che Alemanno e Storace stiano cercando di farsi passare per l’ennesima volta come una sorta di “nuovo che avanza” (fosse pure in salsa “lepenista”), ammettiamo pure che la cosa possa costituire un problema.
Un problema per chi non proprio da ieri ha incominciato ad usare la parola “sovranismo” non per mero calcolo elettoralistico ma per designare l’istanza di riconquista della sovranità costituzionale di contro ai continui “ce lo chiede l’Europa” ai quali siamo stati lungamente abituati dal 1992 in avanti (anno del Trattato di Maastricht).
D’accordo: spesso la complessità di momenti di transizione come quelli che stiamo attraversando può portare qualche cittadino troppo esasperato a votare chiunque (inclusi Cani & Porci) pur di mandare segnali a qualcun altro che, soprattutto dopo il voto referendario del 4 dicembre, è oramai unanimemente percepito come insopportabilmente arrogante.
Però non è il caso di preoccuparsi davvero troppo se due come quelli di cui stiamo parlando incominciano ad usare parole di cui fino all’ altro giorno non conoscevano nemmeno il significato, visto che si può essere quasi sicuri che gli unici disposti a prenderli davvero sul serio, magari per soffiargli l'”idea”, saranno sempre i soliti…
Naturalmente non sto parlando degli elettori ma di quelli che son sempre lì pronti a salire su un carro dopo l’altro per rifarsi una verginità e poter dire: io l’avevo detto da un pezzo, e anzi, gliel’avevo detto pure a Silvio (varianti: gliel’avevo detto pure a Bobo, gliel’avevo detto pure a Beppe, etc.). E poi, naturalmente, ci sono gli “opinionisti”. Non ho mai capito cosa diavolo significhi davvero la parola: che sei talmente ganzo che le tue opinioni contribuiscono a fare tendenza in seno all’opinione pubblica, o che sei uno che viene pagato per dire la sua, come al bar?
No, perché il caso che la parola significhi che il tuo mestiere sarebbe quello di fare “analisi” che contribuiscano a chiarire quale sia e come si stia orientando la “pubblica opinione”, vale a dire che tu sia in grado di capire cosa passi per la testa dei cittadini, quello io lo escluderei a priori, eh? Più che altro perché forse sarebbe meglio per tutti se certe analisi sin troppo argute certa gente se le risparmiasse per un bel po’ se vuole evitare di fare ancora qualche brutta figura: ultimamente, dopo essersi messi in cattedra come di consueto per bacchettare a dovere il popolino ignorante, non ne hanno imbroccata più una manco per sbaglio.
Troppa “competenza” e troppa “cultura” possono evidentemente giocare qualche brutto scherzo agli opinionisti di cui sopra, soprattutto se si tratta di abbassarsi ad interpretare il pensiero di plebi abbrutite dal bisogno e dall’ignoranza che si ostinano a non capire cosa sia buono e giusto per loro e cosa invece sia brutto, sporco e cattivo. E allora, anche se in generale trovo che l’abitudine di usare aforismi rubati qua e là in giro per la Rete per risultare massimamente spiritosi ed intelligenti sia anche quello un segno della superficialità dei tempi, faremo un’ eccezione per sdrammatizzare un po’ (perché non è affatto detto che quando si parla di politica si debba risultare sempre e comunque troppo “seri”).
Perciò penso che possa giovare citarne un paio, per sorridere della presunzione di chi scrive su qualche “giornalone” (come oramai giustamente vengono chiamati) o magari elargisce perle di saggezza presenziando in qualità di presunto esperto a quelle trasmissioni – sempre uguali a sé stesse da anni – che passano per essere preziose occasioni di “approfondimento” nelle quali alla fine non si fa altro che appiccicare etichette e sputare sentenze, sulla base di categorie politiche morte e sepolte (progressisti/conservatori, sinistra/destra, politica/anti-politica e chi più ne ha più ne metta): “La menzogna e la credulità si accoppiano e generano l’opinione” (Paul Valéry).
Ma poi, soprattutto, che mi sembra che calzi proprio a pennello: “Confondere la merda con la cioccolata è un privilegio delle persone estremamente colte” (Alda Merini). Sia detta poi a questo punto anche un’altra cosa, a parziale conforto di chi teme di risultare dello stesso colore della Premiata Ditta Gianni, Checco & C: che a volte, forse proprio per reagire alla superficialità e alla pochezza delle suddette “analisi politiche” oggi imperanti su giornali e tv (ma non solo: basti pensare al livello delle ultime direzioni del PD), si è portati a rendere le questioni più complicate di quanto poi alla fine non siano nella realtà.
Quel che voglio dire è che un conto è preoccuparsi giustamente di definire il campo delle proprie convinzioni e dei propri valori ed ideali, esercizio forse faticoso ma potenzialmente utile se si vuole esser sicuri di essere latori di messaggi che non corrano il rischio di essere fraintesi, fosse pure dai soloni e dai pennivendoli di cui parlavo (come quello del sovranismo, appunto, che per qualcuno – ahilui – ancora per un bel po’ non sarà che un sinonimo di variante “di destra” del populismo, essendo il populismo “di sinistra” da tempo appannaggio più o meno esclusivo dei 5 Stelle); ed un altro conto è preoccuparsi forse eccessivamente di personaggi come i due auto-traghettatori di cui ci stiamo occupando ed altri, che, sentendosi parecchio furbi, un bel giorno, dopo essersi fatti un giro per la Rete si mettono ad usare termini che fino al giorno prima nemmeno conoscevano, per raccontare a tutti di esser stati folgorati sulla via di Damasco.
Insomma, cerchiamo di non sottovalutare il fatto che gli Italiani (sì, proprio quel popolo di pecoroni così disprezzati da chi la sa sempre più lunga di tutti, e che, a dispetto del lavaggio del cervello a cui sono stati sottoposti per mesi, si sono recati a votare il 4 dicembre scorso con percentuali sulle quali nessuno avrebbe scommesso un euro, per respingere una contro-riforma che non solo non ha convinto nessuno, ma che è stata percepita come la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso) sono ormai sufficientemente smaliziati per riconoscere l’endemico vizio dal quale è affetta da sempre una consistente parte della nostra classe politica: il trasformismo.
Ormai siamo tutti adulti e vaccinati, o no? Quindi, a volte non sarà mica necessario lambiccarsi tanto il cervello. Basterà semplicemente chiamare le cose con il loro nome, e nello specifico, ai sovranisti (quelli veri) basterà, per distinguersi da questa feccia, chiamare i begli esemplari di cui sopra con l’unico termine che da sempre contraddistingue chi in questo paese ha l’inveterata abitudine di mettere in piedi operazioni di puro opportunismo come questa, e cioè: riciclati della peggior specie.
Ma, insomma, davvero vogliamo credere che non sia fin troppo chiaro a tutti che in momenti come questi la prima reazione di chi vuole conservare il Potere sarà proprio quella di riposizionarsi per presentarsi nuovamente ai cittadini sotto nuove sigle e mentite spoglie? Non prima di aver abbandonato la nave per tempo, naturalmente, qualcuno alla chetichella come i topi e qualcun altro con una disinvoltura ed una faccia tosta tali che meriterebbero in risposta la tristemente famosa intimazione resa celebre dalla miseria morale di colui al quale era rivolta, quel «Risalga a bordo, cazzo» che è diventato addirittura proverbiale…
Suvvia, Gianni, fai il bravo: non te la puoi mica cavare dicendo “scusate, faccio mea culpa, non avevo capito”, eh? Non dopo vent’ anni che sei parte integrante dello stesso ceto politico che ci ha portato a sbattere sugli scogli, almeno!
Ora, però, un’ultima cosa andrebbe ricordata, a rischio di risultare antipatici (rischio nel quale si incorre sempre quando ci si trova costretti ad usare la fatidica formuletta “l’avevamo detto”), ed è questa: vorremmo molto pacatamente far notare che quando qualcuno fra di noi aveva commentato non proprio benevolmente la notizia che a uno di questi vecchi mosconi venne permesso di parlare in qualità di guest-star dal palco del primo congresso nazionale di una neonata forza sovranista (più o meno nell’ottobre dello scorso anno, se qualcuno si ricorda), in diversi s’erano offesi…
Beh, ormai la frittata è fatta, e non so quanto serva oggi dire che se si fossero presentati simili attrezzi ad un’Assemblea nazionale del Fronte Sovranista Italiano, li avremmo cacciati a calci nel culo senza tanti complimenti, sia per quanto appena detto finora sia perché, se non è ancora chiaro che non basta prendersela con l’Euro e che una forza autenticamente sovranista è anche visceralmente anti-liberista, vuol dire che, a dieci anni dall’inizio della crisi peggiore dagli Anni Trenta del secolo scorso, non si è ancora minimamente capito un tubo di cosa diavolo ci sia successo. Un po’ come in quelle vecchie storielle in cui il malcapitato di turno si ritrova tutto pesto in mezzo alla strada, senza nemmeno essere riuscito a prendere la targa del Tir che lo ha appena investito.
Ah, quasi dimenticavo: l’ultimo appunto, per chi non lo avesse capito, era rivolto anche ai fans dell’indossatore di felpe personalizzate più famoso d’ Italia. Agli estimatori della “Reaganomics” e delle “flat-tax” quale lui è non dovrebbe bastare dirsi “contro l’ Euro” per essere considerati “dalla parte del popolo” (anche se indubbiamente qualche pollo disposto a crederlo ci sarà sempre).
Dài, cerchiamo di non farci fregare, per una volta..
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